6/09/2007

Economia: particulare versus generale

ECONOMIA: particulare versus generale
Mercoledì 6, a proposito del tonfo della borsa e dell'impennata dei rendimenti, scrivevo che il movimento in essere non sarebbe durato per molto. Ed infatti già venerdì, tutto è rientrato. Gli indici dopo una modesta correzione del 3% hanno recuperato la metà delle perdite in poche ore; i rendimenti idem. Fare questa giusta previsione in tempo reale è stato facile sapendo dove guardare. Nulla è cambiato nella politica monetaria globale: Cina e Giappone continuano imperterrite a pompare liquidità, la Fed non si sogna neanche lontanamente di alzare i tassi, la BCE prosegue i suoi rialzini di facciata a passo di lumaca (ed è parodossale, segno palese della confusione dei tempi, che siano le sinistre-sindacati-etc. a criticare la BCE per il rialzo dei tassi: non capiscono che la truffa ai danni del popolo consiste proprio nel tenere i tassi d'interesse reali troppo bassi avvantaggiando i grandi debitori; ma tant'è...).
In queste condizioni, come dipinto nella Nota di sette giorni fa, lo scenario probabile resta sempre quello lì descritto. All'interno del quale c'è ovviamente spazio per fasi di volatilità acuta ed esagerata, proprio perchè l'iperfinanziarizzato sistema globale si regge su una serie di meccaniche, vulnerabili in fasi di paura innescabili da vari fattori occasionali.
Ad esempio, questa settimana l'impennata del petrolio dovuta al ciclone direttosi sullo stretto di Hormuz avvenuta mentre uscivano dati sulla produttività in calo e il costo del lavoro in rialzo allorchè Bernanke ripeteva il solito mantra di facciata (la crescita riprenderà, più rischi per l'infazione), ha generato paure di rialzo dei tassi USA facendo superare al bond decennale la soglia del 5% di rendimento. A quel punto sono scattate altre vendite di bond, automatiche e computerizzate, che i giganti del credito ipotecario usano per coprirsi dal rischio di tasso (chi ha crediti a tasso fisso, per proteggersi dal rialzo dei tassi , ovviamente vende titoli di stato a tasso fisso), e dati gli importi enormi in questione ed i soliti meccanismi tecnici (stop loss, speculazione che cavalca il momentum, etc.) in poche ore si è registrato un salto di oltre 10 cts. che è poi arrivato fino a un picco max. a quota 5,20 toccato nella mattina europea di venerdì, ed esclusivamente dovuto alle forzature speculative, catalizzate anche dal rialzo inaspettato dei tassi neozelandesi all'8%, che hanno avuto il contraltare non solo sugli indici di borsa arrivati a perdere il 3% da inizio settimana, ma anche sulle commodities e soprattutto sul dollaro che si è involato contro tutti.
Gioco facile quindi per il PPT(protection plunge team) di Paulson intervenire a sostegno delle quotazioni con l'apertura di Wally approfittando del venir meno dei timori sui danni del ciclone nel golfo persico(petrolio giù) e far scattare il movimento contrario durante il pomeriggio, accelerato nel finale: classico segno di trionfo. Così gli indici recuperavano l'1,5% i rendimenti tornavano al 5,1 il dollaro riscendeva anche se di poco, restando fuori dal rimbalzo solo le commdities (lo faranno la settimana prossima).
Tra l'altro, nella logica malata imperante secondo la quale il rischio inflazione ci può essere solo se c'è la crescita (il che non è affatto vero, soprattutto in quest'epoca di iperfinanziarizzazione), quando avvengono queste cadute impulsive per paura di un aumento dell'inflazione, esiste un paracadute automatico: il combinato disposto rialzo dei rendimenti-ribasso della borsa, rappresenta di per sè infatti un depressore della crescita, e dunque si sconta subito che poi ne seguirà un calo dell'inflazione. A maggior ragione nell'economia americana dove il disastrato settore immobiliare non può che peggiorare se il costo dei mutui sale. Insomma con questa logica, per definizione, le crisi si riassorbono subito. Se poi si considera che chi comanda può facilmente scegliere il momento in cui far invertire la tendenza facendo scendere in campo i suoi bracci armati(le varie Goldman, Morgan etc.), costringendo la speculazione ribassista alle ricoperture, e si considera che i rubinetti della liquidità globale restano aperti al massimo grazie a cinesi e giapponesi, si capisce facilmente come non vi sia partita. Solo eventi esterni molto forti, come una vera e propria crisi geopolitica, possono innescare qualcosa di più serio e duraturo.
Naturalmente, come illustrai a suo tempo in un apposito Speciale, chi comanda - per amplificare i suoi guadagni - necessita di fasi "correttive", di tanto in tanto. Essendo i mercati in bolla, scandalosamente sopravvalutati, è possibile che ci sia un estata molto calda, con altri episodi del genere, ma (finchè non cambiano le sopramenzionate politiche monetarie) saranno sempre riassorbiti(anche se ci scappa il fallimento di qualche grossa entità finanziaria).
Chiarito dunque l'episodio della settimana, preferisco insistere invece sulla natura profondamente cancerogena del sistema in essere.
Avendo tradito la regola della libera concorrenza, tanto semplice quanto essenziale, ed avendo distrutto il funzionamento della legge della domanda e dell'offerta nel settore cruciale della moneta, ridotta a mero atto fiduciario e divenuta monopolio degli Stati che guidano dirigisticamente i tassi d'interesse, si è distrutto il principio base della Teoria dell'equilibrio economico generale , che permetteva all'interesse particolare di trasformarsi in interesse generale.
Ormai non ci sono più speranze, le evidenze crescono di giorno in giorno. Si va dal boom delle fusioni ed acquisizioni (che aumenta il grado monopolistico, in costante crescita in sempre maggiori settori), al disprezzo per i danni irreparabili che il mito della crescita continua arreca allo stesso ambiente fisico in cui l'umanità vive. Con un esempio di attualità, basta vedere il ridicolo esito del G8 in materia di misure ecologiche. Emerge proprio con chiarezza come gli interessi particolari sottomettano senza pietà l'interesse generale.
Laddove oggi sarebbe possibile , tecnologicamente, collegarli in video conferenza senza alcun costo, si spendono invece centinaia di milioni di dollari, e si produce un inquinamento pesante addizionale, per una buffonata mediatica in cui si incontrano dei burattini sapendo già che non potranno concludere nulla di serio, se non dare qualche contentino di facciata con prospettive temporali al 2050 (sigh!), facendo cadere qualche briciola dalla tavola da dare in pasto ai cagnolini scodinzolanti di turno (africani) e mettersi la coscienza a posto.
Penoso.

