6/24/2006

Ultima Nota pre-ferie 2006

Ultima Nota pre-ferie al 24 giugno 2006

Se qualche anno fa avessi scritto che il campionato di calcio era manovrato da una cupoletta di stampo mafioso, sarei stato preso per un dietrologo fallito. Figuriamoci, avrebbe pensato il classico benpensante: com'è possibile pensare di manipolare i risultati di decine di partite, controllate da tanti arbitri, sorteggiati etc. Ebbene oggi, questa dietrologia appare AVANTILOGIA. Oggi sappiamo con certezza che uno dei tanti mondi in cui circolano miliardi di euro è gestito come un casinò truccato.
Allora: com'è possibile pensare che il più grande campionato del mondo, quello della geopolitica economica e finanziaria, non sia manipolato? a me pare francamento ridicolo il solo non pensarlo, e gli indizi evidenti non mancano. Eppure sono certo che molti benpensanti ancora oggi si rifiutano di pensare che esista un Cupolone che manovra politici, banchieri centrali, mass-media etc. al semplice fine di fare i propri interessi orientando e sfruttando le masse di tifosi urlanti (cosiddetti risparmiatori-investitori).
Per sviluppare l'analogìa con la cupoletta nostrana: i Moggi e i Galliani stanno alla Juve e al Milan della situazione, come alcuni innominabili sconosciuti ai più stanno agli USA, i vari arbitri corrotti stanno ai vari banchieri centrali, i vari Carraro e compagnia bella stanno ai politici nazionali, i giocatori drogati e scommettitori stanno alle banche e finaziarie varie, etc.
Ma c'è una differenza fondamentale:
nel mondo geopolitico economico e finanziario mondiale non esiste una magistratura competente, non esistono tribunali e leggi specifiche con cui dover fare i conti. Non è pensabile quindi che il Cupolone venga "intercettato" e denunciato all'opinione pubblica come la cupoletta del calcio nostrano, o come la cupola della normale criminalità organizzata (quelli che ho definito da "bambinelli di Gesù" al confronto).
Lo strapotere di quella mezza dozzina di persone che può decidere in ogni momento di far scoppiare una guerra mondiale o locale a seconda dei propri interessi, è al di sopra di tutte le leggi e di tutte le giurisdizioni.
Questa è la grande BARBARIE dell'epoca moderna. Aver consentito la formazione di un potere occulto di una forza inaudita, assolutamente inattaccabile. Quello che osserviamo tutti i giorni sui mercati finanziari, e sullo scenario geopolitico, è tanto evidente da risultare paradossalmente incredibile.

Cosa è successo anche questa settimana, infatti?
Approfittando della mancanza di dati macro, e a dimostrazione di una certa fretta che serpeggia dietro le quinte, si sono dati da fare su due fronti.
Da un lato, accantonato per il momento lo scenario guerra all'Iran (perchè probabilmente hanno capito che una guerra sarebbe controproducente per la loro Juve) hanno ritirato fuori un vecchio cavallo di battaglia: la Corea del nord. E' semplice da manipolare, sta sempre lì, quando si vuole farlo riapparire sulla scena è facile da fare,basta un lancio di agenzìe mediatiche e costa molto poco. Così, tanto per non far scendere la tensione geopolitica, e per coprire qualche magagna che nel frattempo viene alla luce.
Dall'altro lato sono state rilanciate con forza le attese sul rialzo dei tassi americani: l'orchestra mass-mediatica delle grandi banche internazionali, i vari giocatori della sopracitata anlogìa, fino a pochi giorni prima batteva sul tasto della fine del ciclo rialzista sui tassi; questa settimana improvvisamente ha iniziato a far trapelare l'idea che la Fed non solo potrebbe alzare anche di mezzo punto a fine mese, bensì che non si fermerà fino al 6%.
Lo scopo della manovra è palese: dare la possibilità a qualcuno rimasto incastrato con troppi dollari, di poterli vendere a prezzi accettabili, rifilandoli ai trader di breve termine. Il tutto con la collaborazione degli arbitri comprati , europei e giapponesi, i quali assecondano senza problemi, e fanno pure felici i rispettivi politicanti a loro volta con quattro soldi manovrati dalle locali industrie esportatrici.
Inoltre si vuole far scendere le borse e le materie prime, in modo da poter poi ricomprare a prezzi ben più bassi, rifinanziandosi a spese del popolino (quello che compra quando tutti dicono che è un affare- e cioè ai massimi- e poi vende quando tutti dicono che occorre scappare -e cioè ai minimi).
Ma come ho spiegato in Speciale Memoria e Identità, credo che il disegno sia ben più ampio della solita manovra di tosaggio, perchè nel frattempo lo squilibrio complessivo mondiale si sta avvicinando sempre più al limite di rottura e bisogna salvare gli USA dal disastro, conservandogli il potere geopolitico nonostante l'arma letale (il debito in dollari) sia sempre più inceppata.
E come ho segnalato in Speciale Letamaio, al di là del teatrino sui tassi, la verità è che la Fed continua a stampare moneta consentendo al governo di spendere soldi che non ha.
L'inflazione aumenterà in modo crescente, anche se cercheranno di taroccarla contabilmente, per cui il vero tosaggio proseguirà indistrubato: è quello sul potere di acquisto del popolo, ben più efficace di quello sui mercati finanziari che colpisce solo i grandi patrimoni.
Lo strumento diabolico escogitato dal Cupolone per ottenere indisturbato questo tosaggio e farla in barba ai più, è quello dell'aumento frazionale dei tassi d'interesse: l'incremento di 0,25 per decine di volte consecutive, dà l'illusione che si faccia qualcosa contro l'inflazione, mentre in realtà non fa altro che irrobustirla. Per capirci: se avete un infezione batterica, nessun medico si sognerebbe di prescrivervi una mini frazione di antibiotico, perchè sa che non solo non serve a uccidere il battere, bensì lo rinforza perchè quest'ultimo sviluppa i suoi propri anticorpi e diviene sempre più inattaccabile. Ebbene, è quello che stanno facendo i "medici" banchieri centrali a busta paga dal Cupolone.

Comprare Oro e materie prime, vendere dollari borse e bond , rimane l'unica difesa possibile a lungo termine, anche se nel breve tutto è reso più difficile dalle convulsioni di mercati drogati in preda alla confusione sistemica.

Dopodichè me ne vado in vacanza e tornerò in onda a fine luglio, quando tirerò le somme di un mese in cui mi aspetto che - a meno di sorprese clamorose - le attese per il rialzo dei tassi americani continueranno (ci si aspetterà il 5,5% ad agosto) con le borse sempre lateral-ribassiste, il dollaro magari momentaneamente rinforzato e rendimenti verso il 5,5% sul decennale USA.

Per quanto riguarda i primi sei mesi dell'asset di quest'anno, si concludono senza infamia e senza lode. Senza infamia perchè tutto sommato siamo proiettati verso l'11% annuo, con il 5,6% in tasca (dopo aver tempestivamente chiuso l'euroyen in pari e con l'oro scad. agosto valutato a 588), avendo contenuto i rischi al minimo indispensabile;
e mi risulta che tanti hedge funds, tante gestioni azionarie ed obbligazionarie, se la passano peggio.
Senza lode, perchè non posso nascondermi che -con il senno di poi - avrei potuto fare molto meglio, data la sostanziale esattezza del mio quadro analitico e previsivo.
Mi auguro pertanto di tornare ricaricato (è da metà agosto 2005 che non ho mai staccato in pratica), ed in grado di far fruttare meglio il mio lavoro e la Vostra fiducia.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
comprato un minigold scad. agosto a 628 chiude a 588(minus 1328$);
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +5750 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+1 su oro+1 su argento+1 su bond+1 su euroyen); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,6% ed equivalente al +11,2% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0,9% ed il 99,1% è in conto corrente al 2,75% lordo (tasso iwbank).

6/21/2006

Speciale Letamaio

Speciale Letamaio

Lettura mattutina del Wall Street Journal : il numero relativo al nuovo totale di riserve bancarie segnate a pagina C-12. " è salito di 2,460 miliardi". Sospiro di sollievo: 2,5 miliardi non sono poi tanti per una settimana, addirittura nella parte bassa del recente range; cifra dei titoli del tesoro comprati dalla fed. " 1,4 miliardi". Scatto d'ira.
Che racket! Questa è la grande frode fiscale per cui tutti i responsabili dovrebbero andare in prigione: hanno stampato moneta per 2,5 miliardi in sette giorni, e l'hanno utilizzata in gran parte per darli direttamente al governo, fatto (volendo essere buono) di gente stupida, ignorante, inaffidabile, bugiarda, corrotta, che dovrebbe andare direttamente in prigione.
Andando avanti nella lettura dei numerini osservo che le riserve totali in essere richieste alle banche sono scese a 42,5 miliardi, cifra insignificante a fronte degli 8 trilioni di depositi bancari esistenti.
Che frode! e che audacia! e che imbarazzo nel vedere che nessuno trova niente a ridire non solo con un sistema di stampa di moneta fuori dal controllo, bensì anche con uno dove non vi sono letteralmente riserve!
La moneta è letteralmente creata dal nulla, senza alcun sottostante in deposito di qualsiasi tipo, e viene direttamente data al governo che la spende "come" se fosse coperta da entrate tributarie.! E' un livello di rischio e di moltiplicazione della moneta mai visto nella Storia, ben oltre l'insanità concepibile. Intanto è così. Per essere chiaro, è come se una banca non tenesse che poche centinaia di euro nelle casse e nei bancomat a fronte di miliardi di depositi ricevuti dai clienti.Vi fidereste di una banca che quando andate a ritirare i vs. soldi non ce li ha? e vi fidereste di un governo che in spregio a qualsiasi Costituzione spende, stampando moneta?
Certo per un lettore italiano, non appare comprensibile scandalizzarsi per una frode che solo pochi esperti possono capire.Ma è proprio questo il punto. La grande frode monetaria americana è la più subdola perchè il cittadino normale non può capire.

