6/09/2006

Speciale bambinelli di Gesù

Speciale bambinelli di Gesù

In generale, l'alta considerazione che politici ed economisti americani hanno per il concetto che i consumi sono il motore della crescita economica, è attribuito all'influenza di Keynes. In realtà questa concezione origina ad inizio degli anni 20, ben prima di Keynes, nella stessa America. Furono i keynesiani americani ad attribuirla, in seguito, a Keynes.
La citata concezione origina da un episodio bizzarro che coinvolse alcuni economisti americani di grido. Ad inizio degli anni 20, due persone fino ad allora completamente sconosciute iniziarono a scrivere una serie di libri sostenitori dell'idea che l'economia capitalistica soffriva di una carenza cronica di reddito e domanda dei consumatori. Si chiamavano William Trufant Foster e Waddill Catchings.
I loro scritti ebbero ampia circolazione negli USA e furono accettati nelle università. I libri che pubblicarono tra il 1923 ed il 1928 avevano titoli come: Profiti; Il dilemma del risparmio; Imprese senza compratori.
In tutti questi testi, avvisavano del pericolo della deflazione e proponevano l'inflazione monetaria e i lavori pubblici come rimedi.
Ottennero una particolare fama tramite una campagna che lanciarono con l'esplicito intento di "convertire" gli economisti dell'epoca offrendo un premio per la miglior critica al loro libro sui profitti. Un illustre giurìa- tra cui Wesley Mitchell ed Owen Young il grande capo della General Electric- doveva scegliere il miglior saggio. Tra i concorrenti , 50 professori di economia, 40 autori di libri economici, 60 esperti contabili banchieri e alcuni uomini della Federal Reserve. La collezione di tali saggi rivelò che tutti gli autori, eccetto due, in realtà accettavano senza riserve le tesi principali di Foster e Catchings, e cioè che esiste una deficienza cronica nel potere di acquisto dei consumatori. Le obiezioni che muovevano erano su dettagli minori: i critici erano convertiti! (questo episodio si ricava dal racconto che ne fece Friederich von Hayek nel suo Profitti, interessi ed investimenti del 1939).
Foster e Catchings proponevano una soluzione all'epoca rivoluzionaria: aumentare il credito ai consumatori.

Ho voluto ricordare questo episodio della storia economica perchè largamente sconosciuto. D'altra parta rivela che l'alta considerazione degli americani per il consumo come motore economico ha una lunga tradizione. Ma, in particolare, è interessante perchè in effetti a fine anni 20 gli USA furono al centro di una delle grandi bolle storiche , azionarie e creditizie, poi sfociata nella famosa Grande Depressione degli anni 30.
Ma c'è un altro episodio che mi piace ricordare.
Il pensiero economico sul ciclo degli affari e le sue cause in realtà era inizato già all'inizio del secolo scorso. Man mano che l'industrializzazione avanzava, gli investimenti e l'occupazione nelle industrie di beni capitali giocavano un ruolo rapidamente crescente. Pochi economisti, all'inizio, identificarono e sottolinearono l'importanza delle variazioni del ciclo nel determinare l'attività economica.
Chi rivoluzionò il pensiero in materia fu il libro di un professore russo, Michel Tugan-Baranowsky, dal titolo "Teoria e Storia del ciclo commerciale in Inghilterra" pubblicato solo in Germania nel 1901.
Basandosi su uno studio dettagliato dei cicli e delle crisi inglesi, egli fece varie affermazioni rivoluzionarie, come ad esempio che lo scopo ultimo della produzione non è aumentare il tenore di vita, ma creare uno stock di capitale produttivo e per far ciò era fondamentale l'ottenimento del profitto da parte degli imprenditori. Sottolineava il ruolo crescente delle variazioni nella produzione di beni capitali piuttosto che quella di beni di consumo; per esempio, puntualizzò che la formazione del capitale e la produzione hanno il loro vero limite nel risparmio disponibile, non nella spesa per consumi. Essendo scritto in tedesco, il suo libro fu praticamente ignorato dagli economisti di lingua inglese, con una sola eccezione: Keynes che esplicitamente scrisse nel suo Trattato sulla moneta del 1930 " mi sento in accordo con la scuola di Tugan-Baranowsky, Spiethoff e Schumpeter, tra cui il primo fu il più originale".
Nel suo libro di oltre 400 pagine Tugan analizzava in dettaglio le varie crisi dell'economia inglese e del suo sistema bancario durante il 19° secolo. La conclusione era che ogni crisi veniva dal fatto che durante l'espansione e la successiva contrazione la distriburzione proporzionata delle forze produttive veniva alterata. L'equilibrio tra domanda e offerta veniva quindi compromessa, perchè nelle fasi di prosperità alcuni comparti dell'economia si espandevano più velocemente degli altri.

