11/08/2012

Mutazione genetica

Proseguendo sul tema affrontato nella scorsa Nota, e riprendendo concetti da me già espressi da tempo, ritengo sia importante capire la mutazione genetica della moneta e della filosofia sottostante.
Come una cellula divenuta cancerogena, la moneta - da merce tangibile usata per favorire la produzione ed il commercio dei beni e servizi tra gli uomini - si è tramutata in un intangibile atto fiduciario, che ha ucciso il meccanismo auto riequilibrante che consentiva appunto il legame sistemico con produzione e commercio. In un mondo basato su una moneta merce tangibile, ad esempio l'oro, sarebbe impossibile per un paese accumulare indefinitamente un deficit commerciale con il resto del mondo, perchè prima o poi le riserve auree di quel paese finiscono: a quel punto nessuno gli venderebbe merci in cambio di niente, ed il paese in questione sarebbe costretto a ridurre il proprio eccesso di importazioni ed anzi dovrebbe forzarsi a tutti i costi a vendere più di quanto compra per poter ricostituire delle riserve in oro.
Dunque un meccanismo che tende al riequilibrio.
Invece in un mondo basato su una moneta intangibile, il dollaro, è possibile per il paese che lo stampa accumulare indefinitamente un deficit finchè il resto del mondo continua a "fidarsi", essendone incentivato dal meccanismo di "vendor financing", cioè finanziare il proprio cliente, per non perderlo; e poiché in tale logica i dollari accumulati vengono riciclati nel paese d'origine allo scopo di massimizzarne il rendimento, non solo non c'è più il riequilibrio ma anzi si viene ad esaltare lo squilibrio originale(via tassi d'interesse artificialmente bassi, afflussi di capitale, etc.).Il fatto perverso è che l'atto fiduciario dipende soprattutto dalla concezione di interesse proprio di colui che fa fiducia, piuttosto che dal merito dell'affidato.
E qui arriviamo al punto filosofico cruciale.
Dalla "mano invisibile" postulata da Adam Smith - un filosofo morale, del 18mo secolo nella sua monumentale opera La Ricchezza delle Nazioni ("non aspettatevi il buon pane dal buon cuore del fornaio, ma dal suo egoismo.."), per cui il capitalismo basato sulla concorrenza perfetta produceva il benessere generale sfruttando l'interesse individuale - siamo oggi passati alla "mano visibile" di un capitalismo oligopolistico che trasforma l'interesse e l'egoismo individuale in malessere generale. In particolare l'aver reso il prezzo della moneta (il tasso d'interesse) oggetto di decisione dirigistica da parte dell'emittente, un prezzo politico non più soggetto alla legge della domanda e dell'offerta, ha reso antagonisti l'interesse nazionale di breve termine, e l'interesse generale di lungo termine. Basti pensare alle svalutazioni competitive tra monete nazionali in cui tutti fanno a gara a svalutare per esportare di più. Si tengono i tassi d'interesse reali negativi ed il cambio della propria moneta svalutato ritenendo di fare il proprio interesse egoistico nazionale (sostegno alle esportazioni, alla domanda interna,etc.), ma così creando una palese distorsione globale di dimensioni enormi che è contro l'interesse generale: l'azzardo immorale. E' il punto chiave di cui si parla poco o niente (e del resto chi ne dovrebbe parlare? l'industria finanziaria, che ne è la beneficiaria?). Tutto il resto sono manifestazioni in superficie di tale realtà che è nelle viscere profonde del sistema attuale, e di cui un giorno si pagherà il conto (salatissimo). Ad esempio, meno concorrenza, più profitti. Pochi centri di potere internazionale: gestione più semplice ed efficace. Fra un pò arriveremo ad un unica mega banca mondiale. Del resto chiunque , se fosse al vertice della Cupola, cosa preferirebbe? comandare un pugno di potenti capifamiglia, o una gran quantità di cani più o meno sciolti? E' stato così da che mondo e mondo, in varie forme, ma con la medesima sostanza. Perciò il capitalismo liberale, basato sulla concorrenza perfetta e sull'assenza di monopoli ed oligopoli (la miglior invenzione socio economica del pensiero umano), non poteva durare, era un utopia come la Città del Sole di Tommaso Moro. Invece ha trionfato il capitalismo monopolistico a pianificazione centrale, ferreo regime che a seconda dei casi può essere comunista o fascista o mascherato da "democrazia"(il termine più bestemmiato del mondo, dopo Dio) tecnologica, abbagliante come uno spot pubblicitario, per meglio strumentalizzare le masse ignare.
Comunque se questo fosse il modello vincente, più adatto alla specie umana, non ci sarebbe che da prenderne atto. Peccato, però, stia conducendo velocemente il pianeta , concepito come una grande gomma da masticare in cui soffiare veleni di tutti i tipi prodotti da polmoni carichi di egoismo ed avidità illimitati, all'autodistruzione fisica.
PS: volutamente non ho mai citato la "politica" perchè non la vedo neanche come una sovrastruttura di marxiana memoria (troppo onore), bensì più semplicemente come uno zerbino su cui i potentati economici strusciano le scarpe infangate prima di rientrare a casa.

10/25/2012

Deficit e investimenti

Il deficit statale impedisce al settore privato di investire tutto il risparmio che fa. Lo si deduce dalla classica equazone contabile su cui si fonda la macroeconomia. Essa infatti recita che in un sistema economico (ipotizziamo sia il mondo intero, per semplificare , così senza bisogno di considerare i conti con l'estero) il PIL dal punto di vista delle fonti della spesa, si articoli in spesa totale dei consumi finali (C), negli investimenti privati totali (I), nella spesa pubblica totale (G):
PIL = C + I + G
mentre dal punto di vista degli usi delle entrate prodotte vada in consumi (C), risparmi (S), e tasse:
PIL = C + S + T
Algebricamente l'equivalenza sarà quindi:
C + I + G = C + S + T
pertanto si può elidere C da entrambi i lati, e scrivere l'equazione in questo modo
G-T = S-I
signfica che la differenza tra spesa pubblica e tasse (deficit/surplus) è pari alla differenza tra risparmio dei privati e loro investimenti (si noti come in assenza di Stato, il risparmio sarebbe pari all'investimento per definizione). Se ne deduce pertanto che se si aumenta il differnziale a destra dell'equazione (quindi se si aumenta il deficit statale), automaticamente aumenterà il differenziale a sinistra, cioè vi sarà maggior risparmio non investito dai privati. E viceversa se lo Stato crea un surplus ciò consentirà investimenti superiori al risparmio disponibile.

Cosa è auspicabile? qui ciascuno può sbizzarrirsi, chi desidera ridurre gli investimenti privati, preferendo quelli statali gestiti dai politici, si augurerà una situazione di deficit di bilancio. Viceversa chi considera negativo lo spiazzamento dell'economia privata ad opera dello Stato, in altre parole, il maggior peso dello Stato nell'economia, auspicherà una situazione di surplus, che tra l'altro consente facilmente di ridurre le tasse nei momenti in cui serve stimolare l'economia. Se poi si considerano anche i rapporti con l'estero è probabile che in una situazione di deficit del bilancio statale vi sia anche un deficit nella bilancia commerciale, con ciò che ne consegue.
Così stanno le cose, checchè ne dicano i "chartalisti": ripolverando una vecchia teoria del 1895 di Knapp, denominandola paradossalmente "moderna teoria monetaria", vanno leggendo l'equazione sopra esposta in mdo opposto, perchè dicono che il maggior deficit crea un maggior risparmio privato netto(dove netto sta evidentemente per "non investito" da loro), come se fosse positivo il fatto che non viene investito dai privati, ma dai politici. Inoltre non si pongono il problema del finanziamento del deficit, perchè per loro in un regime di moneta a corso forzoso disancorata dall'oro o da altri sottostanti reali, si può finanziare appunto stampando pezzi di carta a volontà. Come se la fiducia nei pezzi di carta da parte degli utenti non possa mai venire meno. la Storia insegna il contrario senza ombra di dubbio.

10/22/2012

Gold standard

Leggo che, avendone parlato qualche giornalista della City, allora viene presa sul serio, ma resta una stupidata. Mi riferisco - e ne ho già accennato nella Nota - alla teoria che il debito pubblico posseduto dalle banche centrali potrebbe essere cancellato con un tratto di penna, facendo contenti tutti. E' una stupidata perchè banche centrali e Stato sono due entità diverse, ciascuna con un proprio bilancio. Pertanto se la Fed (o la BOE, BOJ, etc.) vedesse annullato il proprio credito, dovrebbe contemporaneamente annullare l'equivalente dal lato delle passività del proprio bilancio, altrimenti incorrerebbe in una perdita enormemente superiore al suo capitale (patrimonio) con conseguente fallimento; e quali passività hanno le banche centrali, se non la moneta emessa? dunque andrebbe cancellato anche l'equivalente di moneta in circolazione, e da chi la si prende? oppure qualcuno (lo Stato, le banche proprietarie) dovrebbe versare l'equivalente in nuovi mezzi patrimoniali della Banca centrale, e da dove li prenderebbero? E ci sarebbero problemi legali e contabili anche dal lato del beneficiario: infatti lo Stato vedrebbe sparire nel suo bilancio una enorme quantità di passivo, e che farebbe? cancellerebbe altrettanti crediti ? e quali? oppure porterebbe un utile di bilancio enorme?

