3/19/2006

La nota sui mercati 19.3

La settimana 13-17 marzo 2006

ECONOMIA: la tassazione subliminale
Del ribaltone sulle attese dei tassi USA che ha caratterizzato la settimana in esame, e che ha provocato la maggior caduta settimanale del dollaro da inizo anno sull'euro (-2,5%), una forte contrazione dei rendimenti(-15 cts. sul cinque anni), ed una decisa spinta rialzista su materie prime e borsa(+2%), ho già parlato nelle note quotidiane, per cui in questa sede mi concentrerò soprattutto sullo stato dell'economia americana così come appare dai dati di febbraio finora usciti, per valutare se ci troviamo di fronte ad una svolta decisiva o piuttosto all'ennesimo giro di valzer(non a caso la settimana precedente era avvenuto esattamente il contrario).

Iniziando dalla fine, venerdì si è saputo che la produzione industriale è cresciuta dello 0,7% compensando abbondantemente la riduzione di gennaio (-0,3%) e soprattutto che la percentuale di capacità produttiva utilizzata è salita ad un livello(81,2%) che non si vedeva dal 2000 e che è superiore alla media degli ultimi trent'anni. Poichè la Fed ha più volte menzionato questo indicatore come possibile anticipatore di pressioni inflazionistiche, ci si poteva aspettare un inversione sui mercati già venerdì. Ma non è stato così, perchè la fiducia dei consumatori è apparsa stagnante, e perchè l'indice dei prezzi al consumo di giovedì ha sorpreso mostrando un incremento minimale della componente al netto di energia ed alimentari, ed un calo degli indici tendenziali annuali (al 3,6% ed all'1,9% rispettivamente).Inoltre il Beige Book di mercoledì sera ha parlato di "espansione moderata", a macchia di leopardo, senza tensioni inflazionistiche.
In sostanza, mentre gennaio si era connotato come un mese forte, rimbalzo dalla frenata del quarto trimestre, a febbraio la spinta sembra essersi già esaurita (con vendite al dettaglio ed edilizia in calo) e soprattutto senza inflazione.
Le conseguenze maggiori le ha subìte il dollaro perchè nel frattempo il rinnovato record del deficit estero si è accompagnato a una frenata degli afflussi netti di capitale; ma il fatto che vi sia stato un corposo ridimensionamento dei rendimenti ed un altrettanto sostanzioso rialzo in borsa, dimostra che l'interpretazione nettamente prevalente è stata univoca (anche se amplificata dalle ricoperture tecniche).
Durerà? o magari già dai prossimi giorni si rifarà marcia indietro?
La prossima settimana inizia proprio con un discorso di Bernanke, e si vedrà se vi saranno conferme o smentite alla sopracitata interpretazione.
Cruciali saranno anche i prezzi alla produzione , qualora dovessero dare un segnale opposto a quello dei prezzi al consumo. In ogni caso mancano ormai solo dieci giorni alla prima riunione della Fed sotto Bernanke,e da quel comunicato ci si attende un chiarimento che influenzi le attese almeno durante aprile (riunione successiva a metà maggio).

La mia idea di fondo sull'economia USA è che si vada verso uno scenario stagflattivo, e il febbraio debole la incoraggia, anche se i dati sui prezzi, -la cui affidabilità è però molto dubbia- vanno in senso contrario.
Osservando i dati "nascosti", cioè quelli relativi al credito globale,resto convinto che la fonte madre dell'inflazione sia viva e vegeta; e che i dati sui prezzi al consumo- per come sono calcolati e per la loro parzialità- siano "falsi".
I governi possono convincere i mercati di quello che più fa loro comodo, ma se la realtà è diversa, prima o poi verrà fuori.
La situazione in Europa e Giappone non è diversa: si sottovalutano i dati inflazionistici nel tentativo di mantenere il più possibile in vita una politica monetaria lassista, anche se "obtorto collo" e a piccoli passi ci si avvia verso una lieve restrizione del grado di lassismo(questa settimana hanno lievemente alzato Norvegia e Svizzera).
Per tutti, l'importante è che i rendimenti reali dei loro debiti (titoli di Stato) restino pressocchè nulli, senza che si inneschi una corsa all'oro(che gli sottrarrebbe il potere di indebitarsi a piacimento).
Lo scopo di questa politica, come evidente negli USA, è ridurre in termini reali salari e stipendi sostituendoli con plusvalenze "sulla carta" degli asset(case, azioni), in modo che il popolo si percepisca più ricco- o quanto meno in pari- anche se in realtà si sta impoverendo.
E' quella che definerei una "tassazione subliminale", che si porta avanti ormai da anni avendo sottomesso completamente l'indipendenza delle banche centrali ai voleri del potere politico: si propaganda il feticcio della crescita - mal misurato ed equivoco- con un orizzonte temporale di corto respiro, mentre in realtà si spogliano occultamente i cittadini.
A un certo punto, di colpo, le plusvalenze sugli asset verranno fatte sparire, ma la colpa verrà data nell'immaginario collettivo a qualche causa esterna(guerra, terrorismo,etc.) contro cui non c'era niente da fare, e chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammace o passato.....e via verso un nuovo ciclo trappola.

