3/18/2007

Economia: subprime+carry trade

ECONOMIA: subprime +carry trade
La Bolla ipotecaria e finanziaria USA sarebbe dovuta scoppiare l'anno scorso prendendo le mosse dalle dinamiche del mercato immobiliare. Ma la dimensione straordinaria raggiunta dal credito globale, dagli eccessi speculativi e di liquidità associati, lo ha impedito: come risultato, la comunità speculativa a leva è divenuta sempre più aggressiva, e gli eccessi si sono moltiplicati ed espansi ai più svariati settori dalle fusioni ed acquisizioni, agli arbitraggi creditizi, alla moltiplicazione delle obbligazioni iperstrutturate. L'alluvione di liquidità globale ha prodotto una insaziabile domanda per rendimenti più alti a prescindere da ogni altra considerazione, ed è stato soddisfatto in gran parte dal boom delle CDO (collateralized debt obligations). Ne ho già parlato tante volte, in tempo reale. Adesso però, finalmente, il tema è arrivato sulle prime pagine dei giornali.Quello che è importante capire è che l'avere impedito a suo tempo (nelle previsioni 2006, scritte a fine 2005 valutavo nel 75% le probabilità che la bolla scoppiasse già l'anno scorso) di bloccare questo fenomeno mostruoso, ne ha provocato un ulteriore esagerazione ora impossibile da controllare. Gli eccessi iperbolici raggiunti nell'emissione di CDO così come nelle quotazioni azionarie di tutto il mondo, con in testa gli emergenti, altro non sono che sintomi febbrili di un male ormai impazzito, con gravi ripercussoni e distorsioni nell'economia reale, ancora - tutt'oggi - non capiti proprio perchè c'è quel falso benessere provato dai drogati quando sono sotto l'effetto dei dopanti. Adesso che una piccola porzione dell'iceberg è emersa alla vista (i subprime), tutti si affannano ad assicurare che la propria esposizione è piccola oppure è coperta. Ci dicono anche che trattasi di un fenomeno circoscritto e che la liquidità resta abbondante, dunque no problem. Sarà, ma ciò non toglie che il collasso dei mutui a scarsa qualità ha il potenziale per segnare il punto di svolta (storico) della superbolla creditizia e dei mercati interconnessi a livello globale. Tanto per cominciare il fraudolento sistema bancario-finanziario non può più esimersi dal restringere fortemente i criteri per la concessione dei mutui: si stima che l'anno scorso la metà dei prestiti sono stati erogati senza la documentazione necessaria, sulla parola, e che il 60% dei casi presenta dichiarazioni di redditi da parte dei prenditori dei prestiti gonfiate del doppio. La restrizione dei criteri significa quindi verifica più seria dei redditi, ed innalzamento degli standard richiesti; le banche sono costrette a farlo perchè adesso viene loro più difficile rivendere questi prestiti a terzi . Pertanto, criteri più restrittivi, singifica meno compratori, e dunque meno domanda di case il che non potrà non portare ad un calo significativo dei prezzi immobiliari e conseguente effetto domino nello schema Ponzi costruito a monte e a valle della grande inflazione edilizia così tenacemente voluta dalle autorità monetarie. Queste ultime continueranno a rassicurare circa la dimensione limitata del fenomeno subprime, ma sono le stesse che fino a ieri negavano potesse emergere qualcosa di simile.
Invece soprattutto le ramificazioni finanziarie che da esso dipendono, dovrebbero essere centrali nell'analisi dei banchieri centrali. A questo proposito, e cioè per capire gli effetti di contagio che deriveranno dal collasso dei subprime, occorre chiedersi se tutto ciò che li circonda , e l'ambiente finanziario in cui sono inseriti, è qualcosa di sano oppure no. Il momento in cui vengono -giocoforza-ristretti i criteri per l'accesso al credito, e soprattutto il momento in cui tutta la montagna di obbligazioni infarcite di prestiti in sofferenza inizia a schricchiolare, che succede? Questa volta non basterà stampare un pò di moneta addizionale, per tenere a galla la baracca. Soprattutto nella misura in cui i creditori esteri che si sono fatti rifilare tutta questa spazzatura, smetteranno di assorbirla.Non a caso questa settimana vi è stato un primo chiaro segnale di crisi del dollaro: la caduta registratasi quasi a freddo, senza precise motivazioni collegabili ai dati macro, rivela che è lì il tallone d'achille di questo marcio sistema. Se l'estero smette di comprare a scatola chiusa, anche se non si fa prendere dal panico vendendo tutto di gran carriera, il destino del dollaro è segnato, ed è del resto quello qui da tanti anni preconizzato. E questo indipendentemente dal futuro calo dei tassi americani, che è tornato a primeggiare nelle previsioni dei più.A tal riguardo penso, invece, che la Fed abbia le mani legate perchè l'inflazione, come si è visto questa settimana, sale invece di scendere. Ed il bello è che proprio la crisi dell'immobiliare provocherà un ulteriore aumento dell'inflazione (perchè al crollo dei prezzi delle case si accompagnerà un aumento degli affitti :quando i prezzi scendono la gente preferisce andare in affitto piuttosto che comprare, per non parlare di tutti quelli che dovranno forzosamente perdere la casa di proprietà; e gli affitti rientrano nell'indice dei beni al consumo).Dunque la fed non potrà abbassare i tassi così presto come molti si attendono, ma ciò non servirà a sostenere il dollaro , al massimo ne rallenterà la caduta.Nel frattempo la liquidità subirà dei contraccolpi , acuiti dal venire meno di un altra delle bolle irresponsabilmente creata dalle autorità monetarie mondiali: quella dei finanziamenti in yen.Un contesto di minor liquidità esacerberà il tutto, e perfino i consumatori americani ne risentiranno (come del resto si è iniziato a vedere dagli ultimi dati sulle vendite al dettaglio).Ma, ripeto, recessione non signficherà automaticamente minor inflazione: lo scenario più probabile è quello della stagflazione, in cui fed e compagnia bella faranno molta fatica ad abbassare i tassi d'interesse. Tra l'altro, tassi più bassi difficilmente avranno effetto in un mondo (finanziario ipotecario amerciano) dove il problema sono i criteri di concessione per contrastare i crescenti fallimenti.Comunque, vista la mentalità ancora prevalente, è probabile che il film di crisi sopra ipotizzato si svolga al rallentatore, piuttosto che tutto d'un colpo. Facile quindi che si alternino fasi di ottimismo(tipo, scampato pericolo) al prevalente pessimismo indotto dall'emergere dell'iceberg contro cui il Titanic mondiale si appresta a sbattere contro.