Speciale Arte del Trading
Ho scritto spesso degli speciali relativi ai principi ed alle regole da seguire quando ci si cimenta con la difficile arte del Trading.
Ma è sempre utile tornarci sopra.
Fare trading è molto più che il semplice comprare e vendere, è più che fare analisi, siano esse tecniche o fondamentali. Questi sono strumenti disponibili, ma ogni trader è un individuo unico e difficilmente si troveranno due traders con lo stesso stile, perchè ciascuno ha i propri punti di forza e di debolezza. Qui di seguito io sottolinerò le principali linee guida che sono parte del mio personale modo di fare trading, formatesi in anni e anni attraverso tentativi ed errori.
Per divenire un trader, una persona si deve innazitutto identificare come tale; inoltre deve diventare un tutt'uno con il mercato. Quando medito sui prezzi non c'è niente altro, nessuna distrazione, niente all'infuori deve distogliermi. Quando medito sulla direzione dei prezzi, rimango umile e grato per ogni lezione il mercato mi vorrà impartire, l'ottica resta sempre quella dello studente, cioè di colui che studia quello che lo circonda. Nel divenire un tutt'uno con il prezzo e cercarne la traiettoria futura, capisco che non c'è una strada diretta e facile e sempre sicura che mi farà ottenere quello che voglio, ma non sono sperduto perchè seguo il prezzo. Quest'ultimo parla, e se lo ascolto correttamente sarò premiato, se sbaglio sarò punito, ma resto paziente e volenteroso, resto al contempo
un trader e me stesso.
E' difficile incassare una perdita, ma nel trading le perdite sono inevitabili, come anche i guadagni, ciò che conta è come si gestiscono entrambi. La regola d'oro come noto è "tagliare le perdite e lasciar correre i profitti", molto più facile a dirsi che a farsi: spesso le minus si recuperano e le plus svaniscono. Vi è un arte specifica nel calcolo dei punti in cui piazzare stop-loss e take-profit, ma per quanto bravi si possa essere capiterà sempre che risultino sbagliate (cioè stop-loss inutili, e take profit troppo vicine, con il senno di poi). Risultato: il 95% dei traders tende a incassare subito i profitti e a lasciar correre le perdite nella speranza di recuperare, ma ciò che ottengono a lungo andare è la perdita del capitale. E' facile incassare i profitti e difficile mantenere una plusvalenza, mentre è facile tenere le minusvalenze e difficile incassare le perdite, proprio perchè psicologicamente una perdita non è tale finchè l'operazione non viene chiusa, anche se la realtà dice l'opposto.
Ne consegue che per divenire un trader vincente occorre andare contro la natura umana fatta di speranze e di sogni, e imparare ad affrontare la realtà. Nonostante sia doloroso incassare le perdite, se si lasciano correre le misusvalenze, più si ingrossano più diviene difficile, e si rischia di rimetterci tutto il capitale disponibile. Il capitale disponibile, non importa se 10 mila dollari o 10 miliardi di dollari, è il magazzino del trader, che va impiegato quando si presenta l'opportunità, prestabilendo la perdita accettabile in proporzione all'opportunità cercata. Insomma le perdite (ma anche i guadagni) sono inevitabili: è dal modo con cui si gestiscono che si differenziano i professionisti dai dilettanti.
Far scappare le minusvalenze, magari quando invece si acchiappano subito gli utili, altera profondamente il rapporto tra rischio ed opportunità che è alla base di questa professione. Tale rapporto va prestabilito non soltanto prima di ogni singola operazione, in base alle caratteristiche della medesima, ma anche all'inizio del periodo di attività durante il quale va mantenuto costante per non squilibrare il rapporto tra operazioni positive e negative. Come minimo questo rapporto deve essere pari a 1, il che significa che se si incassa una perdita ci vorrà un guadagno per tornare in pari; se questo rapporto scende sotto a 1 la situazione diviene difficile, perchè ci vorranno più operazioni positive per compensare anche una sola andata male, e così facendo si aumentano le probabilità di sbagliarne altre. Quindi come minimo 1 e più le operazioni sono lunghe nel tempo più questo rapporto deve salire.
