9/23/2006

La nota sui mercati 23.9

La settimana 18 -22 settembre 2006

ECONOMIA: timori di recessione
Il pendolo delle probabilità si sposta verso uno scenario di "hard landing" cioè recessivo, per l'economia americana.
Già martedì i dati sui cantieri edili e quelli sui prezzi alla produzione (risultati in sorprendente calo), avevano dato una prima virata in questo senso; poi mercoledì sera il comunicato della Fed (come analizzato nell'apposito Speciale) non è riuscito a contrastarlo, e soprattutto giovedì il disastroso Philly ha dato la spinta definitiva in questo senso al sentimento dei mercati. Il Philly è un sondaggio , relativo alle sole aziende manifatturiere dell'area di Filadelfia, ed è dunque molto parziale; però, il crollo da 18 a -0,5 e il valore negativo per la prima volta dal marzo 2003 (quando partiva la guerra all'Iraq), risultano effettivamente impressionanti.
Del resto, come citato in passato, esiste una scuola di pensiero "recessionista", che basa la propria previsione sullo scoppio della bolla immobiliare che non potrà - secondo questa teoria- non avere pesanti effetti recessivi sui consumi e quindi su tutta l'economia; da qui la previsione di un calo dei tassi d'interesse americani di almeno un punto nei prossimi mesi. Su questa teoria, che questa settimana ha dunque guadagnato punti, ha scommesso il mercato obbligazionario, che già aveva portato i rendimenti a livelli ben inferiori al tasso ufficiale.

Allora, tutto deciso ? in realtà la partita resta aperta.
Se i prossimi dati sconfessassero quelli di questa settimana, le quotazioni del "soft landing" riprenderebbero vigore, e i rendimenti tornerebbero a salire.
Infatti , le convinzioni prevalenti in altri mercati, pur scalfite dopo il Philly Fed, restano opposte:
la borsa continua a essere ottimista, ed è quasi ai massimi;
il dollaro, è rimasto in range sostenuto da un differenziale dei tassi reali (illustrato la scorsa settimana) che invece diverrebbe negativo se dovesse iniziare a scontare un calo dei tassi USA nella misura ipotizzata dall'obbligazionario;
solo le commodities parrebbero in sintonìa con uno scenario recessivo, ma si tratta di un comparto non affidabile dal punto di vista segnaletico per i motivi appresso indicati (ed i metalli è probabile riprendano a salire se il dollaro scende sul serio).

Dopo il Philly anche borsa e dollaro sono scesi, e certamente se lo scenario recessivo prenderà effettivamente piede, non potranno che scendere in misura corposa: in questa ipotesi eurodollaro potrebbe andare in area 1,35 e Wally mollare almeno il 20%. Ma - ripeto- se vi saranno sorprese in senso opposto, saranno i bond a dover fare marcia indietro, rapidamente.
Dal punto di vista dell'asset , finora mi ero posizionato anticipando lo scenario inflazionista che non sì è ancora imposto all'attenzione dei più, ed ho dovuto prenderne atto; adesso, ritengo convenga andare in sintonìa con il sentiment del momento, vendendo borsa e/o dollaro se recessivo, oppure chiudendo tali posizioni e passando in vendita di bond quando i dati vanno nell'altro senso.

Dal punto di vista delle mie previsioni personali, a differenza del consensus considero elevata la probabilità che l'inflazione emerga sempre più; così come ritengo possibile che l'espansione creditizia in atto (ho appena visto il flusso dei fondi al 30 giugno, ne scriverò) controbilanci la contrazione in atto nell'immobiliare. Per cui non mi stupirei se il pendolo si rispostasse velocemente dall'altra parte.
Non mi sento però di escludere che lo scoppio della bolla immobiliare possa risultare(date le dimensioni folli che ha raggiunto, equivalenti al nasdaq a 5000 del 2000) tanto devastante da sopraffare lo stimolo espansivo creditizio, ed anzi potrebbe anche darsi che per i meccanismi micidiali collegati alla finanza ipotecaria, lo scoppio della bolla arrivi a produrre una contrazione del credito totale interno(per la prima volta la scorsa settimana vi è stata una simultanea corposa caduta del credito bancario, dei prestiti immobiliari cui è corrisposto il calo di M2). In questo caso anche se i tassi verranno abbassati di due-tre punti, la recessione sarà dolorosa ed inevitabile. Bisogna sempre avere ben chiaro che l'economia USA si basa sui capitali esteri da un lato , mentre all'interno si basa su una montagna di debiti costruita a forza di tassi reali nulli e inflazione degli asset, primo tra tutti quello delle case. Non ci sono precedenti storici per una pazzìa di questo tipo e dunque è impossibile sapere di quale entità sarà il disastro innescato con effetto domino non appena i prezzi delle case dovessero scendere del 10-20%.

Tornando ai mercati, per ora preferisco, come sopra accennato, cavalcare le onde di sentiment innescate da dati,eventi e dichiarazioni varie; naturalmente è più difficile dal punto di vista dell'asset date le forti e improvvise variazioni cui si va incontro. La tempestività è d'obbligo.