6/07/2007

Flash: scatta la giostra

Al sorpasso di quota 5% sul decennale USA sono scattate le vendite collegate alla copertura delle montagne di operazioni costruite sui mutui, e il rendimento è schizzato al 5,1%. Questo, finalmente è stato notato anche in Borsa, con lo sp500 in caduta a 1500, che a sua volta ha innescato la parziale chiusura dei carry trade soprattutto quelli in euroyen, con il cambio precipitato velocemente da oltre 164 a poco più di 162; infine la caduta dell'euroyen ha trascinato anche l'eurodollaro che ha perso 100tiks rispetto ad ieri, arrivando a 1,3430.
Poichè la causa del movimento è quella meccanica sopramenzionata, a sua volta originata dal fatto che iniziano a fare capolino anche timori di un rialzo dei tassi (favoriti dall'impennata del petrolio), non credo che si proseguirà per molto, anche se - essendo un mercato altamente drogato come più volte scritto - non si possono escludere eccessi innescati dalle stoploss a catena.

6/03/2007

La Nota sui mercati (3.6)

MATERIE PRIME: hanno smesso di vendere oro
Le banche centrali hanno comunicato di aver venduto negli ultimi mesi ingenti quantitativi di oro, e per quest'anno pare abbiano finito. Immediata la reazione positiva del metallo giallo che ha trascinato tutto il comparto. Il Petrolio resta poco mosso, oscillando tra i dati sulle scorte settimanali e notizie specifiche: la scadenza luglio chiude a 65,1 pressocchè invariata rispetto a sette giorni prima, un livello in essere ormai da 3 mesi. Fermo anche il gas naturale a 7,88 sulla scadenza luglio.Si conclude con: oro a 677(agosto) argento a 13,7 (luglio) rame a 340(luglio) platino a 1295(luglio) palladio a 377(settembre).L'indice CRB a 315 (giugno).
Posizione a oltre 6 mesi: al rialzo
Posizione a 3-6 mesi: laterale
Posizione asset: oro fisico

