3/29/2006

Speciale Manipolazioni

Speciale Manipolazioni

La manipolazione delle statistiche , formalmente legale, è uno strumento sempre più importante di politica economica dei governi. Ne ho parlato spesso, ma credo sia interessante tornarci sopra, con riferimento all'esperienza degli USA. Come traders ed economisti siamo bombardati ogni giorno da una miriade di dati, dai quali guarda caso tende sempre ad emergere quanto la disoccupazione e l'inlfazione siano bassi, e la crescita del PIl alta. Vi è una discrepanza evidente tra ciò che la gente comune percepisce nella realtà, ed il quadro roseo che proviene dalle statistiche; ma il governo ha buon gioco parlando di "inflazione percepita", e le persone del resto pensano facilmente di sbagliarsi, vista la massa di stipendi pagata ai "contabili". Il tutto avviene in modo perfettamente legale perchè gli esperti si prodigano nella produzione di una gran quantità di note a piè di pagina e di note metodologiche, ben sapendo che pochi vanno a studiare i dettagli. Peccato che sia proprio in questi dettagli che il diavolo si nasconde.

Quello che è avvenuto durante gli anni è che le metodologie impiegate per creare le serie statistiche più seguite, come quella sul PIl, sui prezzi al consumo, l'occupazione, etc., sono state via via modificate in modo da sovrastimare la crescita e sottostimare l'inflazione e la disoccupazione.
Ad esempio, il vero tasso di disoccupazione americano è intorno al 12% contro il 5 ufficiale, se si segue la metodologia che corrisponde al buon senso comune, e che era quella utilizzata trent'anni fa. Lo stesso dicasi per i prezzi al consumo che sono all'8% contro il 4 scarso ufficiale.
E il PIL reale dunque è in stagnazione, non in espansione del 4%, se deflazionato con l'8% dei prezzi sopra menzionato.
Il governo Usa aveva capito già dai tempi di kennedy che la gente preferisce sentire buone notizie anche se false, e fu a quell'epoca che la manipolazione statistica iniziò.
Per la disoccupazione, fu creata la categoria dei "lavoratori scoraggiati", che include i disoccupati che non risultano iscritti alle liste di collocamento da 4 settimane, contandoli separatamente; sotto Clinton, si smise perfino di contarli, e così circa 5 milioni di persone senza lavoro non figurano tra i disoccupati.
Per i prezzi al consumo, fu Greenspan che se ne uscì con il concetto di "sostituzione". Lo scopo dell'indice era misurare la variazione del costo di un paniere fisso di beni e servizi durante il tempo, ma Greenspan sostenne che occorreva consentire , ad esempio, di sostituire nel paniere gli hamburger alla bistecca quando quest'ultima sale di prezzo, perchè è plausibile che la gente l'avrebbe sostituita con il primo. Il problema è che se si consente la sostituzione non si misura più uno standard costante del costo della vita, al massimo si misura il costo della sopravvivenza.
Ma l'interesse governativo è troppo forte per resistere alla tentazione, basti pensare che gli assegni della sicurezza sociale sarebbero oggi del 70% più alti se si usasse lo stesso paniere che c'era ai tempi di Carter.
Inoltre alla sostituzione fu aggiunta la ponderazione, sotto Clinton, per cui il Bureau delle statistiche sul lavoro modificò la media aritmetica fino ad allora in uso, con un metodo geometrico varibile nel tempo, un gioco puramente matematico con il quale se qualcosa sale di prezzo si riduce la sua ponderazione, ottenendo un indice più basso, e al contempo se qualcosa va giù di prezzo il suo peso aumenta. Et voilà le jeux son fait.

Ma non finisce qui, nell'ultimo decennio sono state aggiunte le tecniche di calcolo edoniche, per cui se un prodotto tecnologico costa sempre lo stesso, ma la sua potenza o qualità aumenta, si calcola un prezzo teorico più basso, e con questo sistema si ottiene facilmente ad esempio di far risultare con il prezzo in calo anche prodotti il cui prezzo in realtà aumenta.
Per quanto concerne il PIL, se si correggono i numeri forniti dal governo con la miriade di revisioni e ridefinizioni applicate con frequenza crescente a partire da metà anni 80, si trova che vi è una sovrastima di circa il 3% annuo, a cui va aggiunta quella che si ottiene in termini reali utilizzando l'indice dei prezzi al consumo sottostimato come sopra illustrato.
Uno dei sistemi più diabolici usato nel calcolo del PIL concerne i redditi imputati, il che significa ad esempio che per un proprietario di casa non solo non si considera il pagamento delle rate di mutuo ipotecario, bensì si considera un affitto teorico come se lo pagasse a se stesso. Non scherzo: si chiama "reddito imputato" ed è in questi anni il segmento a maggior crescita del reddito personale dei cittadini. Questo fantomatico incasso non solo gonfia il PIL ma anche aumenta il reddito medio delle famiglie che in realtà per ora sta diminuendo, come si evince dall'esplosione dei debiti personali, perchè senza crescita nel reddito non si riesce a sostenere la crescita dei consumi su basi sane, ma solo su basi malate, cioè indebitandosi.
Esattamente quello che fa il governo.
L'ammontare dell'indebitamento che il governo riconosce ufficialmente è già enorme di per sè, ma in realtà è molto superiore. La manipolazione di questa statistica avviene ignorando il cosiddetto GAAp (principi di contabilità generalmente accettati), ed attraverso l'esclusione dall'indebitamento governativo di ciò che concerne la sicurezza sociale. I numeri sul deficit statale annunciati dalla Casa Bianca sono quelli relativi alla cassa, e non tengono conto degli impegni futuri già presi. La differenza è notevole.Nel 2004 ad esempio risulta un deficit di 412 miliardi, ma l'equivalente numero su base Gaap è di 616 miliardi; e se a questo si aggiunge il debito della sicurezza sociale si arriva a 3,4 trilioni.
Il totale del debito accumulato a fine settembre era arrivato a 51 trilioni, cioè oltre il 400% del Pil nominale, ecco perchè gli USA sono già una grande Parmalat.
La fed naturalmente evita il fallimento stampando nuova moneta, che però produce inflazione (non rilevata come visto sopra), ma essendo il peso dei debiti sostenuto in gran parte dall'estero, una quantità crescente di tali dollari va all'estero per pagare gli interessi, il che deprime l'economia USA ed esporta inflazione all'estero.
(La situazione italiana è simile, ma meno difendibile perchè l'italietta non può stampare la moneta internazionale).

In conclusione, tramite queste manipolazioni statistiche, i governi riescono a tassare occultamente i cittadini, facendo sistematicamente aumentare l'inflazione più dei redditi e degli interessi pagati sui loro debiti(moneta e obbligazioni), gran parte dei quali vengono oltretutto camuffati grazie a tecniche di contabilità creativa.
Ne beneficiano le grandi corporations, anch'esse in posizione strutturale debitoria netta, in quanto sono loro a pagare sempre meno in termini reali salari e stipendi. Questo spiega perchè mentre la massa fatica ad arrivare a fine mese, le grandi corporations sguazzano nell'oro (finanziario) tanto da ricomprarsi le proprie azioni o quelle dei concorrenti(spesso e volentieri senza alcuna logica industriale, al solo scopo di aumentare i già ingenti profitti eliminando forza lavoro). E adesso va di moda sfruttare i giovani al loro ingresso nel mondo del lavoro, tramite legislazioni inaccettabili proprio perchè sono soprattutto le grandi imprese a beneficiarne e proprio mentre fanno crescenti profitti miliardari.

Negli ultimi venti anni vi è stata una macroscopica redistribuzione di ricchezza dal fattore lavoro al fattore capitale, dal salario al profitto, come successe negli anni 30 e che non a caso sfociò nella Grande Depressione. Oggi l'innovazione consiste nell'inflazione degli asset e del credito che illude ampie fasce di popolazione, ma un sistema capitalistico basato sul consumismo di massa, non può deprimere a lungo il potere d'acquisto reale dei consumatori, pena l'implosione del sistema.
Purtroppo l'Avidità non consente di imparare la lezione, e la storia si ripete (mutatis mutandis).