MATERIE PRIME : effetto Amaranth
Da quando nell'ultimo biennio le materie prime sono divenute di moda, la massa degli hedge funds ci si è tuffata dentro. Questo ha provocato un alterazione delle dinamiche dei prezzi, amplificati sia nelle fasi di rialzo, sia durante i ribassi. Questa settimana abbiamo appreso che un fondo da 10 miliardi di dollari, Amaranth, aveva puntato sul gas naturale, facendo il classico errore: ha usato al massimo la leva finanziaria , non ha usato stoploss ed anzi ha mediato progressivamente. Risultato finale: ha perso circa il 70% del capitale, ed ora ha dovuto smobilizzare a ogni costo, per raggranellare qualcosa da restituire ai clienti inferociti. Un evento del genere(ma si vocifera di altri hedge funds in forti difficoltà sul petrolio), diviene a sua volta concausa della caduta del prezzo (come era successo per il rialzo del rame l'anno scorso, per la nota speculazione dei cinesi, a suo tempo commentata nel dettaglio). E contribuisce con effetti a catena nei mercati collaterali, dove magari si smobilizzano posizioni per tamponare la perdita sul principale. Dunque l'attuale caduta degli energetici, non ha molto a che fare con i fatti fondamentali; inoltre, girano voci che le sette sorelle stiano favorendo il calo per aiutare i repubblicani alle prossime elezioni di metà novembre(dove vengono dati per sconfitti), e fino a quella data potrebbe non vedersi alcun recupero significativo, e magari ulteriori minimi.
Questa settimana per il crudo è stata ancora discesa dei prezzi, da 65 dove si era spinto in un primo rimbalzo, giù fino a 60, con un secondo rimbalzo che non è andato oltre 62 per concludere sui minimi a 60 (scad. novembre). Il quadro tecnico resta come si vede estremamente negativo, ma, nonostante quanto sopra menzionato, le probabilità di un inversione con ritorno impulsivo a 70 non sono poche. A quota 58, ad esempio, un tentativo di acquisto va fatto , anche se sempre con stoploss stretta (1-2 punti); 58 infatti non solo rappresenta il 50% di ritracciamento(due anni fa eravamo a 35, poi il picco è stato toccato a 80)ma è anche un supporto già testato con successo per due volte nel 2005. E' dunque il punto in cui i compratori potrebbero farsi vivi, e i ribassisti ricoprirsi, poichè l'ipervenduto accumulato è notevole: potrebbe esserci un rimbalzo di circa una decina di punti. Qualora invece 58 non dovesse funzionare, se ne riparlerà a quota 52-50 (che è il 61,8% di ritracciamento ed un supporto chiave per il trend di lungo termine).
Il gas naturale ha perso un altro 10% chiudendo a 5,8 (novembre), ma il grafico inizia a dare segnali di fine corsa, e finito l'effetto Amaranth, in vista dell'inverno potrebbe anche lui mettere a segno un bel recupero.
Il settore dei metalli invece ha già lasciato gli energetici alla propria sorte, ed ha trovato nella caduta finale del dollaro l'ispirazione per un rimbalzo:
l'oro recupera il 2% a 595(dicembre) il rame il 4% a 344 (dicembre) come l'argento a 11,3(dicembre); solo il platino scende ancora a 1148(ottobre) mentre sale il palladio a 321(dicembre).
L'indice generale CRB(dicembre) a 301(-2%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: segnale sul dollaro
Finalmente il tappo sul dollaro potrebbe essere saltato(non a caso dopo il g7 e la fed) anche se è presto per poterlo dire, e più probabilmente ai primi eventuali dati forti americani lo rivedremo recuperare.
Ancora lunedì, nonostante un dato disastroso sui flussi di capitale verso gli USA (crollati a 30 mld. meno della metà del deficit estero) il dollaro faceva fatica a perdere, mostrando la solita insensibilità degli ultimi mesi; ed anche sui dati deboli di martedì la reazione era minimale; giovedì la svolta: di fronte al citato Philly si è avuta una caduta di una figura che è poi proseguita venerdì, e che sommata ai piccoli passi registrati nei primi giorni, porta l'indice generale a lasciare l'1% nella settimana.
L'eurodollaro scad. dicembre che aveva cominciato a 1,27 conclude a 1,284 dopo un massimo a 1,289. Anche lo yen sale in modo analogo (restando quindi stabile a 149 con euro) e rivede quota 116. Sale con decisione lo yaun cinese, mentre il ministro USA è in visita in Cina, segnale diplomatico. Ricordo però che un eventuale diversa politica dei cambi internazionali, in grado di consentire la svalutazione del dollaro, equivale ad intraprendere una politica monetaria mondiale restrittiva che innescherebbe l'implosione USA: resto quindi molto dubbioso che la vogliano fare, anche se la auspico da sempre.
L'indice generale del dollaro a 84,8(dicembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: crollano i rendimenti
Sulla posizione corta di bond decennale a 106,9 sono stato in vantaggio lunedì fino a 106,5; poi martedì di fronte ai primi dati deboli ho preferito chiudere con lieve rimessa a 107,1 perchè come si è evidenziato poi avevo subdorato che il sentiment stava andando pericolosamente dall'altra parte. Ed infatti vi è stata una corsa continua fino a 108,4 livello dove conclude. Se ne riparla ai primi eventuali dati forti.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre scende di 10 cts. al 5,29% , il 2 anni di 19 cts. al 4,67% il quinquennale di 20 cts. al 4,55 il decennale di 20 cts. al 4,6 il trentennale di 17 cts. al 4,75.Come si vede una forte caduta dei rendimenti su tutta la curva, che ha influenzato anche il resto del mondo.
In Europa il Bund decennale scende di 8 cts. al 3,69% ed in Giappone il decennale scende di 4 cts. al 1,62%; il tasso sul debito dei paesi emergenti è sceso di 5 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: punto di svolta?
In coerenza con l'evoluzione sopra descritta, venerdì mattina sono rientrato in vendita di azionario, scegliendo per l'asset questa volta lo S&P500 meno volatile del nasdaq100 mentre non me la sono sentita di consigliare il russell(che invece è il mio preferito per il trading giornaliero), perchè privilegio un approccio meno rischioso.
L'sp500 scad. dicembre prima del Philly aveva fatto il massimo dell'anno (doppio massimo) a 1340 e martedì aveva assorbito rapidamente la caduta improvvisa derivata dalla notizia del colpo di stato in Tailandia, giudicato poi un fatto positivo. Tecnicamente vi sono vari motivi che non sto ad elencare per vendere su questi livelli, anche se il trend è al rialzo, ma ho aspettato un dato fondamentale che spingesse nella direzione del ribasso per farlo: ho venduto a 1330, e da quel momento è sceso fino a 1320, per poi rimbalzare nell'ultima ora a 1325 dove conclude. Adesso chiuderò solo di fronte a dati eventualmente forti e/o al superamento del massimo di 1340. Concludono: il Dow a 11560(-0,5%) lo sp500 a 1319(-0,4%) il nasdaq a 2219(+-1,2%), il nasdaq100 a 1642(-0,6%), il Russell2000 (-1,5%); tra i settori, trasporti(-1,7%) i semiconduttori(-3,1%) le biotech (-2,2%) i broker/dealer(+0,1%) le banche(+0,1%).
Tokyo scende a 15634(-1,3%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 5883(-1%) il footsie inglese a 5822(-1%), il cac francese a 5141(-0,1%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza: l'SPmib a 37855(-0,1%) ed il Mibtel a 28928(-0,3%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto S&P500