CAMBI: dollaro fermo
Il dollaro, come indice generale, conclude la settimana allo stesso livello di sette giorni prima a 82,29 nonostante vi siano stati numerosi dati macro. Questi ultimi infatti non hanno fornito sorprese e si sono elisi tra loro: negli USA ad esempio, al PIl un pò più debole del previsto hanno fatto da contraltare dati sull'occupazione un pò più forti.
Il profilo seguito da eurodollaro questa settimana è in linea con lo scenario al ribasso dell'ultima Nota settimanale. Dopo un iniziale allungo a 1,353 subito abortito, è seguito il test di nuovi minimi, concluso venerdì a 1,34, dai quali è rimbalzato nel finale concludendo così come aveva iniziato a 1,346. La pressione al ribasso sembra in fase di esaurimento, anche se quella al rialzo esiste per ora solo come ricopertura dalle precedenti vendite. La prossima settimana ci sono pochi dati,e non importanti, ma in compenso non mancano gli eventi (BCE, Bernanke). Venerdì scadranno le opzioni giugno, ed il range più probabile è l'1,34-1,35.
In alternativa, è possibile ipotizzare due scenari settimanali (ma resto neutrale tra loro perchè molto dipenderà dalla conferenza di Trichet: se verrà interpretata come foriera di ulteriori rialzi oltre il 4% che verrà sancito mercoledì, più probabile il rialzo e viceversa).
Scenario al ribasso: sfondamento di 1,34 e nuovi minimi ipotizzabili fino a 1,336 da dove dovrebbe riportarsi a 1,34 per poi riscendere verso 1,33.
Scenario al rialzo: puntata fino a 1,355, da dove dovrebbe riportarsi a 1,35 per poi risalire verso 1,36.
L'indice generale del dollaro a 82,29(giugno)
Posizione a oltre 6 mesi: dollaro al ribasso generale
Posizione a 3-6 mesi: dollaro laterale
Posizione asset: comprato put spread+ call + straddle(scad. 8 giugno ), venduto straddle scad. settembre

OBBLIGAZIONI: rendimenti ancora sù
Le corporations americane hanno piazzato a maggio nuove emissioni obbligazionarie per la cifra record di 140 miliardi, e nei 12 mesi passati il ritmo di incremento è stato del 16%; è interessante notare che il 65% di queste emissioni riguardano entità puramente finanziarie.
Il rialzo dei rendimenti continua, omogeneo lungo tutta la curva delle scadenze, con il decennale USA che tocca il 4,95% massimo da nove mesi. Come saldo settimanale, negli USA, il future a 3 mesi dic. 2007 sale di 11 cts. a 5,33% , il biennale sale di 11 cts. al 4,97% il quinquennale sale di 13 cts. al 4,92%, il decennale di 9 al 4,95% ed il trentennale di 6 cts. al 5,06%.In Europa il bund decennale sale di 7 cts. al 4,45% per cui il differenziale con il bond USA di analoga durata sale a 50 cts. Anche in Giappone il decennale sale di 4 cts. all'1,76%, così come nei mercati obbligazionari emergenti , con rialzi dei rendimenti nell'ordine dei 10 cts.
Il premio per il rischio sui titoli ad alto rischio è sceso a un minimo record: mediamente 242 cts. in più rispetto ai titoli del tesoro, contro un valore medio degli ultimi 5 anni di 500 cts. (nel 2002 era arrivato a 1240 cts.). Altro record: la quota di titoli di stato USA tra 3 e 10 anni detenuta dall'estero è salita all'80%(il che significa anche che l'80% degli interessi pagati con le entrate fiscali americane se ne va all'estero). I sei principali paesi del golfo arabico hanno nel loro insieme accumulato più riserve estere della Cina: 1,6 trilioni di dollari.
Posizione oltre i 6 mesi: al rialzo dei rendimenti
Posizione a 3-6 mesi: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla

