9/28/2006

Speciale Grandi Onde

Speciale Grandi Onde

Ripartiamo dallo Speciale John law. E' vero che le politiche di John law
all'inizio furono un grande successo apparente (altra analogia con Greenspan),
perchè spinsero molto la crescita economica francese: nel 1719 Law era una delle
personalità più ammirate d' Europa. E per tanto tempo egli si intestardì a
credere che stampando le sue emissioni (cioè la moneta) avrebbe potuto salvare
la baracca. Poi fu travolto come sappiamo.
Ci sarà certamente un tempo in cui la presente catena di sant'antonio monetaria
praticata dalle attuali banche centrali salterà, travolgendo il dollaro. In
alternativa possiamo immaginarne un deprezzamento continuo e costante , non solo
nei confronti delle altre valute, ma - come successe all'epoca di Law- nei
confronti delle commodities e degli immobili che è quello che sta già iniziando
a succedere.
Circa la bolla immobiliare planetaria, che il diluvio di liquidità sta creando,
occorre tenere presente che è normale che i prezzi degli immobili salgano nella
fase successiva allo scoppio di una bolla azionaria. Quando il pubblico
comprende che per le azioni non c'è futuro, si sposta verso un altro oggetto
speculativo. Quando il mondo è attraversato da una ondata speculativa foraggiata
dalla massa monetaria e creditizia, l'onda non termina di colpo, ma tende a
trascinarsi per del tempo e a diffondersi verso immobili, commodities, opere
d'arte, etc. In particolare verso la fine di una bolla azionaria, gli
investitori si spostano e diversificano verso quegli assets che loro ritengono
"a buon mercato" solo perchè non hanno partecipato alla bolla precedente,
indipendentemente dai fondamentali. Così i prezzi immobiliari in Giappone
continuarono a salire nel 1990, proprio mentre le azioni crollavano. Sebbene i
prezzi immobiliari possono restare forti per del tempo , la loro bolla non è
diversa dalle altre, come cinicamente dice Greenspan oggi. La legge della
domanda e dell'offerta alla fine prevale e anche le bolle immobiliari si
sgonfiano, a volte in modo disastroso.
Lo schema del Missisipi e la bolla dei mari del sud sono interessanti anche da
un altro punto di vista. L'ondata speculativa del periodo 1717-1720 si diffuse
in tutta Europa, e la crisi successiva fu "globale" come diremmo oggi. Il
successo iniziale attirò investitori dall'inghilterra verso Parigi dove erano
quotate le azioni della compagnia. Nello stesso tempo, molti si riversarono
sulle azioni del mare del sud e altre nuove emissioni londinesi. Le azioni
della compagnia del missisipi iniziarono a collassare a gennaio del 1720, ma a
Londra quelle della compagnia dei mari del sud ancora salivano. Cioè gli
investitori inglesi ed europei non si fecero impressionare dal fallimento di
Law: addirittura a londra l'opinione prevalente era che lo schema del missisipi
era vittima di una cospirazione politica contro Law perchè lui era di origine
scozzese! Nell'estate del 1720 la speculazione si mosse verso l'olanda e la
germania e prese di mira le compagnie assicurative. Menziono questi precedenti
storici perchè sono di un attualità sconvolgente, dal momento che alla loro
radice c'è l'eccesso di liquidità e credito, il quale una volta in essere si va
spostando da settori e paesi molto velocemente e porta a una serie di bolle a
catena.
Per l'investiore contemporaneo, il più interessante effetto di questa stiuazione
si trova nelle materie prime. Nel futuro, esattamente come durante lo schema del
Missisipi, il rialzo delle commodities è molto probabile possa superare ogni
immaginazione. Poichè la Fed continuerà a creare liquidità e credito, con il
concorso delle banche asiatiche, quando i prezzi degli immobili saranno divenuti
palesemente irrealistici, l'onda speculativa attaccherà le materie prime, molto
più di quanto già non sia avvenuto, come sempre successo.
In particolare voglio sottolineare che i prezzi delle materie prime possono
salire molto sotto ogni scenario, purchè resti l'eccesso di moneta e credito, e
possono addirittura esplodere se la fiducia nel pubblico nei pezzi di carta
viene meno. Ad esempio, ad inizio anni 70, i loro prezzi salirono molto anche se
l'economia mondiale entrò in recessione, e più dell'indice generale CRB salirono
le materie prime agricole: dai minimi del 68-69 ai massimi del 73-74 il grano
salì del 465%, la soia del 638%, il cotone del 317%, il mais del 295% e lo
zucchero nientemeno del 1.290%.
Capite dunque perchè sto dando sempre più spazio a tutte queste commodities
nelle nostre note ed abbiamo iniziato a trattarle negli assets e perciò
consiglio a tutti di attrezzarsi con iwbank che è l'unica a consentirne
l'operatività? perchè vi sono le pre-condizioni affinchè si verifichino sviluppi
analoghi, e non dovremo farceli sfuggire, al momento giusto.
Naturalmente lo stesso vale per l'oro e l'argento. Ad esempio durante la grande
depressione degli anni 30, l'argento che aveva toccato il minimo a 24,25
centesimi di dollaro il 19 dicembre del 1931, arrivò a più che triplicarsi nel
1935 (81 cents). Un fondo pensione che avesse investito in argento nel 1929
invece che nel dow jones che era a 300, 50 anni dopo quando l'argento toccò i 50
dollari avrebbe duecentoplicato, mentre il dow aveva appena triplicato.
I rialzi delle materie prime avvengono sempre dopo un periodo di lunga
negatività, come vi è stato dal 1980 quando la Fed di Volcker inziò la lotta con
l'inflazione riducendo drasticamente moneta e credito e che è durato fino alla
crisi asiatica del 1997e fino al 2001. E quando avvengono sono rialzi clamorosi
in periodi di tempo relativamente brevi.
Poichè l'economia globale è destinata a soffrire nel prossimo futuro per i
motivi che ben sappiamo(crisi americana, frenata asiatica) possiamo scommettere
che le autorità monetarie continueranno a pompare moneta, alla John law, e il
dollaro scenderà ma dopo essere arrivato a 1,50 con euro o a 90 con yen, il
grosso della liquidità punterà sulle alternative reali. Basta pensare che le
banche centrali asiatiche hanno il 90% in dollari e solo il 3% in oro.
Inizialmente diversificheranno in euro e yen, ma poi? e se anche una piccola
percentuale andrà ai preziosi e alle materie prime di cui faranno scorte per i
fabbisogni delle loro economie popolatissime e in via di sviluppo, che prezzi
vedremo, considerando il trascinamento speculativo che ciò avrà?

Io mi sento come un surfista che aspetta pazientemente le Grandi Onde, con la
tavola in mano , pronto a saltarvi sopra per farmi trasportare (certo occorrerà
restare in equilibrio), passando da una (dollaro) all'altra(preziosi), all'altra
ancora (commodities agricole).

Speciale Carlin

Speciale Carlin

> GEORGE CARLIN
>
> Il paradosso del nostro tempo nella storia è che
> abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
> autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
>
> Spendiamo di più, ma abbiamo meno,
> comperiamo di più, ma godiamo meno.
> Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole,
> più comodità, ma meno tempo.
>
> Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso,
> più conoscenza, ma meno giudizio,
> più esperti, e ancor più problemi,
> più medicine, ma meno benessere.
>
> Beviamo troppo, fumiamo troppo,
> spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,
> guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,
> facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,
> vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.
>
> Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà,
> ma ridotto i nostri valori.
> Parliamo troppo, amiamo troppo poco
> e odiamo troppo spesso.
> Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere,
> ma non come vivere.
> Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
>
> Siamo andati e tornati dalla Luna,
> ma non riusciamo ad attraversare la strada
> per incontrare un nuovo vicino di casa.
> Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
> Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
>
> Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
> Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.
>
> Scriviamo di più, ma impariamo meno.
> Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
> Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
> Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni,
> per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
>
> Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,
> grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere
relazioni.
>
> Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,
> case più belle ma famiglie distrutte.
>
> Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta,
> della moralità a perdere, delle relazioni di una notte,
> dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di
tutto,
> dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti.
>
> E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in
magazzino
>
> Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera,
> e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con
> altri, o di cancellarle.
>
> Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora,
> perchè non saranno con te per sempre.
>
> Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno
> che ti guarda dal basso in soggezione,
> perchè quella piccola persona presto crescerà
> e lascerà il tuo fianco.
>
> Ricordati di dare un caloroso abbraccio
> alla persona che ti sta a fianco,
> perchè è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore
> e non costa nulla.
>
> Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo.
> Un bacio e un abbraccio possono curare ferite
> che vengono dal profondo dell'anima.
>
> Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti,
> perchè un giorno quella persona non sarà più lì.
>
> Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione,
> e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.
>
> E RICORDA SEMPRE:
> la vita non si misura da quanti respiri facciamo,
> ma dai momenti che ci tolgono il respiro.
>
> > Se non manderai questa e-mail ad almeno altre 8 persone,
>
> chissenefrega. George Carlin

9/23/2006

La nota sui mercati 23.9

La settimana 18 -22 settembre 2006

ECONOMIA: timori di recessione
Il pendolo delle probabilità si sposta verso uno scenario di "hard landing" cioè recessivo, per l'economia americana.
Già martedì i dati sui cantieri edili e quelli sui prezzi alla produzione (risultati in sorprendente calo), avevano dato una prima virata in questo senso; poi mercoledì sera il comunicato della Fed (come analizzato nell'apposito Speciale) non è riuscito a contrastarlo, e soprattutto giovedì il disastroso Philly ha dato la spinta definitiva in questo senso al sentimento dei mercati. Il Philly è un sondaggio , relativo alle sole aziende manifatturiere dell'area di Filadelfia, ed è dunque molto parziale; però, il crollo da 18 a -0,5 e il valore negativo per la prima volta dal marzo 2003 (quando partiva la guerra all'Iraq), risultano effettivamente impressionanti.
Del resto, come citato in passato, esiste una scuola di pensiero "recessionista", che basa la propria previsione sullo scoppio della bolla immobiliare che non potrà - secondo questa teoria- non avere pesanti effetti recessivi sui consumi e quindi su tutta l'economia; da qui la previsione di un calo dei tassi d'interesse americani di almeno un punto nei prossimi mesi. Su questa teoria, che questa settimana ha dunque guadagnato punti, ha scommesso il mercato obbligazionario, che già aveva portato i rendimenti a livelli ben inferiori al tasso ufficiale.

Allora, tutto deciso ? in realtà la partita resta aperta.
Se i prossimi dati sconfessassero quelli di questa settimana, le quotazioni del "soft landing" riprenderebbero vigore, e i rendimenti tornerebbero a salire.
Infatti , le convinzioni prevalenti in altri mercati, pur scalfite dopo il Philly Fed, restano opposte:
la borsa continua a essere ottimista, ed è quasi ai massimi;
il dollaro, è rimasto in range sostenuto da un differenziale dei tassi reali (illustrato la scorsa settimana) che invece diverrebbe negativo se dovesse iniziare a scontare un calo dei tassi USA nella misura ipotizzata dall'obbligazionario;
solo le commodities parrebbero in sintonìa con uno scenario recessivo, ma si tratta di un comparto non affidabile dal punto di vista segnaletico per i motivi appresso indicati (ed i metalli è probabile riprendano a salire se il dollaro scende sul serio).

Dopo il Philly anche borsa e dollaro sono scesi, e certamente se lo scenario recessivo prenderà effettivamente piede, non potranno che scendere in misura corposa: in questa ipotesi eurodollaro potrebbe andare in area 1,35 e Wally mollare almeno il 20%. Ma - ripeto- se vi saranno sorprese in senso opposto, saranno i bond a dover fare marcia indietro, rapidamente.
Dal punto di vista dell'asset , finora mi ero posizionato anticipando lo scenario inflazionista che non sì è ancora imposto all'attenzione dei più, ed ho dovuto prenderne atto; adesso, ritengo convenga andare in sintonìa con il sentiment del momento, vendendo borsa e/o dollaro se recessivo, oppure chiudendo tali posizioni e passando in vendita di bond quando i dati vanno nell'altro senso.