Invece basta leggere i quotidiani italiani, e non c'è dubbio che quanto sopramenzionato possa apparire ridicolo rispetto al GRANDE LETAMAIO italiano: tangentopoli,bondopoli, bancopoli, calciopoli,reopoli,raiopoli, faziopoli, e progetti di nuova costituzione affidati a gente a busta paga di banchieri che rubano soldi ai conti correnti dei defunti, malasanità,e chissà quant'altro... Ma il popolo italiano tutto questo lo può capire, non si tratta di frodi occulte, sono sotto alla luce del sole. Ed è dunque sua diretta responsabilità se invece che scendere in piazza, fare scioperi e manifestare lo sdegno per il letamaio in cui sta annegando giorno dopo giorno, al contrario, la stragrande maggioranza del popolo, si identifica e ammira -sotto sotto- i furbastri dei vari quartieroni, perchè sa che se ne avesse la possibilità farebbe lo stesso.
L'ideologia dell'imbroglio in Italia viene insegnata fin da bambini, soprattutto nelle scuole dove tutti guardano con ammirazione chi copia o chi riesce ad avere in anticipo il titolo del tema, e poi in televisione e via via a qualsiasi livello ci si riesca intrufolare nella società.
Altro che evasione fiscale, il problema è l'evasione dalla morale della società civile.
Risultato: dalla peggior classe imprenditoriale, alla peggior classe politica, passando per una massa incolta e brulicante che pensa alla raccomandazione, a campare alla giornata, a sfruttare quello che può, e chi non lo fa viene considerato un imbecille.L'unica cosa che conta è arraffare denaro, il come non conta, se ci si riesce ci si sente bene, bravi.
Se si è onesti ma poveri ci si sente falliti.
Ecco perchè non c'è la benchè minima speranza.
Ci possiamo solo consolare.
Nella capitale dell'impero cui apparteniamo (Washington) le cose non vanno meglio, anche se probabilmente a livello popolare il cancro della corruzione non è così diffuso come da noi, dove adesso ci stiamo ingegnando per mettere in riga i magistrati, questa appendice fastidiosa (quando non è corrotta anche lei, come sempre più) che ancora rimane in ossequio a princìpi di un altra epoca.
Amen.

6/19/2006

Speciale Memoria e Identità

Speciale Memoria e Identità

A proposito delle mie teorie dietrologiche circa l'esistenza di una Cupola e del suo relativo programma geopolitico ed economico-finanaziario, mi è stato segnalato che nel libro intervista MEMORIA E IDENTITA' , Giovanni Paolo II (in particolare pag. 62-63) indica l'esistenza di un programma operante con enormi mezzi finanziari su scala mondiale che, disponendo dei grandi centri di potere, tenterebbe di imporre le proprie condizioni, avendo forse come mira un altra forma di totalitarismo, subdolamente celato sotto le apparenze dell'attuale falsa democrazia mediatica. Venendo da un uomo arrivato ormai alla conclusione della Sua vita e dotato certamente di una non comune conoscenza di come vanno le cose nel mondo dopo decenni al comando del Vaticano, vale la pena riflettere sul significato del messaggio fornito.

Del resto che le esagerazioni della politica monetaria imposta dagli USA al mondo intero finissero per creare una situazione senza un rimedio politicamente accettabile per l'America(una pesante e duratura Depressione) è senz'altro ben chiaro ai grandi gruppi che hanno permesso tale deriva. Non a caso, un elemento che giustifica la condiscendenza di buona parte del mondo finanziario che conta, è fornito dall'enorme quantità di fusioni ed acquisizioni che hanno caratterizzato l'ultimo decennio: in buona sostanza sono riusciti, grazie alla finanza, a prendere il controllo di larghe fette dell'economia, riuscendo nel contempo a far perdere le tracce di queste conquiste grazie ai continui cambiamenti di ragione sociale delle conseguenti nuove strutture. Di fatto si è così realizzato un concentramento di potere che assomiglia molto alle concezioni imperiali.

Tornando all'attualità, considerato che il riassorbimento degli eccessi generati dalla politica di conquista, comporterebbe un ridimensionamento della potenza geopolitica USA, e non rientrando quest'ultimo nel programma di chi comanda, l'unica soluzione appare un implosione del sistema globale per effetto di eventi esterni non imputabili agli USA: si consentirebbe così la costruzione di un nuovo sistema attraverso un conflitto magari non militare che potrebbe risultare negativo solo per quei paesi che rimarrebbero gravemente danneggiati, essendo pieni di dollari e creditori degli USA, mentre questi ultimi migliorerebbero la loro posizione relativa. Ripeto: l'aver seguito con grande attenzione il percorso evolutivo in questi ultimi 30 anni mi ha permesso di constatare come lo stesso abbia rispecchiato un determinato programma, che non sembra prevedere un ridimensionamento americano(come ad inizio del secolo scorso si decise invece di fare con l'Europa), anzi.

Un altra conferma l'ho trovata in un intervista concessa da Ron Paul, esponente del Congresso americano che avevo notato da tempo per le sue domande pertinenti e critiche alle autorità monetarie (si trova nel numero di giugno del Texas Hedge Report).
A precisa domanda che gli chiede del PPT (Protection Plunge Team) cioè di quella struttura governativa fondata in risposta al crash azionario del 1987, con lo scopo di manovrare Wally, risponde:
"E' materia secretata, ma io penso che venga usata non molto spesso, bensì in occasione dei grandi eventi come la crisi Russa e del sud est asiatico nel 97-98. Del resto la manipolazione da parte dei governi che contano sui mercati cruciali, si è vista da ben prima sul mercato dell'oro. Poichè la natura del governo è sfruttare il privilegio di battere moneta, l'oro è il nemico per antonomasia. Lo fecero già negli anni 60 quando il prezzo fu tenuto fermo a 35 dollari l'oncia per molti anni. Oggi è più sofisticato, e certamente sono capaci sia di sostenere il mercato azionario che di deprimere l'oro quando lo ritengono nel proprio interesse.
Io penso però che ciò funzioni solo nel breve termine, le forze di mercato sono molto più potenti di tutte le banche centrali e governi messi insieme, sul lungo periodo."

Alla domanda se abbia provato a chiedere ai diretti responsabili , risponde: " Sì ho tentato varie volte ma senza mai ottenere risposte precise."

Gli è stata fatta poi una domanda che val la pena trascrivere nel suo insieme: Un pilastro del dollaro è stato il riciclaggio dei cosiddetti petrodollari da parte dell'OPEC sui titoli di stato americani. Nel 2000 l'Iraq è passato all'euro, ben prima della svalutazione successiva del dollaro; l'Iran si sta attrezzando allo stesso modo, anche perchè metà del suo commercio è con l'Europa; inoltre Venezuela, Russia e altre nazioni si stanno muovendo per uscire dalle transazioni energetiche denominate in dollari e infatti il Dipartimento di Stato le ha criticate. La politica estera USA è ispirata a tenere il dollaro come valuta mondiale di riserva ?

Paul risponde: "Certo, credo che la finanza internazionale e la politica estera siano strettamente correlate. Ho parlato di questo argomento anche in Congresso e credo che l'invasione dell'Iraq abbia a che fare con questo retroterra, anche se non è la sola spiegazione, vi sono stati altri motivi. Penso che comunque le forze di mercato finiranno per prevalere sul disegno egemonico; se si guarda alle riserve in dollari dei governi esteri si vede che sono enormi. Gli accordi internazionali sono totalmente segreti; io sospetto che per ora vi sia un interesse di molti paesi a sostenere il dollaro, ma la politica estera USA può divenire così fastidiosa per molti di loro che non mi meraviglierei se Russia, o Venezuela o Cina, cambiassero atteggiamento: credo che il dollaro viva tempi molto pericolosi."

Infine vi è anche una domanda sulle statistiche dei prezzi al consumo taroccate. Gli chiedono se pensa che vi sia un agenda orwelliana con le statistiche manipolate per scopi politici e Paul risponde:
"Sì, ed è stato fatto da già da molti anni. Fu Greenspan l'ispiratore di questa politca "contabile".Glie l'ho chiesto molte volte e ha sempre rifiutato di rispondere".

Mi fermo qui.