BORSE: si gonfiano
La settimana si conclude con : Dow a 13668 (+1,2%) Sp500 a 1536 (+1,3%) nasdaq a 2613(+2%) nasdaq100 a 1957(+2%) russell 2000 +2,8% trasporti +3,4% utilities +1,4% semiconduttori +1,9% broker-dealer +5,3% Banche +0,5%. I titoli al rialzo sul NYSE hanno oscillato sempre oltre quota 2000. Il rapporto tra put e call scende da 0,93 a 0,73. L'indice della volatilità (VIX) fermo a 12,78 .Il Nikkey sale a 17960(+2,7%) , sempre in piena espansione la bolla sul dax a 7987(+2,8%), salgono tutti gli altri indici: il cac a 6168(+1,9%), il footsie a 6676(+1,9%)resta ferma solo l'italietta senza la benchè minima speranza: spmib a 43010(-0%) e mibtel a 33705(+0,3%).
Momento di pausa per la SUPERBolla in Cina -4,3% ; Brasile +3,5% India +1,6% e Russia+1,9%
Posizione oltre i 6 mesi: ribasso generale
Posizione 3-6 mesi: rialzo generale
posizione asset: comprato put spread sp500, scad. 15 giugno

PREVISIONI: parla la BCE
Lunedì, prezzi alla produzione europei e ordini alle fabbriche americani, entrambi per aprile.
Martedì giornata piena: indici dei servizi a maggio e vendite al dettaglio ad aprile, in Europa;
conferenza internazionale in cui parleranno Bernanke, Trichet e Fukui e dagli USA l'ISM dei servizi a maggio e un discorso di Paulson sulle relazioni sino-americane.
Mercoledì, dopo gli ordini alle fabbriche tedesche la decisione della BCE sui tassi d'interesse (previsti salire al 4%) e la conferenza stampa di Trichet, mentre dagli USA usciranno i definitivi per costo del lavoro e produttività nel primo trimestre e parleranno un paio di membri della Fed.
Giovedì, in Europa molti in festività mentre gli inglesi terranno fermi i tassi d'interesse, nel pomeriggio sussidi USA e vendite all 'ingrosso.
Venerdì si chiude con il deficit commerciale USA di aprile, atteso restare sui livelli elevati del mese precedente.
Come si vede non ci sono dati particolarmente strategici, anche se possono sempre servire come scusa per qualche movimento intraday. La questione fondamentale per il cambio eurodollaro resta l'eventuale indicazione da parte della BCE di ulteriori rialzi durante il 2007.

