7/01/2008

La Nota sui mercati (29.6)


ECONOMIA: peggio degli anni 70
L'ho scritto numerose volte in passato: le banche centrali sono state inventate per poter tassare i cittadini senza dover applicare tasse specifiche di cui i governi debbano rispondere agli elettori. Le banche centrali infatti ottengono questo risultato semplicemente producendo inflazione, che viene percepita con ritardo e lentezza; soprattutto, è possibile addebitarne la colpa a fattori esterni, e farla apparire una specie di calamità naturale. Per poter svolgere il loro lavoro indisturbate, e cioè trasferire risorse dai risparmiatori e dai creditori ai grandi debitori (governo e sistema banco-finanziario) tramite l'inflazione, le banche centrali sono state genialmente dotate di un "mandato" che le nomina difensori del potere d'acquisto della moneta. In modo che la massa non possa sospettare che il vero mandato sia esattamente l'opposto.
Quando l'inflazione scappa di mano, come nell'attuale fase, e conquista le prime pagine dei giornali, le banche centrali devono dare il meglio di sè per proseguire nell'inganno, e devono quindi "parlare" contro l'inflazione, e ogni tanto agire via tassi d'interesse, per dare la sensazione che stanno facendo quello che sarebbero deputate a fare. Inoltre, per continuare a produrre inflazione facendo finta di combatterla, è essenziale che alimentino dibattiti fuorvianti sulle origini della medesima. Non a caso, oggi, la massa è convinta che la "causa" dell'inflazione sia il petrolio, come se il prezzo di quest'ultimo fosse salito per una sorta di maledizione divina. Conseguentemente, la massa è anche convinta che non appena il prezzo del petrolio dovesse scendere, l'inflazione tutta rientrerà.
Nel frattempo, si sostiene capziosamente che in questa fase l'inflazione non è poi un male perchè serve a contrastare le tendenze recessive: molti sostengono addirittura che i tassi di interesse reali negativi sono un bene. Si allontana così il pubblico dall'idea che sono proprio i bassi tassi d'interesse e la politica monetaria ad aver prodotto l'inflazione, che a sua volta ha prodotto anche la tendenza recessiva in atto.
Già nel 2001/2002, gli inflazionisti furono pronti a monetizzare l'effetto deflazionistico derivante dallo scoppio della bolla tecnologica, ed inflazionarono il credito ipotecario. Come era facilmente prevedibile, non appena si è consumato il "velo" l'inflazione è emersa in tutta la sua potenza. Ora gli inflazionisti vogliono fare la stessa operazione coprendosi sotto il "velo" depressivo derivante dallo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria: arrivano a dire che l'inflazione è una medicina necessaria per evitare che i prezzi degli assets e l'economia reale si avvitino in una spirale recessiva.
In realtà l'inflazione odierna proviene da un periodo di molti anni. La causa principale, prodotta dall'azione delle banche centrali, è l'eccesso di dollari, ed in particolare la bolla creditizia basata sugli assets che ha provocato distorsioni senza precedenti al sistema economico globale. La massiccia creazione di dollari ha aperto il vaso di Pandora da cui è uscita una espansione creditizia globale, ripeto, senza precedenti storici per dimensioni e appunto globalità. E' questa la causa principale del rialzo del prezzo del petrolio, che continuerà ad avere conseguenze economiche, finanziarie e geopolitiche.
I paragoni con gli anni 70, non colgono gli aspetti chiave dell'inflazione odierna.Infatti, vi sono tre dinamiche interrelate che guidano le attuali forze inflazionistiche:
1) Il massiccio flusso di dollari che inonda il mondo; nonostante la svalutazione del dollaro, il credit crunch, e la recessione americana, anche quest'anno gli USA produrranno un deficit di 700 e passa miliardi di dollari che continuerà ad inondare l'economia globale , e specialmente quella asiatica, fornendo risorse che saranno usate per comprare petrolio e altre risorse strategiche.
2) la speculazione incentivata dalle banche centrali tramite i salvataggi in caso di fallimenti, che per sua natura va a caccia di prezzi crescenti.
3)la confluenza del flusso di liquidità globale nei sistemi creditizi nazionali in paesi a cambi "quasi" fissi con il dollaro, che ha esercitato un enorme effetto stimolativo su popolazioni molto grandi (Cina, india) ed ha quindi creato un orientamento inflazionistico di portata senza precedenti per energia, cibo, materie prime in generale.