Dal punto di vista delle mie previsioni personali, a differenza del consensus considero elevata la probabilità che l'inflazione emerga sempre più; così come ritengo possibile che l'espansione creditizia in atto (ho appena visto il flusso dei fondi al 30 giugno, ne scriverò) controbilanci la contrazione in atto nell'immobiliare. Per cui non mi stupirei se il pendolo si rispostasse velocemente dall'altra parte.
Non mi sento però di escludere che lo scoppio della bolla immobiliare possa risultare(date le dimensioni folli che ha raggiunto, equivalenti al nasdaq a 5000 del 2000) tanto devastante da sopraffare lo stimolo espansivo creditizio, ed anzi potrebbe anche darsi che per i meccanismi micidiali collegati alla finanza ipotecaria, lo scoppio della bolla arrivi a produrre una contrazione del credito totale interno(per la prima volta la scorsa settimana vi è stata una simultanea corposa caduta del credito bancario, dei prestiti immobiliari cui è corrisposto il calo di M2). In questo caso anche se i tassi verranno abbassati di due-tre punti, la recessione sarà dolorosa ed inevitabile. Bisogna sempre avere ben chiaro che l'economia USA si basa sui capitali esteri da un lato , mentre all'interno si basa su una montagna di debiti costruita a forza di tassi reali nulli e inflazione degli asset, primo tra tutti quello delle case. Non ci sono precedenti storici per una pazzìa di questo tipo e dunque è impossibile sapere di quale entità sarà il disastro innescato con effetto domino non appena i prezzi delle case dovessero scendere del 10-20%.

Tornando ai mercati, per ora preferisco, come sopra accennato, cavalcare le onde di sentiment innescate da dati,eventi e dichiarazioni varie; naturalmente è più difficile dal punto di vista dell'asset date le forti e improvvise variazioni cui si va incontro. La tempestività è d'obbligo.

MATERIE PRIME : effetto Amaranth
Da quando nell'ultimo biennio le materie prime sono divenute di moda, la massa degli hedge funds ci si è tuffata dentro. Questo ha provocato un alterazione delle dinamiche dei prezzi, amplificati sia nelle fasi di rialzo, sia durante i ribassi. Questa settimana abbiamo appreso che un fondo da 10 miliardi di dollari, Amaranth, aveva puntato sul gas naturale, facendo il classico errore: ha usato al massimo la leva finanziaria , non ha usato stoploss ed anzi ha mediato progressivamente. Risultato finale: ha perso circa il 70% del capitale, ed ora ha dovuto smobilizzare a ogni costo, per raggranellare qualcosa da restituire ai clienti inferociti. Un evento del genere(ma si vocifera di altri hedge funds in forti difficoltà sul petrolio), diviene a sua volta concausa della caduta del prezzo (come era successo per il rialzo del rame l'anno scorso, per la nota speculazione dei cinesi, a suo tempo commentata nel dettaglio). E contribuisce con effetti a catena nei mercati collaterali, dove magari si smobilizzano posizioni per tamponare la perdita sul principale. Dunque l'attuale caduta degli energetici, non ha molto a che fare con i fatti fondamentali; inoltre, girano voci che le sette sorelle stiano favorendo il calo per aiutare i repubblicani alle prossime elezioni di metà novembre(dove vengono dati per sconfitti), e fino a quella data potrebbe non vedersi alcun recupero significativo, e magari ulteriori minimi.
Questa settimana per il crudo è stata ancora discesa dei prezzi, da 65 dove si era spinto in un primo rimbalzo, giù fino a 60, con un secondo rimbalzo che non è andato oltre 62 per concludere sui minimi a 60 (scad. novembre). Il quadro tecnico resta come si vede estremamente negativo, ma, nonostante quanto sopra menzionato, le probabilità di un inversione con ritorno impulsivo a 70 non sono poche. A quota 58, ad esempio, un tentativo di acquisto va fatto , anche se sempre con stoploss stretta (1-2 punti); 58 infatti non solo rappresenta il 50% di ritracciamento(due anni fa eravamo a 35, poi il picco è stato toccato a 80)ma è anche un supporto già testato con successo per due volte nel 2005. E' dunque il punto in cui i compratori potrebbero farsi vivi, e i ribassisti ricoprirsi, poichè l'ipervenduto accumulato è notevole: potrebbe esserci un rimbalzo di circa una decina di punti. Qualora invece 58 non dovesse funzionare, se ne riparlerà a quota 52-50 (che è il 61,8% di ritracciamento ed un supporto chiave per il trend di lungo termine).
Il gas naturale ha perso un altro 10% chiudendo a 5,8 (novembre), ma il grafico inizia a dare segnali di fine corsa, e finito l'effetto Amaranth, in vista dell'inverno potrebbe anche lui mettere a segno un bel recupero.
Il settore dei metalli invece ha già lasciato gli energetici alla propria sorte, ed ha trovato nella caduta finale del dollaro l'ispirazione per un rimbalzo:
l'oro recupera il 2% a 595(dicembre) il rame il 4% a 344 (dicembre) come l'argento a 11,3(dicembre); solo il platino scende ancora a 1148(ottobre) mentre sale il palladio a 321(dicembre).
L'indice generale CRB(dicembre) a 301(-2%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: segnale sul dollaro
Finalmente il tappo sul dollaro potrebbe essere saltato(non a caso dopo il g7 e la fed) anche se è presto per poterlo dire, e più probabilmente ai primi eventuali dati forti americani lo rivedremo recuperare.
Ancora lunedì, nonostante un dato disastroso sui flussi di capitale verso gli USA (crollati a 30 mld. meno della metà del deficit estero) il dollaro faceva fatica a perdere, mostrando la solita insensibilità degli ultimi mesi; ed anche sui dati deboli di martedì la reazione era minimale; giovedì la svolta: di fronte al citato Philly si è avuta una caduta di una figura che è poi proseguita venerdì, e che sommata ai piccoli passi registrati nei primi giorni, porta l'indice generale a lasciare l'1% nella settimana.
L'eurodollaro scad. dicembre che aveva cominciato a 1,27 conclude a 1,284 dopo un massimo a 1,289. Anche lo yen sale in modo analogo (restando quindi stabile a 149 con euro) e rivede quota 116. Sale con decisione lo yaun cinese, mentre il ministro USA è in visita in Cina, segnale diplomatico. Ricordo però che un eventuale diversa politica dei cambi internazionali, in grado di consentire la svalutazione del dollaro, equivale ad intraprendere una politica monetaria mondiale restrittiva che innescherebbe l'implosione USA: resto quindi molto dubbioso che la vogliano fare, anche se la auspico da sempre.
L'indice generale del dollaro a 84,8(dicembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: crollano i rendimenti
Sulla posizione corta di bond decennale a 106,9 sono stato in vantaggio lunedì fino a 106,5; poi martedì di fronte ai primi dati deboli ho preferito chiudere con lieve rimessa a 107,1 perchè come si è evidenziato poi avevo subdorato che il sentiment stava andando pericolosamente dall'altra parte. Ed infatti vi è stata una corsa continua fino a 108,4 livello dove conclude. Se ne riparla ai primi eventuali dati forti.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre scende di 10 cts. al 5,29% , il 2 anni di 19 cts. al 4,67% il quinquennale di 20 cts. al 4,55 il decennale di 20 cts. al 4,6 il trentennale di 17 cts. al 4,75.Come si vede una forte caduta dei rendimenti su tutta la curva, che ha influenzato anche il resto del mondo.
In Europa il Bund decennale scende di 8 cts. al 3,69% ed in Giappone il decennale scende di 4 cts. al 1,62%; il tasso sul debito dei paesi emergenti è sceso di 5 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: punto di svolta?
In coerenza con l'evoluzione sopra descritta, venerdì mattina sono rientrato in vendita di azionario, scegliendo per l'asset questa volta lo S&P500 meno volatile del nasdaq100 mentre non me la sono sentita di consigliare il russell(che invece è il mio preferito per il trading giornaliero), perchè privilegio un approccio meno rischioso.
L'sp500 scad. dicembre prima del Philly aveva fatto il massimo dell'anno (doppio massimo) a 1340 e martedì aveva assorbito rapidamente la caduta improvvisa derivata dalla notizia del colpo di stato in Tailandia, giudicato poi un fatto positivo. Tecnicamente vi sono vari motivi che non sto ad elencare per vendere su questi livelli, anche se il trend è al rialzo, ma ho aspettato un dato fondamentale che spingesse nella direzione del ribasso per farlo: ho venduto a 1330, e da quel momento è sceso fino a 1320, per poi rimbalzare nell'ultima ora a 1325 dove conclude. Adesso chiuderò solo di fronte a dati eventualmente forti e/o al superamento del massimo di 1340. Concludono: il Dow a 11560(-0,5%) lo sp500 a 1319(-0,4%) il nasdaq a 2219(+-1,2%), il nasdaq100 a 1642(-0,6%), il Russell2000 (-1,5%); tra i settori, trasporti(-1,7%) i semiconduttori(-3,1%) le biotech (-2,2%) i broker/dealer(+0,1%) le banche(+0,1%).
Tokyo scende a 15634(-1,3%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 5883(-1%) il footsie inglese a 5822(-1%), il cac francese a 5141(-0,1%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza: l'SPmib a 37855(-0,1%) ed il Mibtel a 28928(-0,3%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto S&P500

PREVISIONI: settimana piena
L'ultima settimana del mese inizierà con l'indice dei prezzi tedesco, e con l'intervento di Fischer della Fed cui seguirà immediatamente dopo il dato sulle vendite di case esistenti. Martedì sarà il turno dell'IFO tedesco, di un altro intervento di Bies della Fed nonchè dell'indice di fiducia dei consumatori USA di settembre. Mercoledì si conoscerà l'andamento di M3 in Europa, e poi dagli USA: ordini di beni durevoli e vendite di nuove case entrambi per agosto.Giovedì parla un altro membro della fed e si avranno i dati definitivi del PIL nel secondo trimestre che ormai non dovrebbero avere variazioni di rilievo.
Venerdì gran finale del mese(e del trimestre, il che può comportare movimenti anomali già di per sè) con un nutrito pacchetto giapponese (tra cui l'inflazione), le vendite al dettaglio tedesche e vari indicatori europei, nonchè dagli USA: redditi e spese delle famiglie ad agosto(e relativo deflatore dei prezzi), indice di fiducia del Michigan per settembre, l'intervento di Poole della Fed sul tema della dipendenza dai dati, l'indice di Chicago per settembre e un intervento di Moskow della Fed.

Provando a immaginare il "film", probabili fasi di debolezza della borsa e del dollaro (e forza del bond) con i dati sulle case, lunedì e mercoledì, alternate da fasi opposte a cavallo della fiducia dei consumatori e delle spese delle famiglie, martedì e venerdì, dove sarà importante vedere se l'indice di chicago smentisce o conferma il Philly fed.
Quello che più potrebbe avere effetto, comunque, restano le sorprese rispetto alle attese (che sono per case deboli, fiducia in miglioramento, chicago in solo lieve calo, redditi e spese in calo)
Ma ogni previsione è resa quasi impossibile dall'interazione con i ripetuti interventi degli uomini della Fed (ben 5)che in teoria dovrebbero mirare ad andare contro i timori di recessione, magari rilanciando quelli di inflazione, sulla linea del comunicato di mercoledì scorso: avranno influenza o verranno ignorati?


ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Dopo aver chiuso il decennale a 107,1(-200$),in posizione resta solo il mini S&P500 scad. dicembre venduto a 1330 e che chiude a 1325(+250$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +2700 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+4 su bond+1 su euroyen+1 su petrolio); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,4% ed equivalente al +5,5% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% ed il 97% è in conto corrente al 2,19% netto (3% tasso iwbank).

9/21/2006

Speciale Comunicato

Speciale Comunicato

Alle 20,15 di ieri sera abbiamo potuto leggere il verbo della Fed.
Passiamolo dunque ai raggi X.
Delle 13 righe di cui è composto, ben 9 sono identiche al precedente comunicato dell'8 agosto.
Vediamo dunque i minimi ritocchi apportati.
1) la moderazione della crescita economica, è adesso imputata solo al mercato immobiliare, definito in raffreddamento e non più in "graduale" raffreddamento. Sono spariti i riferimenti all'azione ritardata dei tassi d'interesse ed al petrolio.
2) Sui prezzi dell'energia, non più dunque causa del rallentamento economico, si sostiene una cosa contraddittoria:
da un lato si sostiene che insieme all'alto livello di utilizzo delle risorse hanno il potenziale per sostenere le pressioni inflazionistiche;
dall'altro , esattamente alla riga successiva, si dice che il loro "ridotto impeto" potrebbe moderare la pressione inflazionistica, insieme agli elementi già citati nel comunicato precedente(aspettative contenute, il rialzo dei tassi effettuato in passato e "altri" - non ben specificati- fattori che restringono la domanda aggregata).
La clamorosa contraddizione del punto 2), potrebbe tentare di essere difesa in questo mdo: la fed distingue tra il livello dei prezzi (petrolio a 60 considerato sempre alto) e l'impeto del momento (recente calo del 20%); e dunque si potrebbe con fatica arguire che la spinta inflazionistica del petrolio a 60 resta, anche se potrebbe moderarsi nel tempo grazie al recente calo.