3/25/2006

La nota sui mercati 25.3

La settimana 20-24 marzo 2006

ECONOMIA: verso la stagflazione
Iniziando dalla fine, venerdì si è saputo che le vendite di nuove case americane a febbraio sono crollate di oltre il 10%, il declino maggiore da 9 anni e la quarta riduzione mensile negli ultimi sei mesi. Questo dato è in apparente contraddizione con quello del giorno precedente relativo ad un inatteso incremento del 5% delle vendite di case esistenti. In realtà i due dati sono tipici della fase iniziale di scoppio della bolla immobiliare ormai decennale. Infatti l'incremento nella prima categoria si spiega con ragioni speculative che sempre spingono i venditori a monetizzare i guadagni ed i compratori "in ritardo" ad affrettarsi sul mercato in queste fasi in cui i prezzi sono ai massimi; la tendenza sottostante del mercato è invece rappresentata proprio dall'andamento delle case di nuova costruzione, insieme con l'andamento delle richieste di mutui ipotecari sceso ai minimi da 3 anni. Altro indicatore del fine bolla è il livello dei prezzi cui avvengono le transazioni, il cui tasso di incremento è in decelerazione ovunque, più sostenuto sulle case esistenti(+7% rispetto all'anno prima) e tendente verso lo zero per le nuove case (+2,6%). Inoltre aumenta decisamente l'invenduto (+23% rispetto a 12 mesi prima).
Insomma siamo vicini al fine corsa per il settore trainante dell'economia USA, e non tarderanno a manifestarsi i riflessi sui consumi ed anche sull'attività economica del settore edile nel suo complesso, che spingeranno l'intera economia verso la stagnazione.
Ma la settimana appena conclusasi è stata interessante per altri due motivi. Il primo è che i prezzi alla produzione hanno sorpreso al rialzo(+0,3%) nello stesso mese in cui quelli al consumo lo hanno fatto al ribasso (+0,1%) e questo significa che a febbraio si sono contratti i margini di profitto, come risulterà dai bilanci del primo trimestre che si conosceranno nei prossimi due mesi; poichè è molto probabile che le imprese reagiranno trasferendo ai consumatori gli aumenti di prezzi subìti alla produzione, l'inflazione tenderà ad aumentare, proprio mentre la crescita diminuirà per la sopracitata contrazione dell'immobiliare.
Dunque stagflazione, attualmente fuori dalla mente del consensus, ma in realtà sempre più vicina.
Il secondo motivo di interesse è stata la preferenza mostrata da Bernanke per la propria ipotesi di spiegazione della causa del deficit USA (da lui imputato all'eccesso di risparmi mondiali), che significa una preferenza a considerare più basso il livello dei tassi di interesse reali considerato "neutrale" per l'economia; quindi è presumibile che Bernanke spingerà la Fed a fermarsi quanto prima nel rialzo dei tassi, soprattutto se le evidenze di stagnazione aumenteranno, mentre le evidenze inflazionistiche gli impediranno di ridurre i tassi.
Quindi, quello che mi pare più probabile è che i mercati si troveranno durante il secondo trimestre ad affrontare uno scenario in cui si vedrà: ridurre la crescita - aumentare l'inflazione- fermarsi la Fed.
Al di là di qualche iniziale entusiasmo della Borsa per quest'ultimo evento, gli incauti compratori di azioni saranno proprio quelli che si troveranno peggio, allorchè si vedrà che la stagflazione avanza e che la Fed ha in pratica le mani legate: e prevedo per loro una pessima estate quando si troveranno con le delusioni sugli utili aziendali e il petrolio in forte aumento.
Altra vittima designata è il dollaro che velocemente si sposterà verso 1,3 con euro e 110 con yen mentre gli investitori obbligazionari è probabile si vengano a trovare in difficoltà solo se il protezionismo montante spingerà gli asiatici a ridurre il sostegno finora dato a questo comparto, facendone alzare i rendimenti. Nel caso contrario, cioè se il sostegno verrà ancora accordato e i rendimenti resteranno sui livelli attuali, la conseguente riduzione in termini reali spingerà sempre più al rialzo i beni rifugio(preziosi in testa).

Concludendo: questa settimana mi conferma vieppiù della bontà del piano di asset-asset 2006 che si incentra sull'andare "corto" di borsa e dollaro, e "lungo" di petrolio ed oro. Sono convinto che tra aprile e maggio vi saranno delle occasioni per entrare su prezzi appetibili, e che i frutti di questa stratregia si coglieranno durante l'estate.

MATERIE PRIME : si sale
Il petrolio, nel saldo settimanale è restato pressocchè invariato anche se ha avuto oscillazioni giornaliere marcate a cavallo della prima riduzione nelle scorte USA , per concludere a 64,2(maggio) ed il gas naturale a 7,4(maggio).
In netto rialzo invece i metalli, sostenuti dal nuovo indebolimento dello yen e nel finale dall'ipotesi che i tassi USA possano fermarsi prima del previsto, con l'oro a 560(aprile); l'argento a 10,7(maggio) il rame a 240(maggio) il platino a 1051(aprile) il palladio a 334(giugno).
L'indice generale CRB(giugno) a 328.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: lo yo-yo
Prezzi alla produzione e case esistenti hanno provocato l'ennesimo ribaltone sul dollaro che era arrivato a recuperare quasi tutto ciò che aveva perso la settimana precedente, salvo riperdere nel finale (nuove case e beni durevoli anch'essi deboli) riuscendo però a mantenere nel saldo settimanale l'1% di incremento. Lo yen è stato il più debole (arrivando fino a quota 118 con dollaro), portando l'euroyen verso 142.
L'eurodollaro scad. giugno ha perso fino a 270 tiks tra lunedì notte e venerdì mattina, e solo nel pomeriggio finale ne ha recuperato circa un terzo concludendo a 1,21. A inizio settimana non mi aspettavo un movimento così intenso per cui avevo messo l'ordine di acquisto a 1,213 originariamente valido per tutto il periodo; ma dopo averlo mancato per 1 tick ed aver visto il debole rimbalzo seguitone, ho cancellato l'ordine ed è stato un bene perchè altrimenti sarei stato stoppato a 1,209 (minimo a 1,201). Confermo pertanto che preferisco sospendere questo tipo di operatività, anche perchè si sta avvicinando il momento in cui entrerò in asset-asset al ribasso del dollaro.
L'indice generale del dollaro risale a 89,7 (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: si reinverte la curva
I rendimenti hanno seguito il profilo del dollaro ma con differenze marcate tra le varie scadenze che hanno espresso una curva invertita.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 7 cts. al 4,71
il quinquennale di 4 cts. al 4,66 il decennale frrmo al 4,67 ed il trentennale scende di 3 cts. al 4,69.
In Europa Bund decennale in lieve rialzo al 3,63% ( il differenziale a 104 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: Wally in attesa
Il Nasdaq100 scad. giugno si è mosso tra un massimo a 1727 toccato martedì sera, ed un minimo a 1670 registrato il mercoledì successivo (effetto Microsoft nella notte); dopodichè è restato poco mosso tra area 1680 testata due volte e risultata un buon supporto di breve, e 1705 (mio prezzo di carico, rivelatosi resistenza) per concludere in lieve calo a 1697. Siamo quindi in piena lateralità, e sarà la reazione alla Fed di martedì sera a dettare la prossima tendenza di breve.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +0% per il Dow a 11280
-0,3% per lo sp500 a 1303 e +0,3% per il nasdaq a 2313. Tra i settori, scendono i trasporti (-0,8%) le utilities(-2%) le biotech (-2,5%) le banche (-0,3%) mentre salgono le piccole capitalizzazioni (Russell +1%) e i semiconduttori (+1,7%).
Tokyo sale con +1,5% a 16560 di nikkey; in Europa sale il dax tedesco a 5970(+2%) il footsie inglese a 6036(+0,5%), il cac francese a 5220(+1,5%) resta ferma solo l'Italietta dell'attentato pre-elettorale già annunciato: l'SPmib a 38360(+1%) ed il Mibtel a 29550(+1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana Fed
Lunedì non c'è nulla, ma Martedì dopo l'IFO tedesco e la fiducia dei consumatori USA sarà il giorno della prima decisione fed e relativo comunicato, sotto Bernanke. Le attese sono per il 15simo rialzino di o,25 cts. che porterebbe al 4,75 il livello dei tassi ufficiali, e costituirebbe una forte sorpresa qualsiasi diverso esito; proprio per questo è impensabile che Bernake voglia esordire in siffatta maniera. Tutta l'attenzione dunque sarà riservata al fraseggio del comunicato: se trasparirà una pur lieve tendenza ai toni morbidi, avremo le classiche reazioni (dollaro giù e borsa sù), viceversa nel caso contrario. Secondo me nella sostanza non cambierà molto: si dirà che la crescita continua positiva, che l'inflazione è sotto controllo, e che il futuro dei tassi dipenderà dai dati in arrivo. Mi pare prematuro che si mandi un messaggio chiaro, comunque le sorprese sono il pane quotidiano in questa attività.
Dopo un mercoledì passato a digerire la Fed, con le sole scorte petrolifere in arrivo, Giovedì e Venerdì si ricomincia con vari dati, sia nipponici ed europei, sia americani. Tra quest ultimi, la terza stima finale del PIL nel quarto trim. del 2005, redditi e spese delle famiglie con relativo deflatore, l'indice di chicago per marzo e gli ordini alle fabbriche con cui si concluderà non solo la settimana ma anche il mese di marzo e il primo trimestre (possibili quindi movimenti derivanti da politiche di facciata contabile).

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 giugno a 1705 chiude a 1697,5 (+150$)
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, è a +1170 euro (con 17 operazioni effettuate+ 1 sul nasdaq); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +1,65% ed equivalente al +7,5% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).