PS:
dagli ultimi dati Bankitalia, osservo un ulteriore americanizzazione della nostra disastrata italietta. Infatti ormai metà del debito pubblico nazionale (quello ben oltre il 106% del PIL) è in mano straniere; questo significa che dei 70 miliardi di interessi annui su di esso pagati, la metà se ne va fuori dal paese. Significa cioè che ben 35 mld. l'anno (pari all'intero gettito ad esempio della tanto contestata Irap) delle tasse pagate dagli italiani se ne vanno fuori dal paese.Il tutto con gli attuali tassi minimi (costo medio del debito 5%); ogni punto percentuale di tassi in più, significherà un ulteriore salasso a favore dell'estero di 7,5 mld.
E' una differenza fondamentale con la situazione degli anni 80 quando il debito pubblico era tutto in mano italiana, per cui gli interessi restavano nel paese: quella era una partita di giro ininfluente dal punto di vista macro. Ecco perchè siamo il fanalino di coda mondiale in termini di crescita, ed ecco perchè si inizia sempre più a sentire parlare di "rischio argentina"(da ultimo il Financial Times). Gli USA sono in una situazione analoga, ma essendo la potenza imperiale possono battere moneta,e per loro è fondamentale che il petrolio sia trattato in dollari; ciò nonostante l' argentinizzazione (cioè il default sui titoli di stato) sarà alla fine la strada obbligata.