6/17/2006

La nota sui mercati 17.6

La settimana 12-16 giugno 2006

ECONOMIA: vari fronti
Sul FRONTE PREZZI , la crescente inflazione è stata confermata ovunque nel mondo, e soprattutto negli USA. Adesso quindi l'aumento dei tassi americani al 5,25% per fine mese è sicuro, mentre già si inizia a discutere del possibile 5,5% per l'8 agosto.
Sul FRONTE CRESCITA drogata, prosegue più o meno dappertutto; solo negli USA è certamente in atto un rallentamento ma potrebbe anche essere momentaneo; la novità è venuta dalla Cina: a maggio ha messo a segno performances decisamente superiori alle attese, provocando l'ennesimo provvedimento restrittivo sul coefficiente di riserve bancarie annunciato venerdì(finora i precedenti sono risultati inutili).
Sul FRONTE SQUILIBRI strutturali, i dati sui flussi di capitale negli USA di aprile hanno segnalato per il secondo mese consecutivo l'incapacità di finanziare il deficit commerciale.
Sul FRONTE GEOPOLITICO, mentre il costo della guerra in Iraq raggiunge ufficialmente quota 319 mld. di dollari con l'ultimo stanziamento del Congresso, e i morti americani superano quota 2500, si evidenzia sempre più l'impossibilità per gli USA di procedere con la forza nei confronti dell'Iran, per cui vanno aumentando le probabilità di una soluzione negoziale, e questo favorisce la stazionarietà delle quotazioni petrolifere intorno ai 70 dollari al barile.
Sul FRONTE MERCATI, potrebbe essere stato per il momento assorbito il grosso dello shock iniziale. Ma non vi è dubbio che restano altamente volatili e in preda a convulsioni continue. L'evento più sorprendente è stata l'assimilazione delle materie prime agli indici azionari che ha provocato una correzione ancor più violenta sulle prime che sui secondi.
Sul FRONTE PROSPETTIVE, mentre arriva una settimana interlocutoria, gli eventi chiave saranno il comunicato della fed del 28 giugno, e poi ovviamente i dati su inflazione e crescita che usciranno durante luglio. I mercati nel frattempo continueranno ad ondeggiare, con il dollaro che resterà supportato dalla concreta possibilità di un rialzo dei tassi USA anche ad agosto, che a loro volta continueranno a tenere sotto pressione azioni e materie prime, con i rendimenti al rialzo ma frenati dalle ondate di effetto rifugio.

MATERIE PRIME : il caso dell'oro
E' un aberrazione il fatto che l'oro (passi al limite per le altre materie prime) in virtù delle sue proprietà di bene rifugio, possa andare di pari passo con le borse. E infatti nel lungo periodo questa correlazione non è mai esistita, anzi è avvenuto esattamente il contrario. Quando c'era fiducia nelle azioni, l'oro restava trascurato; mentre saliva nelle fasi opposte. Ma, in questa situazione anormale, come non mi stanco di ripetere, dominata dalla speculazione a leva e dagli hedge funds, la correlazione più ovvia con il dollaro è stata sostituita da quella con le borse. Quando l'oro è partito al rialzo tra fine marzo e inizio maggio passando da 540 a 730, vi erano le borse in rialzo ma soprattutto il dollaro in caduta libera, quindi aveva senso; anche se l'intensità senza precedenti del rialzo aveva fatto intuire che c'era un eccesso di speculazione; così ho preferito non inseguirlo, ed invece aspettare un significativo ritracciamento per entrare. E così è stato: l'area di 650-630 (circa 100 dollari sotto i massimi) pareva un ragionevole punto di ingresso, immaginando una veloce ripresa del trend ascendente.
Appena sette giorni fa scrivevo: "L'oro a questo punto mostra di voler testare il supporto in area 590; non credo possa spingersi fino a 550( limite massimo), e se comunque in questa fase l'argento dovesse avvicinarsi a quota 10, lo comprerò". Quota 550 è particolarmente importante, perchè da lì è partito il recente rialzo parabolico(quindi ritracciamento del 100%) e da lì passa la media a 200 giorni. Contro le mie attese, questa settimana l'oro è caduto in picchiata arrivando proprio a 550 livello su cui ha poi rimbalzato tornando fino a 590 venerdì mattina.Durante la caduta ho mantenuto fede al programma entrando sull'argento a 10, ma poi ho preferito evitare di aumentare il rischio specifico(visto che l'argento amplifica nel bene e nel male le oscillazioni dell'oro), richiudendolo con lieve utile durante il rimbalzo(ma è arrivato fino a 9,4).
Mentre resto profondamente convinto che nel lungo termine l'oro salirà ben oltre quota mille dollari, per i prossimi mesi le mie opinioni sono cambiate in funzione del recente comportamento, e delle previsioni macro. Mi sembra più probabile che per un bel pò di tempo resterà laterale in un range ampio; andrà a ritestare il recente minimo, così come è facile che presto si rivedrà l'area 620-630. Quindi preferisco chiuderlo grosso modo in pari, per poi riprenderlo in considerazione quando salterà la correlazione con le borse, poichè resto molto negativo sul destino di queste ultime. NB: questa analisi vale solo per l'attività sul derivato,in ottica plurimensile, mentre l'oro fisico attualmente sui 15 euro al grammo, in ottica plurienale, va mantenuto con obiettivo a 30.
Il petrolio resta poco mosso a cavallo di quota 70 dove conclude(agosto) a 70,2. Sul gas naturale è invece arrivata la reazione rialzista: conclude a 7,4(agosto).
Nel settore dei metalli, la correzione si è accentuata con perdite iniziali impressionanti, poi recuperate in parte con il rimbalzo finale, guidato dal rame (settembre) che conclude a 320; l'oro(agosto) a 582 l'argento(luglio) a 10,1 il platino(luglio) a 1144 e il palladio(settembre) a 306.
L'indice generale CRB(dicembre) a 341.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro

CAMBI: il caso dello yen
L'eurodollaro scad. settembre ha iniziato in scia al calo della settimana scorsa facendo il minimo martedì a 1,261 (appena 10 cts. sopra il mio ordine di acquisto, purtroppo); da lì ha iniziato la rimonta fino a 1,275 di venerdì per poi concludere a 1,272.Per la prossima settimana si profila un range con base a 1,263 e tetto a 1,283 dove dovrebbe stazionare fino alla Fed.
Lo yen è la valuta a mio avviso con il maggior potenziale di rivalutazione, essendo l'unica che deve ancora aumentare i tassi, ed essendo la principale beneficiaria del boom asiatico. Finora però ne ero restato fuori, perchè quando ha avuto la sparata che lo ha portato da 120 a 110 con dollaro non mi ero fidato dei nipponici. Questa settimana, una serie di fattori tecnici, e la convinzione che potesse arivare un rialzo dei tassi a sorpresa insieme a una rivalutazione dello yaun cinese, mi hanno spinto ad entrare contro euro a 143,5 (scad. settembre). Ma i giapponesi non hanno alzato i tassi e poi la Cina invece di rivalutare ha adottato una misura restrittiva sul credito bancario. Entrambe le cose hanno continuato a indebolire lo yen che adesso si ritrova ai massimi storici con l'euro(144,5) e a un passo da 115,5 con dollaro che rappresenta un importante livello tecnico. Chiudere adesso non ha senso, anche perchè le possibilità di un veloce rientro restano elevate(in particolare la rivalutazione dello yaun); piuttosto, si può coprire la posizione con acquisto di eurodollaro (posizionandosi quindi sul dollaro-yen).
L'indice generale del dollaro a 85,5(settembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: venduto euroyen

OBBLIGAZIONI: risalgono i rendimenti
Finita l'aberrazione illogica derivante dall'effetto rifugio, la curva intera non ha potuto far altro che adeguarsi alla nuova realtà. Il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è salito di ben 16 cts. al 5,59% negli USA , e come saldo settimanale, il 2 anni sale di 16 cts. al 5,16%
il quinquennale di 16 cts. al 5,09 il decennale di 16 cts. al 5,13 come il trentennale al 5,17. Purtroppo, ad inizio settimana, mentre si sentiva l'odore del sangue sulle borse, forzato dal cambio di scadenza del contratto ho chiuso la vendita sul decennale con lievissimo guadagno, senza poi rientrarvi.
In Europa il Bund decennale resta invece al 3,93% mentre in Giappone il decennale scende al 1,8% ed il tasso sul debito dei paesi emergenti è salito circa la metà rispetto a quello americano, cioè 8 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: capitolazione poi rimbalzo
La settimana è iniziata con la capitolazione finale, catalizzata dai dati inflazionistici, cui è seguito il rimbalzo amplificato dalle ricoperture dei ribassisti come da manuale in questi casi.
Il Nasdaq100 scad.settembre, ad esempio, ha avuto una nuova estensione al ribasso a 1520, per poi risalire fino a 1610 ed infine concludere a 1575. L'idea di fondo resta quella di rientrare in vendita tra 1650 - 1600 circa, dove potrebbe tornare già la settimana prossima.
Wally ha visto saldi settimanali ancora negativi tranne che sul Dow a 11014(+1,2%) lo sp500 a 1252(-0%) il nasdaq a 2130(-0,3%).
Tra i settori, trasporti (+2,1%) le utilities(-0,5%) il Russell (-1,2%) i semiconduttori(+2%) i broker/dealer(-3%) le banche(-2,5%).
Tokyo (+0,9%) a 14879 di nikkey, in Europa il dax tedesco a 5376(-1,9%) il footsie inglese a 5597 (-1,1%), il cac francese a 4695(-1,5%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza, che speriamo almeno rigetti l'orrendo pasticcio costituzionale: l'SPmib a 35230(-1,7%) ed il Mibtel a 26887(-1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana leggera
In arrivo una settimana particolarmente leggera, che rende molto probabile una fase di consolidamento sui vari mercati in attesa degli eventi successivi.Lunedì c'è l'ultimo discorso di un esponente della Fed prima del black-out che precede il Fomc della prossima settimana. Martedì arrivano i verbali della BOj e le nuove costruzioni negli USA,mercoledì consumi francesi e scorte petrolifere.Giovedì i sussidi settimanali ai disoccupati e il leading indicator di maggio negli USA. Venerdì si conclude con gli ordini di beni durevoli americani di maggio.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
comprato un minisilver scad. agosto a 10 CHIUSO a 10,2(+200$)
venduto un bond decennale scad. giugno a 106 CHIUSO a 105,89
(+ 110$).
comprato un minigold scad. agosto a 628 chiude a 582(minus 1520$);
venduto un euroyen scad. settembre a 143,5 chiude a 144,5
(minus 1100$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +5750 euro (con 18 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+1 su oro+1 su argento+1 su bond); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,5% ed equivalente al +9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 2,9% ed il 97,1% è in conto corrente al 2,75% lordo (tasso iwbank).