Dopo questa esegesi delle novità , andiamo al sodo.
La Fed in sostanza si è comportata come prevedevo nella Nota del 16:
ha cercato di minimizzare i timori di recessione che per ora imperversano su parte del mercato come dimostra il rendimento del decennale; per far ciò si è limitata a parlare di "moderazione" nella crescita, imputabile ad un mercato immobiliare il cui raffreddamento non viene più definito graduale. Il fatto che la fed abbia levato il riferimento ai suoi precedenti rialzi, come concausa del rallentamento, suona un pò come una specie di autodifesa preventiva (se si dovesse andare in recessione si dirà che è stata colpa dei troppi rialzi precedenti).
La fed ha poi voluto dare il solito colpo al cerchio e alla botte dell'inflazione: citarne il rischio anche per salvare la faccia in caso di impennate future, ma senza fare sul serio perchè non ha minimamente citato il costo del lavoro; ed affrettarsi a rassicurare, dicendo che la vede in probabile calo. Nel far ciò si è contraddetta sul petrolio, come sopra menzionato, ed anche volendo trovare la spiegazione sopracitata, non c'è dubbio che è -come minimo- risultata confusionaria.

Nel voler far vedere che tra i due rischi (recessione ed inflazione) lei propende per il secondo (in modo da non esacerbare un eventuale psicologia negativa sul primo), ha dunque mantenuto l'ipotesi di addizionali rialzi futuri dei tassi, coprendosi con il solito mantra per cui la misura ed il timing di questi ultimi dipenderanno dai dati futuri; e soprattutto ha mantenuto il dissenso di un membro della Fed, quello stesso Lacker che già voleva alzare l'8 agosto, e che dunque avrebbe voluto alzare i tassi anche ieri.

Sta di fatto che la reazione a caldo dei mercati è stata di ignorare l'ipotesi di un possibile ulteriore rialzo dei tassi: borsa e bond hanno concluso esattamente dove erano prima del comunicato; in precedenza però avevano anticipato un esito sostanzialmente neutrale, facendo salire Wally e scendere ulteriormente i rendimenti.

E qui resta in piedi la contraddizione, tra un obbligazionario che scommette sulla recessione, così come anche il comparto delle commodities, ed un azionario che invece scommette su un rallentamento morbido.
Tutti continuano ad ignorare l'inflazione, che resta invece l'unica cosa certa del futuro vicino e lontano, obiettivo prefissato della Cupola

9/20/2006

Speciale John Law

Speciale John Law

Ogni tanto torno al filone storico, occasione datami dalla rilettura della
famosa bolla che interessò la compagnia dei mari del sud, e soprattutto quella
di John law (passato alla storia come lo schema del mississipi) entrambe nella
parte iniziale del 18° secolo.
Ogni volta che rileggo queste vicende, resto sempre affascinato dai tanti
paralleli tra questo periodo di speculazioni agli albori del capitalismo, e la
situazione attuale. In particolare, mi colpisce il ruolo simile che hanno la
carta moneta e gli eccessi creditizi, nonchè il ruolo che governi ed imprese
ebbero ed hanno nell'attizzare gli eccessi finanziari.

Ciò che di norma succede è che di tanto in tanto un ondata di ottimismo
irrazionale si diffonde nel mondo. Le persone credono di vivere l'inizio di una
nuova era che porterà inimmaginabili ricchezze e prosperità a tutti. Ondate di
nuovi paradigmi vengono associate alle nuove scoperte o all'apertura di nuovi
territori, all'applicazione di nuove invenzioni, alla crescita dei prezzi di un
importante materia prima, ai trattati di pace od a forti performance economcihe.
Una caratteristica ricorrente , è che di norma ciò avviene non all'inizio di un
era di prosperità, bensì piuttosto alla fine di un periodo di prosperità; ed
inoltre che sempre viene in compagnia di qualche forma di corsa maniacale verso
gli investimenti.Due esempi poco conosciuti, tra i tanti, sono appunto quelli
relativi allo schema del missisipi inventato da John Law e alla bolla dei mari
del sud, avvenuti in contemporanea all'inizio del 18° secolo come sopra
menzionato. Anche se nei successivi 300 anni le forme di investimento manicale
sono continuamente cambiate, le caratteristiche e la natura degli attori
partecipanti è rimasta sostanzialmente la stessa.
Il modello bolla implica sempre una scoperta che porta a straordinarie
opportunità di profitto, dunque ad eccessi di trading e di indebitamenti, di
speculazioni, seguiti puntualmente da una crisi durante la quale emergono frodi
su scala massiccia, quindi l'atto conclusivo, in cui il pubblico ingannato
chiede giustizia. In ogni situazione, lo stimolo monetario eccessivo e l'uso del
credito foraggiano le ondate di speculazione irrazionale e la partecipazione
pubblica, che coinvolge un sempre più ampio cerchio di persone che cercano di di
divenire ricche anche senza alcuna comprensione dell'oggetto della speculazione.
I due casi citati sono storicamente rilevanti perchè contengono tutti i
principali fattori : corruzione, frodi, sistemi di dubbia correttezza, creazione
di moneta e concessione di prestiti rischiosi al fine di mantenere viva l'orgia
speculativa; il catalizzatore che porta all'iniziale collasso è anche qui la
rivelazione della frode, nonchè l'incapacità dei grandi speculatori di avere
alla fine la moneta necessaria a far fronte ai loro impegni; inoltre , la
rivelazione che gli "insiders" come diremmo oggi, sono rimasti a secco (tipo
Parmalat), o qualche notizia politica ed economica avversa, sono poi gli
elementi che scatenano il panico, e dunque l'avidità e l'euforia lasciano il
posto alla paura e al desiderio di uscirne a qualsiasi prezzo.
Ciò che è realmente importante capire è che i promotori, sia della compagnaia
dei mari del sud che di quella di John law, tentarono di supportare il mercato
ad ogni costo. A un certo punto però, le forze contrarie si rivelarono superiori
a ogni misura di supporto dei prezzi da loro presa. Lo schema del Missisipi
fornisce un esempio da manuale dell'inefficacia della stampa di moneta per
stimolare l'economia e alleggerire il peso dei debiti. Quello che fece John law
rassomiglia molto a quello che sta facendo disperatamente Bernanke,
entrambi puntando a risolvere ogni problema, semplicemente aumentando l'offerta
di moneta (non è solo per ignoranza storica che i giornali non ne parlano).
Simili politiche monetarie portano, come nel caso di Law, a distruggere la
fiducia della gente nella carta moneta, ed all'inflazione. Vedremo se a quel
punto anche la Fed, come Law, cospirerà con il governo per espropriare i
possessori di oro. Certo, non possiamo dimenticare che nel 1933, nel pieno della
grande depressione, il governo americano dichiarò illegale il possesso di oro.
Lo Schema inventato da John Law è un importante evento della storia economica
perchè rappresentò il primo tentativo di introdurre carta moneta su larga scala.
La Banca Generale era una banca di deposito, non di prestito, ed ebbe un grande
successo per un pò di tempo. Con una limitata emissione a fronte dell'oro
posseduto, tramite le sue filiali nelle varie province, diffuse i mezzi di
pagamaneto cartaceo, all'epoca limitati a Parigi e Lione, ed ebbe anche un
iniziale effetto benefico sul commercio e sulla produzione. Il problema arrivò
quando il governo acquisì la banca (che diventò Banca Reale) ed iniziò ad
emettere biglietti senza più rispettare il vincolo dell'oro posseduto. Occorre
capire che vi è sempre un limite alla quantità di moneta che si può mettere in
circolazione,e questo limite alla fine viene imposto dai meccanismi del mercato.
A un certo momento, il pubblico francese iniziò a non avere fiducia nei pezzi di
carta emessi dalla Banca Reale e quindi, nonostante tutti gli sforzi di John Law
che era ministro delle finanze e reggente della Banca - nessuno volle più tenere
altra carta moneta. Ne risultò un rapido deprezzamento di quelle in
circolazione, soprattutto in temrini di oro, materie prime, immobili.
Vediamo pertanto che un sistema finanziario basato sulla carta moneta ( o sulla
moneta elettronica) dipende quasi interamente dalla fiducia del pubblico in chi
la gestisce, e quando questa fiducia viene scossa, le conseguenze dolorose di
una crisi del sistema sono inevitabili.
Pertanto, chiediamoci:
per quanto tempo ancora coloro che stanno finanziando i debiti degli USA,
vorrannnno essere acquirenti e detentori di azioni ed obbligazioni americane,
emesse in dollari? quando arriverà il giorno in cui non ne vorranno più sapere?

9/18/2006

Speciale Conteggi

Speciale Conteggi

Alcuni mi hanno chiesto cosa sono questi "conteggi" di cui a volte parlo nelle Note per preavvisare possibili operazioni di asset trading.
In questo Speciale li spiegherò, e vi renderete conto perchè finora ho esitato a farlo.
Come già illustrato più volte, vi sono una notevole quantità di modi per fare trading. Le componenti di base sono sempre due: analisi fondamentale e analisi tecnica. La prima serve per avere delle solide convinzioni sulla direzione, la seconda serve per cercare di trovare il "timing", vale a dire il momento migliore per entrare ed uscire.
La stragrande maggioranza dei modelli di trading si basa sul trend, e ne ho già parlato a suo tempo. Il problema delle operazioni in tendenza è che spesso hanno dei ritracciamenti anche corposi, e ci vuole una forte convinzione fondamentale per resistere durante tale evento - del resto fisiologico- e per addirittura incrementare le posizioni, invece che stopparle. Inoltre poichè le tendenze non durano all'infinito, prima o poi si invertono, e dunque diviene difficile comprendere se il ritracciamento è veramente tale, oppure se si è all'inizio di una inversione duratura e profonda della tendenza.
Tom Demark è un analista tecnico americano che alcuni decenni fa osservando la ritmicità delle tendenze, scoprì che esiste una certa regolarità nello sviluppo e nell'esaurimento delle stesse.Mise a punto un sistema di timing avente lo scopo proprio di cogliere il momento in cui una tendenza ha molte probabilità di esaurirsi, e poche probabilità di continuare. Identificò pertanto un conteggio basato sui prezzi di chiusura dell'intervallo temporale seguito (ad esempio, quello giornaliero), in presenza di determinate condizioni, che consentisse di entrare in contro tendenza. E' un sistema che si è rivelato di successo, a qualsiasi cosa fosse applicato e su vari intervalli temporali, anche se il più classico e molto seguito dagli operatori professionali, è quello giornaliero che ne autorafforza la validità.
Vediamolo nel dettaglio, facendo l'esempio di una tendenza al rialzo, ma esattamente le stesse regole valgono all'opposto nel caso di una tendenza al ribasso:
quando si verifica una sequenza di 9 chiusure consecutive in cui il prezzo di chiusura è superiore o uguale a quello di 4 giorni prima , si realizza la prima fase utile ma alla condizione che l'8° giorno abbia avuto un minimo che intersechi un prezzo già toccato durante il 5° giorno oppure da qualcuno dei giorni precedenti; se questo non avviene, la condizione può essere soddisfatta dal 9° giorno, o da un giorno successivo sempre con riferimento a tre giorni prima. Quando la sequenza soddisfa quest'ultima condizione, si inizia la seconda fase del conteggio che ha questi requisiti:
una serie - anche non consecutiva- di 13 chiusure superiori o uguali a quella dei 2 giorni precedenti; se durante questa seconda fase si verifica una nuova sequenza di 9 giorni come sopra, allora il conteggio della seconda fase deve ricominciare; se invece si completa la seconda fase senza che se ne ricrei una nuova prima, quello è il momento di vendere purchè ci si trovi a un livello di prezzo superiore a quello toccato nella chiusura dell'8° giorno di questa seconda fase (non della prima).

Lo so, è un pò complicato, ed infatti è per questo che finora ho evitato di parlarne, anche perchè è molto facile compiere errori nei conteggi, più di quanto non sembri; ed inoltre è un lavoraccio applicarlo a vari mercati contemporaneamente, che è quello che d'altronde occorre fare, anche perchè queste situazioni sono piuttosto rare (poche in un anno per ciascun mercato); esistono dei software che fanno questi conteggi, io li faccio a mano.
Ma la cosa importante è che se i conteggi sono fatti bene e se si verificano tali situazioni, il sistema funziona, e adesso vedremo con quali percentuali.
Innanzitutto però va sottolineato che non esistono sistemi perfetti al 100%, e che si tratta sempre e soltanto di probabilità. Ovvio che se anche al completamento delle due fasi, il mercato in oggetto è investito da una notizia che incida sui fondamentali del medesimo, non c'è demark che tenga. Occorre quindi avere una stop loss che viene calcolata nella seguente maniera:
si prende il giorno con il massimo più alto di tutta la seconda fase (anche se non fa parte del conteggio perchè poi la chiusura non ha avuto il requisito richiesto), si misura la differenza fra massimo e minimo di quel giorno(o chiusura del giorno precedente se dà un importo maggiore) e la si somma al massimo: si ottiene così il punto di stoploss che però va applicato solo se avviene una chiusura pari o superiore al medesimo e sempre che il giorno successivo si realizzi un prezzo superiore all'apertura: a quel punto si chiude al meglio.
Come calcolare la presa di profitto? qui Demark non dà indicazioni precise, e vi sono vari criteri. Poichè stiamo parlando dell'identificazione di un momento di esaurimento della tendenza in essere , vi sono due possibilità di base: o si tratta di un ritracciamento, o di una inversione vera e propria. La situazione più probabile è quella del ritracciamento, che può essere misurato in base alle percentuali di Fibonacci ( 38,2%-50%-61,8%) partendo dall'apertura del primo giorno della prima fase, fino al massimo toccato durante tutto lo sviluppo(lo stesso usato per la stoploss).
Naturalmente anche qui può intervenire una valutazione fondamentale a spingere in un senso o nell'altro; oppure si possono usare altri indicatori tecnici (divergenze con il momentum, bande di bollinger, incrocio delle medie mobili, etc.). Ma dipende anche dagli importi che si usano e dai propri obiettivi di reddito. Prendiamo il ns. caso specifico: poichè la cosa più probabile in assoluto è che vi sia almeno un ritracciamento del 38%, e poichè questo comporta un guadagno già in linea con l'obiettivo del ns. asset-trading dati i ns. importi(il 10% annuo netto), io ho fatto la scelta di seguire, per quest'anno almeno, il criterio del minimo cioè del primo ritracciamento possibile. Inoltre poichè si può verificare che alla fine della seconda fase, non avvenga nè la prosecuzione della tendenza nè il ritracciamento, con le quotazioni che semplicemente si ingessano, ho scelto il criterio prudenziale di chiudere anche più o meno in pari dopo qualche giorno di stallo.