3/20/2006

Speciale Geofisica e petrolio

Speciale Geofisica e petrolio

Le influenze del clima sui prezzi energetici sono sempre più evidenti.
Un inverno americano mite ha consentito al petrolio di restare stabile, ed ha fatto scendere nettamente il prezzo del gas naturale.
L' inizio della stagione degli uragani fa però temere forti rialzi dei prezzi nell'estate, come dimostra la curva dei futures relativi.
Vi sono evidenze dello scioglimento delle calotte polari, e di tempeste tropicali, per cui è lecito aspettarsi un estate particolarmente rischiosa per i prezzi energetici. Le trasformazioni climatiche in atto sul pianeta hanno portato a un rovesciamento della stagionalità dei prezzi energetici, che adesso sono più calmi durante l'inverno(meno rigido) e più a rischio in estate(a causa delle tempeste).
Mi sembra interessante approfondire i fondamentali di questa materia.

Lo scioglimento di entrambe le calotte polari e della groenlandia sono abbastanza noti. Sul web si trovano fantastiche foto che mostrano lo scioglimento della groenlandia tra il 1992 e il 2002 fatte dall'asssociazione per l'impatto climatico nell'artico(Artic Climate Impact Association).
Il surriscaldamento della superficie terrestre è divenuta una preoccupazione molto diffusa, anche perchè genera stagioni di uragani sempre più frequenti e sempre più violenti (proprio mentre scrivo c'è la notizia di Larry in Australia). Le piattaforme petrolifere posizionate nel golfo del messico, che ancora non sono state interamente recuperate dopo Katrina, verranno nuovamente colpite.

La più grande riserva di acqua fresca del mondo è nell'antartide.
I ricercatori stimano che essa si sia ridotta di 50 km. cubi all'anno solo tra il 2002 e il 2005, vale a dire una quantità di acqua circa 30 volte più grande di quella che una città come Los Angeles consuma annualmente, ed in grado di innalzare il livello degli oceani di circa 0,5 centimetri all'anno (l'antartide contiene acqua nella misura tale da innalzare di 6 metri il livello degli oceani, qualora si sciogliesse tutta dai ghiacciai). Anche l'artico e la groenlandia, come accennato, si stanno
sciogliendo ad un ritmo due volte più veloce rispetto a quello di 5 anni fa. Questo fenomeno ha una conseguenza molto grave: riduce la salinità degli oceani, che governa il clima globale.

Insomma le evidenze di un enorme problema geofisico su scala globale ci sono tutte. Il surriscaldamento è un sintomo, uno dei tanti.
Un altro, è costituito dallo spostamento della rotazione dell'asse terrestre che il servizio internazionale di rotazione della terra stima in 278 centimetri durante gli ultimi 6 anni; anche qui le implicazioni per il clima terrestre sono enormi, perchè dipende molto dall'angolo di impatto dell'energia solare sul pianeta. Le tempeste solari emanano dalla superfice del sole, e date le diversità di massa e di peso, la superfice solare contiene più elettroni di quanti ne abbia la parte profonda ricca di protoni. Un elettrone è 1830 volte più leggero di un protone, e per questo motivo tende a stare in superficie. Per capire, occorre pensare ad una centrifuga: l'effetto dell'aumentata attività solare investe la terra nei suoi poli con particelle cariche di elettroni, e porta ad un effetto incerto sulla temperatura ambientale. Gli esperti pensano che terremoti, eruzioni vulcaniche, e altri fenomeni dipendano da queste attività. Il dr. Laszlo Kortvelyessy ha pubblicato un libro "l'universo elettrico" in cui vi è la spiegazione completa della complessa interrelazione tra il sole e la terra, considerata di importanza primaria. Nel suo sito si possono vedere i dettagli, con grafici spettacolari e diagrammi intriganti su vari fenomeni. La NASA ha anche lei recentemente documentato vari fenomeni, sul suo sito si possono ricavare molte informazioni sul vento solare, sulle tempeste di luce e di suoni, in relazione alle conseguenze per il pianeta terrestre.
Nel 2005 vi sono state 27 tempeste tropicali, di cui 15 hanno raggiunto la forza di uragano, soprattutto sul golfo e sull'america centrale. Oltre 3 mila persone sono morte, con danni di decine di miliardi di dollari. Enormi danni sono stati fatti alla produzione di petrolio e gas, ai porti, ai fiumi, etc. I prezzi energetici si sono impennati nel durante e dopo.
La prossima estate potrebbe essere peggiore, stando ai segnali anticipatori.
Vi è poi l'atttività dei terremoti. Un articolo interessante dal titolo "allarme terremoti" si trova sul sito della IEEE Spectrum Online.
Abbiamo ancora vivo il ricordo dello tsunami del 2004, di cui ancora non si sa l'effettivo numero di morti (stimato oltre centomila).
I terremoti sotto il mare sono i peggiori perchè provocano tremendi spostamenti di masse d'acqua capaci di provocare onde da 60 metri capaci di viaggiare per centinaia di chilometri.

Infine vi sono le preoccupazioni crescenti degli esperti di AccuWeather.com circa la desertificazione che potrebbe colpire varie zone del globo tra cui le praterie degli USA. Nel loro sito si vedono le foto, e le spiegazioni relative. Il sintomo anticipatore è la siccità crescente già osservata negli ultimi anni.
Entrambi questi fenomeni a loro volta aumentano il rischio e la portata degli uragani che sono generati appunto dal riscaldamento delle superfici marine e terrestri.

Chi non riconosca questi vasti e profondi cambiamenti in atto, mette la testa nella sabbia. Tali alterazioni incidono tra l'altro anche sul comportamento degli uomini, il cui umore dipende dall'equilibrio anche climatico.
Ma torniamo all'energia. La massima produzione di petrolio e gas naturale richiede condizioni ottimali nelle zone di produzione.
Gli USA si trovano al centro dei problemi perchè sono il maggior consumatore mondiale(25% del totale), producono molto petrolio e gas,e si trovano tra l'atlantico ed il pacifico, con il golfo del messico in prossimità dell'equatore e soprattutto nella direzione preferita dagli uragani.
Solo il 75% della produzione nel golfo del messico è tornata come prima, e i premi di assicurazione sono andati alle stelle dopo due estati consecutive di danni agli impianti.
Le probabilità di un altra sequenza analoga nel 2006 sono molto elevate. Una nuova impennata dei prezzi energetici (che potrebbe avvenire anche per i noti motivi geopolitici), avrà riflessi consistenti sui prezzi delle borse mondiali(che dovrebbero scendere anche per altri motivi).
Ecco perchè essere "short" di borsa e "long" di petrolio, è un mix
che resta altamente consigliabile.

3/19/2006

La nota sui mercati 19.3

La settimana 13-17 marzo 2006

ECONOMIA: la tassazione subliminale
Del ribaltone sulle attese dei tassi USA che ha caratterizzato la settimana in esame, e che ha provocato la maggior caduta settimanale del dollaro da inizo anno sull'euro (-2,5%), una forte contrazione dei rendimenti(-15 cts. sul cinque anni), ed una decisa spinta rialzista su materie prime e borsa(+2%), ho già parlato nelle note quotidiane, per cui in questa sede mi concentrerò soprattutto sullo stato dell'economia americana così come appare dai dati di febbraio finora usciti, per valutare se ci troviamo di fronte ad una svolta decisiva o piuttosto all'ennesimo giro di valzer(non a caso la settimana precedente era avvenuto esattamente il contrario).

Iniziando dalla fine, venerdì si è saputo che la produzione industriale è cresciuta dello 0,7% compensando abbondantemente la riduzione di gennaio (-0,3%) e soprattutto che la percentuale di capacità produttiva utilizzata è salita ad un livello(81,2%) che non si vedeva dal 2000 e che è superiore alla media degli ultimi trent'anni. Poichè la Fed ha più volte menzionato questo indicatore come possibile anticipatore di pressioni inflazionistiche, ci si poteva aspettare un inversione sui mercati già venerdì. Ma non è stato così, perchè la fiducia dei consumatori è apparsa stagnante, e perchè l'indice dei prezzi al consumo di giovedì ha sorpreso mostrando un incremento minimale della componente al netto di energia ed alimentari, ed un calo degli indici tendenziali annuali (al 3,6% ed all'1,9% rispettivamente).Inoltre il Beige Book di mercoledì sera ha parlato di "espansione moderata", a macchia di leopardo, senza tensioni inflazionistiche.
In sostanza, mentre gennaio si era connotato come un mese forte, rimbalzo dalla frenata del quarto trimestre, a febbraio la spinta sembra essersi già esaurita (con vendite al dettaglio ed edilizia in calo) e soprattutto senza inflazione.
Le conseguenze maggiori le ha subìte il dollaro perchè nel frattempo il rinnovato record del deficit estero si è accompagnato a una frenata degli afflussi netti di capitale; ma il fatto che vi sia stato un corposo ridimensionamento dei rendimenti ed un altrettanto sostanzioso rialzo in borsa, dimostra che l'interpretazione nettamente prevalente è stata univoca (anche se amplificata dalle ricoperture tecniche).
Durerà? o magari già dai prossimi giorni si rifarà marcia indietro?
La prossima settimana inizia proprio con un discorso di Bernanke, e si vedrà se vi saranno conferme o smentite alla sopracitata interpretazione.
Cruciali saranno anche i prezzi alla produzione , qualora dovessero dare un segnale opposto a quello dei prezzi al consumo. In ogni caso mancano ormai solo dieci giorni alla prima riunione della Fed sotto Bernanke,e da quel comunicato ci si attende un chiarimento che influenzi le attese almeno durante aprile (riunione successiva a metà maggio).