Con Tugan-Baranowsky un nuovo modo di pensare il ciclo economico si diffuse in Europa. Così venne accettata l'idea centrale che la crescita economica dipende dall'investimento in beni capitali guidato dai prezzi relativi e dalle attese di profitto.

Ho ricordato questi due episodi perchè danno spunti circa la situazione attuale negli USA.
Negli ultimi anni, sono stati esaltati i consumi privati come mai prima; secondo il pensiero convenzionale, sono loro a stimolare gli investimenti; peccato però che ciò abbia comportato proprio il più basso livello di investimenti fissi della storia economica americana (in percentuale sul PIL).
E' un ritornello comune quello per cui l'indebitamento statale spiazza gli investimenti; ma la il suo correlato logico, che l'indebitamento dei consumatori ha esattamente lo stesso effetto negativo, non viene mai menzionato.
Il dilemma attuale può essere così sintetizzato:
la crescita economica è divenuta completamente dipendente dai consumi, e questi ultimi a loro volta sono divenuti dipendenti dalla bolla immobiliare , cioè dal valore degli immobili dati a garanzia per il credito dei consumatori. Il credito del resto è divenuto una necessità perchè la crescita del reddito è insufficiente. Tassi di interesse reali ai minimi e stampa di moneta sono divenute le condizioni chiave delle 4 bolle ben note: bonds,case,azioni,credito.
Così si è sviluppata una ripresa economica al prezzo di squilibri crescenti senza precedenti: da un lato risparmi negativi, deficit estero record,debito governativo e privato esplosivo; dall'altro lato un protratto contrarsi relativo degli investimenti fissi, dell'occupazione e del reddito disponibile.

Occorre ammettere che la capacità di resistenza di questa ripresa mal strutturata e guidata dai debiti, così come la tenace resistenza dei mercati finanziari è stata sorprendente (non a caso da tempo mi aspetto l'implosione). In queste prevalenti condizioni di eccesso di liquidità globale, si è apparentemente sviluppata una formidabile tolleranza per gli squilibri economici e finanziari.

Ma tutto ciò- a mio avviso- non fa altro che aumentare la corda con la quale il sistema si impiccherà.
Quello che politici ed economisti sottovalutano è che le bolle creditizie stanno facendo danni strutturali enormi all'economia; più a lungo durano, maggiore il danno.
In questo Speciale, voglio focalizzarmi sull'anemica crescita dell'occupazione e del reddito che distingue questa ripresa da tutte le precedenti del periodo post-bellico. Ci deve essere un motivo, ma quale?
Per prima cosa occorre confrontare la crescita del reddito alla crescita del debito.
Negli ultimi 5 anni il debito totale nominale negli USA è aumentato di 12,7 trilioni, mentre il reddito nazionale nominale è salito di 2,1 trilioni: per ogni dollaro di reddito in più, dunque, sono stati aggiunti 6 dollari di nuovo debito.
Queste cifre sollevano due domande basilari: Cosa spiega la rapida e
senza precedenti crescita del credito? Cosa spiega l'inusuale anemica crescita del reddito (e dell'occupazione)?
La prima domanda è la più facile cui rispondere, perchè lo straripante uso del credito nelle sue innovazioni mirabolanti, è ben noto. In tempi normali il sistema finanzairio serve principalmente a trasformare il risparmio disponibile in investimenti e ad allocare questi fondi tra gli imprenditori in competizione. Nei sistemi finanziari attuali, invece, e soprattuto negli USA, questa funzione è divenuta residuale, venendo soppiantata dalla finanza fine a se stessa. Le imprese anche se hanno degli avanzi di cassa, si indebitano pesantemente per acquistare assets, e per comprare crescita dimensionale tramite fusioni ed acquisizioni; l'uso dell'indebitamento a leva e dei carry trade non ha trovato alcun limite regolamentare. Ma vi sono altre due ragioni per la continua esplosiva crescita dei debiti. Una è l' importanza crescente del cosiddetto schema Ponzi (noi potremmo dire Parmalat) in cui gli interessi sul debito non vengono mai pagati bensì trasformati in ulteriore debito. Per capire quanto incida, possiamo fare un semplice calcolo: l'indebitamento totale negli USA è adesso di 40 trilioni; ipotizzando un tasso d'interesse medio del 5% abbiamo circa 2 trilioni l'anno di interessi da pagare; poichè l'anno scorso il reddito nazionale è cresciuto di 628 miliardi(poco più della metà di un trilione) appare chiaro che al presente livello di debito, i costi finanziari eccedono ampiamente la crescita del reddito corrente(salari,profitti). Per coprire la differenza i finanziatori capitalizzano gli interessi, che si vanno a sommare al credito presistente, con una crescita a palla di neve. Creditori e debitori non si preoccupano perchè contano sulla stabilità dei sottostanti valori patrimoniali dati a garanzia. Ecco quindi che un calo dei prezzi di case, azioni, etc. diviene l'elemento in grado di far implodere il sistema.

