3/25/2007

Previsioni: orecchio a Ben

PREVISIONI: orecchio a Ben
Dal fronte USA si iniza lunedì con le vendite di nuove case da cui ci si aspetta un rimbalzo anche corposo, dopo il crollo del 16% del mese scorso; stesso discorso mercoledì con gli ordini di beni durevoli di febbraio dopo il -8% di gennaio. Attesa in calo invece la fiducia dei consumatori di martedì. Giovedì il dato finale del PIL nel quarto trimestre(ultima stima nota +2,2), seguito da un venerdì molto ricco con particolare attenzione per il deflatore dei prezzi dei consumi personali di febbraio (se viene rivisto al rialzo accentua il quadro stagflazionistico). Durante tutta la settimana numerosi interventi dei membri Fed, tra i quali spicca la testimonianza di Ben Bernanke di fronte al comitato parlamentare, che inizierà mercoledì alle ns. 15,30. Non è escluso che succeda qualche pasticcio, dal momento che Bernanke si trova a dare due messaggi contraddittori: dovrebbe confermare che pensa a un taglio dei tassi, e al contempo confermare che tiene la guardia alta contro l'inflazione. Vediamo come se la cava, se sgarra (cioè se fa venir meno le attese sul taglio dei tassi)potrebbe esserci una caduta a Wally di portata simile al rialzo post comunicato.
La settimana sarà piena anche sul fronte geopolitico (questione iraniana), mentre dall'Europa arrivano l'IFO (martedì) e l'indice dei prezzi (mercoledì) tedeschi, nonchè la quantità di moneta e credito a febbraio ormai prossima a sorpassare quota 10% che tiene vive le attese sul rialzo dei tassi europei. Neanche il giappone deluderà. Si inizia con i verbali della BOJ e si finisce con molti dati tra cui l'inflazione al consumo a marzo: entrambi hanno il potenziale per rilanciare l'azione sui carry trade.
Ultima settimana di marzo particolarmente densa, dunque. L'effetto fine mese, con il passaggio di testimone alla settimana prepasquale, in teoria dovrebbe favorire i mercati, ma le incognite come visto non mancano.

BORSE: scommessa tassi

BORSE: scommessa tassi
Rally dei creduloni, cioè di coloro che credono che un calo dei tassi fed sia la bacchetta magica, in grado di eliminare tutti i problemi, ed anzi rilanciare l'economia. L'impennata delle quotazioni comunque riflette anche le ricoperture delle posizioni ribassiste, ed infatti si è espresso a Wally a tutto campo in appena un ora dopo la Fed; nei restanti due giorni il mercato ha tenuto, ma non è stato capace di allungare ancora.
La settimana si conclude con : Dow 12481 (+3,1%) Sp500 1436 (+3,5%) nasdaq 2449(+3,1%)
nasdaq100 a 1811(+3%) russell 2000 +3,9% trasporti +4% utilities +4% semiconduttori +1,5%
biotech +5,8% broker-dealer +6,4% Banche +3,6%.
Recupero ovunque, con il Nikkey tornato a 17480 (+4,4%), il dax a 6900(+4,8%così come nel resto d'europa), cac a 5634, footsie a 6339 e nell'italietta senza la benchè minima speranza spmib a 41816 e mibtel a 32462. Cina +5% India +6,9% brasile +6,6% danno il quadro della reazione globale, che ha già quasi recuperato le perdite innescatesi dal 27 febbraio (la Cina è a +15% rispetto a inizio anno).
La scorsa settimana scrivevo che mi aspettavo un rimbalzone durante aprile, invece sono stati più veloci del previsto ed alla prima scusa l'hanno realizzato. Ora però non credo che potranno spingersi molto più in là e mi attendo una fase laterale fino a maggio (quando potrebbe esserci la crisi).
I titoli al rialzo sul NYSE dopo una punta record mercoledì a quota 2600 sono venerdì in chiusura 1850.Il rapporto tra put e call scende da 1,15 a 0,92 dove chiude. L'indice della volatilità (VIX)crolla a 12,94.
Posizione lungo termine: ribasso generale
Posizione medio termine: laterale
posizione asset: venduto straddle sp500 aprile

OBBLIGAZIONI: la curva si irripidisce

OBBLIGAZIONI: la curva si irripidisce
Un effetto tangibile e mantenutosi nei due giorni successivi all'annuncio Fed è stato quello sulla curva dei rendimenti : la parte a breve è adesso in linea con quella a lunga, per cui il famoso fenomeno dell'inversione parrebbe rientrato, avendo ceduto il posto a una curva praticamente piatta.La logica sottostante è chiara: il mercato crede al ribasso dei tassi FED per cui scende i rendimenti sulle scadenze più vicine; al contempo però iniziano a sorgere dubbi sulla capacità antinflazionistica di tale manovra e dunque il rendimento sale sulle scadenze più lontane.
L'entità dei movimenti è stata però abbasatanza modesta, e nel finale i dati positivi sulle vendite di case hanno dato una spinta anche ai rendimenti a breve.
Come saldo settimanale, negli USA, il future a 3 mesi dic. 2007 sale di 2 cts. a 4,88% , il biennale sale di 1 cts. al 4,6% il quinquennale aumenta di 4 cts. al 4,51%, il decennale sale di 7 al 4,61% ed il trentennale di 11 cts. al 4,8%.
In Europa il bund decennale sale di ben 10 cts. al 4%, in scia alle dichiarazioni di Trichet secondo il quale l'inflazione nel secondo semestre aumenterà; in Giappone il decennale sale di 3 cts. all'1,6%. I mercati obbligazionari emergenti invece sono stati forti e in molti casi hanno visto un calo dei rendimenti
Posizione a lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione a medio termine: laterale
posizione asset: nulla