MATERIE PRIME : si sale
Il petrolio, nonostante continui l'aumento delle scorte americane, ha beneficiato oltre che della situazione geopolitica, anche della sopracitata inversione delle attese sui tassi. E' dunque salito in parallelo alla caduta del dollaro, insieme agli altri energetici, allontanandosi dalla mia zona d'acquisto, per concludere a 64,2(maggio) ed il gas naturale a 7,2(maggio).
Analogo rialzo sui metalli, con l'oro a 555(aprile); l'argento a 10,3(maggio) il rame a 236(maggio) il platino a 1034(aprile) il palladio a 319(giugno).
L'indice generale CRB(giugno) a 326(+2%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: niente operazione del giorno
Per i motivi sopraspiegati è stata la settimana del dollaro in caduta libera, non contro tutte le valute perchè australiano e neozelandese (le altre monete ad alti tassi) hanno perso più di lui, ma soprattutto contro yen che è stato il più forte (arrivando fino a quota 115,5(+3%) con dollaro), riportando l'euroyen verso 141.
L'eurodollaro scad. giugno ha guadagnato 300 tiks, senza soste; sette giorni fa scrivevo che non mi sarei meravigliato di vederlo ripercorrere al rialzo il range che nella settimana precedente aveva percorso al ribasso; ma non mi aspettavo il ribaltone sulle attese nei tassi, e dunque che sfondasse il tetto del range che avevo così identificato:
"A questo punto il quadro prospettico di breve cambia nuovamente, e le maggiori probabilità sono che si resti in range tra 1,193 ed 1,217(per la scadenza giugno)." Pertanto mi sono posizionato in vendita a 1,2165 e sono stato stoppato a 1,22 (rimettendoci 437,5$ a contratto), giovedì, quando a seguito della sorpresa sui prezzi al consumo USA, si è involato fino ai nuovi massimi di 1,227 dove conclude.
L'ampliamento delle escursioni nella quotazione giornaliera , in essere da inizio marzo rispetto ai due mesi precedenti, ha messo in crisi il mio
sistema di trading che ormai ha accumulato quattro perdite consecutive. Così non va, e poichè in questa attività è essenziale essere flessibili e dunque pronti a cambiare in funzione dei mutamenti "ambientali" e dei risultati, preferisco sospendere questo tipo di operatività giornaliera.
L'indice generale del dollaro crolla del 2% a 88,5 (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: rendimenti giù
I rendimenti hanno bruscamente interrotto la loro onda rialzista, per i motivi sopraillustrati.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 9 cts. al 4,64
il quinquennale di 15 cts. al 4,62 il decennale di 9 cts. al 4,67 ed il trentennale di 3 cts. al 4,72.
In Europa Bund decennale invece in rialzo al 3,68% ( il differenziale a 101 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: cambio contratto
Il Nasdaq100 scad. giugno è partito al rialzo dandomi la possibilità di rientrare in vendita a 1705, cioè nella parte alta delle quotazioni (massimo a 1720), dove conclude recuperando il 2% che aveva perso la settimana precedente.Il cambio di contratto ha fruttato circa 30 punti a favore(equivalenti a 600$ a contratto). Per le prospettive a breve, si dipende anche qui dal sentiment sui tassi, ma io resto convinto che le probabilità che si inneschi un trend rialzista siano minime (ed in caso contrario penso di stoppare grosso modo in area 1800); la situazione tecnica inoltre continua a mostrare molte divergenze negative, mentre ci si avvicina alla stagione dei risultati sul primo trimestre, ed alle idi di marzo.
In questa settimana tutti i principali indici sono tornati a testare i massimi (tranne appunto il nasdaq100). In particolare il Dow Jones è tornato ai livelli del 2000, ma la differenza è che oggi il costo della vita reale si è triplicato negli USA, e la Fed ha aumentato la quantità di moneta (M3) di ben 3,7 trilioni di dollari(+56%) nel frattempo. L'apparenza dunque inganna.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +1,8% per il Dow a 11280+2% per lo sp500 a 1307 e +2% per il nasdaq a 2306. Tra i settori, salgono i trasporti (+2,4%) le utilities(+2%) le piccole capitalizzazioni (Russell +2,7%) le biotech (+0,8%) le banche (+2%) mentre scendono i semiconduttori (-1%).
Tokyo sale anche lei con +1,5% a 16340 di nikkey; in Europa resta fermo il dax tedesco a 5805(+0%) salgono il footsie inglese a 5999(+1,5%), il cac francese a 5140(+1,5%) e sale l'Italietta del banditismo politico-finanziario: l'SPmib a 38360(+1%) ed il Mibtel a 29550(+1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: settimana pre-fed
Lunedì si inizia con un intervento di Bernanke , e con i prezzi alla produzione tedeschi. Martedì sarà invece il turno dei prezzi alla produzione USA. Mercoledì, le scorte petrolifere americane, precedute dalla bilancia commerciale europea e dagli ordini industriali nella zona euro di gennaio.Giovedì molti dati nipponici e dagli USA i sussidi settimanali e soprattutto le vendite di case esistenti a febbraio, mentre parleranno vari membri Bce tra cui Trichet. Infine Venerdì si chiuderà con gli ordini di beni durevoli USA di febbraio, e le vendite di nuove case.
Sul fronte dei dati quindi non c'è molto; come già anticipato, se il discorso di bernanke affronterà il tema tassi, insieme ai prezzi alla produzione, sarà l'evento più importante, in una settimana che poi inizierà a risentire della fase di stallo pre-meeting della Fed, per le cui conclusioni occorrerà aspettare fino alle 20,15 di martedì 28.
L'eurodollaro si trova adesso di fronte a una forte resistenza in area 1,23, e le maggiori probabilità nel breve restano a favore di uno storno verso 1,215 (ora divenuto supporto chiave per mantenere in essere il neo trend rialzista) da cui poi ripartire verso nuovi massimi in area 1,25. Perchè ciò accada, ovviamente, deve esserci una conferma da parte della Fed al fine corsa sui tassi, altrimenti si può facilmente tornare a 1,19.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 (+0$)
Tra le 4 operazioni del giorno proposte, ne è scattata una, negativa con 437,5$ di perdita.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, scende così a +1170 euro (con 17 operazioni effettuate+ 1 sul nasdaq); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al 1,5% ed equivalente al 7,2% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).