6/02/2007

Economia: lo scenario probabile

ECONOMIA: lo scenario probabile
Il dibattito macroeonomico sugli USA ruota attorno a due scuole di pensiero.
La prima, sostenuta dalla Fed e maggioritaria sui mercati, è convinta che la frenata del PIL nel primo trimestre sia dovuta al ciclo delle scorte ed all'impatto una tantum della crisi immobiliare, destinata quindi a rientrare subito con la crescita di nuovo sopra al 2% per il resto dell'anno.
La seconda, portata avanti da molti accademici, ritiene invece che il peggio della crisi immobiliare debba ancora venire, e soprattutto che devono ancora farsi sentire gli effetti sui consumi.
Personalmente , come scritto tante volte, ritengo che entrambe le scuole non colgano l'aspetto epocale in essere: la crescita dipende sempre più dalla super finanziarizzazione dell'economia; quest'ultima può dunque riuscire a contenere la crisi immobiliare come ritiene la prima scuola di pensiero, ma al costo enorme a lungo termine di sempre maggiori eccessi creditizi e squilibri globali. E se è vero che l'indebitamento delle famiglie, delle imprese e del governo è ormai a livelli troppo elevati per continuare ad espandersi sostenendo la crescita, è anche vero che va considerata l'incredibile espansione del settore finanziario (banche e non banche), i cui mega redditi contribuiscono alla tenuta del reddito nazionale e soprattutto dei consumi. Non a caso siamo in presenza di un boom storico per fusioni ed acquisizioni, riacquisti di azioni proprie, dividendi speciali, etc, cui corrisponde un boom storico nell'emissione di nuovi debiti del settore finanziario che grazie all'effetto leva sempre più aggressivo sostiene la liquidità dei mercati anche durante i momenti difficili (come quello attuale sui mutui ipotecari).
Per essere più chiaro: quando si effettua una acquisizione con l'emissione di nuovo debito si aggiunge nuova liquidità al sistema che in parte va a finire ai venditori i quali poi la usano per acquistare altri strumenti finanziari; in parte va a finire agli stessi acquirenti tramite le ormai popolari effettuazioni di dividendi speciali; ed in parte ancora va a far aumentare i redditi della miriade di intermediari finanziari coinvolti nel processo. Non è un caso che ad ogni notizia di nuova acquisizione le borse salgano, provocando automaticamente una crescita dei valori collaterali a garanzia per nuovi indebitamenti, in un processo autoalimentantesi ed apparentemente senza fine.
Sono questi i veri problemi, non il dibattito recessione sì- recessione no, che tra l'altro ignora anche il rischio inflazione totale , giunta ormai nella contabilità ufficiale al 4% come deflatore del PIL.
Dal punto di vista congiunturale direi che tutto è molto chiaro al momento, come raramente in passato.
La Cina ed il Giappone non cambiano politica monetaria, con le due conseguenze principali che restano intatte :
1)la liquidità globale continua a crescere;
2) l'inflazione parziale (dei beni manufatti importati dalla Cina) resta contenuta, consentendo alle banche centrali di mantenere fermi i tassi d'interesse reali (con qualche aumento di facciata, qui e là, ma senza restrizioni monetarie effettive).
In queso contesto, l'economia mondiale continuerà a finanziarizzarsi sempre più, sopperendo alle crisi settoriali o locali con la crescente megabolla creditizia globale (e le mille bolle blu che ne derivano).
Naturalmente continueranno a crescere lentamente ma inesorabilmente l'inflazione totale e lo squilibrio commerciale globale, il che assicura un redde rationem finale drammatico, ma è ormai chiaro che difficilmente lo si vedrà nell'anno 2007.
Quest'ultimo era iniziato, nella percezione dei mercati, con l'idea che la crisi immobiliare americana avrebbe portato la FED ad abbassare i tassi; così, i rendimenti obbligazionari erano scesi al 4,5% sul decennale invertendo la curva; il dollaro aveva perso oltre il 4% come indice generale; le materie prime e le borse erano salite, con l'oro fino a 700 dollari, riassorbendo velocemente l'incidente di percorso del 27 febbraio innescato dalla paura che gli asiatici (Cina, Giappone)cambiassero politica: paura rivelatasi infondata.
Dai primi di maggio ci si è convinti che la FED terrà i tassi fermi per tutto l'anno; così i rendimenti obbligazionari si sono riaggiustati ed il decennale è risalito nei pressi del 5%, appiattendo la curva; il dollaro ha recuperato un terzo della precedente caduta; le materie prime hanno un pò stornato, con l'oro fino a 650; e le borse hanno proseguito la loro marcia lo stesso, perchè essendo in bolla ogni scusa è buona per salire (prima perchè pensavano al calo dei tassi, ora perchè pensano all'economia che va bene, etc.).
Questi aggiustamenti iniziati un mese fa, potrebbero proseguire un pò, il decennale magari salire sopra al 5%, il dollaro recuperare ancora qualcosina, e via dicendo, ma sostanzialmente non ci sono motivi perchè si vada oltre, fermo restando come sopra menzionato l'immobilismo de facto delle banche centrali mondiali, soprattutto quello delle asiatiche.
Per il prossimo futuro quindi la previsione è semplice:
si resterà con i rendimenti in lieve tendenza rialzista a cavallo del 5%, con il dollaro in fascia laterale tra 81 ed 84 come indice generale, mentre materie prime e borse, pur con alti e bassi, proseguiranno il loro inflazionamento.
Le eventuali oscillazioni, nonchè la loro ampiezza, dipenderanno dalle solite due variabili "stupide" cui guardano i mercati:
1) l'inflazione parziale, al netto di petrolio ed alimentari: dovesse sorprendere al rialzo, allora i mercati percepiranno il rischio di un rialzo dei tassi(in questo caso il rialzo dei rendimenti e del dollaro potrebbe andare oltre i limiti sopra menzionati, mentre borse e materie prime subiranno una correzione).
2) la crescita economica: dovesse sorprendere al ribasso, allora torneranno di attualità le aspettative di un calo dei tassi e le varie quotazioni potrebbero tornare ai livelli di fine aprile.
Penso però che nè l'una nè l'altra variabile, per i prossimi mesi, presenterà sorprese significative, dunque mi aspetto la lateralità sopramenzionata, pur con le inevitabili oscillazioni (senza le quali del resto, i mercati chiuderebbero bottega).
Ovvio, eventuali e sempre possibili sorprese geopolitiche, soprattutto nella misura in cui impatteranno il petrolio, potranno provocare nuovi scenari e comunque fasi di volatilità più acuta, ma al momento non serve ragionarci sù.