Il discorso quindi potrebbe avere una minima fattibilità solo se prima si procedesse ad incorporare nel bilancio dello Stato, quello della banca centrale, annullando l'esistenza di quest'ultima come entità autonoma. Si potrebbe fare questo? sì, ma ve la immaginate la rivoluzione? Non potrebbe avvenire perchè da che mondo è mondo non è lo Stato che comanda sulle banche centrali (e sui sistemi bancari), se non formalmente; nella sostanza è esattamente l'opposto, per cui è pensabile che la bancocrazia si privi dopo secoli del suo principale strumento di potere? impensabile. Dunque la stupidata di cui tanto si parla, non avverrà mai.

Infine, ammesso e non concesso che in qualche modo, calepstando tutti i principi contabili, oppure facendo un golpe sulle banche, si facesse lo stesso, che signficherebbe IN SOLDONI? la gente capirebbe che la moneta viene stampata per finanziare le spese pubbliche e dunque non sarebbe più possibile illudersi sulla sua capacità di mantenere il potere d'acquisto, per cui cercherebbe di disfarsene appena possibile. Le conseguenze sono quelle iperinflattive già verificatesi numerose volte nella Storia. L'unico modo per evitarle sarebbe l'adozione del gold standard che ho sempre auspicato, altrimenti lo Stsato si troverebbe a fare esattemente quello che fanno le banche centrali e le conseguenze sono quelle iperinflattive. Invece con il gold standard: lo Stato emette moneta per pagare le sue spese ( quindi niente debito pubblico e relativi interessi, ed a quel punto potrebbe se volesse anche abolire le tasse) MA nel limite dell'oro che ha nei forzieri ed in cui deve poter essere convertibile la moneta da lui emessa. Questo porrebbe il vincolo dei conti con l'estero, unico canale in grado di aumentare (o ridurre) l'oro in cassa, e dunque la moneta emettibile , e pertanto le spese statali fattibili. Cioè se il paese lavora bene e consuma meno di quanto produce, crea un avanzo nei conti con l'estero, che consente allo Stato di aumentare la moneta in circolazione, aumentando le spese pubbliche (più sanità, istruzione, investimenti, etc.), oppure riducendo la pressione fiscale così rendendo sempre più competitivo il paese. Viceversa, nel caso opposto: lo Stato dovrebbe automaticamente ridurre moneta e spese, oppure aumentare le tasse. Infine in questo sistema lo Stato diverrebbe il prestatore di ultima istanza del sistema bancario, ma con il vincolo quantitativo di cui sopra, per cui le banche dovrebbero contenere la loro leva finanziaria.

Ma ve l'immaginate lo Stato che dopo avere abolito la banca centrale (divenuta un dipartimento del Tesoro, con compiti di vigilanza ispettiva), accetta la convertibilità in oro della sua valuta? Se anche un governo illuminato lo facesse, alle prime difficoltà la convertibilità verrebbe spazzata via, da qui l'iperinflazione in poco tempo, sempre con il contributo del canale estero, perchè il paese consumerebbe sempre più di quanto produce, e la moneta statale si svaluterebbe costantemente sui mercati valutari, importando inflazione, ed avvitando l'economia in una spirale perversa.
La verità è che non esistono pasti gratis, come queste stupide idee (MMT e simili) vorrebero far credere. Il quoziente intellettuale di chi ci crede, specie se "addetto ai lavori" sarebbe interessante misurarlo.....

9/18/2012

Il Potere

Il Potere permette tutto, dall'arricchimento facile al dominio su persone e cose.
Domandiamoci: è più facile esercitare il Potere sui bisognosi che se esprimono parere contrario vengono rovinati, oppure sugli autosufficienti che se non sono d'accordo possono infischiarsene se non piace a chi comanda?
Non vi sono dubbi, sui bisognosi.
Se ne deduce logicamente l'interesse da parte dei potenti a mantenere i comandati in posizione di bisogno e di dipendenza; ed inoltre a mantenerli impegnati e/o distratti, comunque privi del tempo e delle capacità di pensare a chi li comanda.
Chi capisce quanto sopra, comprende esattamente la situazione che ci circonda. Non solo le politiche monetarie e fiscali, ma anche quelle culturali ed educative, perseguite nel mondo. Passate, presenti, e future.
E non dovrebbe stupirsi se il Potere si esprime oggi come dalla notte dei tempi:
in forme piramidali, con un vertice che comanda;
sia nelle organizzazioni palesi (dal consiglio dei ministri nei governi ufficiali, ai consigli di amministrazione nelle società);
sia in quelle occulte (dalle "commissioni" -copyright Buscetta- nelle organizzazioni mafiose, alla Cupola che guida finanza, economia e politica nella moderna società globalizzata).
Ed il vertice, tanto più è occulto, tanto più è potente.

9/17/2012

Come la FED distrugge posti di lavoro

(.....) Da la Nota SUI MERCATI DEL 16.9
E’ facile da capire, i motivi principali sono due:
1) Per ridurre la disoccupazione, occorre aumenti nel sistema economico la domanda di beni e servizi, per soddisfare la quale si aumenterà l’offerta, così creando nuovi posti di lavoro. La FED invece ottiene il risultato opposto, perché l’aumento della moneta in circolazione, tramite la conseguente svalutazione della valuta, provoca aumento dei prezzi delle materie prime base, che si riverbera sul costo della vita (sul carrello della spesa, sulla benzina, etc.) e dunque riduzione del potere d’acquisto di stipendi –salari –pensioni. Pertanto si contrae (pur a parità di volontà di spesa e di fiducia dei consumatori) la capacità di acquisto. Dunque la domanda interna diminuisce, provocando una contrazione dei posti di lavoro, che solo parzialmente può essere compensata dall’eventuale aumento della domanda estera conseguente alla svalutazione.
2) Negli attuali sistemi occidentali, la maggior parte dei posti di lavoro dipende dalle piccole e medie imprese, perché le grandi in parte de localizzano, in parte sono a bassa intensità di lavoro. Poiché l’aumento della moneta in circolazione, avviene ritirando dai portafogli bancari titoli pubblici ed ora anche ipotecari, si garantisce al complesso banco-finanziario una fonte di utili sicura e senza rischio che lo disincentiva dall’attività di sostegno alle piccole e medie imprese, per definizione ben più rischiosa rispetto a quella per le grandi imprese, le quali a loro volta beneficiano della possibilità di indebitamento diretto sul mercato a tassi reali negativi. Dunque l’offerta di posti di lavoro da parte del tessuto a maggior intensità occupazionale si riduce, contribuendo all’aumento della disoccupazione strutturale.
Sono ragionamenti elementari, non c’è bisogno di aver conseguito dispendiosi dottorati in università sofisticate per comprenderli. Certamente li comprendono i banchieri centrali. Da qui l’impossibilità di considerare semplicemente “errate” le loro politiche. Sono chiaramente in malafede, perché qualcuno in tutto questo ci guadagna alla grande. Ben, Mario e gli altri, sono al soldo del complesso banco-finanziario, che come quello militar-industriale è pronto a tutto pur di arricchirsi a spese della massa. La loro genialità consiste nell’essere capaci di mettere le mani in tasca ai cittadini, facendosi addirittura applaudire dalle stesse vittime, abbindolate con le false teorie di cui sopra, popolari per definizione. Chapeau.
(....)
Credere che stampare continuamente moneta possa generare espansione economica sostenibile e continua, è come credere sia possibile creare ricchezza dal nulla. Nella confusione teorica attuale, qualcuno arriva a crederlo possibile. Ma ciò non lo rende vero, semplicemente perché è impossibile. Se lo fosse, sarebbe stato criminale non averlo fatto nei decenni passati, e sarebbe criminale non farlo oggi in ogni angolo del mondo: la disoccupazione dovrebbe essere a zero per definizione, non essendovi limiti alla stampa di moneta. Infatti ci ha provato pure lo Zimbabwe, ma è sprofondato nell’iperinflazione. Anzi: tale convinzione è negativa perché spinge a credere che lavorare sia inutile, basta comprare (indebitandosi) debiti altrui e ci si arricchisce, senza rischi. Se veramente il mondo dovesse cedere a tale propaganda, l’economia si fermerebbe, anche a causa dei tentativi delle autorità di generare comportamenti propensi al rischio. Naturalmente questi ultimi possono temporaneamente aver successo nell’attizzare bolle speculative, ma la realtà è che cambiare i prezzi relativi dei vari assets non crea domanda. Dunque siamo condannati alla depressione. Rendiamo grazie a D&B ed ai loro padroni, in saecula seaculorum.(....)