Alla luce di quanto sopra, rivediamo alcuni esempi tratti dai ns. casi più recenti.
L'avena fu un caso di inizale ritracciamento che non raggiunse però neanche il minimo, e che quindi chiusi in pari alcuni giorni dopo (in effetti poi sarebbe scattata la stop loss).
Il Palladio fu invece un caso in cui il movimento tardò qualche giorno e io lo chiusi in lieve rimessa(in effetti poi sarebbe entrato in ottimo guadagno).
La farina di soia è stato invece - lo confesso - un caso in cui mi sono sbagliato nel conteggio: per la precsione non mi sono accorto che si era riformata una sequenza da 9 dentro quella da 13(in effetti la stop ha comunque impedito danni maggiori).
Il Nikkey è stato il classico caso in cui il sistema non ha funzionato (e la stop ha salvato da danni maggiori).
Usec è stato un caso in cui è avvenuto giusto appena il primo ritracciamento, perchè poi la tendenza è ripartita con forza e l'essersi accontentati ha pagato.
L'Oro il platino,e l'eurosvizzero sono stati esempi in cui il primo ritracciamento si è rivelato troppo modesto, perchè sono arrivati a fare fino al 61,8%, e ancora non si può dire se sia partita addirittura una inversione.
Nel frattempo vi sono state situazioni che sono sfuggite per un pelo, cito ad esempio l'eurostoxx che è venuto giù al 12° giorno della seconda fase, oppure l'euroyen che ha rispettato le regole ed ha ritracciato solo il 38% ma che non ho fatto perchè data la sua velocità non me la sono sentita (in passato però l'abbiamo fatto).

Nella mia esperienza (più ampia di quella che si vede nell'asset trading sia perchè lo applico anche all'intraday, sia perchè ho continuato a fare anche le materie prime telefoniche), ho queste percentuali:
10% di casi di non funzionamento e di perdita con stop loss
20% di casi di pareggio
70% di casi di guadagno
All'interno di questi ultimi, grosso modo, ho osservato che un terzo delle volte avviene una inversione profonda della tendenza, e qui ovviamente i guadagni sarebbero molto elevati; che in un altro terzo di situazioni si sviluppa dal 50 al 61,8% di ritracciamento, quindi con guadagni consistenti; ed infine che in un terzo di casi vi è solo un veloce ritracciamento minimo, con guadagno limitato.
Occorre considerare che se non si chiude sempre al primo ritracciamento si avrebbe circa un altro 20% di casi di pareggio, o addirittura di perdita tenendo fino allo stop loss, e che parallelamente i casi di guadagno scenderebbero al 50%; ciò nostante ho calcolato che il sistema sarebbe lo stesso redditizio in virtù dei maggiori guadagni effettuati sul 50% di casi vincenti.

Per quanto riguarda l'intraday, personalmente cerco di vedere le formazioni sui grafici a 5 minuti e su quelli orari; sono rare, ma un paio al giorno da manuale si trovano sempre (tra cambi-bond e indici azionari),e il bilancio è positivo: non posso però trasmetterli in asset trading perchè sono movimenti di ritracciamento molto veloci,e nell'intraday notizie di disturbo ce ne sono a iosa per cui la percentuale che chiudo in pari sale a quasi il 50%.

9/16/2006

La nota sui mercati 16.9

La settimana 11 -15 settembre 2006

ECONOMIA: domina il petrolio
In un contesto reso ottimistico dalla caduta dei prezzi degli energetici con benzina, gas naturale e petrolio in caduta libera, il pacchetto di dati USA di giovedì-venerdì è stato letto in chiave positiva. Da un lato, infatti, vendite al dettaglio e produzione industriale sono risultati deboli ma non troppo, e i mercati già scontano gli effetti positivi futuri che potranno venire dall'attuale calo del petrolio (infatti la fiducia dei consumatori a settembre è in ripresa, come ha dimostrato l'indice del Michigan); dall'altro, l'indice dei prezzi al consumo è uscito in linea con le attese, riportando incrementi mensili ad agosto dello 0,2% sia per l'indice totale che per quello al netto di alimentari ed energia (con la solita manipolazione: poichè l'arrotondano al decimale più vicino, l'hanno fatto risultare 0,245 così da poterlo arrotondare a 0,2 ; se fosse stato 0,251 avrebbero dovuto pubblicare 0,3 con effetti ben diversi sui mercati).
La variazione percentuale degli ultimi 12 mesi scende così al +3,8% per il primo e sale al +2,8% per il secondo(massimo dal marzo 1996, ma sarebbe stato +2,9% se 0,251 mensile arrotondato a 0,3), ed anche qui l'interpretazione positiva nasce dall'attesa che il petrolio in calo produrrà un ridimensionamento futuro anche del secondo.
Come è facile capire, si tratta di un quadro estremamente precario, se non altro perchè del petrolio "non v'è certezza" come direbbe il Poeta.
Quando il petrolio tornerà a correre, il quadro si ribalterà.
E certamente, per ora, il petrolio in calo versa benzina sul fuoco del boom mondiale in essere, alimentato dall'esplosiva liquidità internazionale
(le riserve valutarie delle banche centrali escluso l'oro sono in crescita del 19% annuo ed hanno raggiunto il record di 4,6 trilioni di $);
a sua volta creata dalla micidiale accoppiata: deficit estero USA- differenziale dei tassi reali favorevoli al dollaro, in un contesto di cambi quasi fissi (la famosa Bretton Woods 2) voluto dal resto del mondo per favorire le proprie esportazioni.
Morale: l'inflazione è destinata a salire, sempre più.

Sui mercati nel frattempo abbiamo assistito a una settimana di modeste variazioni per l'obbligazionario e ad una ripresa dell'azionario, cui ha fatto da contraltare la caduta delle commodities trainate dal petrolio; si è spento sul nascere invece il recupero dello yen, mentre il dollaro si è rinforzato spinto dal differenziale sui tassi d'interesse reali a suo favore, ignorato il deficit commerciale con l'estero, appunto nella convinzione che i capitali esteri continueranno a finanziarlo.
Il G7 nel suo comunicato si è limitato a ripetere la richiesta di una rivalutazione dello yaun cinese, osservando che la crescita economica mondiale resta forte nonostante il rallentamento USA; ammette però che non mancano i rischi derivanti da petrolio, inflazione e protezionismo.

Per quanto mi concerne considero il calo delle commodities unito al rialzo delle azioni, nel contesto di un sempre maggior disordine monetario. I meccanismi di prezzamento- distorti da mercati altamente speculativi e a leva- sono in questa fase particolarmente suscettibili di errori clamorosi. Se pensassi che il calo delle commodities potesse raffreddare il credito globale e gli eccessi di spesa, potrei prendere in considerazione la tesi - che ha iniziato a circolare- per cui il rialzo delle commodities è finito. Ma, un aspetto cruciale del disordine monetario sistemico vigente è proprio la natura "rotante" delle bolle, per cui la psicologia inflazionista si sposta di volta in volta dai vari settori(tecnologia, immobiliare, energia,etc.) sostenuta dalla costante di base: l'eccesso di credito.
Pertanto ritengo che sulle commodities a cominciare dal petrolio sia in atto una normale correzione; e che il trend rialzista di lungo termine è ben lungi dall'essere finito, anzi è appena alla sua fase inizale.

MATERIE PRIME : è ora di comprare?
La caduta del petrolio dal picco di luglio in area 80 , è giunta alla nona settimana, e si quantifica nel 20%; in pratica siamo tornati ai livelli di inizio anno. Nonostante il prossimo trimestre sia stagionalmente negativo, è probabile che sia vicino il momento di comprare.
La speculazione sui fronti mediorientale e climatico non solo è sparita, ma si è girata al ribasso spinta dal quadro tecnico (rottura di trendline, supporti e media a 200 giorni). Ma quello che conta è il quadro della domanda ed offerta: la domanda resta forte ed in crescita, ed anche se vi è stato un recente aumento delle scorte, pare difficile che l'offerta possa aumentare nel breve (il nuovo giacimento della Shell non entrerà in funzione prima di alcuni anni). Finora, i timori di una incombente recessione USA determinata dallo scoppio della bolla immobiliare, hanno giocato a favore del ribasso del prezzo; ma, anche qui come per i bond, nella misura in cui si va evidenziando una tenuta della crescita USA, e dato il boom mondiale, pare probabile che tra un pò le mani forti riprendano ad accumulare il crudo (per non parlare del fatto che in medioriente il fuoco cova sotto la cenere).
Sono dunque pronto a comprare petrolio, come ho fatto questa settimana, ad ogni segnale rialzista, ed in base al conteggio di demark (vedasi Speciale Conteggi); preferisco però stoppare subito se non colgo il momento giusto, perchè comunque il prezzo può nel breve continuare a scendere anche sotto quota 60 (in teoria potrebbe fare una puntata anche verso 50, ma è poco probabile) prima di ripartire; preferisco quindi fare ad esempio 3-4 tentativi al prezzo di un punto di stoploss, piuttosto che rischiare di doverne bruciare 3-4 con un solo tentativo. Ritengo che il gioco valga la candela perchè la prossima onda rialzista come minimo riporterà in area 70, e poi lì si rivaluterà la situazione (l'obiettivo finale resta a 100).
Questa settimana per il crudo è stata un altra caduta continua che l'ha portato da quota 67 fino a 63 (scad. novembre). Io sono entrato giovedì sulla scadenza ottobre a 63,7 ma alla rottura del primo supporto chiave a 63 ho stoppato (a 62,7 con -500$ a contratto); ed in effetti è sceso fino a 62 anche se nel finale è ritornato sopra chiudendo a 63,5.
Il gas naturale è stato travolto dalle vendite(-15%) tornando ai minimi da due anni, e chiudendo a 6,4 (novembre).
Anche il settore dei metalli ha seguito le sorti degli energetici, con perdite tra il 5 e il 10%: l'oro che perde il 6% a 583(dicembre) il rame (dicembre) a 331 l'argento(dicembre) a 10,9 il platino(ottobre) a 1163 il palladio(dicembre) a 314. Anche qui, per me si tratta di occasioni di acquisto e ci stiamo avvicinando a livelli interessanti per rientrare su oro (550) e argento(10).
L'indice generale CRB(dicembre) a 307(-5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: il dollaro tiene
In questa fase continuo a restare fuori dai cambi, del resto abbastanza ingessati.
Il dollaro rimane sostenuto dalle banche centrali estere, e dal differenziale dei tassi d'interesse reali ufficiali:
negli USA siamo all'1,45% (5,25-3,8) mentre in Europa siamo allo 0,7%(3-2,3) ed anche scontando un altro prossimo mezzo punto di incremento complessivo entro la fine dell'anno , l'euro renderebbe sempre meno (l'1,2%); per non parlare dello yen i cui tassi restano addiruttura negativi.
Finchè perdura questa situazione, il deficit estero americano continuerà a peggiorare: quello di luglio è balzato a 68 mld. dai 65 precedenti, e il deterioramento non dipende solo dal petrolio,ma anche dal calo delle esportazioni. E ad agosto la situazione potrebbe peggiorare , considerato che la Cina ha messo a segno un altro incremento record del suo surplus commerciale.
L'eurodollaro scad. dicembre che pur ha avuto un momento di forza a metà settimana fino a 1,28 è poi ridisceso a 1,27 dove conclude (1,278 la chiusura di sette giorni prima).
Si è già spenta la fiammata dello yen, sia a causa di dati nipponici non brillanti, sia perchè sono tramontate le attese di un iniziativa del G7 al riguardo. Conclude a 117,5 con dollaro e a 149 con euro.
L'indice generale del dollaro a 85,6(dicembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: curva invertita
Resto venditore di bond decennale perchè come si è evidenziato anche dalle convulsioni di venerdì, man mano che prende corpo un maggior ottimismo da petrolio sulla tenuta della crescita, diviene sempre più chiaro che se forse la Fed non alzerà più i tassi, certamente non potrà abbassarli, e quindi incassare mezzo punto di rendimento in meno sui decennali rispetto al tre mesi diviene sempre più irrazionale. Ergo, è prevedibile un irripidimento della curva , cioè una correzione dall'attuale inversione che proprio questa settimana ha fatto un nuovo record, e dunque un ritorno almeno al 5% del decennale dall'attuale 4,8%.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è salito di 2 cts. al 5,39% , il 2 anni di 5 cts. al 4,86% il quinquennale di 4 cts. al 4,75 il decennale di 2 cts. al 4,8 il trentennale fermo al 4,92.
In Europa il Bund decennale scende di 1 cts. al 3,77% ed in Giappone il decennale scende di 2 cts. al 1,66%; il tasso sul debito dei paesi emergenti è sceso anch'esso di 3 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: venduto decennale