Quando si azzecca un periodo positivo ci si sente invulnerabili: e quello è il momento in cui il mercato bastona. Occorre essere umili, e spesso sapersi astenere: a volte la migliore operazione è non fare niente. Se non si è umili, non importa se si gestisce un piccolo capitale o uno grande, il mercato si prenderà i soldi, lui non discrimina. Da trader mi sforzo pertanto di trattare il mercato (che da analista magari critico e prendo in giro per le sue cantonate) con rispetto, e sto ad ascoltare i prezzi che esprime; mi ricordo che di fronte a lui sono solo, e non importa se ciò che succede è giusto o sbagliato.
Perchè si fa trading? per soldi, libertà finanziaria, successo, soddisfazione. Tutte buone ragioni, ma alla fine possono portare alla vanità ed alla avidità, anticamera della devastazione, anche morale. L'avidità è la peggior motivazione del trading; il mercato punirà sempre l'avidità, mentre compensa la moderazione. Mai provare a fare tutti i soldi in unica operazione: non si può puntare tutto sulla riuscita di un unico trade, se lo si fa, non ci sarà futuro, perchè non è trading, è scommessa d'azzardo. C'è un sottile confine tra trading e gioco, perchè quando è in ballo la moneta vi sono sempre quelli che fanno puntate cieche. Se si vuole aver successo come trader, non si deve pensare come uno scommettitore, mai fare puntate cieche e mai affidarsi alla sorte perchè la fortuna viene e va, è la capacità di trading che resta.
Come trader sono il solo responsabile di ogni mia decsione e di ogni mia azione, e sono il solo che deve convivere con le conseguenze delle decisioni che ho preso. Non importa se giuste o sbagliate, ve ne saranno di entrambi i tipi, il trucco è capire ed accettare le conseguenze della decisione. Quando faccio un operazione sono mentalmente preparato per entrambi gli esiti, quello positivo e quello negativo; se non si è pronti a questo, meglio astenersi. Naturalmente posso seguire sistemi tecnici, consigli, e quant'altro, ma alla fine sono io che decido e me ne assumo la responsabilità. Molti ,quando le cose vanno male chiedono aiuto a qualcun altro, ed è umano: si cerca di spostare il peso psicologico su qualcun altro, e si preferisce che sia qualcun altro a prendere la decisione al posto proprio. Ma un trader che voglia essere tale, deve accettare ed imparare dai propri errori, e prendere le proprie decisioni.
Realtà e desiderio , si confondono nel trading. Il trader deve imparare a non fare influenzare il proprio giudizio obiettivo dai propri desideri, consci o inconsci che siano. Se vede che si trova a mal partito, non importa ciò che pensa, desidera o spera, perchè il mercato farà quello che deve fare; e il trader deve accettare la realtà di aver sbagliato, chiudere l'operazione, incassare la perdita, e soprattutto aspettare di smaltire l'emotività connessa. La maggioranza sente subito l'urgenza di rifarsi da una perdita e inizia a fare trading con accanimento e così facendo fa altri errori e perde sempre di più. Invece, non bisogna mai lasciarsi dominare dall'emozione, e mai cercare di voler recuperare subito: la cosa migliore da fare è aspettare tutto il tempo necessario a riacquistare la propria piena lucidità, che importa se il recupero avviene dopo un ora o dopo un mese? anche questo fa la differenza tra il professionista e l'amatore.
Ho già parlato tanto in passato dello sbaglio comune che si tende a compiere, quello di mediare, cioè aggiungere ad una posizione perdente. Capisco chi dice che così facendo si abbassa il breakeven del proprio acquisto (al contrario per la vendita), ma questo funziona solo se il prezzo si inverte e va nella propria direzione; ma cosa succede quando invece il prezzo continua ad andare contro? che le perdite aumentano esponenzialmente, e magari poi si deve chiudere per disperazione proprio poco prima che l'inversione avviene realmente, danno+beffa. A quel punto ce la si prenderà con la sfortuna e con il mercato, in realtà ce la si deve prendere solo con se stessi. Occorre invece ricordare che finchè si mantiene una posizione in minusvalenza, la decisione di mantenerla (fino ad una determinata stop loss) è già una decisione di acquisto o di vendita a seconda del caso; la stoploss deve essere fissata con un minimo di respiro, a meno di non fare operazioni istantanee, e la sua pre-determinazione che tiene conto del rapporto rischio-rendimento che si è scelto, per definizione annulla la mediazione. Ovviamente, si può decidere di entrare a scalare, tecnica molto in voga sulle commodities, ma per me funziona solo se effettuata anche quando l'operazione va nel verso giusto; entrare a scalare solo quando si entra in perdita, significa alterare il rapporto rischio-rendimento, perchè se va bene si guadagna poco, se va male si perde molto. Molto più logico, invece, stoppare e rientrare di nuovo quando si vedono nuovi segnali di andamento nella direzione auspicata. Molto meglio, cioè, fare più tentativi a vuoto, con piccole perdite, ma con l'obiettivo di centrare prima o poi la volta buona in cui non solo rifarsi delle precedenti piccole perdite bensì realizzare l'utile obiettivato; piuttosto che restare incastrati con una posizione di dimensioni crescenti.
