6/25/2011

Dalla Nota sui mercati del 12.6

ECONOMIA: puzza di bruciato
Sui mercati creditizi si inizia a sentire puzza di bruciato. Ma prima,
come usuale, è bene “ripassare” il contesto.
Il mondo è nel pieno della più grande e più lunga (ormai ultra
decennale) Superbolla finanziaria della Storia. Un sistema globale
disfunzionale sta operando – essenzialmente- senza meccanismi che
regolino la quantità e la qualità del debito emesso. Il prestito
bancario tradizionale è stato largamente sopravanzato dalla
trasformazione di prestiti in titoli commerciabili, processo noto come
“securitization”, sfociato nella creazione a piramide rovesciata di
una moltitudine di strumenti sofisticati. L’espansione del credito,
pertanto, che prima trovava un limite nei depositi bancari esistenti
ed era regolabile tramite la riserva obbligatoria, non avendo più tale
limite è così potuto crescere esponenzialmente, diventando sempre più
scollegato dalla produzione e dall’economia reale (anzi ha favorito la
deindustrializzazione). Questa, in estrema sintesi, l’origine di tutti
i mali. Di chi la colpa? Innanzitutto della FED che con Greenspan ad
inizio anni 90 ha attizzato il fenomeno, adottando inoltre un
approccio asimmetrico , in cui mentre non faceva niente per frenare le
singole bolle, invece interveniva aggressivamente non appena esse
scoppiavano, ricreandone di nuove. L’espansione massiccia di debiti
accoppiata ad una politica monetaria altamente lassista ha incitato un
enorme speculazione amplificata da leve spettacolari (oltre 100 a 1).
In breve tempo questa patologia sorta negli USA, ha messo radici in
tutto il mondo, a causa del dollaro moneta di riserva
internazionale.
Nel 2008 era suonato un campanello d’allarme forte e chiaro,
concretizzatosi in una devastante crisi di fiducia che ha fortemente
impattato l’economia reale: milioni di posti di lavoro sono stati
persi per sempre. Il fallimento di Lehman in particolare, ha innescato
il panico nei mercati globali del debito, mettendo in crisi le
sofisticate strutture sopra citate. Ma, invece di capire la lezione e
farne tesoro, i governi sono intervenuti a testa bassa con misure
senza precedenti, sconvolgendo l’abc dei principi base del
capitalismo. Trilioni di strumenti debitori sono stati nazionalizzati,
ed al contempo altri trilioni sono stati comprati da FED, BCE e altre
banche centrali, nella più grande monetizzazione di tutti i tempi. Le
perdite delle banche sono state fatte pagare, in un modo o nell’altro,
ai contribuenti ed ai cittadini, presenti e futuri. Si è creata la
nuova grande bolla della finanza pubblica. Nel frattempo, l’enorme
deficit estero USA ed i flussi finanziari derivanti in un sistema di
cambi essenzialmente fissi, ha inondato il mondo, creando eccesso di
liquidità ed espansione dei debiti ovunque. Gli squilibri globali,
crescenti da decenni, si sono avvitati in modo parabolico negli ultimi
anni.
La debolezza strutturale del dollaro ha favorito inoltre il regime
monetario europeo, nonostante l’insostenibilità logica di una moneta
(e tassi d’interesse) comune ad economie profondamente diverse tra
loro e dall’andamento divergente. L’euro è sembrato un alternativa al
dollaro, e poiché di questa alternativa si sentiva fortemente bisogno,
ha avuto successo, anche se l’euro provoca potenti distorsioni
economiche reali, sotto gli occhi di tutti. In particolare ha promosso
eccessi debitori in tutta l’area europea, specie nella periferia (la
Grecia, e gli altri PIIGS, hanno potuto beneficiare di condizioni
finanziarie così appetibili, da spingerli all’iper indebitamento).
Ricapitolando: il dollaro debole e la Fed garante del sostegno
illimitato alla speculazione; l’euro forte e la BCE garante di nessun
default tra i titoli di stato; hanno rappresentato un eccezionale
attizzatoio all’indebitamento senza limiti, alla speculazione ed al
consumo al di sopra delle possibilità.