Cambi: il dollaro resiste

CAMBI: il dollaro resiste
Nonostante la decisione fed, che nell'immediato lo ha portato a nuovi minimi record per l'anno,
il biglietto verde nel suo indice generale è riuscito a non avvitarsi in caduta libera ed anzi a recuperare concludendo la settimana pressocchè invariato. Un contributo al suo sostegno è venuto dal definitivo eclissarsi del movimento anti carry-trade, che ha visto sia lo yen che il franco svizzero ritornare deboli, a tutto favore delle monete ad alti tassi come australiano, sterlina ed in parte anche dollaro. Sul fronte europeo inoltre disturbi all'euro sono giunti dalla retorica anti BCE del candidato presidente Sarkozy. L'eurodollaro scadenza marzo conclude sotto i valori di partenza a 1,3325 e ciò dopo essere stato mercoledì notte in seguito all'annuncio FED fino a 1,3420. Siamo comunque in un nuovo range i cui limiti esatti devono essere ancora identificati, la scorsa settimana ipotizzavo l'1,33-1,35 ma potrebbe anche darsi che si riveli un pò più basso (1,322-1,342).
L'indice generale del dollaro a 83(giugno)
posizione a lungo termine: dollaro al ribasso generale
posizione a medio termine: dollaro al ribasso generale
posizione asset: comprato range 1,332-1,348 (scad. 6 aprile)

Materie prime: la risposta iraniana

MATERIE PRIME: risposta iraniana
La telenovela geopolitica sul petrolio si è conclusa questa settimana con la risposta iraniana alle sanzioni ONU: 15 marinai inglesi sono stati sequestrati. Il petrolio, che era rimasto depresso sui minimi fino a quel momento, è risalito con forza sentendo ....puzza di bruciato. La scadenza maggio conclude a 62,4 poco sotto i massimi dell'anno di fine febbraio. Forte rialzo anche per il gas naturale a 7,44(maggio).
Trai metalli continua la corsa del rame, mentre oro e argento nel finale si rimangiano i guadagni iniziali risentendo del recupero del dollaro.
Si conclude con: oro a 657(maggio) argento a 13,2 (maggio) rame a 307(maggio) platino a 1233(aprile) palladio a 360(giugno).
L'indice CRB a 311 (giugno).
Posizione a lungo termine: al rialzo
Posizione a medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Economia: arrivano i pignoramenti

ECONOMIA: arrivano i pignoramenti
La settimana si è conclusa con la notizia che negli USA le vendite di case esistenti a Febbraio (contratti stipulati tra dicembre e gennaio) sono salite ben più del previsto, nonostante il prezzo medio risulti in calo ancora solo dell' 1.3% rispetto a un anno fa.Nel frattempo però le case invendute continuano ad accumularsi e il tempo medio di vendita sale a 6,7 mesi.Il vero problema è che devono ancora arrivare i pignoramenti: l'anno scorso sono stati 400mila e per il 2007 stime prudenziali li calcolano in almeno il doppio.Questo significa che lo stock di case in vendita aumenterà di circa il 15-20%, almeno, solo per l'effetto pignoramento: di norma ci vogliono circa sei mesi prima che la procedura di vendita forzosa porti l'unità sul mercato, per cui l'ondata di recenti sofferenze abbattutasi sui subprime, arriverà verso fine anno.Se si prova a calcolare l'impatto di 800 mila nuovi pignoramenti si può ragionare su un importo medio di circa 200 mila dollari, e dunque un totale di 160 miliardi, su cui ipotizzare una perdita media del 20% (prezzo minore rispetto a quello originario), pari a circa 30 miliardi. Può sembrare una cifra piccola, (anche se per gli intermediari specializzati sarà un bel colpo ,già in 44 hanno chiuso) ma coinvolge quelle istituzioni (fondi pensione, etc.) che hanno investito in titoli garantiti da mutui che ora vanno in pignoramento. Si può sostenere che gli importi in questione non sono tali da creare particolari fastidi, solo una riduzione dei rendimenti. In altre parole, se tutto finisse qui, si parla di qualche decina di miliardi di perdite che possono benissimo essere sopportate dal sistema, per lo più frazionate su più entità. Il probema è che c'è dell'altro.Questa settimana il Congresso ha ufficialmente convocato la Fed per chiedere conto e ragione di quanto sta succedendo. La Fed ha cercato di sminuire, ma non ha potuto non ammettere che avrebbe potuto vigilare di più. Insomma, adesso il giro di vite sui sistemi di concessione dei prestiti è inevitabile, come accennavo nella scorsa Nota, e si estenderà dai subprime ai cosiddetti Alt-a che sono mutui di qualità intermedia tra i prime e i subprime. In tal modo si arriverà al 20% del mercato totale, anche perchè è credibile che una parte pure dei prime lasci a desiderare. Dunque stiamo parlando di una contrazione del mercato dei mutui ipotecari americano nell'ordine del 20% abbondante. A questo va aggiunto il venir meno della domanda speculativa in immobili ed il contesto di rallentamento economico. Per farla breve, visti anche i precedenti storici , è molto realistico ipotizzare un calo di circa un terzo della domanda di case nel prossimo futuro. E ci sono altri settori dell'iperbolla credizia che mostrano segni di stress, dai prestiti per le auto fino agli spread per i debiti aziendali . In sintesi, le probabilità di una improvvisa contrazione del credito, dopo decenni di abusi, sono molto elevate.
Ecco perchè, la FED, pur continuando a cercare di sminuire i problemi (anche per coprire le sue responsabilità passate) ha annunciato questa settimana che è pronta ad abbassare i tassi.Nonostante un inflazione crescente, e che continuerà a crescere, la Fed farà l'unica cosa che sa fare in questi casi: abbassare i tassi. Degna di nota la contraddizione con la frase precedente all'annuncio, presente nel comunicato: prima si dice che la maggior preoccupazione resta l'inflazione, e subito dopo si annuncia la fine dell'orientamento restrittivo. Proprio questa clamorosa contraddizione fa capire come la Fed sia pronta ad abbassare i tassi.Che poi il calo dei tassi possa servire a evitare, ancora una volta, lo scoppio della bolla, è tutto da dimostrare. Ma stando al recente passato, è ovvio che lo si creda anche se ormai l'evidenza mostra che quando si riesce a rimandare la crisi con un altra dose di droga, è solo questione di tempo (sempre meno) e la crisi si ripresenta, sempre più potenzialmente grande.