Come dovrebbe esssere ormai ovvio, l'iperinflazione energetica ed alimentare porta al caos globale. L'attuale orientamento inflazionistico, enormemente peggiorato con le manovre di salvataggio effettuate durante fine 2007-inizio 2008 dalle banche centrali per aiutare i loro padroni banchieri, ha reso normali movimenti dei prezzi altrimenti spettacolari e anomali. La politica monetaria mondiale (di cui sono responsabili le principali banche centrali) che favorisce la trasformazione dei 700 miliardi di deficit USA in una potente arma speculativa globale, sta conducendo al disastro. Come minimo, si può dire che essa assicura ulteriore futura inflazione per beni di prima necessità di cui nessuno può fare a meno; in altre parole, gli sforzi per monetizzare le perdite finanziarie garantiscono una spinta globale a scambiare i dollari in eccesso con beni tangibili ed essenziali.
L'inflazione che ne scaturisce colpisce anche i super indebitati consumatori americani.I tassi di interesse negativi reali producono inflazione e riducono i redditi reali dei consumatori che non sono più in grado di onorare i loro debiti anche se i tassi sono infimi. Può apparire paradossale che proprio i tassi bassi danneggino gli indebitatissimi consumatori, ma è perfettamente logico. Ad esempio, il collasso nei prezzi dei SUV e dei camion , ha portato ad un capitale negativo nei prestiti del settore auto: il merito creditizio delle famiglie è stato dunque colpito direttamente dall'infazione, creando un peso addizionale per milioni di persone che hanno comprato casa nei sobborghi. E a causa di ciò, il costo reale dell'indebitamento ipotecario sta salendo alla faccia dei tassi al 2% della Fed.Soprattutto le famiglie stanno soffrendo ulteriormente a causa dei rendimenti sempre più bassi sui propri risparmi, a cui si aggiunge adesso la tosatura azionaria.
Negli anni 70 salirono i prezzi al consumo, ma anche i redditi, i prezzi delle case. La situazione attuale è invece molto peggio: salgono solo i prezzi al consumo, mentre scendono redditi e case.Lo scoppio della bolla finanziaria a Wall Street sta portando a un grande spostamento nei comportamenti di spesa dell'economia, sta mettendo in crisi salari , redditi e profitti in alcuni settori, mentre altri (pochi) stanno beneficiando. Il fallimento dell'alchimia di Wally ha portato ad un grado di squilibrio e vulnerabilità ben peggiore rispetto all'inflazione degli anni 70 anche se l'inflazione ufficiale non è a due cifre come all'epoca (anche perchè all'epoca non c'era ancora la Cina manifatturiera ).
Chi studia la storia delle grandi inflazioni trova ricorrente il ritornello in cui si chiede ancora un pò più d'inflazione perchè benefica...dunque non stupisce che la massa ritenga appropriata l'azione della Fed che produce "ancora un pò più di inflazione". Invece La Storia lo mostra chiaramente: l'inflazionismo è la strada per la rovina, e questa strada è oggi diventata ben visibile.

MATERIE PRIME: crudo record
Se la fed avesse alzato i tassi, magari di mezzo punto, riportandoli a un (sempre molto negativo in termini reali) tasso del 2,5%, è praticamente certo che il dollaro sarebbe schizzato e appresso a lui il petrolio sarebbe crollato chiudendo la settimana ben sotto 130 invece che sopra 140. La borsa dopo una prima caduta, si sarebbe ripresa e lo sp500 avrebbe concluso dalle parti di 1350 invece che a 1270.
Errore fed dunque? no, perchè la fed VUOLE produrre inflazione, e non toccando i tassi bensì limitandosi a dichiarazioni di facciata contribuisce ad aumentare l'inflazione facendo scendere il dollaro e salire il petrolio. Questo è il cuore del probema, tutto il resto è secondario. Le varie scuse momentanee,per spiegare il nuovo record del crudo, non reggono: si pensi ai soliti blocchi nigeriani, o a una ipotizzata minor produzione libica, per non parlare delle sconnesse dichiarazioni dell'algerino che presiede l'opec secondo il quale il petrolio arriverà a 170 questa estate se la bce alza i tassi. Sciocchezza clamorosa, motivata secondo questo signore dal fatto che l'euro salirebbe e appresso a lui il petrolio. In realtà il ridicolo aumento che la bce farà (+0,25), sarà ininfluente sul cambio perchè già scontato e quel tapino di trichet si è già affrettato a dire che non sarà l'inizio di un ciclo di aumenti. Certo trichet lo ha fatto per motivi politici, ma il punto è che se l'euro sale è solo perchè il dollaro scende, e ciò perchè c'è un eccesso di dollari nel mondo, e la politica monetaria globale lo amplifica invece che limitarlo. Chi non capisce questo, non potrà mai prevedere gli andamenti di lungo termine delle principali variabili finanziarie.