6/11/2006

La nota sui mercati 11.6

La settimana 5-9 giugno 2006

ECONOMIA: il croupier pasticcione
La Cupola che gestisce il Casinò globale non sempre riesce ad assoldare bravi croupier, e se Greenspan dal loro punto di vista era stato ottimale con la sua manina regolare in grado ogni tanto di dare l'illusione ai perdenti, riuscendo a farsi applaudire pure mentre gli taroccava la pallina, Ben Bernanke si sta rivelando un pasticcione capace magari di far sospettare anche ai più ingenui che c'è del "marcioin danimarca" come poetava Shakespeare.
Ricapitoliamo: a fine aprile dichiara a sorpresa che per la fed è tempo di fermarsi sui tassi ( è gustoso rileggersi la nota che scrissi il 30.4 intitolata "Bernanke, ma è proprio tempo di fermarsi?"). Bene, proprio quando il dato sull'occupazione dello scorso venerdì convinceva i mercati che la Fed si sarebbe fermata (e nella nota di sette giorni fa scrivevo invece che non era detto, vista l'inflazione crescente), questo lunedì Bernanke ha nuovamente sorpreso i più dichiarando senza mezzi termini che la Fed continuerà ad alzare i tassi.E appresso a lui il solito coretto da tragedia greca dei numerosi membri Fed che passano più tempo a parlare che a lavorare: fino a due settimane fa tutti a dire che i tassi erano appropriati, questa settimana l'esatto contrario. E' talmente ridicolo che non si può non pensare invece che dietro ci sia una regìa ben precisa che sposta il gregge come gli pare.
Ma al di là di ciò che è giusto o sbagliato, non vi è dubbio che un neo-timoniere che inizia la sua navigazione nei procellosi mari finanziari globali cambiando rotta una volta al mese, non può infondere fiducia neanche al più avvinazzato dei suoi passeggeri. Il rischio che fa correre alla Cupola, pertanto, è che la gente frequenti meno il loro Casinò: farla vincere ogni tanto può non bastare più, se si convincono che la pallina è truccata (per ora comunque un rischio lontano, visto che il pubblico mostra una sorprendente propensione masochistica).

Questa settimana il gregge si è spostato non appena ha visto il bastone:
le borse sono scese, le commodities sono andate dietro alle borse, la curva dei rendimenti si è invertita , il dollaro si è bruscamente ripreso (complice anche il killeraggio dell'euro e dello yen da parte dei dipendenti BCE e BOJ della sopramenzionata Cupola).
La confusione però regna sovrana tra le pecorelle belanti che si accalcano sui mercati, in balìa tra due teorie. La prima ritiene che la fed sbaglia a preoccuparsi dell'inflazione: il vero problema è la recessione prossima ventura (chi la pensa così oltre a vendere borse e materie prime, compra bonds e valute diverse dal dollaro). La seconda ritiene invece che il problema è l'inflazione: la fed dovrà alzare anche ad agosto al 5,5%, non escludendo che si possa andare avanti ancora(chi la pensa così vende le borse e compra il dollaro, mentre vende bond ed accumula materie prime). Ricordo che per me avremo invece entrambe le cose: recessione ed inflazione, cioè stagflazione (e dunque tendenzialmente sono venditore di dollari,bond,borse e compratore di oro).

La risposta dei mercati alla sorpresa inflazionistica registrata a metà maggio, mostra che la strategia dei mini- rialzi è una presa in giro: dopotutto, sono arrivati ad accumularne per 400 cts. a partire da maggio 2004 e l'inflazione non ha fatto che aumentare. In tutto questo periodo la Fed ha raccontato la favoletta delle attese di inflazione sotto controllo, ma se così fosse, la reazione due anni e 400 cts. dopo, sarebbe dovuta essere ben diversa dal panico che si è registrato. La fed continua a basarsi solo sul tasso di inflazione senza contare il petrolio e gli alimentari perchè sono"volatili" e non vanno considerati; peccato che sono due anni che il petrolio non fa che salire "stabilmente" , ed ignorarlo significa creare un micidiale differenziale tra quello che la Fed sostiene stia succedendo alle aspettative di inflazione e quello che realmente pensano le famiglie.
Così dopo due anni e 400cts. la Fed si ritrova "dietro la curva", cioè a dover rincorrere l'inflazione, persistendo oltretutto nella prassi dei mini incrementi, che adesso per giunta è diventata di moda presso tutte le banche centrali del mondo: l'invenzione di Greenspan più si rivela fallimentare, più ha successo!

Questa settimana sono stati pubblicati i flussi dei fondi finanziari relativi al primo trimestre. Come promesso, mi sono sobbarcato l'analisi di tutti questi numerini, grazie ai quali da tempo dicevo che prima o poi i mercati si sarebbero dovuti porre il problema dell'inflazione. Apparentemente, ci siamo e come riporterò a proposito delle borse nell'ultimo mese vi sono ben 20 piazze mondiali che hanno registrato perdite tra il 15% e il 60% rispetto ai massimi dell'anno. Pesanti ritracciamenti hanno colpito i mercati delle materie prime, e gli obbligazionari dei paesi emergenti.
Ora non voglio sottovalutare l'importanza di questi ribassi , ma l'analisi della Grande Bolla Creditizia ancora non segnala alcuna modifica sostanziale. Certo, i dati si riferiscono al primo trimestre , periodo in cui le bolle si espandevano dapertutto; è possibile dunque ipotizzare che nei dati relativi al secondo trimestre (che si vedranno tra 3 mesi) si troverà un rallentamento del credito ipotecario, delle emissioni strutturate, dell'indebitamento delle corporations, del credito bancario, etc.. Ma probabilmente si tratterà solo di una crescita minore, non di un calo.
Nel frattempo i dati sul deficit estero USA assicurano che continua il diluvio di liquidità nel mondo. C'è comunque una sempre maggiore probabilità che questi flussi vengano bruscamente interrotti dal collasso delle operazioni a leva in vari mercati globali. Non è chiaro in che misura i derivati e le speculazioni a leva possano innescare un disordinato ribasso autorinforzantesi. E' difficile da dire. Normalmente, un brusco declino in mercati siffatti comporta grossi problemi; ma questi sono tutto tranne che tempi normali, e il Cupolone che ci manovra come burattini può mantenere aperto il rubinetto centrale della liquidità fin quando gli fa comodo.E io resto convinto che lo chiuderà solo in contemporanea a qualche importante evento geopolitico, cui poter dare la colpa del tutto.

Certo è che dovremo convivere con una straordinaria incertezza, continua e sempre maggiore volatilità dei mercati, in un quadro di globale fragilità finanziaria. E il mio lavoro sarà sempre più sfidante ed affascinante,ma anche frustrante e inevitabilmente massacrante.

MATERIE PRIME : forte solo l'energia
Il petrolio continua a mostrare una straordinaria resistenza: nonostante il forte aumento delle scorte e l'apparentemente positiva evoluzione nello scenario iranian-iracheno,dopo una flessione fino a quota 69 è risalito concludendo solo in lieve calo(luglio) a 71,6.
Il gas naturale è stato più debole e conclude a 6,2(luglio).
Nel settore dei metalli, invece la correzione si è accentuata con perdite intorno al 10% mediamente, guidate dal rame (luglio) che conclude a 323; l'oro(agosto) è sceso a 611 l'argento(luglio) a 11,1 il platino(luglio) a 1190 e il palladio(settembre) a 325. L'oro a questo punto mostra di voler testare il supporto in area 590; non credo possa spingersi fino a 550( limite massimo), e se comunque in questa fase l'argento dovesse avvicinarsi a quota 10, lo comprerò.
L'indice generale CRB(giugno) a 342(-3%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro

CAMBI: mega rialzo
L'eurodollaro scad. giugno ha iniziato lunedì facendo il nuovo massimo dell'anno sfiorando 1,30; poi dopo Bernanke, passando per la BCE e concludendo con il deficit estero USA ha perso la bellezza di 4 figure arrivando fino a 1,26 per chiudere a 1,265. Si tratta della maggiore perdita settimanale dell'anno, e testimonia quanto sopra accennato circa la straordinaria volatilità generata da mercati malati.
Adesso le maggiori probabilità sono che si vada a testare area 1,25 dove rientrerò in acquisto, probabilmente già lunedì, perchè non credo si possa avere una duratura inversione di tendenza (scendere cioè sotto 1,24).
Lo yen è stato un pò più forte dell'euro con cui conclude sotto 144 ma perde anche lui sul dollaro arrivando a 114,5.
L'indice generale del dollaro sale a 85,7(giugno)+2%
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: curva invertita
La curva si è completamente invertita, a causa dell'effetto bene rifugio derivante dalla caduta delle borse, cui si aggiungono gli acquisti di chi crede nella prima teoria sopraillustrata. Il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è salito di ben 12 cts.al 5,43% negli USA , e come saldo settimanale, il 2 anni sale di 9 cts. al 5% il quinquennale di 3 cts. al 4,93 mentre il decennale scende di 2 cts. al 4,97 come il trentennale sceso al 5,02. Ne ho approfittato per entrare in vendita sul decennale al 4,96%.
In Europa il Bund decennale resta invece al 3,93% mentre in Giappone il decennale scende al 1,84% ed il tasso sul debito dei paesi emergenti presenta situazioni differenziate(il brasile scende, il russo sale).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: venduto decennale USA