3/22/2007

Flash FED

Flash FED

La fed ha dunque cambiato l'orientamento da restrittivo a neutrale. Sostituendo per la prima volta "ulteriori restrizioni " con "ulteriori modifiche" ha segnalato che in futuro potrebbe anche abbassare i tassi. Era quello che i mercati speravano, e hanno reagito con il solito movimento isterico nei minuti successivi, amplificato da stoploss e varie, come se la fed avesse già abbassato i tassi: dollaro e rendimenti giù, borsa sù.Adesso la domanda è : quanto potranno andare lontano in questa direzione? secondo me, poco.Soprattutto la borsa. infatti, al di là del cambio di orientamento, nel commento fed c'è poco da festeggiare anche per i più ottimisti della volontà. In fondo la fed ha detto che la crescita va peggio del previsto, e soprattutto ha riconosciuto che l'inflazione sale più di quanto lei si aspettasse. Riconosce in sostanza la stagflazione, anche se per dovere di ufficio ovviamente continua a dire che però le cose in futuro miglioreranno su entrambi i fronti.E, nello specifico, continua a mostrarsi più preoccupata per l'inflazione. Dunque uno scenario pessimo per la Borsa, la quale per un pò può far finta che la prospettiva di qualche ritocco al ribasso dei tassi (a partire da luglio nella migliore delle ipotesi) sia una panacea miracolosa,ma prima o poi dovrà rendersi conto che spazio per salire in questafase non ce n'è proprio.Diverso è il caso del dollaro, perchè lì c'è sempre la possibilità che si inneschi la crisi delle riserve valutarie.

3/18/2007

Previsioni: FED in difficoltà

PREVISIONI: Fed in difficoltà
Il momento più atteso sarà il comunicato Fed di mercoledì sera: certamente non ci saranno novità sui tassi, ma è possibile che il testo di accompagnamento venga modificato pur in piccole sfumature, che saranno interpretate dal mercato o nel senso di una nuova maggior preoccupazione per la crescita (giustificabile tramite i recenti dati e l'ingrandirsi della questione subprime) o nel senso di una sempre maggior preoccupazione per l'inflazione (anch'essa possibile visti i recenti dati). In stagflazione per la Fed le cose si complicano: se sceglie la prima strada rischia di perdere credibilità nella lotta all'infazione e di alimentare le paure sulle crescita; viceversa se sceglie la seconda, rischia di essere vista "dietro la curva" come si dice in gergo: chi semina vento raccoglie tempesta.
Per il resto non c'è molto, anche se dagli USA arrivano proprio i dati sull'edilizia (lunedì l'indice dei costruttori, martedì le nuove licenze e i nuovi cantieri, venerdì le vendite di case esistenti); inoltre giovedì parlerà Bernanke sul tema dei mercati creditizi (tra giovedì e venerdì parleranno ben 7 membri della Fed).
Sullo yen potrebbero esserci effetti martedì a seguito della riunione della BOJ, mentre dall'Europa arrivano vari dati su prezzi e crescita, che però difficilmente possono modificare le attuali attese dei mercati per un altro rialzo BCE a giugno.
Interessante sarà vedere se il petrolio arresta la recente caduta, e se la configurazione tecnica negativa sul dollaro, dopo qualche ritracciamento classico, darà la stura ad un assalto verso i minimi assoluti (potrebbe succedere soprattutto se la fed desse la sensazione di essere preoccupata sulla crescita).

Bonds e Borse a tentoni

OBBLIGAZIONI: poco mosse
Tendenza al calo dei rendimenti lieve, dopo il rialzo della scorsa settimana, un pò più accentuata sulle scadenze brevi, negli USA, dove il saldo settimanale vede il future sul tasso a 3 mesi scad. dic. 2007 scendere di 6 cts. al 4,86 il 2 anni di 8 cts. al 4,59 il 5 anni di 6 cts. al 4,47 il 10 anni di 4 cts. al 4,55 ed il 30 anni di 2 cts. al 4,7%. I dati inflazionistici hanno infatti compensato quelli deboli sulla crescita, anche se nel complesso prevale l'idea di un futuro al ribasso indotto dalla crisi dei subprime.
In Europa, il bund decennale scende di 5 cts. al 3,9% (differenziale quindi in crescita a 65 cts.) ed anche in Giappone l'omologo titolo scende di 3 cts. al 1,58%.In calo frazionale il tasso medio sul debito dei paesi emergenti.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: tentativo di stabilizzarsi
Come atteso, vi è stato inizialmente un altro scivolone, determinato quasi esclusivamente dalla gamba rialzista dello yen tra lunedì e martedì; poi la stabilizzazione della valuta nipponica ha favorito il tentativo di rimbalzo, con conclusione finale a metà strada tra i massimi e minimi della settimana, ma con saldi prevalentemente in rosso.
Le chiusure e le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
Dow a 12110(-1,4%)SP500 a 1387(-1,1%) Nasdaq a 2372 (-0,5%)nasdaq100 a 1764(-0,1%) russell2000 -0,8%, trasporti -1% utilities+0,9% semiconduttori -0,6% biotech+0,3% ma soprattutto finanziari sotto pressione: broker/dealer -3,1% banche -2,3%.
Nikkey ancora giù a 16744, così come in Europa dax tedesco a 6579, footsie inglese a 6130 cac francese a 5382 e nell'italietta senza la benchè minima speranza Spmib 39868 e Mibtel a 31118.
Le borse insomma sono tornate mediamente ai livelli di novembre dell'anno scorso, in 3 settimane si sono mangiate 4 mesi di rialzo.
In giro per il mondo India -3,5% Brasile -3,2% ma Cina solo -0,9%(ed è l'unica piazza che presenta un guadagno da inizio anno).
I titoli al rialzo sul NYSE dopo una punta minima martedì a quota 600 ed una massima giovedì a 2200, sono venerdì in chiusura 1220.
Il rapporto tra put e call scende dal massimo di 1,5 toccato a inizio settimana fino a 1,15 dove chiude. L'indice della volatilità (VIX)dopo una puntata massima a 21chiude poco sotto 17 a metà strada rispetto al minimo di 14.
L'idea generale che mi sono fatto, a bocce ferme, è che stiano cercando di fargli fare un minimo significativo a breve, prima di tentare un rimbalzo più corposo e duraturo durante aprile; la vera crisi sarebbe rimandata a maggio, epoca del resto classica (sell in may and go away).
Ma, naturalmente, tutto ciò deve fare i conti con subprime+carrytrade.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Affossati Petrolio e Dollaro