E' stata quindi un altra settimana di rialzi per tutte le materie prime guidate dal petrolio e , per la prima volta da un pò di tempo in qua, dall'oro(+3%).
Si conclude con : petrolio a 140(agosto) gas naturale a 13,2(agosto) oro a 931(agosto) argento a 17,7(settembre) platino a 2062(ottobre) palladio a 471(settembre) rame a 388(settembre).
Previsione scenario inflazionistico: oro al rialzo
Posizione asset: 40% oro fisico a 14,1 eu/gr. (chiude a 18,90 = +33%)
Posizione trading: nulla

CAMBI: altra caduta del dollaro
L'indice generale del dollaro perde l'1% e scende a 72,3. Il dollaro ha perso contro tutti, a questo giro anche contro lo yen perchè il crollo della borsa ha riportato il blocco dei carry trades secondo l'usuale correlazione che recentemente era saltata. Ciò indica che la paura sui mercati è tornata a farla da padrona, e non a caso si è rivisto il franco svizzero super star.
L'eurodollaro conclude poco sotto 1,58 avvicinandosi alla fascia alta del range(1,60-1,53) in essere ormai da due mesi, nel quale si sta svolgendo la più volte illustrata fase correttiva (abc) alla fine della quale partirà la nuova sequenza di onde in trend. L'eurodollaro, che fino a prima della fed era rimasto sotto 1,56 e che a inizio settimana aveva risentito della sopracitata dichiarazione di trichet,è stato il primo a interpretare il comunicato della fed come un segnale di lassismo a dispetto della esplicita dichiarazione anti inflazionistica, e con il suo salto di circa 1 figura nell'ora successiva ha trainato il petrolio (che dopo le scorte americane in aumento era sceso da 136 a 132) riportandolo a 136, il quale a sua volta ha contribuito alla brusca inversione di marcia dell'azionario (inizialmente salito subito dopo la fed). Il giorno dopo è stato invece il petrolio che ha sparato verso 140 sulle dichiarazioni sopracitate del presidente opec, a trascinare il dollaro al ribasso, facendo arrivare eurodollaro quasi a 1,58 e dando il colpo di grazia alla borsa.
Per ora il giochino delle correlazioni vede dollaro-petrolio-oro- borsa -rendimenti muoversi sempre insieme; l'iniziativa può partire da uno qualunque dei comparti, e poi tutti gli altri gli vanno appresso: nella stessa direzione dollaro -borsa- rendimenti(ad esempio tutti in discesa come questa settimana), in modo opposto petrolio ed oro(in rialzo se gli altri in discesa). E' importante notare che la leadership può cambiare facilmente: può essere il petrolio, ma può essere anche il dollaro o la borsa a muoversi per primo e a trascinare gli altri.
Previsione scenario inflazionistico: dollaro al ribassoPosizione asset : 60% in euro ripartito come indicato nel paragrafo sui rendimenti; Posizione trading: nulla
OBBLIGAZIONI: effetto rifugio
I bot USA a 3 mesi scendono allo 1,66%; a 2 anni -27 cts. a 2,63%; -25 cts. a 5 anni al 3,35%; il decennale -20 cts. al 3,97% -21 cts a 30 anni al 4,52%. I futures sul tasso a tre mesi scadenza dicembre 2009 quotano il 4,07% (-21cts.), il differenziale tra 2 e 10 anni sale a 133 cts..
L’overnight è sopra al target FED (2%); il libor a tre mesi è fermo però al 2,8%(+0 cts). Gli spreads con Fannie e Freddie, si ampliano a 76 cts. in più rispetto al Tesoro. Aumentano gli spreads dei corporate bonds, in rialzo di 3 cts. i tassi sui mutui in tutte le durate.
In Europa il bund decennale è al 4,52%; il differenziale con l’americano è salito a +55 cts. per il bund, mentre il differenziale sulla scadenza a due anni (4,44%)è di 181 cts. I tassi euribor fermi sui massimi: a 3 mesi al 5,01% , ad un mese al 4,5% quelli ad un anno al 5,46%.