La mia idea di fondo sull'economia USA è che si vada verso uno scenario stagflattivo, e il febbraio debole la incoraggia, anche se i dati sui prezzi, -la cui affidabilità è però molto dubbia- vanno in senso contrario.
Osservando i dati "nascosti", cioè quelli relativi al credito globale,resto convinto che la fonte madre dell'inflazione sia viva e vegeta; e che i dati sui prezzi al consumo- per come sono calcolati e per la loro parzialità- siano "falsi".
I governi possono convincere i mercati di quello che più fa loro comodo, ma se la realtà è diversa, prima o poi verrà fuori.
La situazione in Europa e Giappone non è diversa: si sottovalutano i dati inflazionistici nel tentativo di mantenere il più possibile in vita una politica monetaria lassista, anche se "obtorto collo" e a piccoli passi ci si avvia verso una lieve restrizione del grado di lassismo(questa settimana hanno lievemente alzato Norvegia e Svizzera).
Per tutti, l'importante è che i rendimenti reali dei loro debiti (titoli di Stato) restino pressocchè nulli, senza che si inneschi una corsa all'oro(che gli sottrarrebbe il potere di indebitarsi a piacimento).
Lo scopo di questa politica, come evidente negli USA, è ridurre in termini reali salari e stipendi sostituendoli con plusvalenze "sulla carta" degli asset(case, azioni), in modo che il popolo si percepisca più ricco- o quanto meno in pari- anche se in realtà si sta impoverendo.
E' quella che definerei una "tassazione subliminale", che si porta avanti ormai da anni avendo sottomesso completamente l'indipendenza delle banche centrali ai voleri del potere politico: si propaganda il feticcio della crescita - mal misurato ed equivoco- con un orizzonte temporale di corto respiro, mentre in realtà si spogliano occultamente i cittadini.
A un certo punto, di colpo, le plusvalenze sugli asset verranno fatte sparire, ma la colpa verrà data nell'immaginario collettivo a qualche causa esterna(guerra, terrorismo,etc.) contro cui non c'era niente da fare, e chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammace o passato.....e via verso un nuovo ciclo trappola.

PS:
dagli ultimi dati Bankitalia, osservo un ulteriore americanizzazione della nostra disastrata italietta. Infatti ormai metà del debito pubblico nazionale (quello ben oltre il 106% del PIL) è in mano straniere; questo significa che dei 70 miliardi di interessi annui su di esso pagati, la metà se ne va fuori dal paese. Significa cioè che ben 35 mld. l'anno (pari all'intero gettito ad esempio della tanto contestata Irap) delle tasse pagate dagli italiani se ne vanno fuori dal paese.Il tutto con gli attuali tassi minimi (costo medio del debito 5%); ogni punto percentuale di tassi in più, significherà un ulteriore salasso a favore dell'estero di 7,5 mld.
E' una differenza fondamentale con la situazione degli anni 80 quando il debito pubblico era tutto in mano italiana, per cui gli interessi restavano nel paese: quella era una partita di giro ininfluente dal punto di vista macro. Ecco perchè siamo il fanalino di coda mondiale in termini di crescita, ed ecco perchè si inizia sempre più a sentire parlare di "rischio argentina"(da ultimo il Financial Times). Gli USA sono in una situazione analoga, ma essendo la potenza imperiale possono battere moneta,e per loro è fondamentale che il petrolio sia trattato in dollari; ciò nonostante l' argentinizzazione (cioè il default sui titoli di stato) sarà alla fine la strada obbligata.

MATERIE PRIME : si sale
Il petrolio, nonostante continui l'aumento delle scorte americane, ha beneficiato oltre che della situazione geopolitica, anche della sopracitata inversione delle attese sui tassi. E' dunque salito in parallelo alla caduta del dollaro, insieme agli altri energetici, allontanandosi dalla mia zona d'acquisto, per concludere a 64,2(maggio) ed il gas naturale a 7,2(maggio).
Analogo rialzo sui metalli, con l'oro a 555(aprile); l'argento a 10,3(maggio) il rame a 236(maggio) il platino a 1034(aprile) il palladio a 319(giugno).
L'indice generale CRB(giugno) a 326(+2%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: niente operazione del giorno
Per i motivi sopraspiegati è stata la settimana del dollaro in caduta libera, non contro tutte le valute perchè australiano e neozelandese (le altre monete ad alti tassi) hanno perso più di lui, ma soprattutto contro yen che è stato il più forte (arrivando fino a quota 115,5(+3%) con dollaro), riportando l'euroyen verso 141.
L'eurodollaro scad. giugno ha guadagnato 300 tiks, senza soste; sette giorni fa scrivevo che non mi sarei meravigliato di vederlo ripercorrere al rialzo il range che nella settimana precedente aveva percorso al ribasso; ma non mi aspettavo il ribaltone sulle attese nei tassi, e dunque che sfondasse il tetto del range che avevo così identificato:
"A questo punto il quadro prospettico di breve cambia nuovamente, e le maggiori probabilità sono che si resti in range tra 1,193 ed 1,217(per la scadenza giugno)." Pertanto mi sono posizionato in vendita a 1,2165 e sono stato stoppato a 1,22 (rimettendoci 437,5$ a contratto), giovedì, quando a seguito della sorpresa sui prezzi al consumo USA, si è involato fino ai nuovi massimi di 1,227 dove conclude.
L'ampliamento delle escursioni nella quotazione giornaliera , in essere da inizio marzo rispetto ai due mesi precedenti, ha messo in crisi il mio
sistema di trading che ormai ha accumulato quattro perdite consecutive. Così non va, e poichè in questa attività è essenziale essere flessibili e dunque pronti a cambiare in funzione dei mutamenti "ambientali" e dei risultati, preferisco sospendere questo tipo di operatività giornaliera.
L'indice generale del dollaro crolla del 2% a 88,5 (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: rendimenti giù
I rendimenti hanno bruscamente interrotto la loro onda rialzista, per i motivi sopraillustrati.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 9 cts. al 4,64
il quinquennale di 15 cts. al 4,62 il decennale di 9 cts. al 4,67 ed il trentennale di 3 cts. al 4,72.
In Europa Bund decennale invece in rialzo al 3,68% ( il differenziale a 101 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: cambio contratto
Il Nasdaq100 scad. giugno è partito al rialzo dandomi la possibilità di rientrare in vendita a 1705, cioè nella parte alta delle quotazioni (massimo a 1720), dove conclude recuperando il 2% che aveva perso la settimana precedente.Il cambio di contratto ha fruttato circa 30 punti a favore(equivalenti a 600$ a contratto). Per le prospettive a breve, si dipende anche qui dal sentiment sui tassi, ma io resto convinto che le probabilità che si inneschi un trend rialzista siano minime (ed in caso contrario penso di stoppare grosso modo in area 1800); la situazione tecnica inoltre continua a mostrare molte divergenze negative, mentre ci si avvicina alla stagione dei risultati sul primo trimestre, ed alle idi di marzo.
In questa settimana tutti i principali indici sono tornati a testare i massimi (tranne appunto il nasdaq100). In particolare il Dow Jones è tornato ai livelli del 2000, ma la differenza è che oggi il costo della vita reale si è triplicato negli USA, e la Fed ha aumentato la quantità di moneta (M3) di ben 3,7 trilioni di dollari(+56%) nel frattempo. L'apparenza dunque inganna.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +1,8% per il Dow a 11280+2% per lo sp500 a 1307 e +2% per il nasdaq a 2306. Tra i settori, salgono i trasporti (+2,4%) le utilities(+2%) le piccole capitalizzazioni (Russell +2,7%) le biotech (+0,8%) le banche (+2%) mentre scendono i semiconduttori (-1%).
Tokyo sale anche lei con +1,5% a 16340 di nikkey; in Europa resta fermo il dax tedesco a 5805(+0%) salgono il footsie inglese a 5999(+1,5%), il cac francese a 5140(+1,5%) e sale l'Italietta del banditismo politico-finanziario: l'SPmib a 38360(+1%) ed il Mibtel a 29550(+1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana pre-fed
Lunedì si inizia con un intervento di Bernanke , e con i prezzi alla produzione tedeschi. Martedì sarà invece il turno dei prezzi alla produzione USA. Mercoledì, le scorte petrolifere americane, precedute dalla bilancia commerciale europea e dagli ordini industriali nella zona euro di gennaio.Giovedì molti dati nipponici e dagli USA i sussidi settimanali e soprattutto le vendite di case esistenti a febbraio, mentre parleranno vari membri Bce tra cui Trichet. Infine Venerdì si chiuderà con gli ordini di beni durevoli USA di febbraio, e le vendite di nuove case.
Sul fronte dei dati quindi non c'è molto; come già anticipato, se il discorso di bernanke affronterà il tema tassi, insieme ai prezzi alla produzione, sarà l'evento più importante, in una settimana che poi inizierà a risentire della fase di stallo pre-meeting della Fed, per le cui conclusioni occorrerà aspettare fino alle 20,15 di martedì 28.
L'eurodollaro si trova adesso di fronte a una forte resistenza in area 1,23, e le maggiori probabilità nel breve restano a favore di uno storno verso 1,215 (ora divenuto supporto chiave per mantenere in essere il neo trend rialzista) da cui poi ripartire verso nuovi massimi in area 1,25. Perchè ciò accada, ovviamente, deve esserci una conferma da parte della Fed al fine corsa sui tassi, altrimenti si può facilmente tornare a 1,19.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 (+0$)
Tra le 4 operazioni del giorno proposte, ne è scattata una, negativa con 437,5$ di perdita.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, scende così a +1170 euro (con 17 operazioni effettuate+ 1 sul nasdaq); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al 1,5% ed equivalente al 7,2% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).