MATERIE PRIME: manovra sul petrolio
Con il rinnovarsi delle tensioni sull'Iran è apparsa in tutta la sua chiarezza la politica dell'Arabia Saudita (illustrata in Speciale Geopolitica seconda parte): per togliere risorse al nemico, ha favorito una nuova gamba ribassista del prezzo del petrolio che non solo scende sotto quota 60, ma anzi nel finale precipita sull'importante supporto di 56 (scadenza aprile), perforato il quale è possibile che si ritorni verso i recenti iminimi a 50. La scadenza maggio ha però un prezzo superiore e scende un pò meno: dopo un minimo a 58,8 conclude a 59,4. Stazionario il gas naturale che conclude a 7,05(maggio).
Segni di ripresa invece nel settore dei metalli, favorita sia dalla stabilizzazione dello yen che dai dati sull'inflazione in aumento. Guida la corsa soprattutto il rame, tornato di nuovo sopra quota 300.
Si conclude con: oro a 654(aprile), rame a 301(maggio),argento a 13,2(maggio),platino a 1221(aprile),palladio a 352(giugno).
L'indice generale CRB(giugno) a 304
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine : laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: fuga dal dollaro
I dati macro americani sono stati stagflazionistici (debole crescita, soprattutto dei consumi; alta inflazione, con il tasso core al consumo allo 0,25% mensile, vale a dire che il 2007 viaggia già a un tasso annuo del 3%). Le attese sui tassi americani quindi, in teoria non avrebbero dovuto spostarsi verso il ribasso, ed infatti i rendimenti sul decennale sono restati costanti. Ciò nonostante, si è verificato nel finale una specie di collasso del dollaro che ha perso contro tutti, anche se lo yen è invece restato tranquillo in fase si stabilizzazione ed anzi perde con l'euro (a 155). L'indice generale del dollaro buca quota 83, e l'eurodollaro scad. giugno che aveva iniziato la settimana in area 1,32 si invola nel finale fino a quasi 1,34 (chiudendo poco sotto) ed uscendo così dal range precedente (1,31-1,33). Il massimo di fine novembre (1,347) dovrebbe essere quindi a portata di mano, ed un sorpasso di tale livello può portare facilmente a rivedere il massimo storico in area 1,37. L'attuale struttura rialzista può essere messa in discussione solo da un ritorno sotto la precedente resistenza (1,33), ed allo stato pare poco probabile; possibile invece che si riformi un nuovo range spostato di un paio di punti rispetto al precedente.
L'indice generale del dollaro a 82,9(giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso
Posizione asset : nulla