BORSE: si avvitano al ribasso
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha avuto una nuova estensione al ribasso fino a 1525, per poi risalire a 1570 ed infine concludere a 1550.A questo punto il mio obiettivo per il rientro in vendita si abbassa da area 1650 a 1600 circa, dove potrebbe tornare già la settimana prossima.
Wally ha visto saldi settimanali ben negativi un pò ovunque: il Dow a 10890(-3,2%) lo sp500 a 1252(-2,8%) il nasdaq a 2135(-3,8%).
Tra i settori, trasporti (-4,6%) le utilities(-0,4%) il Russell (-5%) i semiconduttori(-6%) i broker/dealer(-3,6%) le banche(-1%).
Tokyo (-6%) a 14750 di nikkey, in Europa il dax tedesco a 5464(-3,6%) il footsie inglese a 5655 (-2%), il cac francese a 4760(-4%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza, stretta tra la scilla prodiana e la cariddi berlusconiana mette a segno il nuovo record storico di sottosegretari(103): l'SPmib a 35830(-2%) ed il Mibtel a 27300(-2,5%).
Rispetto ai massimi del 2006, riporto alcune performance in ordine decrescente: Arabia saudita -43% India -26% Turchia -26% Russia -22% Austria -19% Argentina -17% Germania -17% Svezia -17%
Nasdaq -10% Dow Jones -6,4%.
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana caotica
In arrivo una settimana particolarmente piena di dati ed eventi, in cui è probabile vi siano reazioni sempre più nervose e contraddittorie.
Si inizia subito lunedì con molti dati giapponesi, ed europei, mentre dagli USA parlano ben 4 membri Fed e in nottata vi sarà un altro intervento di Bernanke (se a sette giorni esatti di distanza dovesse dire qualcosa di diverso....). Martedì e mercoledì saranno i giorni con i dati più importanti, quelli sui prezzi americani: il primo giorno alla produzione, mentre in Europa uscira l'indice Zew, e dagli USA arrivano anche le vendite al dettaglio di maggio, pure loro importanti per verificare se la stagnazione dei consumi è realmente iniziata, mentre riparla Bernanke proprio sui consumatori; il secondo giorno tocca ai prezzi al consumo, anche quelli europei, mentre parlano trichet e altri due membri Fed, e la giornata si conclude con la pubblicazione del Beige Book.Giovedì l'annuncio della BOJ, i prezzi al consumo euro di maggio, il bollettino Bce, i flussi di capitale verso gli USA dove escono anche l'indice di new york- la produzione industriale- l'indice di Filadelfia e come se non bastasse parlano altri 2 membri Fed più Bernanke sull'energia. Venerdì si conclude con la produzione industriale europea, l'indice del Michigan americano, mentre parlano altri tre membri Fed.
Come si vede, può esservi un rischio cacofonico elevato, i dati macro arrivano da tutte e tre le aree, sui cambi in particolare la volatilità giornaliera è garantita, mentre per Wally cruciale sarà un eventuale sorpresa sull'inflazione di maggio.
Le tendenze della settimana appena conclusa possono continuare se l'inflazione risulterà alta e le vendite al dettaglio tengono; potremmo invece avere un ribaltamento completo (soprattutto sul dollaro) in presenza di inflazione e consumi deboli, perchè i mercati tornerebbero a puntare sulla possibilità che la fed si fermi, magari da agosto(dichiarazioni varie permettendo).

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
comprato un minigold scad. agosto a 628 chiude a 613(minus 500$);
venduto un bond decennale scad. giugno a 106 chiude a 105,89 (plus di 110$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +5550 euro (con 18 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+1 su oro); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +6% ed equivalente al +14% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 1,1% ed il 98,9% è in conto corrente al 2,75% lordo (tasso iwbank).

6/09/2006

Speciale bambinelli di Gesù

Speciale bambinelli di Gesù

In generale, l'alta considerazione che politici ed economisti americani hanno per il concetto che i consumi sono il motore della crescita economica, è attribuito all'influenza di Keynes. In realtà questa concezione origina ad inizio degli anni 20, ben prima di Keynes, nella stessa America. Furono i keynesiani americani ad attribuirla, in seguito, a Keynes.
La citata concezione origina da un episodio bizzarro che coinvolse alcuni economisti americani di grido. Ad inizio degli anni 20, due persone fino ad allora completamente sconosciute iniziarono a scrivere una serie di libri sostenitori dell'idea che l'economia capitalistica soffriva di una carenza cronica di reddito e domanda dei consumatori. Si chiamavano William Trufant Foster e Waddill Catchings.
I loro scritti ebbero ampia circolazione negli USA e furono accettati nelle università. I libri che pubblicarono tra il 1923 ed il 1928 avevano titoli come: Profiti; Il dilemma del risparmio; Imprese senza compratori.
In tutti questi testi, avvisavano del pericolo della deflazione e proponevano l'inflazione monetaria e i lavori pubblici come rimedi.
Ottennero una particolare fama tramite una campagna che lanciarono con l'esplicito intento di "convertire" gli economisti dell'epoca offrendo un premio per la miglior critica al loro libro sui profitti. Un illustre giurìa- tra cui Wesley Mitchell ed Owen Young il grande capo della General Electric- doveva scegliere il miglior saggio. Tra i concorrenti , 50 professori di economia, 40 autori di libri economici, 60 esperti contabili banchieri e alcuni uomini della Federal Reserve. La collezione di tali saggi rivelò che tutti gli autori, eccetto due, in realtà accettavano senza riserve le tesi principali di Foster e Catchings, e cioè che esiste una deficienza cronica nel potere di acquisto dei consumatori. Le obiezioni che muovevano erano su dettagli minori: i critici erano convertiti! (questo episodio si ricava dal racconto che ne fece Friederich von Hayek nel suo Profitti, interessi ed investimenti del 1939).
Foster e Catchings proponevano una soluzione all'epoca rivoluzionaria: aumentare il credito ai consumatori.

Ho voluto ricordare questo episodio della storia economica perchè largamente sconosciuto. D'altra parta rivela che l'alta considerazione degli americani per il consumo come motore economico ha una lunga tradizione. Ma, in particolare, è interessante perchè in effetti a fine anni 20 gli USA furono al centro di una delle grandi bolle storiche , azionarie e creditizie, poi sfociata nella famosa Grande Depressione degli anni 30.
Ma c'è un altro episodio che mi piace ricordare.
Il pensiero economico sul ciclo degli affari e le sue cause in realtà era inizato già all'inizio del secolo scorso. Man mano che l'industrializzazione avanzava, gli investimenti e l'occupazione nelle industrie di beni capitali giocavano un ruolo rapidamente crescente. Pochi economisti, all'inizio, identificarono e sottolinearono l'importanza delle variazioni del ciclo nel determinare l'attività economica.
Chi rivoluzionò il pensiero in materia fu il libro di un professore russo, Michel Tugan-Baranowsky, dal titolo "Teoria e Storia del ciclo commerciale in Inghilterra" pubblicato solo in Germania nel 1901.
Basandosi su uno studio dettagliato dei cicli e delle crisi inglesi, egli fece varie affermazioni rivoluzionarie, come ad esempio che lo scopo ultimo della produzione non è aumentare il tenore di vita, ma creare uno stock di capitale produttivo e per far ciò era fondamentale l'ottenimento del profitto da parte degli imprenditori. Sottolineava il ruolo crescente delle variazioni nella produzione di beni capitali piuttosto che quella di beni di consumo; per esempio, puntualizzò che la formazione del capitale e la produzione hanno il loro vero limite nel risparmio disponibile, non nella spesa per consumi. Essendo scritto in tedesco, il suo libro fu praticamente ignorato dagli economisti di lingua inglese, con una sola eccezione: Keynes che esplicitamente scrisse nel suo Trattato sulla moneta del 1930 " mi sento in accordo con la scuola di Tugan-Baranowsky, Spiethoff e Schumpeter, tra cui il primo fu il più originale".
Nel suo libro di oltre 400 pagine Tugan analizzava in dettaglio le varie crisi dell'economia inglese e del suo sistema bancario durante il 19° secolo. La conclusione era che ogni crisi veniva dal fatto che durante l'espansione e la successiva contrazione la distriburzione proporzionata delle forze produttive veniva alterata. L'equilibrio tra domanda e offerta veniva quindi compromessa, perchè nelle fasi di prosperità alcuni comparti dell'economia si espandevano più velocemente degli altri.

Con Tugan-Baranowsky un nuovo modo di pensare il ciclo economico si diffuse in Europa. Così venne accettata l'idea centrale che la crescita economica dipende dall'investimento in beni capitali guidato dai prezzi relativi e dalle attese di profitto.