michele.spallino@email.it

9/14/2012

QEI

I padroni del sistema monetario internazionale (alias i padroni del vapore, “la Cupola”), coloro che emettono moneta, fanno prestiti, spingono gli altri ad indebitarsi e quindi gestiscono il potere (finanziario e dunque politico), hanno dato mandato alla loro filiale più importante (quella USA), di stampare 40 miliardi di nuovi dollari ogni mese, senza limiti temporali né quantitativi, al contempo prolungando l’attesa di tassi azzerati al 2015. Questi soldi saranno dati alle banche in cambio dei loro prestiti ipotecari (andati a male e non), le quali così potranno perpetuamente contare su una fonte di profitti “politici”, secondo il modello già sperimentato (anche presso la filiale europea). Ne conseguirà un aumento del valore nominale dei pezzi di carta azionari e non, nonché delle materie prime, e dunque un impoverimento in termini reali dei redditi da lavoro. Proseguirà quindi il trasferimento di risorse dall’economia reale alla bancocrazia. Pertanto la disoccupazione aumenterà, o quanto meno non migliorerà, in un economia globale così condannata alla stagnazione perpetua. Ed infatti la Cupola, con una novità assoluta, ha diabolicamente deciso di annunciare che la stampa di moneta internazionale (il dollaro)- nell’ordine del mezzo trilione annuo- proseguirà finché non vi saranno miglioramenti “sostanziali” e non occasionali dell’occupazione USA. Ben sapendo che ciò non avverrà mai, proprio a causa di questa manovra monetaria, si è in pratica ASSICURATA LA STAMPA DI MONETA PERMANENTE. Altro che QE3, ci hanno servito la QEI(infinita), cioè –ripeto - una fonte di profitti senza rischi per le banche, a danno dell’economia. Naturalmente un loro impiegato (Ben shalom Bernanke) è stato mandato a propagandare la teoria secondo cui solo stampando moneta si può creare occupazione. Teoria facilmente vendibile alle masse ignoranti che così possono addirittura festeggiare come “salvifico” un furto permanente ai loro danni. Tanto a queste masse, con il lavaggio del cervello operato dai mass media e dai “professori”, quando si accorgeranno che la stampa di moneta non produce posti di lavoro, si potrà sempre dire che il motivo è la “non sufficiente” quantità di nuova moneta stampata, ed ottenerne l’entusiastico consenso per aumenti successivi. Esattamente come succede oggi, dopo oltre 3 trilioni di nuova moneta stampata negli ultimi 5 anni, che ha prodotto disoccupazione in aumento. Nel frattempo loro comandano e guadagnano, senza alcun rischio, perché di fronte agli inevitabili scoppi di bolle cammin facendo, imporranno (tramite i governi iper indebitati e dunque da loro dipendenti) per legge di trasferirne le perdite sui contribuenti. Allelluja!

”Datemi il controllo della moneta e poco mi importerà di chi farà le leggi” (Mayer Amschel Rotschild, fondatore della Dinastia dei Banchieri Rotschild).


9/04/2012

Barzellette

Angela Merkel(dopo aver bevuto un boccalone di birra):
"accuso i mercati di non essere al servizio del popolo".
Ah, Ah, Ah, Ah

Mario Draghi (dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua all'europarlamento):
"Gli acquisti di titoli di Stato fino a tre anni non costituiscono un finanziamento monetario agli stati".
Ah, Ah, Ah, Ah

Moody's (non si sa se hanno bevuto qualcosa):
L'outlook sull'Ue, è stato rivisto al ribasso: da stabile a negativo, ma confermato AAA.
Ah,Ah,Ah,Ah


Mentre ci distraggono facendoci sbellicare dalle risate, ne approfittano zitti zitti per continuare a dare soldi pubblici alle banche: in Francia, 4 mld e passa (al Credit Mutuel); in Spagna altri 5 mld. (a Bankia), in Italia 2,5 mld. alle prime 5 banche tramite la «Trasformazione delle attività per imposte anticipate iscritte in bilancio in crediti di imposta». Più brevemente, il «comma 55», ovvero un codicillo dell'articolo 2 del Milleproroghe.

Ma per oggi pensiamo solo a ridere, Ah, Ah, Ah, Ah.

8/02/2012

Caso o necessità?

Le mutazioni genetiche, così come il big bang, sono frutto del caso ? oppure vi è una volontà superiore dietro di esse? È l’eterno interrogativo con cui si confrontano gli umani. Vale LO STESSO per gli sviluppi economici e politici? Secondo me no, perché quando sono in ballo soldi e potere, la Storia ci insegna senza ombra di dubbio che c’è sempre dietro la volontà di qualcuno, anche se poi gli eventi possono scoppiare in mano (nessuno è infallibile).

Tre sono le grandi mutazioni genetiche avvenute negli ultimi 40 anni, di fronte ai cui effetti ci ritroviamo adesso: monetizzazione – globalizzazione – anti democratizzazione.

1) Nell’agosto del 1971 Nixon annunciava l’inconvertibilità del dollaro in oro. Iniziava così la prima grande mutazione genetica: il sistema monetario internazionale, sganciato da un sottostante fisico, nel giro di qualche anno avrebbe dato vita ad una gigantesca monetizzazione capace di invertire il rapporto tra finanza ed economia reale, mettendo quest’ultima al servizio della prima, attizzando l’indebitamento pubblico e privato, e dando un potere immenso , senza precedenti, ai gestori di moneta e credito, i banchieri. Si creava così anche il catalizzatore della globalizzazione dei capitali, esplosa durante il decennio successivo, ad uso e consumo delle grandi multinazionali occidentali.

2) Con la dissoluzione dell’URSS, nel novembre del 1989 veniva ufficialmente dichiarata la caduta del muro di Berlino. Possiamo prendere questa data a simbolo della seconda grande mutazione genetica: la globalizzazione del lavoro, che avrebbe portato all’utilizzo dell’enorme riserva di manodopera asiatica, e conseguente impoverimento strutturale della “middle class” occidentale, fino ad allora pilastro portante della domanda globale di merci e servizi. Iniziava così il grande squilibrio sfociato nell’eccesso sistemico di capacità produttiva, in stile anni 30, forza deflattiva a sostegno della bancocrazia monetizzatrice.

3) Possiamo infine prendere il febbraio 1992, con la firma del trattato di Maastricht, come simbolo della terza grande mutazione genetica in corso: lo svuotamento delle democrazie rappresentative nazionali, da piegare ad una nuova tecnocrazia sovranazionale priva di vincoli democratici. Negli USA questo processo già da tempo aveva seguito un altro percorso: rendere il processo democratico così costoso, da essere accessibile solo ai grandi potentati economici e finanziari, capaci di sponsorizzare entrambi gli schieramenti in campo, e dunque vincere sempre. Ma in Europa, per via della maggiore complessità storica dei popoli e delle nazioni presenti, è stato fatto un esperimento di tipo diverso, con l’obiettivo poi di estenderlo a livello mondiale in caso di successo. Lo STRUMENTO per imporre la sovra nazionalizzazione anti democratica è stato la moneta unica tra economie diverse: un combinato disposto micidiale che le ha rese divergenti tra loro, ed in poco più di un decennio ha già esercitato il suo effetto perverso, ponendo le popolazioni di fronte alla scelta tra rinunciare alla sovranità o affrontare il caos economico-finanziario. Dietro alla retorica degli Stati uniti di Europa c’è solo il disegno di creare un entità sovranazionale sempre più “grande fratello” in grado di controllare senza essere controllato.

Non credo che il disegno fallirà, anche se non si può escludere del tutto. La strategia è chiara. Estremizzano le crisi, al fine di ricattare le volontà popolari, ed usano la monetizzazione come droga da spacciare e mantenere la dipendenza dalla globalizzazione, per comandare e rendere permanente la stagnazione economica che mentre non impedisce la rendita parassitaria, soffoca gli aneliti liberali rivoluzionari. L’idea è che il gregge, in fondo, cerca sempre un pastore. E pazienza se ci scappano le bastonate. Qualche pecora nera andrà eliminata durante il percorso, qualche Isacco andrà sacrificato strada facendo, ma alla fine il disegno si deve realizzare. Amen.