In un eccesso di indebitamento, c’è un altro elemento analitico da
tenere presente, ed è la differenza tra debito produttivo e debito
improduttivo. Nel momento in cui si crea nuovo debito, può sembrare
una differenza puramente teorica, se esso serve per finanziare un
investimento reale o una speculazione in borsa, perché in ogni caso
viene introdotto nuovo potere d’acquisto. Ma da un punto di vista
sistemico a lungo termine, quando si tratta di rientrare dai debiti,
la differenza è notevole. Durante la fase di boom i mercati non ci
fanno attenzione, specie quando le autorità intervengono distorcendo
le percezioni ed i comportamenti. Ad un certo punto, inevitabilmente,
i mercati iniziano a cercare di capire se il debito in circolazione è
produttivo oppure no. Purtroppo la capacità di sostenere i debiti
improduttivi nell’epoca attuale (finanza globale illimitata, dollaro
malato, interventismo estremo delle autorità, etc.) pone grandi
problemi.
In sintesi: i booms durano troppo, e le politiche seguite finiscono
per colpire il cuore dei sistemi creditizi. Innanzitutto perché
creano una fragile montagna di debito non supportato dalla sottostante
capacità di creazione di ricchezza reale. Inoltre inflazionano
l’economia creando dipendenze sistemiche dagli eccessi speculativi.
Infine, pompano i consumi ed i cattivi investimenti a spese di sani
investimenti in capacità produttiva. Il boom alla fine implode, e la
mancanza di adeguata capacità per generare ricchezza reale assicura
una crisi severa ed un lungo periodo di aggiustamento, quando i
governi perdono (finalmente) la possibilità di perpetuare le Bolle
(come in Grecia, Portogallo, Irlanda, etc.). In quel momento i
mercati si trovano ad affrontare la dura realtà, che fin lì avevano
cercato di ignorare; magari ci vuole tempo per capirlo veramente, ma
poi giungono alla conclusione che gran parte del debito esistente non
è sostenuto da ricchezza reale. Con troppo debito improduttivo, solo
ulteriori enormi addizionali iniezioni di nuova moneta possono
impedire il collasso economico. Ma dal punto di vista fondamentale
questa ricerca affannosa di evitare la resa dei conti , non fa che
aumentare il conto da pagare. Come si sta vedendo con Grecia ed
Irlanda, i costi dei “salvataggi” possono velocemente schizzare a
significative porzioni del PIL.
Come ho scritto da tempo, la crisi greca (e dei PIIGS) sta alla bolla
attuale, come la crisi dei subprime stava a quella ipotecar-
immobiliare. Gli interventi aggressivi dell’ultimo anno (pompaggio
Fed, “salvataggi” europei, monetizzazione globale) hanno ricreato il
contesto altamente speculativo che c’era prima del 2008. Adesso la QE2
della Fed termina a fine mese, ma nel frattempo l’economia USA è già
in ricaduta economica, rischi ed incertezze non mancano, di colpo
potrebbe riproporsi un ondata di riduzione delle leve. La puzza di
bruciato inizia a sentirsi: sul Wall Street Journal , notando la
caduta dei bonds “spazzatura” già si chiede alla Fed di fare la QE3.
Si osserva il deterioramento dei prezzi per una gamma di strumenti
creditizi, inclusi prestiti ipotecari e vari derivati. E’ possibile
stia iniziando a ridursi la propensione al rischio. Ciò avviene
soprattutto negli USA, l’impero del debito improduttivo.
Paradossalmente la montagna di debito del tesoro, priva di assets
sottostanti, viene ancora comprata come “rifugio”: sembra sempre meno
spazzatura dei titoli “spazzatura”, e chi vende questi ultimi si
compra i primi, fino ai ridicoli rendimenti registrati in questi
giorni. Le obbligazioni aziendali godono ancora di una certa domanda,
sull’idea riflessa in borsa che i loro bilanci siano buoni; in realtà
gli utili aziendali sono stati artificialmente gonfiati
dall’insostenibile deficit statale. Si fa fatica a capirlo, così come
prima del 2008 non si capiva la situazione dei mutui subprime. A
proposito, questi ultimi pure avevano beneficiato dell’eccesso
speculativo ricreatosi fino a poco fa. Ma, non solo l’immobiliare USA
continua ad andare male, bensì adesso vi sono problemi di liquidità
per molti di questi titoli: da aprile, i prezzi sono scesi del 15-20%,
e la caduta è accelerata nelle ultime due settimane. La puzza di
bruciato dunque c’è, anche se ancora non si vede nella borsa ufficiale
sostenuta artificialmente dal pompaggio FED (e comunque si scende da 6
settimane consecutive, il Dow sotto i 12 mila, lo sp500 -7,5% dal
massimo di inizio maggio, nasdaq e russell passati in negativo da
inizio anno). Il punto è che il sistema è molto più vulnerabile da
effetti contagio vari, rispetto a quanto si pensi comunemente. Anche
il recupero del dollaro e l’eccesso di rifugio nella carta straccia
emessa dal governo USA, possono stare ad indicare un inizio di
smobilizzo delle leve. Vedremo se dalla puzza di bruciato si passa
alla fiammata vera e propria.