Inoltre non va dimenticato il deficit estero; si parla molto del finanziamento degli stranieri, ma ciò richiede anche finanziamento interno perchè sposta spesa interna verso i prodotti stranieri per definizione(maggiori importazioni rispetto alle esportazioni) e quindi implica una corrispondente perdita dei produttori interni. Essenzialmente, il credito compensa questa perdita.

Più difficile è la seconda domanda, relativa alla crescita anemica del reddito e dell'occupazione. Ma anche qui la ragione principale sta proprio nello squilibrio creditizio: il credito non avrebbe potuto essere più abbondante ma i suoi effetti differiscono diametralmente dal passato.
Ciò perchè l'uso del credito è stato ampiamente superiore per l'acquisto di assets esistenti piuttosto che per l'acquisto di beni e servizi. Nel caso delle transazioni finanziarie, tra cui le fusioni, le acquisizioni e tutti i tipi di carry trade, è evidente che non si aggiunge nulla al reddito nazionale. Il che spiega appunto la grande divergenza tra crescita dei debiti e del reddito. Inoltre c'è una differenza economica cruciale tra indebitarsi per investire in beni produttivi e indebitarsi per consumare. Nel primo caso si genera occupazione e reddito con un indebitamento limitato; nel secondo invece a parità di dosi di debito si ricavano crescite occupazionali e reddituali molto più modeste. Per capirlo, consideriamo cosa succede quando le imprese si indebitano per investire: devono costruire fabbriche, impianti ed equipaggiamenti, il che significa produrre nuova occupazione e nuovi redditi per tutti gli addetti coinvolti nel processo; e poi quando la fabbrica inizia a funzionare crea direttamente altra nuova occupazione e redditività che a loro volta genera consumi. La spesa per investimenti quindi impatta l'economia sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda, generando un circolo virtuso di crescita.
Infine è per definizione di lungo termine, perchè gli impianti obsoleti vengono sostituiti da nuove tecnologie. Per ciò si può dire che gli investimenti rappresentano la massa critica nel processo economico di crescita, in grado di generare tutte le cose che servono per aumentare la ricchezza ed il tenore di vita nazionale.
Per contro, la spesa per consumi, una volta effettuata, esaurisce i suoi effetti incrementali sul circuito reddito-occupazione, e per ogni suo nuovo aumento ci vuole altro credito; nel contempo l'aumento degli interessi o va ad aumento del debito(palla di neve) o riduce il reddito disponibile (se gli interessi vengono effettivamente pagati).
L'indebitamento dei consumatori ha senso solo per coloro che possono realmente contare su futuri aumenti di redditi; quando invece è usato per lo scopo opposto (cioè supplire alla carenza di reddito) equivale letteralmente a mangiarsi il futuro.
L'anno scorso le famiglie americane hanno aggiunto 374 miliardi al loro reddito disponibile e ben 1,2 trilioni al loro debito.
E' un modello di sviluppo insostenibile.
Non c'è dunque peggior criminalità (con effetti su miliardi di individui) di quella dell'establishment politico-economico: mentono sapendo di mentire quando dipingono l'attuale situazione come solida e sana. A loro confronto, gente come Totò Riina e Bernanrdo Provenzano, sono dei bambinelli di Gesù.