3/15/2006

Speciale Cambiamenti Cinesi

Speciale Cambiamenti Cinesi

Si è concluso il Congresso del partito cinese che ha elaborato il nuovo piano quinquennale. Ho cercato di seguire l'evento e ne ho ricavato che si profilano importanti cambiamenti che val la pena capire e che qui provo a sintetizzare.

- Le politiche del passato avevano puntato sull'industrializzazione ad ogni costo, il che ha consentito una crescita del PIl di oltre il 9% annuo a partire dal 1995. Due sono stati gli elementi che hanno consentito questa performance:
1) i prezzi della terra, dell'energia e dell'acqua sono stati tenuti molto bassi tramite sussidi governativi e prezzi controllati; 2) i mezzi finanziari, a bassissimo costo, sono stati canalizzati nell'industria, particolarmente alle grandi aziende.
Per contro, vi sono stati vari sviluppi negativi: i governi locali si sono messi in competizione tra loro per costruire impianti e infrastrutture, anche se non aveva molto senso; ne è seguito il più grande eccesso mondiale di investimenti fissi. Non solo queste politiche hanno creato un enorme surplus di capacità produtiva in tanti settori industriali e attraverso la catena manifatturiera, bensì anche vi sono state conseguenze gravi sul degrado dell'ambiente, ed uno spreco delle risorse naturali, a cominciare dall'energia.

Il premier Wen Jiabao ha affrontato questi nodi in modo molto esplicito nel suo discorso al Congresso del partito, ed ha annunziato che:

- la politica introdotta a suo tempo da Jiang Zemin sarà adesso abbandonata. Al suo posto, si introdurrà una nuova politica in cui al concetto di crescita verrà data un interpretazione più ampia, includendovi le questioni ambientali e un miglior utilizzo delle risorse naturali, definite strategiche. Insomma, il miglioramento della qualità dell'aria diviene altrettanto importante della quantità di crescita: dalla quantità alla qualità, diremmo noi.

- Quest'anno sarà il primo del nuovo piano quinquennale.
Obiettivo iniziale sarà fermare le duplicazioni di capacità produttiva. Lo si perseguirà tramite le banche che negheranno il credito, ed il settore manifatturiero sarà colpito duramente.
-Il secondo obiettivo sarà cambiare le procedure elettorali degli oltre centomila dipendenti governativi che saranno in scadenza tra il 2006 e il 2007. Non si seguirà più il criterio della crescita, e Pechino avrà maggior influenza: si cambierà il sistema degli incentivi, e si combatterà duramente la corruzione.
- Ci sarà una modifica strutturale, passando dalle industrie ad alta intensità di energia e di risorse naturali, verso quelle ad alta intensità di servizi e di informatica. Per questo motivo il governo prevede che la domanda di eletrricità crescerà in media del 7% annuo nel prossimo quinquennio rispetto al 10% e passa degli ultimi anni. Il tutto implica anche un rallentamento nella crescita della produzione industriale.
- Si tasseranno le risorse in modo da scoraggiarne l'uso, e già si è cominciato con un imposta del 10% sul rame; possono esserci duqnue conseguenze sul mercato globale delle materie prime, perchè significherà che vi sarà un impatto sulle importazioni di commodities.

- Un altro importante annuncio concerne la poltica agricola.
Verrà modificata perchè il 57% dei cinesi vive in aree rurali, perchè il divario reddituale tra campagne e città è diventato enorme, ed anche perchè negli ultimi 20 anni le città costiere hanno ricevuto la quasi totalità delle risorse governative. E' arrivato il tempo, dice il premier, di spostare l'attenzione e le risorse alle città agricole, del profondo interno cinese.
Soprattutto tenendo conto che l'urbanizzazione ha raggiunto dei limiti evidenti, assorbendo oltre 200 mila ettari di terra agricola ogni anno. Se questo trend persistesse già nel 2020 la Cina perderebbe il 25% della sua superficie coltivabile, ed il governo non intende permetterlo.
Inoltre i costi nelle città sono esplosi e molti trovano più conveniente operare a Singapore. Rallentare l'urbanizzazione significa portare l'industria nell'interno, ma non quella ad alta intensità energetica che sarà disincentivata. L'obiettivo è arrestare l'immigrazione dei contadini verso le città: il surplus di contadini che sono in gran maggiornaza over 40 verrà smaltito in loco portando lì il lavoro.L'attività agricola sarà ristrutturata per aumentare la produttività ed il rendimento.

- La Cina continuerà a rivalutare, ma solo a piccoli passi del 2-3% l'anno la propria valuta nei confronti del dollaro.

Cosa comporta tutto ciò dal punto di vista macro?
Vi sarà un rallentamento del tasso di crescita, e del credito bancario.In particolare , vi sarà una frenata degli investimenti fissi. Nel breve periodo vi saranno delle difficoltà e una minore produzione; l'eccesso di scorte di molti settori(compressori,macchinari elettrici,etc.) verrà messo in liquidazione.
Vi saranno effetti sul settore immobiliare , specialmente a Shangai, dove il governo si prefigge esplicitamente di provocare una riduzione dei prezzi delle case di almeno il 20-25% entro fine 2007.
I consumi interni però verranno incoraggiati, e si cercherà di sostituire domanda estera con domanda interna. Naturalmente se gli USA entrano in recessione, le esportazioni cadranno maggiormente di quanto per ora il governo preveda.
Prevedere la misura del rallentamento derivante dai cambiamenti sopra annunciati è difficile. Ma è realistico pensare che già nel 2006 si possa scendere ad una crescita del PIl dell'8% e del 7% nel 2007; è facile invece prevedere che sarà il manifatturiero a risentirne di più.
Sul lungo termine il problema principale verrà dall'aumento dei salari. Già oggi quelli dei lavoratori qualificati stanno aumentando del 30% l'anno, i non qualificati del 10%, a secondo del luogo. Ma anche tutti gli altri costi(elettricità, acqua, etc.) stanno accelerando. Non a caso alcune multinazionali estere stanno pensando di lasciare la Cina per altri paesi asiatici, in previsione appunto dell'aumento dei costi e della rivalutazione dello yaun.
Quando questa grande ristrutturazione sarà andata in porto, alla fine del quinquennio, la redditività sarà aumentata, divenendo l'obiettivo principale che sostituirà quello della massa critica.

Conclusione: in futuro la Cina non esporterà più deflazione, e il resto del mondo si troverà di fronte una dinamica dei prezzi mondiali completamente diversa, già dal 2010 l'inflazione mondiale dei beni manufatti (attualmente in deflazione) diverrà una realtà, che sarà esacerbata da un mondo iperliquido e sovrafinanziarizzato quale quello attuale.
L'epoca dei tassi d'interesse bassi è pertanto destinata ad esaurirsi entro questo decennio.