Ho ricordato questi due episodi perchè danno spunti circa la situazione attuale negli USA.
Negli ultimi anni, sono stati esaltati i consumi privati come mai prima; secondo il pensiero convenzionale, sono loro a stimolare gli investimenti; peccato però che ciò abbia comportato proprio il più basso livello di investimenti fissi della storia economica americana (in percentuale sul PIL).
E' un ritornello comune quello per cui l'indebitamento statale spiazza gli investimenti; ma la il suo correlato logico, che l'indebitamento dei consumatori ha esattamente lo stesso effetto negativo, non viene mai menzionato.
Il dilemma attuale può essere così sintetizzato:
la crescita economica è divenuta completamente dipendente dai consumi, e questi ultimi a loro volta sono divenuti dipendenti dalla bolla immobiliare , cioè dal valore degli immobili dati a garanzia per il credito dei consumatori. Il credito del resto è divenuto una necessità perchè la crescita del reddito è insufficiente. Tassi di interesse reali ai minimi e stampa di moneta sono divenute le condizioni chiave delle 4 bolle ben note: bonds,case,azioni,credito.
Così si è sviluppata una ripresa economica al prezzo di squilibri crescenti senza precedenti: da un lato risparmi negativi, deficit estero record,debito governativo e privato esplosivo; dall'altro lato un protratto contrarsi relativo degli investimenti fissi, dell'occupazione e del reddito disponibile.

Occorre ammettere che la capacità di resistenza di questa ripresa mal strutturata e guidata dai debiti, così come la tenace resistenza dei mercati finanziari è stata sorprendente (non a caso da tempo mi aspetto l'implosione). In queste prevalenti condizioni di eccesso di liquidità globale, si è apparentemente sviluppata una formidabile tolleranza per gli squilibri economici e finanziari.

Ma tutto ciò- a mio avviso- non fa altro che aumentare la corda con la quale il sistema si impiccherà.
Quello che politici ed economisti sottovalutano è che le bolle creditizie stanno facendo danni strutturali enormi all'economia; più a lungo durano, maggiore il danno.
In questo Speciale, voglio focalizzarmi sull'anemica crescita dell'occupazione e del reddito che distingue questa ripresa da tutte le precedenti del periodo post-bellico. Ci deve essere un motivo, ma quale?
Per prima cosa occorre confrontare la crescita del reddito alla crescita del debito.
Negli ultimi 5 anni il debito totale nominale negli USA è aumentato di 12,7 trilioni, mentre il reddito nazionale nominale è salito di 2,1 trilioni: per ogni dollaro di reddito in più, dunque, sono stati aggiunti 6 dollari di nuovo debito.
Queste cifre sollevano due domande basilari: Cosa spiega la rapida e
senza precedenti crescita del credito? Cosa spiega l'inusuale anemica crescita del reddito (e dell'occupazione)?
La prima domanda è la più facile cui rispondere, perchè lo straripante uso del credito nelle sue innovazioni mirabolanti, è ben noto. In tempi normali il sistema finanzairio serve principalmente a trasformare il risparmio disponibile in investimenti e ad allocare questi fondi tra gli imprenditori in competizione. Nei sistemi finanziari attuali, invece, e soprattuto negli USA, questa funzione è divenuta residuale, venendo soppiantata dalla finanza fine a se stessa. Le imprese anche se hanno degli avanzi di cassa, si indebitano pesantemente per acquistare assets, e per comprare crescita dimensionale tramite fusioni ed acquisizioni; l'uso dell'indebitamento a leva e dei carry trade non ha trovato alcun limite regolamentare. Ma vi sono altre due ragioni per la continua esplosiva crescita dei debiti. Una è l' importanza crescente del cosiddetto schema Ponzi (noi potremmo dire Parmalat) in cui gli interessi sul debito non vengono mai pagati bensì trasformati in ulteriore debito. Per capire quanto incida, possiamo fare un semplice calcolo: l'indebitamento totale negli USA è adesso di 40 trilioni; ipotizzando un tasso d'interesse medio del 5% abbiamo circa 2 trilioni l'anno di interessi da pagare; poichè l'anno scorso il reddito nazionale è cresciuto di 628 miliardi(poco più della metà di un trilione) appare chiaro che al presente livello di debito, i costi finanziari eccedono ampiamente la crescita del reddito corrente(salari,profitti). Per coprire la differenza i finanziatori capitalizzano gli interessi, che si vanno a sommare al credito presistente, con una crescita a palla di neve. Creditori e debitori non si preoccupano perchè contano sulla stabilità dei sottostanti valori patrimoniali dati a garanzia. Ecco quindi che un calo dei prezzi di case, azioni, etc. diviene l'elemento in grado di far implodere il sistema.

Inoltre non va dimenticato il deficit estero; si parla molto del finanziamento degli stranieri, ma ciò richiede anche finanziamento interno perchè sposta spesa interna verso i prodotti stranieri per definizione(maggiori importazioni rispetto alle esportazioni) e quindi implica una corrispondente perdita dei produttori interni. Essenzialmente, il credito compensa questa perdita.

Più difficile è la seconda domanda, relativa alla crescita anemica del reddito e dell'occupazione. Ma anche qui la ragione principale sta proprio nello squilibrio creditizio: il credito non avrebbe potuto essere più abbondante ma i suoi effetti differiscono diametralmente dal passato.
Ciò perchè l'uso del credito è stato ampiamente superiore per l'acquisto di assets esistenti piuttosto che per l'acquisto di beni e servizi. Nel caso delle transazioni finanziarie, tra cui le fusioni, le acquisizioni e tutti i tipi di carry trade, è evidente che non si aggiunge nulla al reddito nazionale. Il che spiega appunto la grande divergenza tra crescita dei debiti e del reddito. Inoltre c'è una differenza economica cruciale tra indebitarsi per investire in beni produttivi e indebitarsi per consumare. Nel primo caso si genera occupazione e reddito con un indebitamento limitato; nel secondo invece a parità di dosi di debito si ricavano crescite occupazionali e reddituali molto più modeste. Per capirlo, consideriamo cosa succede quando le imprese si indebitano per investire: devono costruire fabbriche, impianti ed equipaggiamenti, il che significa produrre nuova occupazione e nuovi redditi per tutti gli addetti coinvolti nel processo; e poi quando la fabbrica inizia a funzionare crea direttamente altra nuova occupazione e redditività che a loro volta genera consumi. La spesa per investimenti quindi impatta l'economia sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda, generando un circolo virtuso di crescita.
Infine è per definizione di lungo termine, perchè gli impianti obsoleti vengono sostituiti da nuove tecnologie. Per ciò si può dire che gli investimenti rappresentano la massa critica nel processo economico di crescita, in grado di generare tutte le cose che servono per aumentare la ricchezza ed il tenore di vita nazionale.
Per contro, la spesa per consumi, una volta effettuata, esaurisce i suoi effetti incrementali sul circuito reddito-occupazione, e per ogni suo nuovo aumento ci vuole altro credito; nel contempo l'aumento degli interessi o va ad aumento del debito(palla di neve) o riduce il reddito disponibile (se gli interessi vengono effettivamente pagati).
L'indebitamento dei consumatori ha senso solo per coloro che possono realmente contare su futuri aumenti di redditi; quando invece è usato per lo scopo opposto (cioè supplire alla carenza di reddito) equivale letteralmente a mangiarsi il futuro.
L'anno scorso le famiglie americane hanno aggiunto 374 miliardi al loro reddito disponibile e ben 1,2 trilioni al loro debito.
E' un modello di sviluppo insostenibile.
Non c'è dunque peggior criminalità (con effetti su miliardi di individui) di quella dell'establishment politico-economico: mentono sapendo di mentire quando dipingono l'attuale situazione come solida e sana. A loro confronto, gente come Totò Riina e Bernanrdo Provenzano, sono dei bambinelli di Gesù.

6/05/2006

Speciale Giappone e Mercati

Speciale Giappone e Mercati

Come promesso, approfondisco la relazione esistente tra la politica monetaria giapponese e l'andamento dei mercati, proprio nel giorno in cui scoppia l'ennesimo scandalo finanziario questa volta con epicentro a Tokyo.
Prima un pò di Storia, perchè la grande bolla giapponese nacque nel 1985: anche a quell'epoca, come oggi con la Cina, gli USA chiesero ai giapponesi che erano lo spauracchio di quel tempo, di rivalutare lo yen.
I Giapponesi accettarono, e lo yen che quotava intorno a 300 iniziò il suo precipitoso viaggio verso quota 100 con dollaro. Nesuno se ne ne rese conto subito, ma così gli americani affossarono la propria industria dell'automobile, perchè le auto nipponiche divennero sempre migliori con il tempo: non potendo più contare sul fattore prezzo, i giapponesi si impegnarono allo stremo sulla qualità.
Ma soprattutto nessuno si rese conto dell' effetto che si sarebbe avuto sull'economia giapponese: per compensare la rivalutazione dello yen, la BOJ iniziò a pompare moneta, facendo andare alle stelle l'immobiliare e l'azionario(il solito film). La Bolla infine scoppiò a gennaio del 1990. All'inizio i nipponici pensarono si trattasse di un fatto temporaneo. Poi si resero conto che il paese era precipitato in deflazione e stagnazione. Si misero a fare un enorme deficit di bilancio, ma senza successo: il cavallo non voleva più bere. Per farla breve, dopo oltre un decennio in queste condizioni, e con la quantità di moneta sempre a nuovi massimi, i giapponesi adottarono il cosiddetto ZIRP(zero interest rate policy), cioè tassi a zero.
Nel frattempo i traders di tutto il mondo capirono che sarebbe durata a lungo e che lo yen debole (ma ormai in area 100 con dollaro) sarebbe stato ben visto dalle autorità. Così iniziò il più massiccio indebitamento in yen che il mondo globalizzato ricordi. Tutti si finanziavano a zero e compravano di tutto, contribuendo alla serie di bolle mondiali ben note (debito russo, valute asiatiche, azioni tecnologiche, mutui ipotecari americani, immobili, azioni degli emergenti, arte contemporanea, materie prime....e ora, perfino l'oro). Quando una scoppiava, si passava alla successiva, e così via per la felicità di Wally e della City.
Il bello è che sembrava potesse durare per sempre: mentre le banche centrali prestavano soldi a tassi reali negativi, i prezzi al consumo erano tenuti bassi dalla concorrenza asiatica (e dai trucchi contabili). La globalizzazione e la tecnologia forzavano al ribasso il costo del lavoro in tutto il mondo, e la wal-martizzazione forniva prodotti a prezzi stracciati ai consumatori. Meglio di così....peccato però che nel frattempo si andavano accumulando squilibri mostruosi.