Economia: subprime+carry trade

ECONOMIA: subprime +carry trade
La Bolla ipotecaria e finanziaria USA sarebbe dovuta scoppiare l'anno scorso prendendo le mosse dalle dinamiche del mercato immobiliare. Ma la dimensione straordinaria raggiunta dal credito globale, dagli eccessi speculativi e di liquidità associati, lo ha impedito: come risultato, la comunità speculativa a leva è divenuta sempre più aggressiva, e gli eccessi si sono moltiplicati ed espansi ai più svariati settori dalle fusioni ed acquisizioni, agli arbitraggi creditizi, alla moltiplicazione delle obbligazioni iperstrutturate. L'alluvione di liquidità globale ha prodotto una insaziabile domanda per rendimenti più alti a prescindere da ogni altra considerazione, ed è stato soddisfatto in gran parte dal boom delle CDO (collateralized debt obligations). Ne ho già parlato tante volte, in tempo reale. Adesso però, finalmente, il tema è arrivato sulle prime pagine dei giornali.Quello che è importante capire è che l'avere impedito a suo tempo (nelle previsioni 2006, scritte a fine 2005 valutavo nel 75% le probabilità che la bolla scoppiasse già l'anno scorso) di bloccare questo fenomeno mostruoso, ne ha provocato un ulteriore esagerazione ora impossibile da controllare. Gli eccessi iperbolici raggiunti nell'emissione di CDO così come nelle quotazioni azionarie di tutto il mondo, con in testa gli emergenti, altro non sono che sintomi febbrili di un male ormai impazzito, con gravi ripercussoni e distorsioni nell'economia reale, ancora - tutt'oggi - non capiti proprio perchè c'è quel falso benessere provato dai drogati quando sono sotto l'effetto dei dopanti. Adesso che una piccola porzione dell'iceberg è emersa alla vista (i subprime), tutti si affannano ad assicurare che la propria esposizione è piccola oppure è coperta. Ci dicono anche che trattasi di un fenomeno circoscritto e che la liquidità resta abbondante, dunque no problem. Sarà, ma ciò non toglie che il collasso dei mutui a scarsa qualità ha il potenziale per segnare il punto di svolta (storico) della superbolla creditizia e dei mercati interconnessi a livello globale. Tanto per cominciare il fraudolento sistema bancario-finanziario non può più esimersi dal restringere fortemente i criteri per la concessione dei mutui: si stima che l'anno scorso la metà dei prestiti sono stati erogati senza la documentazione necessaria, sulla parola, e che il 60% dei casi presenta dichiarazioni di redditi da parte dei prenditori dei prestiti gonfiate del doppio. La restrizione dei criteri significa quindi verifica più seria dei redditi, ed innalzamento degli standard richiesti; le banche sono costrette a farlo perchè adesso viene loro più difficile rivendere questi prestiti a terzi . Pertanto, criteri più restrittivi, singifica meno compratori, e dunque meno domanda di case il che non potrà non portare ad un calo significativo dei prezzi immobiliari e conseguente effetto domino nello schema Ponzi costruito a monte e a valle della grande inflazione edilizia così tenacemente voluta dalle autorità monetarie. Queste ultime continueranno a rassicurare circa la dimensione limitata del fenomeno subprime, ma sono le stesse che fino a ieri negavano potesse emergere qualcosa di simile.
Invece soprattutto le ramificazioni finanziarie che da esso dipendono, dovrebbero essere centrali nell'analisi dei banchieri centrali. A questo proposito, e cioè per capire gli effetti di contagio che deriveranno dal collasso dei subprime, occorre chiedersi se tutto ciò che li circonda , e l'ambiente finanziario in cui sono inseriti, è qualcosa di sano oppure no. Il momento in cui vengono -giocoforza-ristretti i criteri per l'accesso al credito, e soprattutto il momento in cui tutta la montagna di obbligazioni infarcite di prestiti in sofferenza inizia a schricchiolare, che succede? Questa volta non basterà stampare un pò di moneta addizionale, per tenere a galla la baracca. Soprattutto nella misura in cui i creditori esteri che si sono fatti rifilare tutta questa spazzatura, smetteranno di assorbirla.Non a caso questa settimana vi è stato un primo chiaro segnale di crisi del dollaro: la caduta registratasi quasi a freddo, senza precise motivazioni collegabili ai dati macro, rivela che è lì il tallone d'achille di questo marcio sistema. Se l'estero smette di comprare a scatola chiusa, anche se non si fa prendere dal panico vendendo tutto di gran carriera, il destino del dollaro è segnato, ed è del resto quello qui da tanti anni preconizzato. E questo indipendentemente dal futuro calo dei tassi americani, che è tornato a primeggiare nelle previsioni dei più.A tal riguardo penso, invece, che la Fed abbia le mani legate perchè l'inflazione, come si è visto questa settimana, sale invece di scendere. Ed il bello è che proprio la crisi dell'immobiliare provocherà un ulteriore aumento dell'inflazione (perchè al crollo dei prezzi delle case si accompagnerà un aumento degli affitti :quando i prezzi scendono la gente preferisce andare in affitto piuttosto che comprare, per non parlare di tutti quelli che dovranno forzosamente perdere la casa di proprietà; e gli affitti rientrano nell'indice dei beni al consumo).Dunque la fed non potrà abbassare i tassi così presto come molti si attendono, ma ciò non servirà a sostenere il dollaro , al massimo ne rallenterà la caduta.Nel frattempo la liquidità subirà dei contraccolpi , acuiti dal venire meno di un altra delle bolle irresponsabilmente creata dalle autorità monetarie mondiali: quella dei finanziamenti in yen.Un contesto di minor liquidità esacerberà il tutto, e perfino i consumatori americani ne risentiranno (come del resto si è iniziato a vedere dagli ultimi dati sulle vendite al dettaglio).Ma, ripeto, recessione non signficherà automaticamente minor inflazione: lo scenario più probabile è quello della stagflazione, in cui fed e compagnia bella faranno molta fatica ad abbassare i tassi d'interesse. Tra l'altro, tassi più bassi difficilmente avranno effetto in un mondo (finanziario ipotecario amerciano) dove il problema sono i criteri di concessione per contrastare i crescenti fallimenti.Comunque, vista la mentalità ancora prevalente, è probabile che il film di crisi sopra ipotizzato si svolga al rallentatore, piuttosto che tutto d'un colpo. Facile quindi che si alternino fasi di ottimismo(tipo, scampato pericolo) al prevalente pessimismo indotto dall'emergere dell'iceberg contro cui il Titanic mondiale si appresta a sbattere contro.

3/12/2007

Notaflash (12.3)

Nota flash del 12.3

Questo fine settimana non sono riuscito a fare la Nota classica, mi limito a un flash giusto per non perdere il filo.

Il film è stato sostanzialmente quello che immaginavo (Previsioni: arriva la cavalleria). Dal punto di vista dei fatti sostanziali ci sono state una serie di conferme: la BCE ha alzato i tassi al 3,75 e ha fatto intendere che a giugno potrebbe arrivare al 4%. L'economia USA sta chiaramente rallentando, ed il dato sull'occupazione è più farlocco che mai: in ogni caso si tratta di un indicatore ritardato. Soprattutto la situazione dei mutui di scarsa qualità (subprime) sta peggiorando sempre più: il secondo intermediario americano del settore, la New Century sta per portare i libri in tribunale, e le sue azioni da 52 dollari di un anno fa sono oggi vicine allo zero. La litanìa stucchevole delle autorità secondo le quali "non ci sono problemi" è sempre più la dimostrazione del contrario.

In questo contesto i mercati continuano a mettere la testa sotto la sabbia e rispondono solo ai giochini di breve, vedi la reazione sul dato occupazionale, velocemente rimangiata. Nel complesso i rendimenti sono un pò risaliti, come il dollaro, e la stessa borsa, che ha approfittato del ritracciamento dello yen (in linea con le mie attese, circa il 50% e lo stesso ha fatto lo sp500).

La settimana che arriva porta parecchia carne al fuoco soprattutto americana, tra cui svettano le vendite al dettaglio di venerdì (ci diranno se per ora i consumi continuano a tenere) e i prezzi al consumo di venerdì (lo stesso per l'inflazione). Il combinato disposto di un calo dei consumi e di un inflazione sempre in tensione, dovrebbe far fare un altra gamba ribassista alla borsa (sp500 in area 1350), e solo una caduta dello yen potrebbe fare da contrappeso, ma a questo proposito è probabile che almeno fino al 31 marzo (chiusura anno fiscale nipponico) prevalga il contrario.
L'eurodollaro è rimasto nel range, e così pare orientato a fare anche per il prossimo futuro: solo un precipitare della crisi americana potrebbe spingerlo ai massimi sopra 1,33. Viceversa, una sorpresa positiva sulle vendite al dettaglio , unita sempre ad inflazione alta, alimenterebbe nuove aspettative sui tassi USA e potrebbe riportarlo in area 1,30(ma mi sembra molto difficile).