3/12/2006

La nota sui mercati 12.3

La settimana 6-10 marzo 2006

ECONOMIA: le parole più dei dati
Questa settimna hanno inciso più le parole che i dati. Due membri della Fed hanno lasciato intendere che potrebbe esserci bisogno di alzare i tassi più di quanto i mercati si aspettino (le attese di maggioranza sono per il 5% a maggio) e questo ha influito su dollaro, borsa, bonds e materie prime, ben più dei dati tra cui spicca il mercato del lavoro a febbraio: sono risultati +243 mila buste paga, ma l'aumento di gennaio è stato rivisto al ribasso di 23 mila unità, dunque il saldo netto è uscito esattamente in linea con le attese; il grosso dell'incremento (198 mila) è dipeso dai servizi, mentre il manifatturiero e le costruzioni hanno perso lievemente. I salari orari sono saliti dello 0,3%, come previsto, ma il tasso annuo è passato al 3,5% il livello più alto dal settembre 2001, confermando i timori di inflazione da costi che ad inizio settimana erano già stati rilanciati dalla riduzione della produttività con cui si è chiuso il 2005. Il paradosso è che mentre quindi si osserva un indiscutibile incremento del costo del lavoro, quest'ultimo non offre sostegno ai consumi per il semplice fatto che in termini reali resta negativo(inflazione degli ultimi 12 mesi al 4%).
Essendo però l'economia drogata da una quantità di credito record (il 2005 si chiude con un incremento di 3,3 trilioni), il deficit estero continua inesorabilmente a deteriorarsi.Giovedì abbiamo saputo che a gennaio le importazioni (+3,5%) hanno sorpassato le esportazioni(+2,5%) per ben 68,5 miliardi; il deficit è peggiorato con tutti i principali partner commerciali, con la sola eccezione di Gran Bretagna e Giappone. Con la Cina è salito del 10% a 18 mld., con l'Opec del 12% a 8,5 mld.
Il deficit è stato ignorato perchè l'attenzione era tutta sui dati del giorno dopo sul mercato del lavoro ma la prossima settimana tornerà sotto ai riflettori perchè usciranno i TICS (cioè i flussi finanziari netti) e se si dovesse registrare un secondo mese consecutivo (è già successo a dicembre) di insufficiente copertura del deficit commerciale da parte del surplus finanziario, non mancheranno le conseguenze sul dollaro. Quest'ultimo ha ritestato i massimi dell'anno poco dopo i dati sul lavoro, ma non è stato capace di mantenerli proprio perchè già si pensa alla prossima settimana. La banca del giappone ha dato una mano alla forza del dollaro, deludendo i mercati perchè ha annunciato solo una timida revisione della liquidità ed ha rimandato alle calende greche ogni azione sui tassi d'interesse. L'euro invece ha beneficiato, sia contro sterlina che contro yen, del confermato atteggiamento restrittivo della BCE. Pertanto, nonostante la convinzione che la Fed abbia ancora almeno due rialzi da fare, rispetto all'anno scorso la forza del dollaro è contenuta dall'analoga prospettiva per la BCE (come minimo attesa portare i suoi tassi al 3%). Non sorprende quindi il persistere ostinato di un range che questa settimana è stato percorso al ribasso da 1,21 a 1,185 ma che facilmente la prossima potrebbe essere ripercorso al rialzo. Delle 5 banche centrali intervenute questa settimana, solo il Canada ha alzato i tassi di 25 cts. portandoli al 3,75% mentre tutte le altre (Inghilterra, Australia , Nuova Zelanda oltre al Giappone) li hanno tenuti fermi, come da attese.
Infine non ha suscitato reazioni il discorso di Bernake tutto incentrato sul sistema creditizio allargato; in realtà a me sembra che vi sia un invito a stringere i cordoni, che se sarà recepito avrà effetti non di poco conto.

MATERIE PRIME : si scende
Il petrolio, nonostante la situazione geopolitica in peggioramento sul fronte iraniano, sta dispiegando un onda al ribasso che è quella che aspettavo; ho iniziato a mettere ordini per entrare in acquisto come asset-asset a livello di area 58,5 sulla scadenza aprile, per il momento non eseguiti; come spiegato in precedenza, non c'è fretta, conviene assolutamente privilegiare un buon livello di prezzo. A questo proposito , è già meglio spostarsi sulla scadenza maggio che questa settimana è scesa da 65 fino a 61 per poi concludere a 61,8(maggio) mentre il gas naturale inizia a dare segni di stabilizzazione a 6,85(maggio).
Onda ribassista anche sui metalli, che correggono il recente ipercomprato, con l'oro che perde il 4% a 542(aprile); l'argento a 9,9(maggio) il rame a 220(maggio) il platino a 1012(aprile) il palladio a 289(giugno).
Quando l'oro inizierà ad avvicinarsi a quota 500 inizierò a inserire ordini di acquisto.
L'indice generale CRB(giugno) a 321.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: dollaro forte
Per i motivi sopraspiegati è stata la settimana del dollaro, contro tutte le valute, particolarmente contro yen che è stato il più debole (arrivando a quota 119 con dollaro), ed ha consentito all'euroyen di rimbalzare fino a 141,75.
L'eurodollaro scad. marzo conclude la sua vita con questa settimana, per cui dalla prossima tratterò la scadenza giugno che - a causa del differenziale di interessi- esprime prezzi superiori di circa 70 cts.
Dopo la chiusura rialzista del venerdì precedente, vi è stato un iniziale rialzo spintosi fino a 1,21, ma lunedì in seguito alle parole di Poole della Fed, è iniziato il costante declino che lo ha riportato ad 1,187 già martedì sera; ancora una volta 1,187 si è mostrato però un importante supporto che ha tenuto per tutto il resto della settimana (vi è stato un minimo a 1,186 venerdì pomeriggio) mentre 1,195 è stato il tetto nella fase di rimbalzo tecnico. In questa evoluzione sono scattate due operazioni di acquisto entrambe sbagliate: la prima martedì quando ha rotto il supporto a 1,1930 (acquisto a 1,1935 stop a 1,1905 con -375$ a contratto) e la seconda venerdì quando contrariamente alle mie attese i dati sul lavoro non hanno deluso e l'acquisto a 1,1908 è stato stoppato a 1,188 (-350$ a contratto). Si chiude a 1,19 quindi con 2 figure di perdita rispetto ai massimi di lunedì, l'esatto contrario di quanto avvenuto la settimana precedente. A questo punto il quadro prospettico di breve cambia nuovamente, e le maggiori probabilità sono che si resti in range tra 1,193 ed 1,217(per la scadenza giugno).
L'indice generale del dollaro sale a 90,5 (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: operazioni sulla curva
I rendimenti hano proseguito la loro onda rialzista, anche se il movimento maggiore è stato sulla curva dei medesimi che ha recuperato la recente inversione. In genere ciò sta a indicare una minore preoccupazione per eventuali effetti recessivi a medio termine, ed una maggiore per l'inflazione.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 2 cts. al 4,73
il quinquennale invece sale di 6 cts. al 4,77 come il decennale di 8 cts. al 4,76 ed il trentennale di 9 cts. al 4,75.
In Europa Bund decennale in rialzo anche lui , ma in misura inferiore, al 3,63% ( il differenziale a 113 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: Wally sui supporti
Il Nasdaq100 scad. marzo è partito al ribasso dandomi la possibilità di chiuderlo in lieve utile a 1658 (+100$ a contratto); la scadenza giugno ha poi testato la parte bassa del range a 1655 (che comunque tiene per la quinta settimana) non dandomi l'opportunità di rientrare in vendita; nel complesso il nasdaq 100 perde il 2% e la scadenza giugno conclude a 1667.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +0,5% per il Dow a 11070
-0,4% per lo sp500 a 1281 e -1,8% per il nasdaq a 2262. Tra i settori, scendono i trasporti (-1%) le utilities(-2%) le piccole capitalizzazioni (Russell -1,6%) e le biotech (-3%); resistono solo le banche (+0,4%) mentre crollano i semiconduttori (-6,6%) . Per me il quadro resta ampiamente negativo, per cui confermo l'idea di rientrare in vendita
sul primo rimbalzo significativo.
Tokyo festeggia lo scampato pericolo di una restrizione monetaria con +3% a 16115 di nikkey; in Europa recupera il dax tedesco a 5800(+1,5%) il footsie inglese a 5910(+1%), fermo il cac francese a 5070(+0%) e risale l'Italietta del banditismo politico-finanziario(che fa continui nuovi record a cui il popolino delle borse è ormai totalmente assuefatto, istupidito com'è dal risiko bancario): l'SPmib a 37930(+1,5%) ed il Mibtel a 29080(+1%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana piena
Lunedì si inizia con i dati sul PIL e sulla fiducia dei consumatori in Giappone, mentre per il resto vi saranno solo degli interventi verbali (Trichet e due membri Fed). Martedì produzione industriale nipponica, indice Zew tedesco e dagli USA le vendite al dettaglio di febbraio, molto importanti per misurare lo stato dei consumi. Mercoledì sarà il giorno in cui arrivano i TICS americani, preceduti dall'indice di new york di marzo e seguiti dal Beige Book della fed, atteso con particolare interesse.
Giovedì parleranno ben 3 membri fed e di nuovo Trichet; ma soprattutto usciranno i prezzi al consumo europei ed americani entrambi per febbraio; dagli USA anche l'edilizia di febbriao, i sussidi settimanali ed il Philly Fed di marzo. Infine Venerdì si chiuderà la settimana con la produzione industriale USA di febbraio, e la prima stima dell'indice del michigan per marzo.
Personalmente mi aspetto vendite al dettaglio e TICS deboli, in grado quindi di bilanciare eventuali indici di marzo positivi, mantenendo eurodollaro in range, e magari rispingendo il nasdaq100 verso 1700 dove prevedo di rientrare in vendita. Il singolo dato che può provocare movimenti anomali è quello sui prezzi al consumo, nel caso di impennata imprevista, ma è poco probabile.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Momentanea chiusura in asset-asset della scadenza marzo: comprato 1 nasdaq 100 a 1658 (+100$)
Tra le 4 operazioni del giorno proposte, ne sono scattate due, entrambe negative con 375$ e 350$ di perdita.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, scende così a +1540 euro (con 16 operazioni effettuate+ 1 sul nasdaq); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al 2% ed equivalente al 9,5% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0% , il 100% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).