I pasti gratis non durano per sempre, anzi sempre alla fine se ne deve pagare il prezzo tutto di un colpo.

La base monetaria giapponese negli ultimi mesi, da quando la BOJ (avendo preso atto che il PIL è tornato a crescere e che la deflazione è finita) ha annunciato che avrebbe iniziato a ridurre lo stimolo quantitativo pur mantenendo i tassi a zero, ha iniziato contrarsi di circa il 10% annullando l'incremento degli ultimi 3 anni(circa 150 trilioni di yen). Non a caso, nel contempo, c'è stato il recupero dello yen sul dollaro di circa la medesima entità percentuale. Non a caso l'enorme mole di finanziamenti speculativi in yen , i cosiddetti carry trade, hanno iniziato a sgonfiarsi e i mercati hanno iniziato ad avere qualche sussulto.

Adesso è dunque cruciale capire se questo fenomeno proseguirà e a quale velocità nel futuro.
Purtroppo abbiamo accesso solo ai dati mensili della base monetaria nipponica e quindi è come guidare guardando nello specchietto retrovisore; per questo, si registrano spesso forti reazioni anche a semplici dichiarazioni dei nipponici.
Se si guarda alla storia della base monetaria nipponica a partire dagli anni 70, in particolare al suo ritmo di cambiamento nel tempo, si osserva che già nel passato vi è stata una correlazione con le recessioni americane(nel 79/80 nel 1990 e nel 2000). Se la correlazione si mantiene, vista l'attuale contrazione ancora più forte di quelle precedenti, la recessione degli USA nel 2007 è assicurata.
Quello che succede a Tokyo, certamente, nel nuovo mondo finanziario globalizzato, si fa sentire su tutti i mercati. Naturalmente l'interazione è complicata perchè si innesta nel più ampio "disequilibrio" antiNash tra USA e Asia. Il Giappone è poi un soggetto particolarmente anomalo, esseno un paese altamente sviluppato(il secondo al mondo), politicamente occidentale, ma geograficamente asiatico ed economicamente sempre più correlato con l'Asia e con la Cina (con cui non corre buon sangue politicamente).Una parte crescente dell'export giapponese va in Cina e nel sud est asiatico, ed una rivalutazione dello yaun cinese aprirebbe spazi ad una rivalutazione dello yen.
Dunque le varie mosse sono collegate tra loro, ma in linea di massima si può dire che Se la BOJ continua a drenare liquidità nei prossimi mesi, alzando anche i tassi d'interesse, molti assets ne risentiranno pesantemente, esattamente come ne beneficiarono nella fase opposta.
La recente correzione dei mercati azionari e delle commodities non è infatti concettualmente separata da quanto sopra.
Cosa succederà dunque?
la BOJ proseguirà , e la correzione dei mercati si trasformerà in un inversione di trend? o dopo un giro di telefonate " che contano", ai giapponesi verrà chiesto di salvare i mercati azionari, e la base monetaria nipponica riprenderà a salire? Ad esempio, dopo il crollo dell'11 maggio, nell'ultima settimana del mese i giapponesi hanno fatto un iniezione di liquidità(circa 1,5 trilioni di yen), e i mercati hanno avuto il loro rimbalzo, ivi incluso il dollaro con lo yen.
Non vi è dubbio che ritardi o anticipi nella loro politica monetaria, contano e conteranno, per cui diviene imperativo osservare i numeri della base monetaria nipponica e i movimenti dello yen.
Ma ciò che più veramente deve importare sono gli effetti della politica giapponese sull'economia americana e quindi mondiale: andremo alla stagflazione, come penso?
Se la BOJ continua realmente a ridurre la base monetaria, in teoria oltre ad avere effetti depressivi sulla crescita mondiale, dovrebbe anche rallentare l'inflazione, così eliminando l'ipotesi stagflattiva. Ma se, per le prevedibili pressioni politiche, la BOJ torna a spingere, e i carry trade ripartono, la minaccia stagflazionistica diverrà sempre più forte prima che finisca il 2006. Occorre infatti tenere presente che in realtà ciò che conta non è tanto quello che effettivamente avviene, quanto ciò che i mercati credano avvenga: conta il potere delle percezioni e di come queste influenzano i comportamenti.
Negli USA le tendenze stagflattive sono già chiare, e se guardiamo avanti sembra ragionevole che l'immobiliare continui a rallentare e con esso i consumi, mentre i prezzi continueranno a salire per l'effetto trascinamento se non altro dei prezzi energetici che promettono nuovi record.
Nel mezzo di questo mix c'è la carta selvaggia della BOJ: se si mette a pompare moneta rilancia (forse) i mercati e con essi l'inflazione; se continua invece a drenare, contiene l'inflazione ma certamente spinge gli USA in recessione.
Nulla è mai certo a questo mondo, ma ora è il momento in cui potrebbero aumentare le percezioni di una tendenza stagflattiva globale, che colpirebbe i mercati facendo restituire gli eccessi di questi ultimi anni. Una questione sempre più importante sarà vedere come i mercati reagiscono allo spostamento nelle percezioni.
Il battesimo del fuoco di Bernanke?
si sente puzza di bruciato.

6/03/2006

La nota sui mercati 3.6

La settimana 29 maggio- 2 giugno 2006

ECONOMIA: la Fed nell'angolo
Il dilemma tra crescita e inflazione, cioè se dare priorità alla lotta alla seconda oppure se preoccuparsi della flessione della prima (considerato che a novembre ci sono le elezioni), si fa più acuto per la Federal Reserve
americana dopo gli ultimi dati che mostrano una sorprendente frenata del mercato del lavoro a maggio.
La Fed ha sempre detto che le sue decisioni future sui tassi dipendono dai dati, il che poi significa dire che non sa che pesci pigliare, proprio a causa del dilemma sopracitato. Da un lato, politicamente vuole fermarsi, e i dati deboli sulla crescita gliene danno ora la scusa, dall'altro però non può bruciare la propria credibilità anti-inflazionistica, e i dati sui prezzi la spingono nella direzione opposta.
Con questo in mente guardiamo alcuni dei principali dati macro che la Fed osserverà durante il mese di giugno per decidere cosa fare a fine mese. Il punto di partenza è che il rialzo dei tassi impatta soprattutto il mercato immobiliare, che a sua volta impatta la spesa dei consumatori, e dunque l'economia intera.
Come ho scritto a febbraio in Speciale Consumi e Borsa, c'è una stretta correlazione tra spesa per consumi e prezzi delle case, ed una ancora più stretta con l'attività del mercato immobiliare. La capacità di affrontare l'attuale mercato immobiliare da parte dei cittadini americani, dato il livello raggiunto dai prezzi negli ultimi anni, è al punto più basso sin dal 1990.Per poter aumentare tale capacità, delle due l'una: o salgono i redditi o scendono i prezzi delle case. Ebbene mentre i rpimi stagnano in termini reali, ci sono già i primi chiari segnali che la strada intrapresa è quella da tempo prevista: i prezzi delle case stanno scendendo, e scenderanno ancora, perchè le case invendute sono in netto aumento e le vendite sono in calo, così come le richieste di nuovi mutui. Finora non si è verificato alcun collasso di questo mercato, perchè la bolla madre (quella creditizia) è viva e vegeta, ma il declino pur lento è evidente.
Nel frattempo proprio venerdì abbiamo saputo che a maggio sono stati creati 75 mila nuovi posti di lavoro (contro i 175 mila attesi) e che i due mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso di 40 mila unità. E' dunque un trend che si appalesa chiaro, guidato proprio dal settore delle costruzioni che è rimasto fermo, mentre il manifatturiero continua la sua emorraggia, e financo i servizi mostrano debolezza. Inoltre i salari orari sono saliti solo dello 0,1% e le ore lavorate sono scese dello 0,2% così che i salari settimanali sono scesi dello 0,2%; il che tranquillizza sul fronte della pressione inflazionistica da salari, ma mostra che la spesa per consumi dovrà segnare il passo. In particolare i dati mostrano come la spesa per i beni essenziali è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, trainata dall'energia e dalle case, arrivando ad assorbire quasi il 60% del reddito disponibile (era meno del 50% nel 1999), facendo quindi contrarre la quota disponibile per i beni non essenziali.
Ergo: lenta crescita salariale, meno soldi disponibili, mercato immobiliare calante, il tutto in assenza di risparmi. Pare ce ne sia a sufficienza per prevedere una contrazione dei consumi e quindi dell'economia nei prossimi mesi.Tra l'altro questo quadretto si è riflesso in una caduta di 7 punti dell'indice di fiducia dei consumatori, e in una netta caduta dell'ISM manifatturiero.
Insomma , come può la Fed alzare i tassi con questa situazione?
se lo sono chiesti i mercati, andando a comprare bond(il rendimento del decennale è sceso al 4,99%) e a vendere dollari.
Ma le probabilità di un rialzo al 5,25 il prossimo 29 giugno sono rimaste al 40% , pur dimezzate dall'80% del giorno prima. E questo perchè appunto c'è il problema dell'inflazione. Gli ultimi dati hanno mostrato che sia l'indice globale che quello "core" dei prezzi al consumo nei primi 4 mesi del 2006 stanno correndo ad un ritmo annuo rispettivamente del 7% e del 5%. Non sono trend che la Fed può ingorare, anche volendolo. Parte di questa crescita dei prezzi dipende proprio dall'incidenza degli affitti, che sono schizzati al rialzo perchè molta gente non può permettersi di comprare la casa(paradossalmente quindi), e questo ha colto di sorpresa i contabili nazionali che non avendolo previsto non hanno taroccato l'indice per sterilizzarne l'effetto .
Il 14 giugno sapremo l'inflazione ufficiale di maggio: se il trend persiste la Fed non avrà scelta e dovrà alzare i tassi al 5,25% perchè non può rischiare di fermarsi mentre l'inflazione continua a salire, situazione che la costringerebbe a doverlo fare in seguito in modo più pesante e proprio mentre si arriva alle elezioni con l'economia magari in recessione.
Naturalmente se il singolo dato di maggio mostrerà un rientro, la Fed potrebbe aggrapparglisi dicendo che è frutto del rallentamento economico e potrebbe fermarsi. Prenderebbe comunque un rischio non da poco, e il problema potrebbe riproporsi l'8 agosto.