3/04/2007

Previsioni: arriva la cavalleria

PREVISIONI: arriva la cavalleria
Scendono in campo ben 15 banchieri centrali oltre al ministro del tesoro USA. Scommetto che intoneranno un coro di grandi rassicurazioni, come del resto già fatto da Bernanke mercoledì scorso e dagli altri fed che sono già intervenuti. Si inizia subito Lunedì, con gli indici dei servizi di febbraio, attesi in lieve calo, e con ben 3 membri Fed. Martedì vari dati europei e americani ma soprattutto parla Bernanke sul tema delicato dei giganti dei mutui (Fannie e freddie), che gli darà l'occasione per dire che è ottimista sul futuro dell'economia (l'immobiliare non contagerà, anzi si riprenderà, ed altre simili).
Mercoledì , sarà il turno di Moskow e del Beige Book.
Giovedì tocca a Paulson (l'economia è forte, il dollaro pure,bla,bla) ed alla BCE che dovrebbe alzare i tassi al 3,75% ma come sempre sarà più importante quello che dirà Trichet nella conferenza stampa.Vedremo se si aggrega al coro di sirene americane, e se mantiene l'orientamento rialzista per giugno.
Venerdì si conclude con il dato più farlocco che esista sulla faccia della terra, paradossalmente considerato però il più importante dalla infinita stupidità dei mercati: il mercato del lavoro USA di febbraio, che si accompagnerà al deficit commerciale estero di gennaio. Un finale potenzialmente esplosivo dunque, condito dall'intervento di altri due membri della Fed.

Il film della settimana che mi aspetto è il seguente:
magari un iniziale prosecuzione di yen forte e borse deboli, con nuovi rispettivamente massimi-minimi, e poi soprattutto ampio rimbalzo (fino a un 50% circa di ritracciamento) in senso contrario facendo leva sulle rassicurazioni ufficiali e sui dati di venerdì che ci si può scommettere saranno taraccati per la bisogna. Secondo me infatti chi comanda è già soddisfatto, la volatilità è stata ricreata; a questo punto vorranno evitare che ci si avviti in una spirale pericolosa, anche perchè sanno che dopo questo rimbalzo ci sarà un nuovo test dei minimi nella settimana successiva, ma l'importante è mantenere la fiducia di fondo dei pinocchietti nella capacità del gatto e della volpe di tenere sotto controllo il campo dei miracoli. Dovrebbero riuscirci, anche se resta la sopracitata incognita del disastro dei subprime, oltre alle tante mine disseminate su vari terreni.

Borse: inizia Shangai

BORSE: inizia Shangai
Martedì mattina il mondo si è svegliato con la notizia che l'indice di borsa cinese aveva perso il 9%. Finalmente il regime comunista è riuscito nel suo intento dopo varie misure restrittive rivelatesi incapaci di frenare la bolla: facendo circolare la voce dell'introduzione di una nuova tassa del 20% sui capital gains è riuscito a sgonfiare, almeno un pò, la superbolla azionaria (l'anno scorso +130%). Inoltre vi è stato un calo dell'indice manifatturiero cinese, per la prima volta, sceso ai minimi da 6 mesi. Infine anche la situazione geopolitica si complica: il vice di Bush ha attaccato i cinesi per l'aumento delle spese militari(senti chi parla). Insomma ce n'era a sufficienza per provocare la caduta, che in realtà si è rivelata modesta se si considera il recupero nei giorni seguenti (come saldo settimanale perde meno del 6%). La caduta di Shangai è apparsa ai più la causa dello scivolone azionario mondiale, in grado di riportare i principali indici ai livelli di metà ottobre 2006. A Wally il Dow, più un simbolo che altro, ha registrato la maggior perdita dall'11 settembre 2001. Le cause profonde, come spiegato prima, sono altre, ma non c'è dubbio che con una capitalizzazione ormai superiore al trilione di dollari le evoluzioni della borsa cinese iniziano ad avere un effetto psicologico su tutti gli altri mercati.
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12114(-4,2%) lo sp500 a 1387(-4,4%) il nasdaq a 2368(-5,8%), il nasdaq100 a 1726(-6,1%), il Russell 2000 -6,2%, e tra i settoriali, trasporti -7% utilities -2% semiconduttori -5,6% biotech-6,6% broker/dealer -7,6% Banche -4,4%.
Tokyo a 17217 (-5,3%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6603(-5,8%) il footsie inglese a 6116(-4,4%), il cac francese a 5425(-5,1%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 40574(-4,5%) ed il Mibtel a 31451(-4,6%).
In giro per il mondo bagno di sangue generale, tra cui la già menzionata Cina -5,6%, l' India -5,5% Brasile -7,7%.
L'sp500 scad. marzo ha fatto una caduta record martedì arrivando a 1390; dopo un classico breve rimbalzo del gatto morto mercoledì ha fatto nuovi minimi a 1380 per concludere con un finale negativo a 1385.
I titoli al rialzo sul NYSE a quota 1600 lunedì sono crollati martedì a 400, per risalire a 2300 mercoledì e poi ridiscendere fino a 800 venerdì in chiusura. Il rapporto tra put e call passa da 1,07 della scorsa settimana a 1,22, mentre l'indicatore della volatilità(VIX) chiude a 18,6 (er a 11 fino a lunedì sera) livello che non si vedeva dal maggio 2006.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Obbligazioni: rifugium peccatorum