MATERIE PRIME: niente oro a Fort Knox?
Oro -0,7% (+8% da inizio anno), argento +0,4%(+17%), rame -1,9%(-8%),
petrolio -1% (+9%), miste le agricole. L'indice generale CRB -0,2%
(+4,6%).
Un rapporto preparato per Putin dalla FSB (Federal Security Service)
dice che DSK prima di saltare sulla cameriera del Sofitel avesse
scoperto che tutto l’oro USA ufficialmente contabilizzato nelle
riserve di Fort Knox in realtà non c’è più, e dunque questa scoperta
spiegherebbe almeno perchè le autorità americane si siano accanite su
DSK invece di proteggere il potente di turno, come da che mondo e
mondo (purtroppo), se non addirittura perché l’intero episodio del
Sofitel potrebbe essere stato montato ad arte (un trappolone insomma).
Nel rapporto FSB si dice che DSK si sia insospettito avendo visto la
mancata consegna da parte americana delle 191 tonnellate di oro al
FMI secondo l’accordo in essere; DSK avrebbe contattato
l’amministrazione Obama e tramite spie nella CIA avrebbe saputo che
effettivamente gli USA non hanno più oro. A quel punto è scattato il
trappolone, e DSK sarebbe riuscito a fuggire se non fosse stato per
l’errore compiuto quando a bordo dell’aereo francese ha chiamato
l’hotel per cercare di recuperare il suo cellulare, così permettendo
alla polizia di rintracciarlo e venirlo a prelevare a bordo,
screditandolo in caso di rivelazioni sull’oro. Da notare come un
banchiere egiziano, tale Omar, molto amico di DSK (probabilmente messo
al corrente della scoperta sull’oro) è stato anche lui imprigionato
con la stessa accusa di DSK nonostante sia un musulmano di 74 anni.
Putin dopo avere letto il rapporto FSB ha ordinato di mettere sul sito
ufficiale del Cremlino una difesa di DSK, ritenuto vittima di una
cospirazione USA. Si tenga presente inoltre che Ron Paul il deputato
americano noto per le sue battaglie contro la FED, da tempo sostiene
che il governo mente circa le riserve aurifere detenute a Fort Knox, e
le sue richieste di audizioni ufficiali in materia sono state sempre
respinte con la scusa del segreto di stato. Paul ha chiesto, dato
l’enorme debito americano e l’alto prezzo dell’oro , si vendesse parte
delle riserve, ma se l’oro non c’è ….. Infine si consideri che dal
2009 circola l’ipotesi che i lingotti osservabili a Fort Knox siano di
tungsteno, come scoperto dai cinesi nell’ottobre di quell’anno circa
una consegna ricevuta dagli USA a regolamento di una transazione. Si
scoprì non solo che erano di tungsteno ricoperti da uno strato esterno
di oro, ma anche che i numeri di serie erano originali e quei lingotti
falsi erano dunque stati per anni a Fort Knox (si trattava di 5600
pezzi da 400 once ciascuno).
Nel frattempo, notizia dell’ultima ora, è stata aperta un indagine per
scoprire la fonte degli attacchi informatici subiti dal FMI, si
ipotizza che gli hacker abbiano agito per conto di uno Stato che vuole
accesso a dati “sensibili” o che l’azione punti a screditare
l’istituzione ….
Previsione scenario base: rialzo
Posizione asset: 40% terreno agricolo+2,5% opzioni argento


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