7/04/2012

Scandalo Libor

Scandalo Libor

Barclays ed altre grandi banche (Citigroup, HSBC, J.P. Morgan Chase, Lloyds,Bank of America, UBS, Royal Bank of Scotland) hanno manipolato il tasso d’interesse mondiale di riferimento (Libor, acronimo per: London interbank offered rate) da cui tutti i tassi variabili internazionali sono determinati, così influendo sul rendimento degli investimenti globalmente. In altre parole un gruppetto di persone ha manipolato una gran parte dell’economia mondiale. Nessuna sorpresa per chi qui scrive da anni della Cupola e dei suoi killer, alias banksters. Ma ufficialmente la “scoperta” ha destato scandalo, portando alle dimissioni di un paio di gran capi bancari, e spingendo il governo inglese ad aprire una commissione d’inchiesta sulle banche. Si è capito infatti che questa manipolazione avveniva su base quotidiana almeno a partire dal 2005. Ovvie le profonde implicazioni sull’enorme mercato trilionario dei derivati. Ma ancora non ho sentito alcuna domanda circa le connessioni di questa manipolazione con la crisi del 2008. Forse perché la risposta è ovvia: se il LIBOR era manipolato nel 2008, come è appurato, è chiaro che la sua impennata registrata all’epoca ed il conseguente congelamento del mercato interbancario fosse almeno in parte il prodotto di un azione voluta dal cartello sopra menzionato, allo scopo di ottenere un maggior e più veloce “salvataggio” da parte dei contribuenti, terrorizzati appunto dalla possibilità di un implosione sistemica. Il risultato infatti è stato un complessivo ammontare di 29 trilioni di dollari che il sistema bancario mondiale ha incassato dai soldi pubblici a vario titolo. Si tratta di un profitto (e/o ripianamento di perdite) epocale. Del resto il LIBOR determina profondamente la disponibilità di credito, ed i “salvataggi” furono direttamente giustificati all’opinione pubblica con il bisogno di impedire il congelamento della disponibilità creditizia. Chi manipolava il LIBOR, manipolava dunque una variabile direttamente collegata ai “salvataggi”.

2+2=4 , non si scappa.

6/13/2012

Fondamentali buoni (13.6)

Fondamentali buoni (13.6)
Una delle maggiori scempiaggini che si sentono ripetere a destra e a manca in questo momento, per scongiurare il rischio default e l'attacco dei mercati, è che per l'italia i "fondamentali sono buoni".
Di grazia, quaòlcuno potrebbe spiegare a quali fondamentali ci si riferisce?
-al PIl in caduta libera?
-alla disoccupazione ai massimi storici, record europeo quella giovanile?
- al debito pubblico che continua a salire, ormai nei pressi di 2mila miliardi ben oltre il 120% del PIL?
-ad un governo incapace di mettere una nuova tassa senza creare il caos (IMU)?
-ad un governo incapace di calcolare gli esodati causati dalla sua riforma e che litiga con i propri enti di competenza(INPS)?
-ad un governo non eletto dal popolo?
-ad una partitocrazia che mentre la nave affonda si accapiglia sulle nomine RAI?
-alle imprese che chiudono ogni giorno numerose?
-al terremoto che ha colpito una delle zone più produttive del paese?
- .....(ognuno metta quello che gli sembra "fondamentale buono").

5/29/2012

Abolire le tasse

L’umanità è andata avanti solo quando qualcuno ha immaginato ciò che fino ad allora era inimmaginabile, venendo preso per pazzo dai contemporanei. Dalla scoperta del fuoco, a quella del volo: si possono fare migliaia di esempi, non li farò, dando per scontato tale ovvia verità non necessiti ulteriori illustrazioni. Preferisco invece cimentarmi subito nel tentativo di immaginare un'altra possibilità oggi inimmaginabile, ben sapendo sarò preso per pazzo: Abolire le tasse. Che vuol anche dire abolire le spese dello Stato. E’ concepibile che una comunità possa vivere e prosperare senza tasse, e dunque con una forma di Stato privo di spese? Oppure ridotte ad un minimo indispensabile (magistratura, etc.) che non superi ad esempio il 10% del PIL, da finanziare con lotterie e donazioni su base volontaria? Secondo me non solo è possibile, in linea teorica, ma addirittura auspicabile perché produrrebbe una serie enorme di benefici per la stragrande maggioranza della popolazione, per vari motivi.
1)Le tasse deprimono lo sviluppo. Sono state inventate per mantenere una minoranza a spese della maggioranza. Infatti le tasse esistono fin da quando sono comparse le prime forme di potere gerarchico organizzato (già i Sumeri duemila anni prima di Cristo avevano elaborato un sistema fiscale, così come poi egiziani, greci, romani, etc.). che con la forza si appropriavano delle risorse dei sottoposti, finanziandoci eserciti e polizie con cui rafforzare la propria capacità impositiva, senza neanche bisogno di giustificarle con la fornitura di “pubbliche utilità” come è stato poi fatto nelle civilizzazioni più avanzate, dove questo furto legalizzato è stato parzialmente compensato con quelli che oggi chiamiamo servizi pubblici. Subito dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente (tra l’altro determinata proprio dall’eccessiva tassazione) tra il quinto ed il sesto secolo vi sono state zone franche non soggette a poteri altrui, in cui le tasse non si sono pagate, e sono state zone ad alto sviluppo (per l’epoca). Con l’avvento del feudalesimo, fin dall’impero carolingio dell’ottavo secolo d.C. le tasse hanno assunto di nuovo il loro ruolo originario: un pizzo imposto dai potenti che a loro capriccio potevano imporlo con mille scuse e varianti, innanzitutto la “protezione” che il potente assicurava. Esattamente come il pizzo mafioso: anch’esso viene richiesto a fronte del servizio protettivo. Si esercitava a cascata: i duchi pagavano al re, e si facevano pagare dai marchesi e dai conti, i quali a loro volta si rifacevano sui baroni , che infine tassavano i loro abitanti. La concessione del feudo comportava proprio la concessione dell’esercizio impositivo, ed il feudatario poteva farsi le sue leggi. Nel medioevo al sottoposto veniva consentito di mantenere il minimo per la sussistenza tutto il resto veniva sequestrato (tassato), e non a caso furono secoli di stagnazione. La sostanza non è poi cambiata di molto nei secoli successivi,anche se all’allentamento del giogo fiscale è corrisposto sempre un maggior sviluppo economico. I moderni sistemi tributari e fiscali, integrati da quelli monetari (cui spetta tassare tramite inflazione) vigenti in tutto il mondo senza eccezioni, restano forme di rapina mascherata da parte di una oligarchia, solo in parte compensate da servizi pubblici quasi sempre molto più costosi ed inefficienti rispetto a quanto si otterrebbe da fornitori privati sottoposti a concorrenza effettiva sul libero mercato. Questa è la spiegazione dell’ azione depressiva sull’economia. Ergo: abolendo le tasse si starebbe meglio.
2) Abolendo le tasse vengono meno i costi dell’enorme apparato amministrativo esistente al solo scopo di acquisire le tasse e di spenderne il ricavato. In una parola , il 90% dello Stato verrebbe automaticamente meno. E da cosa sarebbe sostituito? Semplicemente , in un sistema economico moderno basato sulla libera concorrenza, ad ogni domanda corrisponderebbe l’offerta, al miglior rapporto prezzo qualità ottenibile (e ve ne sarebbero diversi gradi). Esempio: l’istruzione (ma lo stesso vale per la sanità,opere pubbliche, etc.). Oggi viviamo con la grande menzogna che l’istruzione pubblica è “gratuita”. Falso, perché è ottenuta al prezzo delle tasse necessarie a coprire stipendi e strutture necessari per tale istruzione. Solo che ciò avviene in maniera centralizzata, rigida, inefficiente, sotto tutti i profili del costo e della qualità. In un paese senza tasse, i cittadini ovviamente avrebbero salari, stipendi, rendite, profitti, etc. di gran lunga maggiori, esattamente nella misura in cui non si pagano tasse(ad esempio uno stipendio di 30 mila euro lordi, sarebbe pari a 30 mila euro netti invece degli attuali 20/15, dai quali poi bisogna togliere il peso delle imposte indirette su ogni euro speso per benzina, etc.). Con questa massa di maggior potere d’acquisto, ognuno, e solo quando gli serve effettivamente, potrebbe pagare le rette proposte dalle scuole private in concorrenza tra loro, specie per quanto concerne la qualità degli insegnanti. Meccanismo funzionante ad esempio nel caso delle università americane. E le scuole private (come gli ospedali, etc.) avrebbero la capacità di offrire borse di studio gratuite per quella minoranza priva dei mezzi economici necessari, il cui sostegno può essere anche a carico di quel 10% del PIL(oggi in Italia 160 mld. annui) in ricavi statali derivanti da donazioni e lotterie. (segue)
michele.spallino@email.it