BORSE: si sale
Poichè il quadro di breve si è delineato come sopra, ho preferito stoppare la posizione corta sul nasdaq 100 a 1650(con -1200$ a contratto) anche perchè si sta evidenziando a Wall Street una rotazione settoriale verso i tecnologici (finora i più bistrattati). Invece resta confermata la sottoperformance delle piccole capitalizzazioni rispetto alle grandi, per cui il mio cavallo di battaglia per cavalcare la prossima onda ribassista diviene il Russell 2000.
Il Nasdaq100 scad.dicembre, è sempre salito da 1580 fino a un max. di 1660 dopo i dati di venerdì(+3,7%).
Il Dow a 11560(+1,5%) lo sp500 a 1319(+1,6%) il nasdaq a 2235(+3%).Tra i settori, trasporti (+5%) il Russell (+2,8%) i semiconduttori(+5,7%) le biotech (+1%) i broker/dealer(+7%) le banche(+2%).
Tokyo scende a 15866(-1,3%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 5938(+2,7%) il footsie inglese a 5877(0%), il cac francese a 5144(+1,5%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza (caso telecom-Tronchetti, basta rileggersi quanto scrissi nel 2001 quando ancora mi occupavo della spazzatura nostrana): l'SPmib a 37892(+0,2%) ed il Mibtel a 29017(+0%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: Fed prevedibile
La settimana inizierà con eventuali ripercussioni sui cambi del comunicato del G7, probabilmente piccole e limitate allo yen, mentre i dati sui flussi di capitale a luglio sortiranno effetti sul dollaro solo in caso di forte sorpresa negativa.
Martedì , il giorno prima della Fed, usciranno i due dati macro USA più importanti della settimana: i prezzi alla produzione , e soprattutto i nuovi cantieri e le nuove licenze edilizie. Se questi ultimi dovessero accelerare nella recente caduta, allora tornerebbero in primo piano i timori di recessione, con sostegno all'obbligazionario e difficoltà sull'azionario; viceversa se dovessero mostrare un miglioramento, i citati timori si ridurrebbero, i rendimenti tornerebbero a salire e la borsa potrebbe beneficiarne.
Mercoledì sera si conoscerà la decisione della Fed, ma questa volta è facilmente prevedibile: manterrà i tassi fermi, dicendo in buona sostanza che i rischi tra inflazione e crescita sono bilanciati. Il senso del comunicato(come degli ultimi interventi dei suoi membri) sarà che la Fed ritiene esagerate sia le paure di recessione dovuta all'immobiliare, che quelle di inflazione dovuta al costo del lavoro. Naturalmente citerà sempre l'incognita petrolio, e il monitoraggio dei dati futuri, e se proprio si dovesse sbilanciare sarà sul fronte dell'inflazione (a parole, ma non con i fatti). E' quello che i mercati vogliono sentirsi dire, anche se i rendimenti dovrebbero salire in coerenza
(particolarmente se i dati di martedì avranno già agito in questo senso).
Giovedì infine si conclude con il Philly fed di settembre.
Sul fronte europeo spiccano: la produzione industriale lunedì, lo Zew tedesco martedì, e gli ordini alle industrie venerdì. In Giappone (chiuso per festa lunedì) terrà banco soprattutto l'elezione presidenziale di mercoledì.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Continua la fase negativa iniziata da giugno quando avevo raggiunto il 16% di redimento annualizzato; rispetto al 10% di obiettivo sono passato da un max. di +6% all'attuale -5%. Ma vi sono ancora oltre 3 mesi alla chiusura dell'anno, e ritengo l'obiettivo del 10% pienamente raggiungibile, come negli anni precedenti.
Per il momento in posizione resta solo il decennale USA scad. dicembre venduto a 106,9 e che chiude a 107(-100$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +2900 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+3 su bond+1 su euroyen+1 su petrolio); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,3% ed equivalente al +5,3% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0,5% ed il 99,5% è in conto corrente al 2,19% netto (3% tasso iwbank).

9/15/2006

Speciale COT

Speciale COT

La sigla COT sta per Commitments of traders (impegni degli operatori), i quali a loro volta sono i dati sulle operazioni in futures (e opzioni sui futures) che si possono consultare sul sito www.cftc.gov. gestito dalla Commissione sul trading dei futures(commodity futures trading commission).
Poichè molti me l'hano chiesto, cercherò di illustrare come si leggono questi dati, quali sono le informazioni che danno e quale può essere la loro utilità.
Va subito detto però che per il trading veloce non servono a nulla, possono solo costituire un retroterra conoscitivo che però è in ritardo sull'attualità: questi dati vengono infatti resi noti alla fine di ogni settimana, ma si riferiscono alla situazione esistente alla chiusura del martedì (di norma) precedente. Quindi chi volesse consultarli , ha una fotografia relativa alla situazione di 3 giorni prima (che nel frattempo può essere cambiata, anche nettamente).
Ciò nonostante, a seconda dei vari mercati, può essere interessante sapere se vi è una determinata situazione strutturale negli impegni dei traders, e la sua evoluzione nel tempo.Nei mercati finanziari hanno un interesse ed una utilità molto limitata perchè esistono mercati "cash" enormi: ad esempio sui cambi, in borsa, sulle obbligazioni; qui il significato delle posizioni in futures praticamente si azzera. Però sulle materie prime ,non su tutte (ad esempio non sul petrolio), possono esserci situazioni in cui i futures hanno una predominanza notevole (e vanno sempre considerati i report relativi alla somma di futures ed opzioni, in quanto esistono tante strategie combinate perr cui vedere la sola situazione dei futures può essere fuorviante).

Prima di procedere è bene chiarire alcuni fatti basilari sui futures(contratti a termine), perchè chi cercasse di leggere i COT senza avere le idee chiare, rischia di prendere dei granchi clamorosi.

I futures possono essere sia comprati prima e venduti dopo, che il contrario: chi compra prima per vendere dopo lo fa perchè pensa che il prezzo salga, chi vende prima per comprare dopo lo fa perchè pensa che il prezzo scende. Ma i future possono anche essere regolati fisicamente
(dagli operatori commerciali): chi compra può non voler chiudere la posizione rivendendo il contratto, bensì alla scadenza ricevere la merce oggetto del medesimo; e viceversa per chi vende.Per inciso, questa informazione che non si vede dai COT, ha la sua importanza, perchè una cosa è se gli operatori preferiscono non avere scambi fisici effettivi (vuol dire che i prezzi non sono interessanti), altro è se invece preferiscono averli.

Ogni singolo contratto future che viene trattato, su qualsiasi cosa, comporta ,per definizione, l'esistenza di un compratore e di un venditore al medesimo prezzo. Pertanto, il numero totale delle posizioni in acquisto (long) e di quelle in vendita (short) è sempre in perfetta parità.
Questo è importante, perchè quando si parla di manipolazioni del mercato, bisogna rendersi conto che ogni posizione in vendita esistente è sempre perfettamente corrisposta da una in acquisto.
Quando il prezzo salta, al rialzo o al ribasso, vuol dire che comunque ad un certo suo livello si è trovato qualcuno disposto a comprare e a vendere. Il salto (cioè l'assenza di negoziazioni in un determinato intervallo di prezzo) vuol dire invece che nessuno era disposto a fare da controparte in quella fascia di prezzo ritenuta evidentemente troppo alta o troppo bassa. Questo avviene quando arriva improvvisa qualche notizia dirompente: se ad esempio è negativa, tutti vogliono vendere e nessuno comprare, il primo prezzo si forma quando inizia a esserci qualcuno disposto a comprare; se poi però la quantità in vendita resta superiore a quella assorbita dai compratori, il prezzo continua a scendere, e viceversa.In questo senso possono esserci manipolazioni dei prezzi: se vi è , in un detrimnato mercato, a un certo momento, un operatore che muov una quanutà nettamente superiore rispetto agli altri, può trascinare il prezzo nel senso desiderato. Nelle fasi di mercato poco liquide, questo si verifica spesso; anche perchè si conta sull'effetto trascinamento rispetto ai momentunm traders che si accodano con facilità quando vendono variazioni decise del prezzo in un senso o nell'altro, rischiano però di trovarsi con il cerino in mano quando il grosso operatore decide di avere guadagnato abbastanza e richide la posizione.

Il numero totale dei contratti esistenti è definito in inglese "open interests", ed è il primo dato che si trova guardando il COT , relativo a una certa data; il COT poi riporta la variazione intervenuta rispetto al rapporto precedente, quindi a una settimana prima; si può così innazitutto vedere se le posizioni aperte (potremmo dire, il volume) sono in aumento , costanti o in diminuzione. Se - ad esempio-si vede che il volume è crescente, e sappiamo che nel frattempo il prezzo è salito(la variazione del prezzo è l'unica cosa che non si vede dai COT), possiamo fare i ragionamenti del caso, e così via nelle altre situazioni.

Il COT indivdua 3 categorie di operatori:
- i commerciali , cioè coloro che trattano nella loro attività la merce oggetto del contratto, quindi ad esempio un produttore di grano che compra-vende future sul grano rientra in questa categoria;
- i non-commerciali, coloro che non hanno un attività sulla merce, fisicamente, ma che vi speculano sopra, in genere i fondi d'investimento, gli hedge fund, e sono società finanziarie;
- tutti gli altri, che il COT definisce "non-reportable (non classificabili), in cui entriamo ad esempio anche noi singoli privati, quando compravendiamo il ns. contrattino.

Per ognuna di queste categorie, il COT indica se le posizioni aperte a loro intestate sono long o short, e classifica a parte gli spreads, cioè le operazioni che hanno oggetto scadenze temporali diverse del medesimo contratto (se ad esempio compro il grano dicembre e vendo quello marzo, dò vita a uno spread che viene conteggiato a parte, perchè neutro circa la direzionalità del prezzo del grano), quando effettuate dai non commercial.
Inoltre indica i cambiamenti intervenuti rispetto al precedente COT per ogni situazione long-short delle varie categorie, e indica il peso percentuale delle posizioni aperte per ogni operatore e il numero di operatori (quello dei non-reportable si deduce per differenza).
Si può così vedere se vi è un alto grado di concentrazione delle posizioni, o se vi è una polverizzazione. Se vi è un alto grado di concentrazione, vi sono maggiori probabilità di una manipolazione del prezzo, perchè è elevata la probabilità che un improvvisa chiusura delle grosse posizioni non sia assorbita dal resto degli operatori che sono polverizzati in una miriade di piccole posizioni.

Su questi dati io- in genere- ragiono come segue.
Per prima cosa vedo come sono posizionati i commerciali: se ad esempio hanno una posizione lunga, che continua ad allungarsi, in una fase in cui il prezzo è stato ed è calante, ne deduco che per loro sono prezzi buoni per comprare dal punto di vista dei fondamentali, anche se so che hanno un ottica di lungo termine. Se, pur essendo lunghi, vedo che stanno riducendo tale posizione, e il prezzo è calante ne deduco che stanno cambiando idea; viceversa se il prezzo è in recupero, penso che stanno reagendo di conseguenza e che dunque il prezzo per loro ottimale è a un livello più basso. Viceversa se hanno una posizione corta, e analogamente a seconda dell'allungamento e dell'accorciamento della medesima.

Poi vedo come sono posizionati i fondi (non-commercial) tenendo presente che loro si muovono più sulle notizie e sull'analisi tecnica; poichè sono i più rapidi a rovesciare la posizione, se vedo che hanno accumulato una posizione molto lunga, ne deduco che vi è un potenziale elevato per una inversione del prezzo, qualora ovviamente arrivino notizie di tipo opposte, e il discorso vale a maggior ragione se anche gli altri (i non-classificabili) sono posizionati nello stesso modo.