Non bisogna inoltre forzare le operazioni. Spesso non ci sono buone opportunità o la situazione è particolarmente confusa: guai a operare, tanto per operare.Molti credono che bisogna sempre essere nel mercato, ma così facendo si è sempre esposti a situazioni impreviste e sfavorevoli, e difficilmente il risultato sarà positivo. Avere pazienza è fondamentale, ed a volte la miglior cosa è non fare niente. La posizione di distacco consente di osservare con lucidità l'evolversi delle cose, e consente così di individuare le occasioni più favorevoli, perchè non c'è solo il rapporto rischio-rendimento quantitativo, bensì anche quello qualitativo (ed è il motivo per cui mi piace ad esempio applicare la sequenza di demark, dove non è detto che vada bene, ma le probabilità di esito non negativo sono nettamente maggiori rispetto a quelle di perdere). Quello che succede quando invece si va avanti a testa bassa, è che si perde. Occorre sapere quando fermarsi, ed un trader DEVE sapere come e quando stare fuori dal mercato, anche se gli viene difficile. Un altro degli errori più comuni è quello della dimensione dell'operazione. Molti aumentano la posizione subito dopo aver fatto qualche operazione positiva, ma questo è un grosso errore. La dimensione è un arma a doppio taglio, che può ferire con la propria lama, perchè una dimensione maggiore non solo aumenta i profitti, bensì anche le perdite. E spesso succede anche che dopo aver perso si aumenta la posizione della successiva operazione, per recuperare più velocemente. E qui si diventa ancor più preda dell'emotività. Invece occorre mantenere sempre il passo costante, prestabilito fin dall'inizio, in base al proprio capitale disponibile. Non aumentare nè diminuire mai la propria taglia operativa, mantenerla ferma, nella buona come nella cattiva sorte. Solo così alla fine del periodo si può ben valutare l'efficacia del proprio trading.
E' anche sbagliato inseguire le operazioni a tutti i costi, perchè inseguirle entrando a prezzi diversi rispetto a quelli prestabiliti, significa alterare il rapporto rischio-rendimento; e spesso chi lo fa si trova a mal partito. Dunque mai inseguire, perchè l'operazione non è più quella originaria. Analogamente non bisogna prendersela per le operazioni mancate. Pazienza, la chiave del successo non sta nel pensare a quello che si poteva fare, ma nel restare focalizzati sulle operazioni che si potranno realmente fare; al più, un operazione positiva mancata, serve per confermare la bontà della propria analisi, e può servire per il futuro in questo senso.La perdita di un opportunità è meglio che la perdita di soldi.
Concludendo questi appunti sull'Arte del Trading, è importante capire che non si può avere sempre successo. Quando un trader ha un periodo di grazia, tende a credere che mai nulla gli andrà male. Sbagliato, perchè è quello il momento in cui diviene più vulnerabile, ed è lì che può incappare in qualche disastro perchè la sua lucidità viene offuscata dal senso di speriorità, dalla sicumera di sapere tutto ciò che serve e di sapere sempre come cavarsela. Un simile stato d'animo non deve mai esserci perchè se qualcosa va storto,e le condizioni di mercato cambiano ( non sono mai costanti), si diviene vittime del proprio successo, e si può facilmente passare nella depressione e nella frustrazione, il castello di carte crolla. Occorre sempre tenere presente che si deve essere pronti a cambiare con il cambiamento delle situazioni, e per far ciò restare umili è essenziale.