E per concludere il decennale giapponese è sceso all'1,62%, mentre sono stati venduti (con un rialzo medio di 16 cts. nei rendimenti) gli obbligazionari dei paesi emergenti, altro chiaro segnale dell'aumento nei premi per il rischio.
Previsione scenario inflazionistico: rendimenti negativi (al netto dell’inflazione)
Posizione asset: 50% al 3,5% netto (bot 15.12.08) +10% al 2,92% netto (deposito iwpower)
Posizione trading: nulla

BORSE: giovedì nero
Seconda settimana di forte ribasso per gli azionari. Il DOWè stato il primo tra i principali indici a fare nuovi minimi assoluti ed è ora a -19% da ottobre 2007. Il settore bancario è tornato ai livelli del 2002. I tecnologici, finora tra i più resistenti, hanno inziato a mollare: qualcuno si è reso conto che anche loro risentiranno della stagflazione incombente.
Andando alla consueta analisi sullo sp500, la settimana si conclude sul livello più basso da tempo qui prefigurato come target per l'onda ribassista inziata a 1440. Purtroppo però, non ne ho approfittato appieno: la confusione creatasi prima della Fed, mi aveva indotto a pensare che il doppio minimo a 1304 potesse essere la fine dell'onda, e ho preferito accontentarmi(+117 punti) uscendo a 1323 . Invece il film prefigurato tante volte si è poi pienamente realizzato e la settimana si conclude a 1278.
Cosa mi aspetto adesso?
Dal massimo di metà maggio a 1440 il ribasso in corso è alla sua sesta settimana, e sostanzialmente appare svolgersi in 5 onde così come successo nei primi due ribassi ( quello concluso a novembre (170 punti) e quello conclusosi a gennaio (250 punti)): ai minimi di venerdì ha fatto 168 punti, e saremmo quindi in linea con quello di novembre, per il momento.
Più nel dettaglio abbiamo avuto una prima onda di 67 punti da 1440 a 1373 a fine maggio, poi una seconda al rialzo fino a 1406, ed una terza al ribasso di 75 punti terminata a metà giugno a 1331. Poi c'è stata la quarta onda al rialzo fino a 1367, ed infine l'attuale quinta onda che ha già superato le altre per entità (95 punti). Se si considera l'intero movimento ribassista fino alla terza onda, si ha un ampiezza di 109 punti (1440 - 1331). Dunque si può ipotizzare per la quinta un ampiezza analoga , che da 1367 ci porta a 1258, livello corrispondente al minimo di marzo e dunque un supporto cruciale.
La complicazione che c'è stata nello sviluppo di questa quinta onda in corso, e che mi ha fatto sbagliare l'uscita, è stata dovuta all'articolarsi negli ultimi giorni di una serie di micronde intermedie : la prima conclusasi a 1304, la seconda a 1336, e adesso la terza che ha toccato 1272(64 punti); quest'ultima ha quindi le dimensioni della prima (63 punti da 1367 a 1304). E' dunque probabile che questa serie di micronde prosegua la prossima settimana con una quarta al rialzo di 30 punti circa che quindi potrebbe far rivedere area 1300, ed infine con la quinta al ribasso fino al minimo di marzo (1256).
La prossima settimana dunque mi aspetto un estensione fino a questo livello e da lì il rialzo, come da tempo qui prefigurato, anche perchè gli indicatori tecnici fanno pensare più probabile la tenuta del supporto.Mi aspetto poi, con il mese di luglio, il ritracciamento in area 1350-1370 (area di reingresso in vendita con l'obiettivo di cavalcare la prossima caduta fino a 1100(agosto-ottobre) e stop a 1450).
In alternativa, è possibile prefigurare lo scenario della rottura del minimo di marzo con estensione fino a 1200. Più in generale, il ribasso iniziato a 1440 potrebbe arrivare ad avere le stesse dimensioni spazio temporali del ribasso da ottobre a gennaio che fu di 300 punti: in questo caso avremmo una discesa fino a 1140 circa entro metà agosto, cui seguirebbe una fase di rimbalzo(1270-1300) ed infine il ritest dei minimi (simile a quella avvenuta tra gennaio e marzo) e che quindi ci porterebbe a metà ottobre sempre in area 1100.
Per i fondamentali di supporto all'uno o all'altro scenario, vedasi le previsioni per la prossima settimana. In ogni caso, il programma dell'asset è chiaro:reingresso durante luglio a 1350-70 nel primo scenario; beneficio sull'oro che si avrà nel secondo scenario, unito alla possibilità di rientrare in vendita sul rimbalzo che seguirà riportando in area 1270 l'indice prima di ritestare i minimi ad ottobre. Ma ci sarà tempo per metterlo a fuoco, se del caso.