3/05/2006

La nota sui mercati 5.3

La settimana 27 febbraio- 3 marzo 2006

ECONOMIA: BCE capìta?
L'evento della settimana è stata la conferenza stampa di Trichet, interpretata come una promessa di ulteriori futuri rialzi dei tassi anche
prima del previsto. Io ho dei dubbi, e secondo me difficilmente la BCE alzerà prima di giugno arrivando al 2,75% e se poi ci sarà l'estate molto negativa che mi aspetto (impennata petrolio, caduta delle borse e del dollaro) lì si fermerà.

Intendiamoci: per me gli attuali tassi sono uno scandalo, cioè vergognosamente bassi, una rapina ai risparmiatori. Basti pensare che il 2,5% è appena pari al tasso d'inflazione ufficiale medio.
Come economista, giudico molto negativamente questa politica monetaria all'americana (adesso li sciommottano pure nella gradualità e nell'entità infima dei rialzi), che infatti sta stimolando inflazione dei cespiti patrimoniali e cattiva allocazione delle risorse: si regala il denaro alle imprese iperdindebitate e alla finanza pubblica allegra, mentre si distrugge il risparmio monetario privato incentivandolo a speculare in case e azioni. Inoltre poichè il credito viene erogato sempre più sulla base dei cespiti patrimoniali vi è una crescita del medesimo totalmente scollata dalla realtà produttiva, e poichè tale credito in eccesso va a finire in cespiti patrimoniali , si crea una micidiale spirale autoalimentantesi (M3 è infatti in crescita del 7,5% contro un Pil nominale del 3%) come negli USA, che qui per ora è meno intensa solo perchè la popolazione europea ha fortunatamente una mentalità meno consumistica di quella americana. Il sintomo più evidente di questa americanizzazione disastrosa
è dato dallo scollamento tra la realtà economico-finanziaria della gente che si muove nell'ordine, al massimo, di qualche milione di euro l'anno per i più fortunati (la stragrande maggioranza resta nell'ordine delle decine di migliaia di euro) e quella delle grandi aziende, soprattutto bancarie e finanziarie, che si muove nell'ordine delle decine di miliardi di euro, che si vedono in ballo nelle sempre più numerose acquisizioni e fusioni. In nome del feticcio politico della crescita del PIL si mina la salute dell'organismo socio-economico.Un disastro.

Come operatore, devo invece concentrarmi sulle logiche imperanti di breve periodo, e secondo me vi è stata una reazione eccessiva che quindi potrebbe rientrare alla prima parolina "diversa" di trichet e compagni. Ciò non toglie che il differenziale nominale tra euro e dollaro si trova adesso al 2% (e che il mercato ritiene possa mantenersi tale, perchè vede i tassi USA fermarsi al 5% e quelli europei arrivare al 3%), mentre in termini reali (stando alle rispettive inflazioni ufficiali pari al 4% negli USA e al 2,5% in europa) è di appena 0,5% e non giustifica certamente il sostegno che è stato finora dato al dollaro, il quale quindi dovrebbe scendere alla grande, tenuto conto dell'enorme e crescente deficit estero americano. Naturalmente gli USA iperindebitati hanno bisogno che non si inneschi una fuga dal dollaro, perchè ciò significherebbe non riuscire a finanziare la montagna di carta straccia con la quale riescono per ora a vivere sopra i propri mezzi esercitando il ruolo di imperatori del mondo. E dunque è ovvio che le grandi istituzioni finanziarie che fanno opinione continuino a battere su questo tasto del differenziale dei tassi, tanto fasullo in realtà, quanto efficace per le oscillazioni quotidiane del cambio. In questa logica, il lato europeo dell'equazione è forse andato al di là, così come quello giapponese: nel sol levante il 2005 si chiude per la prima volta con un tasso d'inflazione positivo pari allo 0,5 per cui la deflazione è finita, ma i nipponici continuano a mantenere i tassi a zero (quindi negativi in termini reali) e soprattutto la liquidità ai massimi di 200 miliardi di euro( proprio perchè hanno paura dell'apprezzamento dello yen che toglierebbe ossigeno finanziario ai loro padroncini americani, temendo oltretutto per le loro esportazioni; ed è infatti Koizumi in persona che sfacciatamente "ordina" alla banca centrale (che in teoria dovrebbe essere indipendente) di rimettere nel cassetto i piani di modifica della poltica monetaria. E proprio questa settimana dal mondo dei bond USA si è levato un sinistro schricchiolìo interamente legato alla paura del dollaro, alimentato anche dal braccio di ferro con i cinesi:
gli americani , illudendosi di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca, premono per una rivalutazione dello yaun dando per scontato che i cinesi continuino comunque a finanziarli, ma questi ultimi- che pur per ora trovano la loro convenienza in questa situazione- è sufficiente che sollevino il labbro come il leone nella giungla, per far tremare i possessori di bond del mondo intero, i quali del resto non brillano per lungimiranza dal momento che si accontentano di rendimenti a 10-30 anni praticamente nulli in termini reali.
Prima o poi il redde rationem arriverà. Vedremo impennarsi i rendimenti obbligazionari, mentre vedremo Wally crollare e il dollaro andare a carte quarantotto.