5/24/2012

La Cipolla

............occorre "vedere"
la sintesi dei macro trend, sovrapposti a cipolla:
-la buccia esterna , più evidente, è rappresentata dal trend della finanza,
avviato con forza negli anni 80, dopo che nel decennio precedente era stato
rotto il vincolo della moneta internazionale con l'oro. Ciò ha consentito man
mano una proliferazione della finanza sempre più svincolata dall'economia
reale, fino ai livelli ipertrofici attuali (per ogni dollaro di economia reale,
ne girano almeno 10 di economia finanziaria).
-la parte centrale della cipolla, la più corposa, è rappresentata dal trend
della globalizzazione, sia del capitale che del lavoro. La grande espansione
delle multinazionali avvenuta fin dal dopoguerra è andata espandendosi senza
freni non appena caduto il vincolo dell'URSS, globalizzando il capitale. A ciò è
seguito, con la fine del comunismo e la conversione asiatica al capitalismo
occidentale, il trend della globalizzazione del lavoro, che ha preso corpo negli
anni 90 per esplodere nell'ultimo decennio, mettendo in concorrenza sleale tra
loro sistemi culturali e livelli di civiltà incomparabili (i bambini cinesi
senza diritti ad un dollaro al mese e 15 ore di lavoro al giorno, usati contro i
lavoratori occidentali dotati di art. 18 e simili). Il tutto per massimizzare i
profitti di breve termine, ricadendo però nel medesimo errore concettuale degli
anni trenta, perché ciò da un lato ha tagliato la domanda derivante dai
salariati occidentali, e dall'altro ha aumentato la capacità produttiva,
sfocando in una classica crisi di sovrapproduzione.
-infine il nocciolo della cipolla, il più difficile da vedere, ma anche il più
importante. Vale a dire il trend della tecnocrazia sovranazionale. In un mondo
globalizzato i vecchi stati nazionali sono di intralcio, e soprattutto è
fastidioso dover avere a che fare con le sovranità parlamentari locali, che
erano state date in pasto al popolo come contentino. Infatti il passaggio dalle
monarchie alle cosiddette democrazie rappresentative avvenuto solo nell'ultimo
secolo, celava il tentativo di "cambiare tutto per non cambiare niente", ma si
scontrava alla fine con i poteri legislativi man mano divenuti difficilmente
controllabili dall'oligarchia dietro le quinte, nonostante i grandi lavaggi dei
cervelli, tramite propaganda mediatica e stili di vita pubblicizzati. Ecco
allora l'idea di spingere verso "unioni" e organismi internazionali, svincolati
dal volere "democratico", facilmente manovrabili tramite una tecnocrazia
appositamente formata e selezionata. Da qui la pulsione innanzitutto verso le
aree monetarie, ed ora anche verso quelle fiscali, in modo da svuotare
progressivamente le democrazie "rappresentative", già di per sé svuotate dalle
varie partitocrazie. Non è un caso infatti che queste sacre unioni non abbiano
mai riguardato i lavoratori: perché non si parla mai di sindacati europei, cioè
dell'unione dei lavoratori nella loro rappresentanza sindacale? Avete mai visto
riunioni dei sindacalisti europei, oppure scioperi europei, etc.? assolutamente,
neanche se ne parla. Invece si fondono e "uniscono" monete, bilanci, banche,
imprese.
Ecco dunque che attraverso il sezionamento della cipolla nei suoi tre strati
(finanza, globalizzazione,tecnocrazia sovranazionale) il disegno della Cupola
appare chiaro a chi lo voglia vedere. Ed è l'unica spiegazione plausibile alla
bancarotta intellettuale, che viene negata nonostante le tante evidenze pur di
non disturbare i manovratori.

5/15/2012

Speciale Bancarotta intellettuale

Speciale Bancarotta intellettuale
Tutto il dibattito su crescita ed austerità che impazza al momento, è sbagliato, è un vero e proprio non senso. Come se esistesse una bacchetta magica da cui far spuntare la crescita, basta che i politicanti lo decidano! O come se si potesse vivere al di sopra dei propri mezzi indebitandosi all’infinito! L’unica distinzione che ha senso fare è tra gli statalisti che massacrando di tasse i cittadini vogliono spendere e spandere (li chiamano “investimenti pubblici”), ed i liberali (specie ormai più rara dei panda) che auspicherebbero uno stato ridotto al minimo indispensabile, ed una pressione fiscale mai oltre un terzo del reddito. La crisi sta pienamente facendo venir fuori la bancarotta intellettuale della nostra epoca, la cui massima espressione si ha nel mondo delle banche centrali. I banchieri centrali rifiutano il fatto che i tassi d’interesse sono prezzi. Manipolare questi prezzi durante le fasi di espansione e contrazione ha effetti deleteri sull’economia reale. Nonostante il socialismo reale e la pianificazione centralizzata siano stati rigettati dai sostenitori del “libero mercato”, persiste il mito che le banche centrali sono una componente necessaria delle economie di mercato, per le quali quel rigetto non vale. La teoria economica comprende che stabilire salari e prezzi per decreto governativo provoca cattive allocazioni delle risorse ed inefficienze, a lungo andare insostenibili come nell’URSS. Eppure la medesima teoria accetta la nozione che le banche centrali devono determinare non solo la quantità di una merce, la moneta, bensì anche il prezzo di tale merce fissato tramite i tassi d’interesse. Stampare quantità illimitate di moneta, o fissarne il prezzo a zero, rendendolo addirittura negativo in termini reali, non conduce alla prosperità. Ormai l’evidenza è lapalissiana. Sono due decenni che la Fed pompa trilioni di dollari nell’economia, fornendo soldi alle banche nella speranza che questa nuova moneta si tramuti in prestiti e quindi in crescita. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Questi interventi sono finalizzati a far salire le quotazioni borsistiche, abbassare il costo del denaro per le grandi multinazionali, e mantenere elevati prezzi immobiliari. Ma come i loro predecessori degli anni trenta, gli gnomi della Fed si comportano considerando che la bolla da loro creata sia lo status quo a cui necessita tornare sempre. Cioè confondono moneta con ricchezza, ed esprimono l’idea truffaldina che la prosperità derivi da quotazioni elevate dei cespiti patrimoniali e da larghe quantità di moneta e credito.
L’istinto verso i soldi facili non è nuovo, c’è sempre stato da quando esiste la specie umana. Le banche centrali furono create dopo millenni, proprio nella supposizione che avrebbero messo fine alle crisi finanziarie, come quelle sperimentate durante l’ottocento con la nascita del capitalismo industriale. Invece le crisi finanziarie sono continuate ed anzi sono diventate peggiori da quando è stata istituita la politica monetaria centralizzata agli inizi del novecento. La Fed viene creata con un colpo di mano costituzionale nel 1913, da allora negli USA ( e nel mondo) abbiamo avuto: la grande depressione degli anni trenta; l’emorragia delle riserve auree duranti gli anni 60; la stagflazione degli anni 70; la prima bolla alla Gordon Jekko degli anni 80; la superbolla tecnologica di inizio 2000; e l’attuale disastro in corso, post scoppio 2008. Ognuna di queste crisi iniziò con una politica monetaria espansiva sfociata in bolla, e la soluzione al successivo scoppio inevitabilmente seguito, è sempre stata quella di ridare fiato alle bolle. Il che però è sempre servito solo a piantare i semi della crisi successiva. (segue)

michele.spallino@email.it

5/04/2012

Tecnostruttura sovranazionale

Penso risulterà utile a tutti condividere la domanda che mi ha fatto Riccardo e
la relativa risposta.


Caro Maestro Michele, ti chiedo di chiarmii un dubbio sul sistema Target II
dell'Euro Zone.
il mio dubbio sorge dal fatto che tutto l'impianto costruito dalla nascita dello
SME, il c.d. serpentone Monetario e l'Ecu, sia stato fatto per sancire la
supremazia della Germania.Ora nel caso di una vendita di un'auto usata , il cui
venditore è un privato tedesco, e l'acquirente è un privato italiano. Il
pagamento (es.10.000 euro ) non avviene per contanti ( vista la legislazione
antiriciclaggio ) ma per bonifico o per assegno bancario, o circolare ).
Secondo quanto ho capito dal tuo esempio la Buba diverrebbe creditrice per
10.000 euro verso la "nostra" Banca Italia che diverrebbe debitrice di 10.000
euro appunto.
Ma i soldi usati nella transazione non sono forse dei 2 privati contraenti ?
Altro esempio: pensiamo ad un cittadino spagnolo o italiano che decida di
spostare i "suoi" euro dal suo c/c bancario aperto nel proprio Paese dove abita,
ad un altro suo c/c estero (per non residenti ) aperto in Germania.
Anche in questo caso si avrebbe una posizione priviligiata della Germania-BUBA
verso il Paese PIIGS- Banca Centrale Nazionale "terrona" ? Ritengo priviligiata
perchè gli euro sono sempre del privato "terrone" che li ha spostati?