Spesso si trovano però situazioni opposte tra i non-commercial e i
non-reportable, magari con i commercial neutri. In questo caso, si può ritenere che abbiano maggiori probabilità di aver ragione i grossi fondi piuttosto che i piccoli speculatori; ma può valere anche il concetto precedente della maggior velocità di rigiro della posizione.

Come si vede, non è affatto un insieme chiaro di indicazioni, nè potrebbe esserlo. Altrimenti sarebbe troppo facile, tutti lo seguirebbero.
Inoltre è un lavoro non da poco, quello di spulciarli uno per uno.
Personalmente, li vado a spulciare solo quando ho altri segnali, o notizie che mi fanno pensare di entrare su una commodity. Cerco di vedere in particolare se c'è qualcosa che osta, in base a quanto sopra menzionato, e che quindi mi fa dubitare; oppure se invece mi convince ancor di più.
In definitiva non ritengo assolutamente sensato operare solo in base ai COT, ma ritengo che a volte possa essere utile averne presente la situazione, come variabile addizionale. Nella mia esperienza ho visto le situazioni più diversificate, e si può facilmente controllare- ad esempio- chi aveva ragione o meno tra le 3 categorie di operatori, visto che i posizionamenti si riferiscono al martedì e si può andare a vedere cosa è successo al prezzo nei giorni successivi: si trova di tutto, quindi non c'è niente che possa anche lontanamente essere considerato una regola.

9/14/2006

Speciale Pacifico(seconda parte)

Nello scenario della prossima guerra globale, un ruolo cruciale l'avrà l'India. Per l'Occidente sarebbe fondamentale averla alleata, o quanto meno neutrale.
Il primo ministro indiano Singh è stato negli USA ed ha partecipato a una sessione a camere riunite del Congresso. Molti capi di Stato non hanno questo privilegio, ma Singh non è un leader normale: gli americani stanno cercando di convincere l'India a divenire un partner strategico, e al contempo tengono così sotto pressione il Pakistan che è stato finora nemico acerrimo dell'India.
Per gli indiani, gli USA possono rappresentare un alternativa alla loro precedente alleanza strategica, quella con l'URSS che è servita a garantire i suoi interessi nella regione asiatica. In ogni caso la visita di Singh, rappresenta la conferma che qualcosa di fondamentale importanza sta succedendo, ed è stata contornata da una serie di negoziati commerciali e politici. Il più pubblicizzato è quello che dà agli indiani l'accesso alla tecnologia nucleare USA per usi civili. L'India è una potenza nucleare già dal 1974, nonostante la forte opposizione USA dell'epoca;
la decisione di dare oggi all'India questo tipo di tecnologia dimostra un cambiamento nel pensiero americano: per essere più precisi, è il culmine di un cambiamento. L'amministrazione Bush ha usato una serie di gravi crisi quasi-nucleari tra India e Pakistan, successe dal dopo 11 settembre, per forzare il Pakistan alla massima cooperazione nella lotta al terrorismo. Adesso questo nuovo accordo rappresenta un riconoscimento pubblico degli americani alla non pericolosità rispetto ai loro interessi del potenziale nucleare indiano, nel tentativo di costruire una relazione speciale.E nello stesso momento in cui veniva raggiunto questo accordo, il Pentagono ha informato che l'India avrebbe comprato dagli USA 5 miliardi di armi convenzionali: ad esempio, verrà consentito di acquisire la tecnologia Aegis, che serve a proteggere le navi dai missili marini; finora solo il Giappone l'ha avuta.Gli Usa che fino a pochi anni fa guardavano la marina indiana -basata su tecnologia sovietica- come una minaccia per il controllo dell'Oceano indiano, hanno dunque completamente cambiato la propria POSIZIONE. Pare quindi difficile che ciò sia avvenuto senza un contestuale accordo strategico.Il che ha fatto inorridire i pakistani, i quali si preoccupano di essere considerati soltanto alleati di breve termine, tattici, mentre l'India diviene l'alleato strategico di lungo termine.

Per capire le implicazioni di questa nuova situazione, occorre capire il contesto geopolitico che l'ha creata.
Storicamente vi sono sempre state tensioni tra gli USA e l'India. Durante la guerra fredda la posizione formale dell'India è stata quella di paese non allineato, anzi è stata tra i promotori del movimento dei non allineati. Ma a parte questa posizione formale, l'India ha sempre avuto problemi fondamentali con l'impostazione geopolitica USA che durante la guerra fredda è stata pesantemente focalizzata sullo sviluppo degli alleati musulmani. L'interesse primario degli USA era il contenimento dell'URSS, il che ha spinto inevitabilmente il focus sui due paesi a dominanza musulmana che erano ai confini con i sovietici: Turchia ed Iran. La strategia americana non poteva funzionare se entrrambe queste nazioni non fossero state sue alleate, e perciò Washington ha fatto ogni cosa per assicurarseli, incluso il colpo di stato in Iran del 1953.
Ma il focus sui paesi musulmani si estese ancora, perchè gli americani non volevano avere truppe accerchiate dai sovietici; pertanto USA e Gran Bretagna si sono concentrati su Siria ed Iraq, oltre che sulla penisola arabica di per sè strategica per il petrolio.Va ricordato che durante gli anni 50 gli USA ebbero rapporti tiepidi con Israele, proprio perchè volevano tenersi buoni i musulmani.
Durante quegli anni gli unici ad avere un problema muslmano furono proprio gli indiani, divisi tra musulmani e maggioranza Hindu, il che portò alla formazione del Pakistan, divenuto subito la principale preoccupazione per la sicurezza nazionale indiana.L'India è una specie di isola, con al confine nord la catena dell'Himalaya, insuperabile per ogni esercito convenzionale.Ad est si trova come frontiera le giungle tropicali, ed il resto dei confini sono acque oceaniche; solo ad ovest , dove c'è il Pakistan esiste quindi una minaccia immediata(in realtà anche l'attuale Bangladesh faceva parte del Pakistan all'epoca, ma non ha mai costituito una minaccia). Il confine pakistano è solo a duecento miglia da Delhi e Bombay, per cui la preoccupazione era giustificata.
Gli USA stavano corteggiando il mondo musulmano, e gli indiani si vedevano minacciati dai musulmani: dunque, gli interessi dell'India e quelli USA -già diversi ideologicamente- divergevano nettamente. L'India necessitava di un contrappeso agli USA e si appoggiò all'URSS. Anche se non divenne mai comunista, ne divenne un alleato, costruendo le proprie forze armate con tecnologia sovietica.
Da un punto di vista puramente strategico, la relazione indo-sovietica non significò poi molto, ed anche dopo la frattura tra cinesi e sovietici, l'impatto diretto che l'India e l'URSS hanno avuto l'un l'altro è stato alquanto limitato.L'India non è mai stata quel contrappeso militare ai cinesi di cui l'URSS necessitava, non tanto perchè le sue forze non potevano sfidaRE QUELLE CINESI, quanto per gli impedimenti di carattere geografico. Si parla di competizione sino-indiana - e ci fu pure una guerra secondaria nel 1962 sull'Himalaya- ma la realtà è che le due nazioni sono distanti decine di migliaia di miglia. Inoltre l'isolamento indiano limitò il significato del suo valore anche agli occhi dei sovietici: possiamo dire che l'India è stata marginalizzata dalla sua posizione geografica. Il suo principale punto di contatto era con il Pakistan, con cui ha avuto una serie di guerre- le principali nel 1948, 1965 e 1971- a fronte di gravi dispute territoriali e di profonda sfiducia reciprica. Il Pakistan ebbe il sostegno degli USA e anche della Cina, in funzione antisovietica negli anni 70 e 80 (il nemico del mio nemico è mio amico).

Comunque il concetto chiave per comprendere la posizione dell'India nel mondo prima del 2001 è quello della marginalizzazione geografica che prevenì sostanziali interazioni con le grandi potenze.Però i suoi confini acquatici la spinsero a divenire una potenza navale, ben prima di ricorrere alle armi nucleari; d'altro canto la sua debole economia non le ha consentito di fare granchè, e la sua forza principale era nella popolosa armata, che però non aveva la possibiltà di andare da nessuna parte.
Anche l'economia dunque restò marginalizzata, costruita su un modello socialista che - preso il peggio della pianificazione sovietica e dei mercati occidentali- si trovò ostacolata da una miriade di leggi che scoraggiarono gli investimenti esteri. Le sue infrastrutture non si svilupparono, e mentre varie industrie chiave - farmaceutica, elettronica - risucirono a emergere, non arrivò mai a creare ciò che può essere definita una economia nazionale. L'India era un enorme paese, frammentato, ai margini del sistema internazionale.La sua amicizia con i sovietici e la sua inimicizia con gli americani, furono entrambe tiepide.

Poi sono arrivati gli eventi dell'11 settembre, che hanno trasformato istantaneamente le relazioni degli USA con il mondo musulmano. Improvvisamente il Pakistan è divenuto un punto critico della guerra di lungo termine americana, e pertanto l'India è divenuta un asset appetibile.Gli indiani hanno allora compreso che partivano da una situazione in cui non contavano niente, e che adesso vi era l'occasione per divenire un paese appetito.Ed infatti i rapporti con gli americnai si sono intensificati subito. Una parte è consistita nell'interesse reciproco di manipolare il Pakistan; un altra ha avuto invece implicazioni più ampie. Da quando gli USA hanno iniziato a considerare il mondo musulmano inaffidabile e una minaccia, hanno iniziato a vedere l'India come una specie di seconda Israele. Potenzialmente, quindi un alleato prezioso che, nonostante la sua ostilità verso il mondo islamico o forse proprio per questo, poteva risultare molto utile. Dietro al recente summit sopracitato, vi sono state negoziazioni lunghe e complesse, ed è stato identificato uno spettro di questioni su cui le due parti potrebbero collaborare.

Una , fondamentale, e non nascosta, riguarda la Cina.
Come sappiamo le relazioni sino-americane stanno deteriorandosi a vista d'occhio, e la rotta di collisione appare inevitabile per i motivi più volte illustrati. Dunque l'India viene vista dagli USA come un possibile contrappeso alla Cina.Non è chiaro come, visto che geograficamente India e Cina occupano due Asie molto diverse e distanti.Gli USA non hanno bisogno di un contrappeso nucleare, e la Cina è ancora lontana dal divenire una grande potenza navale, capace di proiettare le sue forze militari sull'oceano indiano, vincendovi la guerra e tornando a casa.
L'accordo sulla tecnologia nucleare che Singh ha ottenuto negli USA aumenta la probabilità che la Cina non si proietti ad ovest di Singapore, ma d'altro canto era già improbabile che lo facesse.
Ma vi è un altra dimensione da considerare. Finora, come ben sappiamo, la Cina è stato il posto dove impiegare capitali speculativi e produttivi, e adesso questa situazione sta complicandosi: l'India potrebbe rimpiazzarla. Se si pensa alla Cina degli anni 80, burocratica, comunista, senza infrastrutture, quanto successo negli ultimi anni era allora impensabile.
L'India si trova nella poszione della Cina anni 80'. Ha una pesante burocrazia, manca di infrastrutture ed ha una cultura antitetica allo
sviluppo. Ma ha il materiale umano di base su cui la Cina è stata in grado di costruire. Quindi, man mano che le relazioni sino- americane si deteriorano, l'India può essere un contrappeso alla Cina, non tanto dal punto di vista militare, quanto da quello economico. Se le imprese americane hanno un alternativa economica alla Cina, gli USA possono farvi leva nel loro braccio di ferro con i cinesi, che ancora contano sugli investimenti esteri, anche se non comprano niente che non sia cinese.

Nel frattempo però anche i rapporti sino-indiani sono in evoluzione, e stanno migliorando. Prima di andare negli USA, il premier indiano ha siglato una serie di accordi economici con i cinesi, i quali hanno tutto l'interesse a non far cadere l'India nelle mani degli USA.
Quindi al momento pare che gli indiani, trovatisi di colpo alla ribalta, corteggiati da entrambe le parti, stiano sfruttando la situazione per massimizzarne i vantaggi, e non è affatto chiaro con chi si schiereranno - se si schiereranno- nell'ipotesi di un conflitto sino-americano.


Un altro fattore geopolitco che spiega lo sviluppo della relazione indo-americana è il rapporto tra India ed Iran, che è stato sempre un grave punto di contesa e preoccupazione per gli USA. Al momento pare che vi sia un interesse comune tra Iran ed USA, dato dalla nascente situazione di governo in Iraq: entrambi appogiano gli shiti. Ma, come sappiamo, la tensione tra Iran ed USA resta pericolosamente elevata, come dimostra il contenzioso nucleare. Molti analisti ritengono che l'Iran in futuro riuscirà a sfilare l'Iraq dalle mani degli americani, proprio grazie alla loro influenza shiita.
L'Iran è in ogni caso strategico a sua volta,per petrolio ed oleodotti: proprio a questi guarda l'India, che avrà in futuro un bisogno energetico crescente per una popolazione già oggi ben sopra il miliardo di persone, e destinata a divenire la numero uno del mondo (1,5 miliardi previsti tra venti anni), perchè a differenza dei cinesi non ha alcun controllo sulle nascite.