PREVISIONI: settimana piena
L'ultima settimana del mese inizierà con l'indice dei prezzi tedesco, e con l'intervento di Fischer della Fed cui seguirà immediatamente dopo il dato sulle vendite di case esistenti. Martedì sarà il turno dell'IFO tedesco, di un altro intervento di Bies della Fed nonchè dell'indice di fiducia dei consumatori USA di settembre. Mercoledì si conoscerà l'andamento di M3 in Europa, e poi dagli USA: ordini di beni durevoli e vendite di nuove case entrambi per agosto.Giovedì parla un altro membro della fed e si avranno i dati definitivi del PIL nel secondo trimestre che ormai non dovrebbero avere variazioni di rilievo.
Venerdì gran finale del mese(e del trimestre, il che può comportare movimenti anomali già di per sè) con un nutrito pacchetto giapponese (tra cui l'inflazione), le vendite al dettaglio tedesche e vari indicatori europei, nonchè dagli USA: redditi e spese delle famiglie ad agosto(e relativo deflatore dei prezzi), indice di fiducia del Michigan per settembre, l'intervento di Poole della Fed sul tema della dipendenza dai dati, l'indice di Chicago per settembre e un intervento di Moskow della Fed.

Provando a immaginare il "film", probabili fasi di debolezza della borsa e del dollaro (e forza del bond) con i dati sulle case, lunedì e mercoledì, alternate da fasi opposte a cavallo della fiducia dei consumatori e delle spese delle famiglie, martedì e venerdì, dove sarà importante vedere se l'indice di chicago smentisce o conferma il Philly fed.
Quello che più potrebbe avere effetto, comunque, restano le sorprese rispetto alle attese (che sono per case deboli, fiducia in miglioramento, chicago in solo lieve calo, redditi e spese in calo)
Ma ogni previsione è resa quasi impossibile dall'interazione con i ripetuti interventi degli uomini della Fed (ben 5)che in teoria dovrebbero mirare ad andare contro i timori di recessione, magari rilanciando quelli di inflazione, sulla linea del comunicato di mercoledì scorso: avranno influenza o verranno ignorati?


ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Dopo aver chiuso il decennale a 107,1(-200$),in posizione resta solo il mini S&P500 scad. dicembre venduto a 1330 e che chiude a 1325(+250$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +2700 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+4 su bond+1 su euroyen+1 su petrolio); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,4% ed equivalente al +5,5% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% ed il 97% è in conto corrente al 2,19% netto (3% tasso iwbank).