Per me questo sistema, Target, senza gli Euro Bonds, e una maggiore Unione
Politica e fiscale è profondamente ingiusta.
Grazie per l'attenzione. Un abbraccio.
Ciao Michele.
Riccardo




Carissimo, ci sei andato vicino, ora non ti resta che capire come quando alla
fine delle migliaia di singole transazioni ad esmepio italo-tedesche, resta un
dare a carico della banca d'italia ed un avere a favore della bundesbank,
quest'ultima invece di farselo liquidare con euro contanti , preferisce restare
con un credito di bilancio; fa questo perchè così non deve drenare l'eccesso di
liquidità interna che si verrebbe a creare (potenzilae inflazionistico), così
come l'Italia non deve "stampare" o procurarsi liquidità per evitare la
contrazione di quest'ultima derivante dal suo deficit. Il problema è che in
questo modo non si attiva alcun meccanismo riequilibratore e l'accumulo di
credito va avanti ad oltranza. La domanda allora diviene : fino a quando la
Germania, così come la Cina nei confronti degli USA, è disposta ad accumulare un
credito teorico che mai e poi mai il debitore potrà pagare?
morale della favola: a fare i furbetti del quartierino planetario, cioè a volere
labotte piena e la moglie ubriaca, i tedeschi come i cinesi , alla fine
rischiano di rimetterci le penne, nel senso che dovranno condonare i loro
clienti debitori, anche perchè l'alternativa è il default di questi ultimi. Di
tutto questo drammatico pasticcio, ne vedremo delle belle, e comuqnue è chiaro
che l'euro NON potrà durare, l'unico dubbio è se arriva prima la sua
dissoluzione, o l'implosione sistemica mondiale (perchè il globo nel suo insieme
è messo anche peggio della baracca europea). ciaoooo



Informazione utile. Spiegami se puoi: se l'acquirente italiano ha versato i
10000 eur che sono momentaneamente accantonati in banca di Italia, perchè il
debito verso la bundesbank non dovrebbe essere pagato nel momento in cui questa
lo richiedesse? I soldi ci sono no? Oppure ci stai dicendo che la banca di
Italia rimette in circolazione questi soldi per non dovere compensare il venirne
meno, con la conseguenza che i soldi per pagare il debito non li ha più?
Grazie, Alberto



La seconda che dici, infatti come noto i soldi in banca che il depositante
ingenuamente pensa siano lì come in un casstto, in realtà non ci sono, le banche
ne tengono appena qualche punto percentuale, ma anche se ci fossero (e non ci
sono) il rpoblema di cui ho parlato nella precedente mail in risposta a Riccardo
si può capire pensando che se venissero effettivamente pagati dalla banca
d'italia alla buba, nel giro di poco tempo (essendoci un deficit permanente)
l'italia si svuoterebbe di euro che andrebbero a finire tutti in germania, con
le conseguenze immaginabili, e dunque lo evitano trasformandoli in crediti nei
bilanci, ed anche se a lungo termine la sostanza non cambia, nel breve si può
far finta di nulla. Questo succede proprio perchè non ci sono monete diverse tra
i due paesi, con cambi flessibili che potrebbero attraveso una progressiva
svalutazione-rivalutazione, contrastare il fenomeno deficit surplus; ancora
meglio sarebbe se le monete fossero convettibili in oro, perchè le riserve auree
si esaururebbero costringendo a cambiare i prezzi relativi. La moneta unica tra
paesi con squilibri tra le proprie bilancie dei pagamenti, è proprio una
colossale idiozia, e non c'è Target (trans-europeo automatizzato di regolamento
lordo in tempo reale) che tenga. Natrualmente sappiamo che dietro questa
apparente idiozia, c'è il progetto di eliminazione delle sovranità nazionali e
relativo apparente processo democratico, con il trasferimento del potere reale a
una tecnostruttura sovranazionale, ciaoooo


michele.spallino@email.it

3/28/2012

da Speciale "Bol levante"

(.....)Ciò dimostra come la bolla dei bonds, la madre di tutte le bolle, vada sempre monitorata con attenzione, anche perché è globale. Non solo negli USA, ma pure in Germania ed Inghilterra, i rendimenti reali negativi dei titoli statali, in presenza di debiti pubblici record, danno l'esatta misura della situazione cancerogena in essere. A tal proposito, voglio qui focalizzarmi sulla enorme bolla esistente nel paese del Sol (sarebbe meglio quindi dire "Bol") Levante, la quale dopo tre decenni di pianificazione centrale fallimentare appare pronta a scoppiare, comportando una probabile svalutazione dello yen nell'ordine del 40% circa. Eh già perché con la grande novità del passaggio in deficit commerciale del Giappone, la resa dei conti per lo yen non sembra distante.
Le imprese nipponiche stanno lottando contro l'epocale riduzione della loro redditività, e da ora in avanti può solo andare peggio. Non appena fallirà una grande azienda, cambierà la psicologia prevalente, ed emergerà la convinzione di massa che lo yen deve svalutare dopo decenni di forza estrema. Quando ciò avverrà, avverrà improvvisamente, e velocemente. Nel giro di pochi giorni lo yen si svaluterà in modo consistente, perché è l'unico modo per mantenere bassi i rendimenti sui bonds nipponici. Altrimenti, cioè se la svalutazione avvenisse lentamente, le aspettative sulla medesima provocherebbero un impennata nei rendimenti, con la conseguente paura per l'insolvenza di un governo che ha un debito /PIl superiore al 200%, e che in presenza di un deficit estero provocherebbe il collasso dei titoli di stato nipponici, che a sua volta farebbe implodere il governo. Ed una volta caduto il Giappone, la terza economia del mondo, il resto del mondo seguirebbe, visto come è combinato. Non se ne parla ancora molto, ma è dal Bol levante che la metastasi può azzannare l'intero organismo.
Per capire il motivo della svalutazione prossima ventura, occorre aver chiaro perché il Giappone è stato capace di sostenere il suo stato deflattivo per oltre tre decenni, e perché non potrà più farlo. Semplicemente, grazie alla rivalutazione continua dello yen. Con uno yen forte, la deflazione ed il crescente debito pubblico riescono a formare un equilibrio di breve termine che dura fin quando i mercati credono sia sostenibile. Il trend rialzista da quando si è abbandonato il cambio fisso con il dollaro nel 1971 ha portato dollaro/yen da 360 fino a 76. Quando salari e cespiti patrimoniali salgono di prezzo, la valuta forte può essere giustificata. Ma quando scendono, diventa un suicidio. Il PIL nominale toccò il massimo nel 1977 così come i salari nominali. Dagli anni 80 i prezzi immobiliari sono scesi costantemente, il Nikkey è salito solo in 4 degli ultimi 15 anni, ed è ancora ai minimi da tre decenni in cui è passato da 40 mila a 10 mila. Nel frattempo tutti hanno continuato a credere in uno yen forte (provocandone auto avvitamento), durato così a lungo grazie al sostegno del saldo attivo nella bilancia commerciale che ha offerto anche le risorse per un finanziamento interno del debito pubblico, atteso arrivare quest'anno al trilione di yen (215% PIL), cioè a circa 100 mila dollari pro capite. La sua sostenibilità dipende dalla fiducia dei grandi detentori di tale debito (le istituzioni e famiglie giapponesi) nella solvibilità del governo. La giustificazione per accettare rendimenti di lungo termine pari all'1% nominale è stata finora trovata nella deflazione, per cui tali rendimenti in termini reali sono apparsi in linea con quelli degli altri paesi paragonabili. Il che richiede però deflazione continua; ma, essa riduce il PIL nominale, e quindi la base delle entrate fiscali. Come può quindi il governo far fronte al servizio del debito crescente, tassando un economia in contrazione? Non può. Non rimane che indebitarsi ancora di più, e con i nuovi debiti pagare i vecchi, nel più classico degli schemi Ponzi. Finora il deficit pubblico (anche oltre il 10% annuo) ha sostenuto la domanda interna, evitando una crisi dell'occupazione, anche perché i salari nominali sono scesi, e quindi finora la società nipponica ha sopportato la situazione (le famiglie sono poco indebitate). Sfortunatamente tale situazione diviene insostenibile per definizione, nel momento in cui viene meno l'attivo commerciale dall'estero. Lo yen forte che aveva finora tenuto insieme il castello di carte, un simbolo psicologico di forza economica, diviene ora un ostacolo nel commercio estero. Mentre i giapponesi possono prendersi cura delle proprie imprese, non possono controllare il mondo esterno. Il tallone d'Achille del paese è la perdita di competitività commerciale dovuta all'impatto distruttivo della deflazione sulla fiducia delle imprese, e soprattutto dovuta allo yen forte. Quando spunta un deficit commerciale, segnala l'inizio della fine. Il Giappone ha infatti perso competitività in uno spettro di industrie, in cui era abituata a dominare.
michele.spallino@email.it