OBBLIGAZIONI: rifugium peccatorum
Per la prima volta si sono osservate contrazioni nella crescita di molti segmenti del credito: le banche finalmente si sono decise ad elevare gli standard dei requisiti necessari ai finanziamenti. Freddie Mac ha annunziato la probabile uscita dai subprime dove circa la metà degli operatori deve già portare i libri in tribunale. Dal punto di vista macroeconomico, emergono segnali di rallentamento in vari paesi, anche asiatici, oltre che negli USA dove si è distinto il vecchio Greenspan pronosticando (ha poi cercato di smentire maldestramente) una probabile recessione per fine anno.
E dunque.... nuove attese di calo dei tassi americani nel secondo semestre, unite alla ricerca di un rifugio per i capitali in uscita precipitosa dall'azionario e dalle commodities, hanno provocato un movimento ribassista dei rendimenti da record.
Negli USA, saldo settimanale, il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 crolla di 30 cts. al 4,76% , il 2 anni di 27 cts. al 4,53% il quinquennale di 22 al 4,44% il decennale di 17 al 4,5%
il trentennale di 14 al 4,64%.
In Europa, nonostante la continua crescita di M3 e la certezza di un prossimo rialzo dei tassi a breve, il Bund decennale risente del contesto generale e scende di 11 cts. al 3,93%(il differenziale bund-bond scende al minimo dell'anno, a 57 cts.); in Giappone invece il decennale scende di appena 1 cts. al 1,66%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti resta stabile, così mostrando un aumento dei differenziali.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Cambi: tutto Yen

CAMBI: Tutto YEN
Come da attese, l'eurodollaro scad. marzo è uscito al rialzo dal range stretto 1,32-1,31 arrivando fino a 1,327. Poi però non è stato in grado di andare oltre, tornando indietro fino a 1,315 per concludere a 1,32 e questo perchè in realtà non ha avuto personalità propria, ma è stato semplicemente una derivata delle fluttuazioni sullo yen: la chiusura dei finanziamenti ha colpito in modo esattamente decrescente le varie valute in base ai loro differenziali di tasso. Così il peggiore è stato il neozelandese (che è al 7,25% di tasso), e così il dollaro e la sterlina hanno perso un pò più dell'euro, che a sua volta però ha perso contro franco svizzero, tornando a 154 con yen. Quest'ultimo (a 116,6 con dollaro) ha messo a segno il maggior guadagno percentuale settimanale da 14 mesi a questa parte, ed è stato il leading indicator dei movimenti sulle borse e sulle materie prime (escluso il petrolio). Nelle fluttuazioni giornaliere si è osservata una perfetta correlazione (del resto prevedibile, come scritto nel flash: Non sono convinto) che proseguirà sicuramente nei prossimi giorni. E funzionerà anche in senso inverso, se lo yen ritraccia. Dipenderà molto dai nipponici, se dovessero scendere in campo con l'obiettivo di frenare l'ascesa della propria valuta o meno (la rivalutazione dello yen sta facendo contente le altre banche centrali, come era stato richiesto dal recente G7, ed apre spazi di manovra allo yaun cinese).
L'indice generale del dollaro a 83,6(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

Materie prime: stesso film del 2006


MATERIE PRIME : stesso film del 2006
Esattamente come a maggio 2006, la caduta delle borse e l'impennata dello yen hanno provocato il crollo delle commodities, con l'unica eccezione del petrolio. Il motivo è sempre lo stesso ed ha poco a che fare con considerazioni macroeconomiche: la speculazione a leva, man mano che viene forzata a chiudere posizioni in perdita, chiude le posizioni in utile sulle commodities per bilanciare i margini. Molte posizioni speculative sulle commodities sono finanziate in yen e franco svizzero, per cui la chiusura di tali finanziamenti forzata dal rischio sul cambio, obbliga anche a chiudere le posizioni "long" sulle commodities. Infine si aggiunge la nuova speculazione che, cogliendo al volo la tendenza del momento, si mette "short" e amplifica il tutto.
Probabile quindi, come nel 2006, un pronto recupero non appena dovesse concludersi il movimento rialzista sullo yen e ribassista sulle borse.
Già il petrolio ha tenuto, dopo un iniziale caduta in linea con gli altri.
E questo fa pensare che vi sia una forte convinzione sul rischio geopolitico specifico (Iran) attualmente percepito dai mercati come molto credibile, evidentemente.La scadenza aprile dopo la caduta del famigerato martedì nero a 60, si è prontamente ripreso tornando a 62 dove conclude al massimo dell'anno.
L'Oro , per la gioia delle banche centrali ha perso quasi il 10%, l'argento come sempre ha fatto anche peggio, ed entrambi concludono sui minimi; il gas naturale, scende a 7,2 (aprile).
Si conclude con :
l'oro a 644(aprile) il rame a 270 (maggio) l'argento a 12,9(maggio);
il platino a 1211(aprile) il palladio a 350(giugno).
L'indice generale CRB(marzo) a 311,5(-1,5%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Speciale It's the finance, stupid!