Ai fini del conflitto futuro, la situazione peggiore per l'Occidente sarebbe un alleanza Cina-India-Iran.
Toccherà poi vedere che fa la Russia: l'Uzbekistan ha espulso gli americani dal suo territorio (basi militari importanti). La situazione quindi è in piena evoluzione su vari fronti, che man mano cercherò di monitorare ed analizzare; credo sia un servizio a maggior valore aggiunto, non essendo facile trovare in giro analisi di questo tipo, ferma restando la loro integrazione nello scenario economico-finanziario.

9/11/2006

Speciale Pacifico(prima parte)

Speciale Pacifico(prima parte)

"Il medio-oriente non è niente, sarà la contesa miliatare tra USA e Cina nel Pacifico a definire il 21simo secolo, e la Cina sarà un avversario più formidabile di quanto la Russia sia mai stata" (Robert Kaplan).

Per qualche tempo nessuna forza aerea o navale ha mai posto minacce agli USA. La sola competizione è stata con armate, sia convenzionali che guerriglieri. Ciò cambierà presto. La marina cinese si prepara a spingersi nel pacifico, e quando lo farà incontrerà molto velocemente la US Navy e l'Air Force riluttanti a scostarsi dalle coste asiatiche. Non è diffcile immaginare il risultato: una ripetizione delle decadi di Guerra Fredda, con il centro di gravità che non sarà più nel cuore dell'Europa ma, piuttosto, tra gli atolli del pacifico che furono al centro delle notizie quando i Marines li bombardarono nella seconda guerra mndiale. Nelle decadi prossime la Cina giocherà una partita asimmetrica avanti-indietro con gli USA nel pacifico, avvantaggiandosi non solo delle sue vaste coste ma anche delle sue basi nell'entroterra che arrivano fino all'asia centrale, dalle quali può essere capace di lanciare accuratamente missili sulle navi in movimento nel Pacifico.
In ogni scontro navale la Cina avrà diversi vantaggi sugli USA,anche se è indietro nella sua tecnologia militare. Ha il beneficio, per prima cosa, della semplice vicinanza. Inoltre i suoi militari sono attenti studiosi di competizione, ed apprendono veloci. Ha crescenti aumenti di "soft" power che dimostrano un particolare dono all'adattamento. Mentre i terroristi senza Stato si infilano nei vuoti della sicurezza, i cinesi si infilano in quelli eonomici. In tutto il mondo, nei posti pù disparati, dagli stati insulari dell'oceania al canale di panama, alle nazioni africane, i
cinesi stanno diventando maestri di influenza indiretta, stabilendo comunità di affari e diplomatiche, negoziando costruzioni e accordi commerciali. Pulsando con energia marziale, sbozzando una contadineria che - a differnza di altre nella storia- è letterata, la Cina costituisce la principale minaccia convenzionale all'impero liberale americano.

Come dovrebbero gli USA prepararsi a rispondere alle sfide nel pacifico?
Per capire le dinamiche di questa seconda guerra fredda, che collegherà Cina e USA in un futuro che si estenderà a varie generazioni, è essenziale capire certe cose sulla prima guerra fredda e sull'attuale situazione della NATO, l'istituzione che era preposta a combattere quel conflitto, perchè il sistema di alleanze Nato finora vigente è morto. Il sostituto funzionale della Nato nel pacifico che già esiste: il PACOM (Pacific Central Command), nome destinato a diventare familiare. Il concetto su cui si basa è che il centro di gravità più strategico per gli USA è già il Pacifico, non il medio oriente. L'alleanza atlantica potrà comunque giocare un suo ruolo durante la guerra fredda nel pacifico e gli USA si stanno già muovendo per plasmarne il futuro raggio d'azione.
Il quartier generale del PACOM è a Honolulu e qui vengono negoziati gli accordi bilaterali con Vietnam, Singapore, Tailandia, Cambogia, Filippine: oggi il Pacom assorbe la gran maggioranza delle forze militari USA (erroneamente si pensa che sia il medio oriente).
Otto von Bismarck, il padre del secondo Reich nell'europa continentale, avrebbe capito il sistema che sta emergendo nel pacifico. Nel 2002 il commentatore tedesco Josef Joffe sostenne in un suo articolo sull'interesse nazionale, che in termini di alleanze gli USA devono rassomigliare alla Prussia di Bismark. Inghilterra, Russia, e Austria avevano bisogno della Prussia più di quanto ne avessero ciascuno dell'altro, ha scritto Joffe. L'invasione americana dell'afganistan ha mostrato un mondo in cui gli USA possono forgiare differenti coalizioni per differenti crisi. Le altre potenze mondiali, attualmente hanno bisogno degli USA più di qanto ne abbiano ciascuna delle altre. Sfortunatamente gli USA non hanno capitalizzato subito questo nuovo potere perchè Bush non ha la capacità di Bismark, il quale capì che un sistema simile poteva durare solo fino a quando non lo si fosse sovrastato. Bush ha fatto proprio questo, con l'invasione dell'Irak che ha portato Francia Germania Russia e Cina a unirsi(insieme a potenze minori come Turchia, Messico, Cile) per contestare gli USA.
Nel pacifico comunque un impostazione bismarckiana ancora prospera, aiutata dal pragmatismo del comando militare di base alle hawai, che non risente del pesante condizionamento ideologico di Washington. In realtà il PACOM rappresenta una versione della superstruttura imperiale di Bismarck, molto più pura rispetto ad ogni altra cosa l'amministrazione Bush abbia creato prima di invadere l'irak. Come scrisse kissinger nel 1994, Bismark forgiava alleanze in tutte le direzioni apparentemente da una situazione di isolamento, senza i freni dell'ideologia. Fu così che riuscì a portare pace e prosperità nell'europa centrale per circa 50 anni (1860-1910): quando le relazioni tra i poteri sono calibrate correttamente, le guerre tendono ad essere evitate.
Solo un approccio pragmatico simile consentirà di contrastare l'inevitabile emergere della Cina come un grande potere mondiale. L'alternativa sarà rendere il pianeta Terra durante il ventunesimo secolo un campo di battaglia permanente. Ogni volta che grandi potenze sono emerse o riemerse sulla scena(Germania e Giappone nelle prime decadi del 20simo secolo, per citare due esempi recenti) sempre hanno teso ad essere particolarmente assertive, e pertanto hanno trasformato gli affari internazionali in guerre violente. La Cina non farà eccezione. Già oggi i cinesi stanno investendo in sottomarini sia normali che nucleari, un segnale chiaro che non intendono solo proteggere la propria costa ma anche espandere la loro sfera di influenza nel Pacifico e ben oltre.
Il che è interamente legittimo. Le regole cinesi forse non sono democratiche nel senso letterale, ma stanno cercando uno stile di vita occidentale per molti dei loro 1,3 miliardi di cittadini, e fare questo richiede la salvaguardia di vettori marini per il trasporto delle risorse energetiche dal medio oriente e da ovunque. Naturalmente essi non delegano gli USA o l'India e data la posta in gioco e dato ciò che la storia insegna circa i conflitti che emergono quando le grandi potenze perseguono i propri legittimi interessi nazionali, il risultato è probabile sia il conflitto militare del 21simo secolo: se non una grande guerra, una serie di guerre fredde che si trascinano per anni e decenni. E tutto ciò avverrà all'interno dell'area di competenza del PACOM. Affinchè i militari facciano bene il lavoro devono avere un approccio cauto, meccanico, ed utilitaristico, valutando e rivalutando gli equilibri regionali del potere lasciando il lato politico dell'equazione ai responsabili civili. Tra tutti i professionisti del governo, i militari devono essere i meno soggetti alle sirene del neo-conservatorismo interventista.
La storia della seconda guerra mondiale mostra l'importanza di questo punto. Negli anni 30 i militari USA, nervosi per la crescente forza di Germania e Giappone, giustamente spingevano per il rafforzamento della propria. E nel 1940 -41 i militari avvisavano prescientemente dei pericoli di una guerra su due fronti; per fine estate del 1944 ciò significava pensare meno a sconfiggere la Germania e più a contenere ll'Unione Sovietica. Oggi si preoccupano di una dichiarazione di indipendenza di Taiwan perchè con una tale mossa gli USA sarebbero costretti a entrare in guerra contro la Cina , cosa che potrebbe non esssere nell'interesse nazionale. L'Indonesia è un altro esempio: quali che siano i fallimenti sui diritti umani dei militari indonesiani, il PACOM considera che una politica di non impegno aprirebbe le porte alla coperazione militare cino-indonesiana in una regione che rappresenta il futuro del terrorismo mondiale.(La risposta USA allo tsunami asiatico, è stata anche uno sforzo umanitario; ma gli strateghi del PACOM hanno capito che una risposta vigorosa serviva a ottenere supporto politico per le basi militari in quelle zone, che formeranno la strategia di deterrenza contro la Cina). O consideriamno la Corea: la preoccupazione principale sulla riunificazione è che poi possa divenire "finlandizzzata" dai cinesi, piuttosto che una base sicura dentro la sfera americana e giapponese.

(fine prima parte)

9/10/2006

Speciale proiezioni demografiche

Speciale proiezioni demografiche

"I vecchi dicono male dei tempi in cui vivono, con la segreta speranza che il finimondo e la loromorte coincidano"(Ugo Ojetti)

Possiamo fare proiezioni realistiche su quante persone saranno ultrasessantenni tra 20 anni, partendo dalle persone che sono over 40 oggi. Proiettando i tassi di nascita e morte che cambiano lentamente nel tempo, possiamo ottenere una realistica valutazione dei trends nella popolazione mondiale, nell'ipotesi che non vi siano sconvolgimenti.

Da queste proiezioni viene fuori un invecchiamento di Europa, Giappone ed America, con un esplosione della popolazione asiatica. Ovviamente ciò avrebbe effetti notevoli sul ritmo della globalizzazione.
Le nazioni sviluppate oggi rappresentano il 18% della popolazione mondiale (nel 1950 erano il 33%): tra 45 anni scenderanno al 12%, mentre il resto del mondo arriverà all'88%. E' uno spostamento demografico enerome.
Un altro importante spostamento sarà nelle principali 10 nazioni islamiche: nel 2050 la loro popolazione sarà circa la stessa di quella dei paesi sviluppati. Oggi la Russia ha 145 milioni di persone, e scenderà a 100 nel 2050; iran ed iraq hanno oggi 90 milioni nel loro insieme e sono quindi il 60% della popolazione russa, ma già nel 2025 avranno 10 milioni in più dei russi, che l'Iran da solo - agli attuali ritmi - supererà in 45 anni. Come pensiamo che una potenza militare nucleare quale la Russia reagirà di fronte a questo cambiamento?

Lo Yemen avrà più popolazione della GermaNIA IN 45 ANNI, MA è UN PICCOLO PAESE, DOVE ANDRANNO GLI YEMENITI? aBBIAMO GIà REGISTRATO LA PIù GRANDE MIGRAZIONE DELLA POPOLAZIONE UMANA CHE SI RICORDI: BEN 200 MILIONI DI CINESI SI SONO MOSSI DALL'INTERNO E DALL'OVEST PER ANDARE SULLA COSTA NEGLI ULTIMI 20 ANNI. E' come se metà della popolazione della parte interna Europea decidesse di spostarsi nella costa nei prossimi 20 anni!

Che implicazioni hanno le proiezioni demografiche sull'età media della popolazione mondiale? Quella sopra i 60 anni crescerà clamorosamente tra il 2005 e il 2040(spero di dare il mio contributo). Negli USA si passerà dall'attuale 16% al 26%, in Giappone dal 23% al 44%, in Italia dal 24% al 46%. Il che avrà impatti a 360 gradi, dalla produttività del lavoro al sistema sanitario. La percentuale del PIL che le nazioni dovranno tassare per mantenere le promesse vigenti ai pensionati sarà problematica, perchè vi saranno meno lavoratori attivi in proporzione: la francia sarà al 64% e la germania al 60% del PIL necessario per i servizi sociali, senza considerare altri costi come la scuola, l'esercito, le strade, etc.
I giovani resteranno in Europa a farsi tassare a tassi del 75% e più? Ovvio che il sistema non può funzionare. Europa e Giappone sono destinati a impattare con enormi difficoltà sociali ed economiche. I sussidi all'agricoltura, per fare un esempio, verranno spazzati via, perchè al momento di scegliere vi saranno più elettori anziani che privileggeranno sanità e pensioni, che non agricoltori. Attualmente anche solo una piccola limatura dei sussidi in Francia ha portato gli agricoltori a bloccare le strade per protesta, immaginiamoci cosa succederà quando li perderanno del tutto nei prossimi 15-20 anni.