2/05/2012

Da La Nota sui mercati (5.2)

ECONOMIA: risk-on
"Risk-on"è l'espressione inglese in voga sui mercati per indicare che l'interruttore della propensione è posizionato sulla piena disponibilità a prendersi il rischio, e si contrappone a "risk-off" che indica la situazione esattamente opposta. Ebbene anche questa settimana è stato un trionfo del "risk-on". E' comprensibile essere confusi da una così forte propensione dei mercati a prendersi i rischi, nonostante siano evidenti le grandi questioni strutturali globali irrisolte e relative rischiosità. Per evitare di confondersi, è utile tenere a mente la metafora dell'eroinomane che passa da uno stato di disperata sofferenza quando è in crisi di astinenza, ad uno di beatitudine non appena sotto effetto di una nuova dose; passa dall'essere pronto a rubare a sua madre, e magari anche ad uccidere pur di procurarsi i soldi per la dose, all'essere un individuo docile ed angelico. Esattamente così si comportano i mercati (drogati dalle banche centrali) che abbiamo davanti agli occhi in questa fase terminale del capitalismo illiberale a pianificazione centralizzata. Sul fatto che le banche centrali agiscano da pusher non dovrebbero esserci dubbi, neanche per i Q.I. sotto 100. Basta osservare la situazione attuale. I dati ufficiali (per quanto taroccati, ma questo è un altro discorso) mostrano una ripresa dell'economia americana, usata dai mercati per giustificare la loro forza, in un contesto di grande liquidità che ha addirittura trasformato l'insolvente settore finanziario nel leader borsistico. Ebbene, la FED proclama una manovra espansiva senza precedenti, come se l'economia fosse immersa nella crisi più nera, assicurando tassi d'interesse nominali azzerati (e quindi tassi reali negativi), per vari anni a venire, a prescindere da quello che sarà l'evolversi dei dati macroeconomici. Come eroinomani cui venga garantita dal pusher la fornitura sicura di dosi per almeno altri tre anni, i mercati si lasciano qualsiasi paura alle spalle. Altro che la vecchia "Greenspan put", ormai diventata al confronto un gioco per bimbi! e dire che quando scoppiò la bolla immobiliar-finanziaria nel 2008, il "maestro" era stato criticato pesantemente, ma oggi è già tutto dimenticato, e siamo passati alla "Bernanke super put". In presenza di quest'ultima, la formazione di bolle nei mercati fornisce un potente incentivo capace di forzare credenti e non credenti a salire a bordo. Sempre più, il mercato diviene un luogo dove ognuno è spinto ad essere un trader con obiettivi di performance a brevissimo termine, il cui focus principale sia cavalcare la tendenza del momento, non importa se folle o meno. Ignorare il rischio diviene premiante. La FED si conferma così la più grande attizzatrice di bolle speculative mai esistita nella Storia monetaria del genere umano. Assieme alle altre colleghe, ed alle autorità globali, ha modellato un campo di gioco decisamente impari. Una struttura di incentivi distorta ha fomentato adesso un'altra ondata di speculazione e presa di rischio, auto rinforzante. Appena due mesi fa il sistema globale era in preda alla paura, ed immerso nelle dinamiche innescate dal non volersi prendere alcun rischio (risk-off). Il che, in mercati dominati dalla speculazione a leva, significa precipitare in crisi di liquidità, perché tutti cercano di implementare nel medesimo momento strategie per coprirsi dai vari scenari rischiosi. Ma mercati illiquidi non consentono di assorbire la pressione in vendita. Da qui l'ennesima manovra di pompaggio questa volta orchestrata dalla BCE , ma in stretto collegamento con la FED e le altre banche centrali (ricordo il mega accordo per gli swap in dollari di due mesi fa). Non c'è più una via di mezzo, "equilibrio" è concetto ormai mitologico. C'è il risk-on oppure il risk-off, e relative impennate o crolli. Come stiamo vedendo, adesso si è scatenato il risk-on, a conferma della modalità bipolare in cui ci si ritrova, come l'eroinomane (o sta molto bene o sta molto male, nessuna via di mezzo). Per questa ragione le bolle finiscono sempre in lacrime e sangue (overdose).
Le autorità apparentemente si sforzano di evitare un implosione del sistema, ma così facendo creano il contesto per una destabilizzante esplosione speculativa. Alcune delle Bolle più note del passato si sono sviluppate in un ambiente atipico, fatto di politica monetaria espansiva non degenerata in inflazione dei prezzi al consumo. Infatti, nella teoria dominante, l'unico ostacolo ai pompaggi ed ai tassi a zero, viene dall'inflazione; ma se l'inflazione non si manifesta, allora si ritiene di avere via libera. Fu così nei ruggenti anni venti americani, sfociati nel drammatico 1929 e conseguente grande depressione. Fu così durante gli anni 80 giapponesi, sfociati nel disastro del Nikkey e conseguente stagnazione, in permanente trappola della liquidità. In entrambi i casi, una diagnosi sbagliata della situazione creditizia, ed una teoria fallata della politica monetaria, sono state decisive per la creazione delle rispettive bolle. Paradossalmente, più sono gravi i problemi da affrontare, più speculativi diventano i mercati, perché arrivano misure sempre più aggressive dalle autorità. I mercati stanno ora rispondendo al nuovo record di liquidità creata, in una situazione in cui i manovratori ad un certo punto sono divenuti ostaggi dei manovrati. Fatto sta che la paura del rischio è svanita, ed i traders si sono rigettati a testa bassa alla ricerca del massimo rischio possibile. Neanche per un minuto si deve credere che un simile trading drogato possa finire bene. Perché quando, come l'anno scorso, ad un certo punto il mercato si muoverà per implementare strategie di copertura, allora immediatamente si sprofonderà nell'illiquidità con le conseguenze ben note. Di nuovo le autorità interverranno ancora sempre più aggressivamente, ed i mercati capovolgeranno la direzione, smontando le coperture e creando potenti ondate di acquisti/vendite da panico. Ma quanto a lungo può durare questo andamento schizofrenico, che comporta ad ogni passaggio nuovi trilioni di moneta creata dal nulla, senza sfociare (a sorpresa) in iperinflazione? Per ora, siamo arrivati al punto che in brevissimo tempo, mercati pericolosamente illiquidi si trasformano in oceani di liquidità. E non c'è niente come lo spettro delle ricoperture guidate dal panico per rinvigorire il cosiddetto "animal spirit" del mercato. La liquidità agisce nel sistema finanziario come l'abbondanza d'acqua, la temperatura ambiente, e l'aria pulita agiscono in un ecosistema. In queste condizioni le strategie di trading proliferano, si rende possibile una significativa intermediazione, si sprona la crescita dei prestiti e dei debiti, così come dei derivati fino ai più esotici. Invece, un sistema finanziario illiquido è come un ecosistema tropicale trasformato in un deserto. Senza liquidità non è possibile prezzare ( e perfino compra vendere) il rischio di tasso o di credito; così come non è possibile generare carry trades quando la curva è piatta e non vi è alcun apprezzabile differenziale. Ecco dunque il risk-off della seconda metà del 2011, e poi l'attuale risk-on in cui il NYSE Financial Index è già a + 13.6% da inizio anno, Bank of America + 41%, Citigroup +27%, JPMorgan +15%, Morgan Stanley +34%, Goldman Sachs + 30%. Lo S&P500 Homebuilding index + 20.9%. Il Morgan Stanley Cyclical index + 16.0%. Le piccole capitalizzazioni del Russell 2000 + 12.2% , il Nasdaq100 ha chiuso la settimana al più alto livello da inizio 2001. E' una situazione che mi ricorda proprio gli anni 90: il prossimo collocamento di Facebook a 100 miliardi riporta indietro appunto ai tempi della bolla sui tecnologici. Riviviamo le stesse grandi performance dei titoli precedentemente più venduti. All'epoca, la liquidità e le distorsioni del mercato erano canalizzate dall'esplosione degli strumenti debitori in voga a Wally e dalla speculazione a leva. Fannie e Freddie (poi fallite e nazionalizzate) erano lì a fornire liquidità illimitata nelle fasi di stress; la struttura degli incentivi era tutta pro-Bolla, e specie verso la fine della decade, il mercato, galvanizzato dal superamento ripetuto delle fasi di stress, si sentiva invincibile. Sappiamo come è andata a finire, e 12 anni dopo le quotazioni reali (anche nominali in molti casi) sono ben lungi dall'essere state recuperate, per quelle aziende nel frattempo non fallite. Oggi, le distorsioni sono largamente derivate dall'esplosione dei debiti pubblici, con le banche centrali che agiscono come fornitori di liquidità illimitata, per cui i giocatori sono di nuovo sicuri di sé. Sappiamo ,dal confronto storico, che questa fase può durare anche più di quanto si possa immaginare razionalmente. Ma è certo che poi arriverà la resa dei conti, sempre proporzionale all'entità della sbronza. E' affascinante vedere come la mandria obbedisca ai suoi cowboys, e riabbracci enfaticamente il risk-on, avendo già perso memoria del recente passato (perciò è idoneo il paragone con gli animali, privi di memoria storica). Per la mandria è "razionale" obbedire all'istinto della paura quando sente il rumore proveniente da una direzione e correre in direzione opposta; pertanto è possibile per i cowboys manovrarla anche per lunghi e tortuosi percorsi. Finché non finisce nel burrone.