Anche in Europa, il credito si espande e l'inflazione sale: adesso quella ufficiale è al 2,5%.La prossima settimana tocca quindi alla BCE che dovrà decidere se alzare di 0,25 o di 0,5%. Quest'ultimo sarebbe il minimo, a mio avviso, con un comunicato che prometta ulteriori aumenti , per raggiungere almeno il 4% entro fine anno. Ma la BCE non lo farà: politicizzata com'è, con la scusa del cambio dell'euro forte, si limiterà allo 0,25 con un comunicato che farà intravedere al massimo un 3,25% per fine anno e forse neanche quello.
D'altronde la politicizzazione delle banche centrali è un cancro che affligge tutto il mondo, e il Giappone ne è un altro fulgido esempio.
E' vero, la quantità di moneta nipponica è stata effettivamente ridotta con la contrazione maggiore a partire dal 1971 (e questo già impatta su tutti i mercati, come vedremo in apposito Speciale). Ma per ora di alzare i tassi che sono a zero, non se ne parla, nonostante ormai un inflazione vicina all'1%, ed anche qui la scusa principale è lo Yen e la difesa delle esportazioni.

MATERIE PRIME : forte solo l'energia
Il petrolio ha iniziato con una flessione fino a quota 70 ma è poi risalito concludendo al rialzo(luglio) a 72,3 in scia al caos nigeriano.
Il gas naturale è stato più forte confermando il segnale tecnico che avevo notato 7 giorni fa: conclude a 6,6(luglio).
Nel settore dei metalli, invece la correzione è ancora in essere con perdite intorno al 3% mediamente, guidate dal rame (luglio) che conclude a 358; l'oro(agosto) è sceso da 657,5 a 643 passando per un minimo a 628 (ritracciamento del 61%) dove infatti sono rientrato in acquisto sulla scadenza agosto dopo aver chiuso la scadenza giugno in lieve utile appena prima della caduta; l'argento(luglio) a 12,1 il platino(luglio) a 1245 e il palladio(settembre) a 358.
L'indice generale CRB(giugno) a 351.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro

CAMBI: in range ma volatili
L'eurodollaro scad. giugno ha fatto per ben due volte la strada tra 1,27 e 1,29. Sul primo rialzo a 1,292 martedì, ho incassato l'utile sulla posizione (1180$ a contratto), ma poi giovedì al ritorno in area 1,273 che era seguito ai verbali della Fed ritenuti pro-rialzo, non sono risucito a rientrare: da lì infatti, in scia all'ISM e poi ai dati occupazionali ritenuti pro-pausa, è velocemente ritornato sopra 1,29 dove conclude (1,293).
Adesso le maggiori probabilità sono che il range continui ma non è da escludere che il tetto si estenda verso 1,30-1,31; non penso però che possa partire un altra gamba rialzista verso 1,35 anche se la prossima settimana è probabile resti forte. Poi dipenderà da quella successiva quando usciranno i dati sull'inflazione americana, e non appena si dovessero riformare le attese per un rialzo dei tassi a fine giugno, dovremmo rivedere 1,27 (e lì rientrare).
Lo yen continua ad essere sempre un pò meno forte dell'euro con cui conclude sopra 144 ma recupera anche lui sul dollaro arrivando a 111,5 dopo essere stato fin quasi a 113.
L'indice generale del dollaro scende a 84(giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: caduta finale
Settimana passata sui soliti livelli, ma conclusasi con una brusca caduta dei rendimenti a seguito dei citati dati americani. Il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è sceso di 3 cts.al 5,31% negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 3 cts. al 4,91 il quinquennale di 4 cts. al 4,9 il decennale di 6 cts. al 4,99 come il trentennale sceso al 5,1.
La curva pertanto flette lievemente ed è quasi piatta.
In Europa il Bund decennale sale invece di 4 cts. al 3,92% così come in Giappone il decennale al 1,90% ed il tasso sul debito dei paesi emergenti.Questi ultimi stanno divenendo sempre più dipendenti dal capitale estero, una situazione che ricorda quella di fine anni 90: la Banca Mondiale calcola che gli investitori privati hanno comprato nel 2005 azioni-titoli-e altri assets per 491 miliardi di dollari (contro i 397 dell'anno precedente).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: messe male
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha avuto una nuova estensione al ribasso fino a 1570, per poi rifare- assieme a tutti gli indici- un altro rimbalzo del gatto morto che, in scia ai dati USA di venerdì, l'ha portato fino a 1633 (esattamente il 38% di ritraccimaento ) ma non ce l'ha fatta a proseguire o a tenere come speravo concludendo a 1614(+0,2%); continuo ad aspettare ci sia un altro allungo in area 1650-1660 dove intendo rientrare in vendita. Più in generale, le borse sono messe male e Wally in particolare perchè non fa in tempo a festeggiare un eventuale fine del rialzo dei tassi che deve prendere atto che ciò avviene perchè l'economia peggiora,e non può dimenticare che resta l'incubo dell'inflazione.
Wally ha visto comunque un rialzino settimanale tranne il Dow a 11247(-0,3%) lo sp500 a 1288(+0,6%) il nasdaq a 2219(+0,4%).
Tra i settori, trasporti (+0,5%) le utilities(+0,4%) il Russell (+0,6%) i semiconduttori(+0,5%) i broker/dealer(+0,8%) le banche(+0,4%).
Il recupero finale non riesce invece a far concludere in positivo Tokyo (-1,2%) a 15790 di nikkey nè l' Europa che scende con il dax tedesco a 5687(-2%) il footsie inglese a 5760(-0,5%), il cac francese a 4960(-1,7%) e l'Italietta senza speranze, che rifila l'ennesima delusione con un governatore bankitalia a busta paga delle grandi corporation: l'SPmib a 36530(-0,3%) ed il Mibtel a 28066(+0,2%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: tocca alla BCE
Si inizia subito con un lunedì potenzialmente decisivo al fine di confermare o meno il modo in cui si è chiusa la settimana appena passata. Alle 16 dagli USA arriva infatti l'ISM dei servizi, e poi in serata alle ns. 20,15 vi è una conferenza con la presenza di Bernanke, Trichet e Muto(Giappone), da cui possono provenire indicazioni importanti, ed i cui effetti si faranno eventualmente sentire nella notte e poi martedì quando in assenza di dati USA vi sarano i sondaggi sui servizi europei; nel pomeriggio interventi di due membri fed. Mercoledì vendite al dettaglio europee ed ordini alle fabbriche tedesche, mentre dagli USA inteventi di altri due membri Fed nonchè di Greenspan.
Giovedì è il giorno della banca centrale inglese(attesa tenere fermi i tassi) e di quella europea per cui vale quanto ho scritto nel paragrafo sull'economia. Infine venerdì molti dati europei tra cui la produzione industriale tedesca e francese, nonchè il deficit estero degli USA relativo ad aprile, ed altri due interventi Fed tra cui Bernanke.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
chiuso un mini-eurodollaro scad. giugno comprato a 1,273 venduto a 1,292(+1187,5$);
chiuso un minigold scad. giugno comprato a 653 venduto a 655 (+66,4$);
comprato un minigold scad. agosto a 628 chiude a 643(plus 498$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +5550 euro (con 18 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+1 su oro); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +6,65% ed equivalente al +15,9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0,6% , il 99,4% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).