E poi ci sono gli USA che hanno i propri enormi problemi, e dovranno cambiare il sistema di sicurezza sociale. Il problema più grande è quello della sanità i cui costi saliranno dal 14% del PIL 2003 al 17% già nel 2010,e poi saliraNNO ESPONENZIALMENTE MAN MANO CHE LE GENERAZIONI DEL BABY BOOM (CIOè I NATI NEGLI ANNI50) AVRANNO bisogno di sempre più cure. La proiezione è di un deficit di 40 trilioni di $, e le opzioni disponibili sono: o si alzano le tasse gradualmente nel tempo, o si tagliano le spese e i sussidi, o si taglia l'assistenza sanitatria. Quale politico vorrà portare avanti programmi simili?

Si produrrà una spostamento di potere economico verso l'Asia. Cina, India e gli altri saranno i più benestanti a metà del secolo in corso. Questo sorpasso sarà forzato proprio dai cambiamenti economici-politici-demografici che avverranno in Occidente. Gli USA e l'Europa hanno garantito ai propri anziani un certo ammontare del PIL, ma non hanno risparmiato le risorse necessarie, e scommettono tirando a campare che le generazioni future si inventeranno un miracolo e saranno capaci di pagare quello che serve. Invece Cina India ed altri asiatici non avendo questi obblighi ed avendo una percentuale molto più piccola di anziani, saranno in grado di dedicare molti più soldi alla ricerca e allo sviluppo, per cui prenderanno un vantaggio strategico decisivo. Ci vorranno almeno 20-30 anni prima che anche la Cina inizi ad avere gli stessi problemi che l'occidente ha già oggi.

I governi poi sono di norma il problema, non la soluzione.Più governo in genere signifca più costi e più tasse, e quindi meno risorse disponibili per l'economia. Può darsi che ciò porti a un ridimensionamento dei governi centrali perchè non profittevoli, e non funzionali in un mondo globalizzato con capitali e persone mobili. Ma non ci scommetterei.

Queste proeizioni ovviamente prescindono del tutto dall'ipotesi della Grande Guerra tra Oriente ed Occidente che invece io prevedo, motivata dall' accaparramento delle risorse vitali non sufficienti nel pianeta per lo sviluppo di tutti. Esse però ci mostrano a maggior ragione perchè sarà interesse dell'Occidente provocare questa guerra, e in tempi rapidi,nel tentativo di mantenere il predominio sulle risorse ed anche al fine di stroncare gli sviluppi demografici di cui sopra (riducendo la percentuale di anziani occidentali e di giovani orientali). Chissà come sarà una guerra in cui muoiono i nostri over 60 e i loro under40, probabilmente batteriologica.

9/09/2006

La nota sui mercati 9.9

La settimana 4 - 8 settembre 2006
"Chi non e' padrone di se' finisce servo degli altri"(Roberto Gervaso)

ECONOMIA: partono i salari
La sorpresa della settimana è venuta dall'impennata del costo del lavoro USA nel secondo trimestre: +5% rsipetto a un anno prima, l'incremento annuo maggiore dal 1990 (nel primo trimestre si era al 3,6%).
I lavoratori americani in un crescente numero di settori hanno iniziato dunque a chiedere più soldi e le imprese hanno acconsentito perchè sanno che sono soldi svalutati. Sono queste le vere aspettative di inflazione, non i rendimenti ridicoli che esprime un mercato obbligazionario drogato. Ma la Fed non se ne preoccupa, stando alle ultime dichiarazioni ed al Beige Book, per cui la reazione dei mercati finanziari inizialmente forte(rendimenti al rialzo e borse al ribasso), si è poi ridimensionata.
Sono anzi cominciate le interpretazioni ottimistiche:
i maggiori salari non incidono sui margini di profitto e sostengono l'economia. Nessuno immagina che possa ripartire una spirale prezzi-salari stile anni 70. Eppure i compensi orari presentano questa escalation: a partire dal 3 trim 2004: +3,2% +3,8% +4,5% +4,8% +6,4% ed adesso nel secondo trimestre 2006 +7,7%.
A me pare un chiaro trend galoppante, ma è tipico dei mercati drogati ignorare sviluppi particolari anche per lungo tempo, fino a quando improvvisamente cambiano idea e iniziano a preoccuparsi molto.

Anche l'ISM dei servizi ha sorpreso al rialzo, ed i dati macro provenienti da tutto il mondo mostrano crescita ed inflazione:
in Giappone vi è stata un accelerazione delle spese di investimento, in grado da ridare respiro financo allo Yen ; in Cina il surplus commerciale continua a fare nuovi record e le riserve estere sono ormai quasi a 1 trilione di dollari; l'India sta crescendo all'8% annuo; i prezzi alla produzione sudcoreani sono balzati del 3,4% in un solo mese; le multinazionali investono globalmente 1,2 trilioni nel 2006 (+22% sul 2005); l'UE ha alzato le stime di crescita per l'Europa, al 2,5% livello che non si vedeva dal 2000; il surplus russo ha toccato 100 miliardi nei prime sette mesi dell'anno, e nel frattempo l'inflazione viaggia quasi al 10%; la produzione industriale turca è salita del 9,5% a luglio; le vendite di macchine in Venezuela sono salite del 74% negli ultimi 12 mesi..... e potrei continuare.
Insomma vi è chiaramente un boom mondiale , coerente con l'inflazionamento globale di moneta e credito, ed in queste condizioni l'inflazione crescente è una certezza. Negli USA varie forme di credito viaggiano a ritmi tra l'11 ed il 16% con le commercial paper che hanno appena fatto un nuovo record a +19%. D'altronde è ovvio: se i rendimenti calano , come sono già calati di oltre mezzo punto, la domanda di credito accelera; ed i famosi consumatori iperindebitati, che continuano a essere sollecitati in questa direzione (il credito al consumo continua a marciare al ritmo di 10 miliardi al mese, ed è arrivato a 2,35 trilioni), per il momento trovano conforto anche in un drastico calo del prezzo della benzina alla pompa(solo questa settimana -7%).

Ma la parola d'ordine è che non se ne deve parlare. Anzi, ben vengano gli scenari cupi sulla crisi dell'immobiliare americano, così c'è la scusa per non alzare i tassi e produrre inflazione.
Sui mercati nel frattempo abbiamo assistito a una settimana di modeste variazioni negative per obbligazionario ed azionario, e ad un movimento più corposo su cambi e commodities: queste ultime hanno risentito della chiusura dei finanziamenti in yen,in un contesto di dollaro forte,oltre a risentire della caduta degli energetici.

MATERIE PRIME : molla l'energia
La scoperta di un nuovo giacimento petrolifero negli USA stimato capace di produrre 15 milioni di barili a regime,è indubbiamente un fatto - se vero- che può cambiare i fondamentali del mercato petrolifero. Per il crudo è stata infatti una caduta continua che l'ha portato da quota 69 fino a 66. Adesso il supporto chiave si trova in area 63-58 (che era il livello di
un anno fa) e tutto fa presumere che verrà testata,a meno di sorprese dal fronte iraniano dove il fuoco continua a covare sotto la cenere.
Anche il gas naturale continua a perdere a 5,7 (ottobre).
Nel settore dei metalli dopo una partenza positiva si è fatta marcia indietro con una brusca inversione , appresso a dollaro yen e petrolio, con l'oro a 617(dicembre) il rame (dicembre) a 356 l'argento(dicembre) a 12,3 il platino(ottobre) a 1229 il palladio(dicembre) a 333.
L'indice generale CRB(dicembre) a 321(-2%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: il dollaro sale, l'euro scende
Dopo gli eccessi dei finanziamenti in yen del recente passato, è arrivata questa settimana un inversione significativa. Il là lo ha dato l'aumento delle spese per investimento nipponiche sopracitate, e il dubbio di una possibile sorpresa della bOJ nella riunione di venerdì. In realtà la banca centrale è rimasta ferma sulle sue posizioni attendiste in materie di tassi, e quindi lo yen contro dollaro è ritornato sui livelli precedenti, ma è rimasto in recupero sulle altre valute, ed in particolare contro euro (sceso fin sotto 148) perchè si sono levate voci europee preoccupate dalla recente rivalutazione dell'euroyen, tema che verrà discusso al prossimo G7. Di tutto questo movimento ne ha beneficiato il dollaro che ha guadagnato oltre l'1% come indice generale. L'eurodollaro scad. settembre ha così rotto il supporto di 1,275 che reggeva da oltre un mese ed è andato a chiudere a 1,268; vedremo adesso se si realizza quanto scrivevo nella scorsa nota(" la rottura di 1,275 riporterebbe a 1,25").Anche se tecnicamente la situazione propende in questo senso, resto convinto che ci vorrà il riformarsi di attese sui tassi USA per realizzarlo realmente. Comunque l'euro nonostante sia l'unica moneta che promette altri rialzi dei suoi tassi, manifesta debolezza endemica, probabilmente imputabile all'esistenza di posizioni rialziste in misura record (in sostanza chi doveva comprare lo ha già fatto, ed ora è sufficiente qualche ripensamento da parte dei rialzisti per affossarne il cambio).
L'indice generale del dollaro a 86(settembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: rendimenti in lieve rialzo
Dopo l'impennata iniziale, i rendimenti hanno recuperato nel finale in scia alle dichiarazioni tranquillizzanti degli esponenti Fed, ma il saldo resta lievemente al rialzo. Il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è salito di 4 cts. al 5,37% negli USA , il 2 anni di 5 cts. al 4,81% il quinquennale di 3 cts. al 4,71 il decennale di 5 cts. al 4,78 il trentennale di 4 al 4,92.
In Europa il Bund decennale sale di 4 cts. al 3,78% ed in Giappone il decennale sale di 4 cts. al 1,68%; il tasso sul debito dei paesi emergenti è salito anch'esso di 4 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: venduto decennale

BORSE: si scende(poco)
Il Nasdaq100 scad.dicembre, dopo un impennata a 1625 è sceso fino a 1580 per concludere a 1590(-1%).
Il Dow a 11392(-0,6%) lo sp500 a 1299(-0,9%) il nasdaq a 2165(-1,2%).Tra i settori, trasporti (-2,7%) il Russell (-1,8%) i semiconduttori(-1,3%) le biotech (-2%) i broker/dealer(-1%) le banche(-0,4%).
Tokyo scende a 16080(-0,4%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 5796(-1,2%) il footsie inglese a 5879(-1,2%), il cac francese a 5073(-2%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza : l'SPmib a 37816(-1%) ed il Mibtel a 29017(-0,8%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto nasdaq100

PREVISIONI: venerdì cruciale
Settimana ricca di stimoli, ma soprattutto con un finale importante ai fini delle attese sui tassi USA. Lunedì parleranno altri 3 esponenti fed e vi sarà la riunione dell'OPEC: non sono attese variazioni alle quote produttive, ma il recente calo del prezzo potrebbe provocare una sorpresa.
Martedì, fiducia dei consumatori nipponici e deficit commerciale USA del mese di luglio.Mercoledì prezzi tedeschi e francesi, mentre negli USA si avrà il primo intervento ufficiale sull'economia internazionale del nuovo ministro del tesoro, Paulson. Giovedì arrivano i prezzi all'importazione e le vendite al dettaglio USA di agosto: le attese sono per un deciso rallentamento, e qualora invece si registrasse una sorpresa al rialzo comincerebbero a risalire le attese per i tassi USA; al cui riguardo sarà cruciale la giornata di venerdì perchè arriva l'indice dei prezzi al consumo di agostoche dovrebbe portare il "core" al nuovo record di 2,9%; inoltre arrivano l'indice di new york per settembre, la produzione industriale di agosto e la fiducia del michigan preliminare di settembre e per finire l'intervento di Hoenig della Fed.
La mia ipotesi resta che il pacchetto dei dati USA mostri più crescita e più inflazione di quanto finora scontato dai mercati, spingendo al ribasso sia il bond che il nasdaq; con questa combinazione la Fed - anche se resterà ferma sui tassi il 20 settembre (come quasi certo)- sarà costretta a un comunicato più "duro".

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
In base alle idee esposte nell'apposita nota sull'Asset, giovedì sono rientrato in vendita di decennale a 106,9 e di nasdaq100 a 1590 entrambi scadenza dicembre. Il movimento di mercoledì poteva essere l'inizio del movimento che aspetto, e ho preferito rischiare un altra falsa partenza piuttosto che restare fuori.
Per il momento concludo in parità a 1590 con il mininasdaq100 scad. dic. e in minus con il decennale a 107,14(-240$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4250 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 4 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+3 su bond+1 su euroyen); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,3% ed equivalente al +7,7% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3,5% ed il 96,5% è in conto corrente al 2,19% netto (3% tasso iwbank).