michele.spallino@email.it

1/01/2012

Speciale Sopravvivenza

Speciale Sopravvivenza
Il mercato sta adesso aspettando un catalizzatore per l'implosione. In passato le crisi sono iniziate in posti che nessuno si aspettava. Nell'ottobre del 1929 fu il fallimento della Boden Creditanstalt di Vienna, a far da detonatore alla Grande Depressione. La crisi finanziaria asiatica del 1997, non partì nei grandi centri di Tokyo, Shanghai o Hong Kong ma nella meno conosciuta Bangkok. Fu la svalutazione del baht, a innescare il detonatore di una crisi che a cascata colpì tutti i paesi asiatici inclusi Malesia, Indonesia e Sud Corea. Analogamente l'attuale crisi finanziaria che sta colpendo l'occidente non è partita dai grandi centri di Londra, New York o Francoforte, bensì da Atene. Per inciso, è paradossale, ma la democrazia finisce proprio laddove era iniziata: in Grecia. Così, quale (e quando) sarà il prossimo detonatore che farà scoppiare la bomba finale? Difficile da predire, ma ciò che è possibile fare è prepararsi per sopravvivere a quel momento.
Giusto per avere un idea di come si potranno svolgere gli eventi, immaginate questo "film" a titolo di esempio (date e situazioni puramente casuali):
Alle ore 16:45 del 16 giugno 2012 il governo Monti, già sfiduciato dal parlamento ed in carica fino alle elezioni già convocate per fine settembre, annuncia l'impossibilità di far fronte al pagamento degli interessi ed al rimborso dei titoli di stato in scadenza. Voi siete ancora a lavoro senza possibilità di avere la notizia.
18:00 State lasciando l'ufficio per tornare a casa.
18:30 Siete in macchina, e sulla strada notate un enorme imbottigliamento di macchine, così decidete di deviare e fare un giro più lungo attraverso la periferia.
19:00 La benzina sta finendo, per cui decidete di cercare una pompa: la trovate, ma vi è una fila di circa 100 auto, così rinunciate sperando nella prossima. Passate davanti un supermercato e decidete di comprare qualcosa da portare a casa per arricchire la cena.
19:30 Ma anche davanti al supermercato vi è una ressa, per cui desistete, e puntate verso casa. Nel tragitto passate davanti ad alcuni sportelli bancomat e notate strane file di persone in attesa di ritirare. Che succede?
20:00 A casa, finalmente, e dunque a cena. Come sempre tenete la televisione accesa sul notiziario e vi appare il seguente titolo: DEFAULT ITALIA, MERCATI EUROPEI CROLLANO, EUR/USD A 0.78 FTSE -450, CAC 40 -278, DAX – 435, ATX -207 e ORO A 3980$
CORSA ALLE BANCHE IN ITALIA IN EUROPA E NEGLI USA- DISORDINI PUBBLICI, MORTI E FERITI.
20:30 Iniziate a spaventarvi ed andate a collegarvi su internet per capirne di più, ma le pagine girano con lentezza esasperante. Troppo traffico.
21:00 Obama appare sulla TV americana con Geithner (h.15 locali) invitando alla calma ed assicurando gli investitori che tutto tornerà alla normalità in pochi giorni.
21:30 Il ministero degli interni, per far fronte ai disordini tumultuosi, proclama nelle grandi città il coprifuoco dalle 19 alle 06 con effetto immediato. I cittadini devono stare a casa e non uscire per qualsiasi motivo.
22:00 Breaking News: Viene dichiarata Dal g20 la chiusura delle banche per 5 giorni. Negli USA il DOW JONES ed il NASDAQ perdono il 10% ed il mercato è sospeso. Anche negli USA i bancomat ed i supermercati sono stati svuotati, di contanti e di merce. Panico totale in tutto l'Occidente.
La mattina seguente tocca ai mercati asiatici: Tokyo -900, Hang Seng – 2000, Singapore – 210, Shanghai – 300. Nel frattempo il dollaro perde oltre il 20% sulle valute asiatiche, e USD/YEN crolla a 52,35. Mercati finanziari nel caos totale, compratori assenti, borse sospese per eccesso di ribasso. Le autorità invitano alla calma. Le banche centrali annunciano speciali immissioni di contante alla riapertura delle banche (chiuse per decreto però nei successivi 5 giorni), il caos regna sovrano…..

Ecco un esempio di ciò cui potremmo assistere nel momento in cui vi fosse un implosione sistemica globale. Cioè il default italiano-ma si potrebbero fare altri esempi- non riguarda un singolo paese, bensì l'intero mondo simultaneamente, grazie alla interconnessione finanziaria dei mercati globalizzati. Questo è quello che si sta rischiando, gli sforzi coordinati delle banche centrali sono misure che rinviano ma non annullano la resa dei conti. Il punto di non ritorno è stato superato, non credete a chi dice si troveranno soluzioni: il treno è già partito, ormai nulla può fermarlo, il massimo fattibile è gestirlo in modo che la collisione risulti meno dannosa. Non c'è più soluzione, né con l'approccio keynesiano né con quello della scuola austriaca. Il keynesiano produce effetti panacea solo di breve termine, ma al prezzo di un maggior danno a lungo termine (ed è l'approccio già seguito dai governi nel mondo). L'austriaco produce maggiori sofferenze subito, a fronte di una risoluzione (e/o almeno un minor danno di lungo termine) ma è politicamente improponibile, come ad esempio il ritorno al sistema monetario basato sull'oro (nonostante l'evidente fallimento del sistema basato sulle cambiali dei governi, in primis quello americano, di un ritorno all'oro – gold standard- non se ne sente parlare neanche per scherzo). Invece si sente dire spesso che uno scenario apocalittico quale quello qui ipotizzato, non succederà "perché non conviene a nessuno". Argomentazione apparentemente di buon senso, in realtà basata su due assiomi deboli:
1) si pretende di sapere cosa conviene a quelli che comandano; ma chi lo sa quali siano le convenienze di lungo termine cui si ispirano, e quali "sacrifici" sono disposti ad imporre (agli altri) pur di raggiungerle: Abramo in nome di Dio era pronto ad uccidere perfino il figlio Isacco, dunque non si può essere certi che "una grande guerra non convenga a nessuno". 2) si dà per scontato che chi comanda non possa sbagliare: in realtà tutti possono sbagliare, di esempi storici son piene le fosse (Hitler pensava che la seconda guerra mondiale gli convenisse, invece è stata la sua distruzione; etc.). Inoltre le cose possono sfuggire di mano al di là di quanto programmato.
Dunque il disastro non si può escludere, e nella mia modesta opinione (che però ha un buon pedigree di situazioni previste con anni di anticipo, come può testimoniare chi mi segue dall'anno 2000) arriverà prima o poi, ineluttabile. A noi non resta che prepararci in tempo, perché quando scatterà la sequenza di eventi sopra illustrata sarà troppo tardi per farlo. Sarà più veloce di uno tsunami giapponese, dove a volte ci sono alcune ore di tempo per scappare. Quando avviene il crash di un sistema finanziario globale, non ci sono neanche quelle, tocca ammassarsi nel caos per comprare cibo, acqua, benzina, contanti dai bancomat, con tutti i pericoli immaginabili, per poi scoprire che ogni cosa è già esaurita. Non si può neanche lasciare la città se il coprifuoco è stato imposto, ed in ogni caso avventurarsi tra rivoltosi, sciacalli, etc. non è certo consigliabile.
Pertanto la domanda diviene: come prepararsi , in tempo, ad un eventualità simile? Cosa bisogna fare?