La settimana 26 febbraio- 2 marzo 2007

ECONOMIA: it's the finance, stupid!
"Ci sono due cose infinite: l'universo e la stupidità umana (solo sulla prima ho dei dubbi)"
Albert Einstein
15 giorni fa avvisavo si sarebbero mossi: il calo della volatilità (mercati ingessati) iniziava a infastidirli, perchè guadagnano meno in queste situazioni. Et voilà adesso siamo di nuovo in un esaltante (per i guadagni di chi comanda) periodo di volatilità elevata, destinato a durare un bel pò.
Questa settimana desidero concentrarmi sulla infinita stupidità del gregge di analisti, economisti, commentatori.
Intendiamoci. In parte è malafede, perchè la maggioranza di costoro dipendono per i propri stipendi, bonus, profitti, etc. dal fatto che i milioni di pinocchietti in tutto il mondo cedano alle lusinghe del gatto e della volpe. Il mito dell'albero degli zecchini deve continuare ad essere difeso, altrimenti come fanno a campare lor singori?
A parte comunque questa quota di "interessati", c'è un altra ampia parte in buonafede, che mostra la validità dell'affermazione di Einstein sopra citata.
La differenza tra una persona stupida e una persona intelligente, è data dalla capacità del secondo di guardare in profondità, cogliendo il focus essenziale. Gli stupidi invece restano alla superificie, non riescono a capire quello che si muove sotto. Sono le persone che finchè vedono la nave procedere a tutto vapore, pensano che tutto vada bene.
Ad esempio, sono quelli che oggi dicono che l'economia va bene e che è assurdo pensare anche solo alla possibilità di una recessione.
Restano alla superficie. Non si chiedono cos'è che fa andare l'economia.
Se approfondissero questa tematica scoprirebbero che la risposta è :
la finanza ipetrofica sviluppata in anni e anni di abusi creditizi e di un sistema dei cambi mondiale manipolato(BW2). Allora inizierebbero, forse, ad avere il dubbio che l'Eroinomìa può un giorno anche morire di overdose.
Invece loro confondono l'apparente moderata inflazione dei prezzi al consumo per un astuta capacità delle autorità, e/o per un miracolo permanente della globalizzazione, tanto per fare un esempio facile facile. Nella loro mente l'avviso di pericolo derivante dai cattivi prestiti, dall'eccesso di speculazione a leva, dai deficit esteri e dalle bolle a catena, è "pessimismo". Succede un disastro come quello avenuto questa settimana, e loro subito danno la colpa a qualche fattore esogeno, o ai cinesi. Superficialmente, osservano che è avvenuta prima la caduta della borsa di Shangai, e dunque ne deducono che questà è stata la causa. Come chi sente il tuono e poi rovescia il bicchiere a tavola per dedurne che è stata colpa del tuono.
Credono nei "buoni fondamentali", senza capire che quando osservano utili robusti, liquidità abbondante, rendimenti minimi, spread creditizi bassi, aumento delle entrate fiscali, finanziamento facile dei deficit, etc., stanno osservando segnali distorti di un sistema imbarcatosi in una traiettoria finanziaria insostenibile. Non hanno capito che a furia di gonfiare la finanza, oggi è questa che comanda l'economia non viceversa.
Prima o poi, arriverà il momento in cui la crisi finanziaria aprirà gli occhi anche agli stolti. Il momento sarà quando cambierà la generazione di liquidità.
It's the finance, stupid !

Questa settimana abbiamo avuto un assaggino , molto modesto, di quello che prima o poi succederà su scala ben superiore. Non subito, figuriamoci, è troppo presto, come nella storiella di al lupo, al lupo.
Il principale meccanismo che agirà come catena di trasmissione saranno gli hedge funds, il trading per conto proprio delle istituzioni finanziarie, i flussi speculativi - capricciosi e rampanti- sparsi nell'enorme mercato dei derivati.
Tra le tante possibili cause scatenanti, ve n'è una già molto visibile, di cui scrivo da tempo: il mercato dei mutui americano.Vi è inoltre l'assurda concentrazione di finanziamenti in yen. Al contempo la corsa ai titoli del tesoro, rifugium peccatorum, la fuga da azioni e commodities, generano una serie di giramenti di mercato che fanno intuire lo scenario da incubo che si prepara per la comunità speculativa a leva.

I deboli dati macro USA (tra cui la scandalosa revisione al ribasso , di oltre un terzo, del Pil del quarto trim.2006: pensate agli stupidi che hanno preso per oro colato la prima stima, un mese fa) hanno esacerbato il rally dei bond, e dunque la caduta dei rendimenti. Ma ciò che importa è che, con una larga percentuale di debito governativo americano bloccata nelle casseforti delle banche centrali estere- fondi pensione- compagnie assicurative, ed un enorme posizione di vendite allo scoperto associata alle operazioni sui differenziali, il mercato dei titoli di stato appena poco tempo fa aveva dato segni di forte instabilità (siamo passati dal 4,5% sul decennale al 4,9% e ora velocemente tornati al 4,5%).
La pericolosa confluenza del problema dei subprime, della forza dello yen e dell'acquisto di derivati collegati alle operazioni in differenziali, ha fatto dunque emergere qualche problema nella ipervulnerabile megastruttura finanziaria mondiale. I mercati globali affidati ciecamente al mito della liquidità senza fine si sono dovuti bruscamente confrontare con lo spettro di una possibile crisi di liquidità.

Non mi avventuro nella previsione di quanto velocemente le cose degenereranno.Nessuno può sapere con certezza, ad esempio, l'effettiva dimensione dei finanziamenti in yen esistenti (si parla di oltre un trilione di dollari), o l'effettiva portata della speculazione a leva che è montata sopra le varie cose fin qui citate, o l' effettiva natura "di copertura" cui rispondono i circa 200 trilioni di derivati esistenti. Per cui è inutile tentare di prevedere quanto ci siamo avvicinati al punto di rottura questa settimana, che certamente ha comunque portato più in evidenza il potenziale per una crisi sistemica. E' possibile, ad esempio, che proprio il crollo dei rendimenti si dimostri stimolante per alcuni settori critici, tra cui l'immobiliare americano. Del resto i prezzi energetici si sono mantenuti robusti, e i mercati obbligazionari emergenti hanno mostrato pochi cedimenti, mentre i premi per il rischio nei vari segmenti hanno iniziato finalmente ad ampliarsi: questo è uno dei punti nevralgici dell'attuale sistema e va monitorato con attenzione per cogliere il timing esatto della grande crisi di liquidità prossima ventura.
Naturalmente si tratta di una situazione molto fluida che può deteriorarsi rapidamente, oppure riemergere in un altra fase di bolla.

Per il momento, è certo solo che attraverseremo una fase caotica dell'Eroinomia.
Il problema chiave nel breve termine resta quello realtivo alla misura in cui la crisi dei subprime - pur contrastata dal calo dei
rendimenti obbligazionari- possa rivelarsi la miccia che fa scoppiare la baracca.