Si conclude con Dow a 11346 -4,2% ( -14,5% da inizio anno) SP500 a 1278 -3%(-13%) Nasdaq100 a 1855 -3,6%(-11%)Russell -3,8%( -9%) Trasporti-5,5%( +7%) semiconduttori -3,7% ( -10%) Broker-5,5%( -28%) Banche -5,6%( -33%).Il rapporto tra put e call scende a 1,1 l’indice della volatilità VIX sale a 23,5.
Il Nikkey giapponese a 13544 -3%(-12% da inizio anno), il Dax a 6422 -2,4%(-20,5%) il cac francese a 4397, il footsie inglese a 5530, l’italietta senza la benché minima speranza: spmib a 29198 e mibtel a 22628 (-22% da inizio anno, lancette dell'orologio borsistico nostrano - in termini nominali- riportate indietro di 4 anni).
Tra gli emergenti: Cina -3% (-49% cioè si è dimezzato da inizio anno: qualcuno ricorda come il consensus spingeva a investire in Cina?) India -5,1% (-32%) Brasile -0,4%(+0,5%) Russia -3%(+1%).
Previsione scenario inflazionistico: ribasso generale (al netto dell’inflazione)
Posizione asset: nulla
Posizione trading: nulla

PREVISIONI: tocca alla BCE
Sarà una settimana corta a causa dell' Independence Day festivo venerdì negli USA, ma questo non significa che non ci sarà volatilità. Con i dati sul mercato del lavoro di giovedì (in contemporanea alla conferenza di Trichet e Ism servizi)e quelli sull'ISM manifatturiero e ordini alle fabbriche nei giorni precedenti, nonchè con il fine semestre e l'inizio di luglio, quest'ultima è molto probabile. In base ai recenti annunci di licenziamenti, le buste paga e l'occupazione continueranno a contrarsi, e l'attesa del mercato (-55 mila) è facile risulti delusa, anche se - come noto - trattandosi di un dato facilmente manipolabile dal governo, potrebbe essere usato dal PPT per un intervento a sostegno della borsa e del dollaro.
Più in generale, poichè manca oltre un mese al prossimo meeting della fed, il mercato sa che niente dovrebbe succedere sui tassi ufficiali USA prima di quella data e quindi si focalizzerà sui dati per costruirsi aspettative e sulle altre banche centrali. Giovedì la BCE è attesa alzare di 0,25 ma il dubbio resta su quello che succederà dopo. Trichet ha avvertito che il rialzo di luglio potrebbe restare un aggiustamento una tantum, ma il mercato non sembra crederci (giustamente): con l'inflazione al galoppo i tassi dovrebbero andare almeno al 4,5- 4,75 entro fine anno (quindi altri uno-due rialzi). Ciò nonostante, se il dollaro continua a scendere, è probabile che la BCE cerchi di limitarsi, a maggior ragione se i futuri dati macro europei mostreranno un peggioramento sensibile. Poichè però la fed prima o poi potrebbe capire che le conviene alzare i tassi, questa mossa a sua volta darà altro spazio alla BCE. Dall'attuale 2%(FED)- 4%(BCE), a fine anno potremmo trovarci almeno a 2,5%-4,5%.
Il combinato disposto di dati USA deboli e di un Trichet che lascia aperta la possibilità di altri rialzi, dovrebbe proiettare l'euro a 1,60 e oltre. Tecnicamente, sono passati 3 mesi di consolidamento, esattamente con le stesse onde verificatesi tra novembre e gennaio: potremmo quindi avere a luglio-agosto lo stesso esito già visto a febbraio-marzo. In questo caso, petrolio sempre ancora sù(150) e borsa sempre ancora giù(almeno 1200 di sp500: vedasi scenario alternativo sul medesimo al precedente capitolo), con l'oro verso quota mille.
Viceversa, una manovra a sostegno proprio del dollaro, basata su dati americani migliori e su un Trichet rinunciatario sul futuro, potrebbe far allungare l'attuale fase di consolidamento rispingendo eurodollaro verso 1,54. In questo caso, potrebbe arrivare anche lo storno sul petrolio(130) e l'onda rialzista correttiva sulla borsa(1370 di sp500: vedasi scenario base sul medesimo al precedente capitolo), mentre l'oro potrebbe ritornare verso quota 850.