MATERIE PRIME : al rialzo
Il petrolio tra scorte in continuo aumento, e situazione geopolitica sempre molto tesa (Nigeria, Iran, Iraq) sta dispiegando un onda al rialzo che però non giudico ancora essere quella decisiva; per entrare in acquisto come asset-asset aspetto un altra onda al ribasso con test dei livelli sotto quota 60 prima che parta quella decisiva; temporalmente l'ideale sarebbe che ciò coincidesse con fine aprile-primi di maggio, anche se le idi di marzo (Speciale Coincidenze) possono essere già una fase interessante. Conclude a 63,7(aprile) mentre il gas naturale scende ancora a 6,8(aprile).
In rialzo anche i metalli, che approfittano dello stop sullo yen, con l'oro a 568(aprile); l'argento a 10,2(marzo) il rame a 226(maggio) il platino a 1063(aprile) il palladio a 308(marzo). L'argento sta vivendo un rally speculativo del tutto particolare a causa della richiesta di introdurre gli Etf basati su di lui, il che fa ritenere quindi probabile un aumento della domanda finanziaria da parte del piccolo risparmio finora restato fuori. Sull'oro, mi aspetto sempre una correzione nella fascia bassa dei 500 prima di entrare in asset-asset in vista di un altra fase fortemente rialzista che dovrebbe portarlo in area 700.
L'indice generale CRB(marzo) a 332 (+1%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: si ferma lo yen
La novità della settimana è stata l'arresto dell'ascesa dello yen sul dollaro (a quota 116), dovuta alle dichiarazioni politiche contrarie a un cambio di politica monetaria, che ha consentito all'euroyen di rimbalzare fino a 140, ed ha dunque favorito l'eurodollaro scad. marzo fin da inizio settimana. Dopo la chiusura ribassista del venerdì precedente, ricordo che le probabilità erano per un ulteriore calo in area 1,175 dopo la rottura di 1,187; invece vi è stata solo una falsa rottura lunedì (fino a 1,1835) e poi un costante recupero favorito dai dati deboli sull'edilizia USA, e che già martedì ha raggiunto quota 1,193 (dove è scattata l'operazione di vendita, tempestivamente chiusa in pari) per poi spingersi fino a 1,198 mercoledì; qui è avvenuto un ingannevole ritracciamento fino a 1,19 a seguire l'ISM americano (che mi aveva fatto escludere la possibilità che sforasse il range al rialzo); ma poi giovedì sulla BCE (con mia sorpresa) vi è stato il rialzo decisivo, con rottura della resistenza a 1,1990 (dove è scattata l'operazione di vendita stoppata a 1,202 con 375$ di perdita a contratto) e massimo a 1,205. Venerdì infine i guadagni sono stati consolidati e la correzione non è andata oltre 1,20 sui sondaggi nei servizi USA positivi, per poi tornare ai massimi della settimana (1,205) dopo alcune dichiarazioni tiepide in materia di tassi di esponenti della Fed; si chiude quindi con oltre 2 figure di guadagno rispetto ai minimi di lunedì.
A questo punto il quadro prospettico di breve cambia nuovamente, e vi sono buone probabilità che si possa arrivare prima a 1,214 e poi sopra a 1,22. Naturalmente dipenderà dai dati, ma essendoci giovedì il deficit estero che ha buone probabilità di deludere, l' impresa pare possibile, anche se poi venerdì con la decisione della BOJ sulla politica monetaria e con il mercato del lavoro USA potrebbe esserci l'ennesimo ribaltamento.
Più a medio termine, il conteggio tecnico delle onde e le previsioni macro mi fanno pensare che dopo una fase al rialzo (1,22-1,23), ve ne sia ancora una al ribasso che potrebbe spingersi di nuovo verso 1,175 prima della partenza dell'onda rialzista decisiva con obiettivo 1,30 entro fine anno (sulla quale entrerò in asset-asset).
L'indice generale del dollaro scende a 89,5 (marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: ai massimi da 20 mesi
I rendimenti comnciano a fare sul serio, proseguendo nel rialzo fino ad un livello massimo sul decennale di 4,7% che non si vedeva dal giugno 2004; questa volta la spinta non viene dai dati macro (per lo più deboli) e i tassi a breve infatti salgono meno, con il risultato di ridurre per la prima volta da un paio di mesi l'inversione della curva che arriva quasi ad appiattirsi; nè viene da uno spostamento di fondi a favore dell'azionario, restato fermo; bensì dal timore di mancanza di capitali esteri, essendosi manifestato in contemporanea alla discesa del dollaro, tanto da far pensare a vendite dall'estero, e non a caso vi sono state dichiarazioni cinesi circa la necessità di ridurre le proprie riserve in titoli in dollari (che a loro volta,sempre non a caso, vengono dopo le recenti dichiarazioni americane contro i cinesi).
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 3 cts. al 4,75
il quinquennale di 8 cts. al 4,71; il decennale di 11 cts. al 4,68; il trentennale di 14 cts. al 4,66.
In Europa Bund decennale in netto rialzo anche lui dopo la BCE al 3,6% ( il differenziale a 108 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: operazione nasdaq100
Il Nasdaq100 scad. marzo è restato per la quarta settimana in range, anche se quest'ultimo si è lievemente spostato al rialzo: delimitato da area 1700, toccata già lunedì, ed area 1670 testata martedì; ha dunque avuto un intonazione di fondo lievemente rialzista che lo ha riportato venerdì fino ad un massimo di 1708, ma nelle ultime due ore è letteralmente crollato, chiudendo a 1685 , vale a dire pressocchè in linea con la chiusura della settimana precedente. Questo comportamento mi conferma che sta vivendo una fase di esaurimento dei massimi, che potrebbe portarlo anche a 1720-1730 (dove si completa la formazione della spalla destra di una figura grafica ribassista), oppure a un doppio massimo dell'anno (1770); ma, più a medio termine, non credo proprio possa andare oltre, ed invece continuo ad aspettarmi - in coerenza con il quadro macro- l'inizio di una profonda e duratura caduta. Poichè entro una decina di giorni dovrò cambiare contratto (chiudere il marzo per passare al giugno), cercherò di guadagnare nel cambio; quindi proverò a vendere il giugno su un eventuale picco (magari ai livelli prima indicati), e poi di chiudere il marzo in fase di caduta; o viceversa se prima dovesse andare a ritestare area 1660.
Tutta wally è rimasta poco variata nei saldi settimanali, a fronte di un incertezza generale , per cui se da un lato non si vuole ancora vendere dall'altro non si compra, resta solo il trading quotidiano.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: -0,4% per il Dow a 11020
-0,2% per lo sp500 a 1287 + 0,3% per il nasdaq100 a 1685 e +0,6% per il nasdaq a 2302. Tra i settori, positivi i trasporti (+1,7%) negative le
utilities(-0,2%) e le banche(-1,6%) positive le piccole capitalizzazioni (Russell +0,2%) e le biotech (+0,2%) rimbalzano i semiconduttori (+2,5%) .
Da Tokyo altro segnale negativo - 2,5% a 15660 di nikkey; in Europa scende il dax tedesco a 5720(-3%) fermi il footsie inglese a 5860(+0%),e il cac francese a 5074(+0%) e cade l'Italietta del banditismo politico-finanziario e del declino economico: l'SPmib a 37390(-2%) ed il Mibtel a 28750(-1%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto nasdaq100

PREVISIONI: finale caldo
Lunedì si inizia con un discorso di trichet che potrebbe avere qualche effetto se corregge il tiro rispetto all'interpretazione di consensus, mentre usciranno le vendite al dettaglio europee; dagli USA gli ordini alle fabbriche e relative scorte, di gennaio. Martedì ordini di macchinari nipponici, ordini alle fabbriche tedesche e dagli USA i dati definitivi sulla produttività nel quarto trimestre; vi saranno anche le decisioni di Canada ed Australia sui loro tassi d'interesse.Mercoledì sarà il giorno in cui inizia l'atteso meeting della Banca Giappopnese, ed anche la Nuova Zelanda deciderà sui tassi; dagli USA non vi saranno dati macro, a parte le scorte petrolifere, ma parleranno Poole e Bernanke della Fed.
Giovedì arriva la decisione nipponica e il bollettino mensile della BOJ, insieme a quello della BCE e alla produzione industriale tedesca di gennaio; sarà anche il giorno degli inglesi che decideranno sui tassi e avranno dati su produzione e conti con l'estero; giornata piena anche per gli USA dove uscirà il deficit commerciale di gennaio, i prezzi import-export, i sussidi ai disoccupati, e vi saranno ben 3 membri fed che parleranno. Infine Venerdì si chiuderà la settimana con una gran quantità di dati europei, e soprattutto con il mercato del lavoro USA di febbraio: le attese sono per un incremento di 200 mila buste paga, e per salari medi orari in crescita dello 0,3%. Inutile dire che questo pacchetto sarà da molti considerato decisivo ai fini delle attese per le mosse Fed, e dunque il copione sarà il solito in caso di dati inferiori o superiori.
Come accennato, penso che il comunicato della BOJ per le influenze sullo yen sarà importante ma credo che non vi saranno decisioni, bensì si rimanderà ad aprile(yen dunque danneggiato); inoltre dai miei calcoli il deficit USA dovrebbe risultare peggiore delle attese danneggiando il dollaro, mentre penso che il pacchetto sul lavoro possa giocare a favore del rialzo dei tassi USA (danneggiando la borsa e favorendo il dollaro).
Se le cose andassero come ipotizzo, e se Trichet non corregge il tiro, potremmo avere un eurodollaro che arriva un pò alla volta fino a 1,225 giovedì pomeriggio per poi piombare a 1,21 venerdì sera.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
- venduto un mini-nasdaq a 1663, chiude a 1685,5= minus di 370 eu.
Tra le 4 operazioni del giorno proposte, ne sono scattate due, una in pari ed una negativa con 375$ di perdita.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, scende così a +2080 euro (con 14 operazioni effettuate); il rendimento complessivo , tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al 2,1% ed equivalente al 12,5% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank, che l'ha prontamente adeguato al nuovo tasso BCE). Ricordo che per beneficiare del tasso d'interesse occorre tenere le disponibilità sul conto banking, tenendo su quello trading il minimo indispensabile perchè è a tasso zero. A questo proposito, riepilogando quanto illustrato nei singoli paragrafi, il programma asset- asset prevede oltre al mantenimento del mininasdaq 100 in vendita(3000 euro di margine), anche l'acquisto di un minicrudo(1800 eu), un oro da 100 once(800 eu) e un mini-eurodollaro(1500 eu); quindi a regime l'impegno di fondi in margini su futures arriverà ad un totale di 7100 eu ogni cento mila di asset con minus massime per ciascuno di circa 2000eu (a fronte di obiettivi di guadagno di 3-4 volte superiori); la disponibilità massima che dunque il pacchetto impegnerà sul conto trading sarà di circa 15 mila eu per ogni cento di asset, cui vanno aggiunti i 2 mila eu necessari per le operazioni del giorno.Pertanto l'83% resterà costantemente in conto banking, all'1,85% netto di rendimento(2,5% meno il 27% di ritenuta),anche perchè quest'anno escludo di fare qualsiasi tipo di impiego obbligazionario.
Dal punto di vista del rischio-rendimento, i due estremi sono -6% e +36% ( considerando gli interessi e nell'ipotesi negativa che si perdano i 2 mila eu su ciascuna operazione di asset- asset, inoltre restando in pari sul trading giornaliero; oppure nell'ipotesi positiva che si guadagnino 6000 eu su ciascuna operazione di asset-asset e che si guadagni 10mila eu sul trading giornaliero); l'ipotesi più probabile comunque è che si verifichi una situazione intermedia(intorno al +15%).