Speciale Giappone e Mercati
Come promesso, approfondisco la relazione esistente tra la politica monetaria giapponese e l'andamento dei mercati, proprio nel giorno in cui scoppia l'ennesimo scandalo finanziario questa volta con epicentro a Tokyo.
Prima un pò di Storia, perchè la grande bolla giapponese nacque nel 1985: anche a quell'epoca, come oggi con la Cina, gli USA chiesero ai giapponesi che erano lo spauracchio di quel tempo, di rivalutare lo yen.
I Giapponesi accettarono, e lo yen che quotava intorno a 300 iniziò il suo precipitoso viaggio verso quota 100 con dollaro. Nesuno se ne ne rese conto subito, ma così gli americani affossarono la propria industria dell'automobile, perchè le auto nipponiche divennero sempre migliori con il tempo: non potendo più contare sul fattore prezzo, i giapponesi si impegnarono allo stremo sulla qualità.
Ma soprattutto nessuno si rese conto dell' effetto che si sarebbe avuto sull'economia giapponese: per compensare la rivalutazione dello yen, la BOJ iniziò a pompare moneta, facendo andare alle stelle l'immobiliare e l'azionario(il solito film). La Bolla infine scoppiò a gennaio del 1990. All'inizio i nipponici pensarono si trattasse di un fatto temporaneo. Poi si resero conto che il paese era precipitato in deflazione e stagnazione. Si misero a fare un enorme deficit di bilancio, ma senza successo: il cavallo non voleva più bere. Per farla breve, dopo oltre un decennio in queste condizioni, e con la quantità di moneta sempre a nuovi massimi, i giapponesi adottarono il cosiddetto ZIRP(zero interest rate policy), cioè tassi a zero.
Nel frattempo i traders di tutto il mondo capirono che sarebbe durata a lungo e che lo yen debole (ma ormai in area 100 con dollaro) sarebbe stato ben visto dalle autorità. Così iniziò il più massiccio indebitamento in yen che il mondo globalizzato ricordi. Tutti si finanziavano a zero e compravano di tutto, contribuendo alla serie di bolle mondiali ben note (debito russo, valute asiatiche, azioni tecnologiche, mutui ipotecari americani, immobili, azioni degli emergenti, arte contemporanea, materie prime....e ora, perfino l'oro). Quando una scoppiava, si passava alla successiva, e così via per la felicità di Wally e della City.
Il bello è che sembrava potesse durare per sempre: mentre le banche centrali prestavano soldi a tassi reali negativi, i prezzi al consumo erano tenuti bassi dalla concorrenza asiatica (e dai trucchi contabili). La globalizzazione e la tecnologia forzavano al ribasso il costo del lavoro in tutto il mondo, e la wal-martizzazione forniva prodotti a prezzi stracciati ai consumatori. Meglio di così....peccato però che nel frattempo si andavano accumulando squilibri mostruosi.
I pasti gratis non durano per sempre, anzi sempre alla fine se ne deve pagare il prezzo tutto di un colpo.
La base monetaria giapponese negli ultimi mesi, da quando la BOJ (avendo preso atto che il PIL è tornato a crescere e che la deflazione è finita) ha annunciato che avrebbe iniziato a ridurre lo stimolo quantitativo pur mantenendo i tassi a zero, ha iniziato contrarsi di circa il 10% annullando l'incremento degli ultimi 3 anni(circa 150 trilioni di yen). Non a caso, nel contempo, c'è stato il recupero dello yen sul dollaro di circa la medesima entità percentuale. Non a caso l'enorme mole di finanziamenti speculativi in yen , i cosiddetti carry trade, hanno iniziato a sgonfiarsi e i mercati hanno iniziato ad avere qualche sussulto.
Adesso è dunque cruciale capire se questo fenomeno proseguirà e a quale velocità nel futuro.
Purtroppo abbiamo accesso solo ai dati mensili della base monetaria nipponica e quindi è come guidare guardando nello specchietto retrovisore; per questo, si registrano spesso forti reazioni anche a semplici dichiarazioni dei nipponici.
Se si guarda alla storia della base monetaria nipponica a partire dagli anni 70, in particolare al suo ritmo di cambiamento nel tempo, si osserva che già nel passato vi è stata una correlazione con le recessioni americane(nel 79/80 nel 1990 e nel 2000). Se la correlazione si mantiene, vista l'attuale contrazione ancora più forte di quelle precedenti, la recessione degli USA nel 2007 è assicurata.
Quello che succede a Tokyo, certamente, nel nuovo mondo finanziario globalizzato, si fa sentire su tutti i mercati. Naturalmente l'interazione è complicata perchè si innesta nel più ampio "disequilibrio" antiNash tra USA e Asia. Il Giappone è poi un soggetto particolarmente anomalo, esseno un paese altamente sviluppato(il secondo al mondo), politicamente occidentale, ma geograficamente asiatico ed economicamente sempre più correlato con l'Asia e con la Cina (con cui non corre buon sangue politicamente).Una parte crescente dell'export giapponese va in Cina e nel sud est asiatico, ed una rivalutazione dello yaun cinese aprirebbe spazi ad una rivalutazione dello yen.
Dunque le varie mosse sono collegate tra loro, ma in linea di massima si può dire che Se la BOJ continua a drenare liquidità nei prossimi mesi, alzando anche i tassi d'interesse, molti assets ne risentiranno pesantemente, esattamente come ne beneficiarono nella fase opposta.
La recente correzione dei mercati azionari e delle commodities non è infatti concettualmente separata da quanto sopra.
Cosa succederà dunque?
la BOJ proseguirà , e la correzione dei mercati si trasformerà in un inversione di trend? o dopo un giro di telefonate " che contano", ai giapponesi verrà chiesto di salvare i mercati azionari, e la base monetaria nipponica riprenderà a salire? Ad esempio, dopo il crollo dell'11 maggio, nell'ultima settimana del mese i giapponesi hanno fatto un iniezione di liquidità(circa 1,5 trilioni di yen), e i mercati hanno avuto il loro rimbalzo, ivi incluso il dollaro con lo yen.
Non vi è dubbio che ritardi o anticipi nella loro politica monetaria, contano e conteranno, per cui diviene imperativo osservare i numeri della base monetaria nipponica e i movimenti dello yen.
Ma ciò che più veramente deve importare sono gli effetti della politica giapponese sull'economia americana e quindi mondiale: andremo alla stagflazione, come penso?
Se la BOJ continua realmente a ridurre la base monetaria, in teoria oltre ad avere effetti depressivi sulla crescita mondiale, dovrebbe anche rallentare l'inflazione, così eliminando l'ipotesi stagflattiva. Ma se, per le prevedibili pressioni politiche, la BOJ torna a spingere, e i carry trade ripartono, la minaccia stagflazionistica diverrà sempre più forte prima che finisca il 2006. Occorre infatti tenere presente che in realtà ciò che conta non è tanto quello che effettivamente avviene, quanto ciò che i mercati credano avvenga: conta il potere delle percezioni e di come queste influenzano i comportamenti.
Negli USA le tendenze stagflattive sono già chiare, e se guardiamo avanti sembra ragionevole che l'immobiliare continui a rallentare e con esso i consumi, mentre i prezzi continueranno a salire per l'effetto trascinamento se non altro dei prezzi energetici che promettono nuovi record.
Nel mezzo di questo mix c'è la carta selvaggia della BOJ: se si mette a pompare moneta rilancia (forse) i mercati e con essi l'inflazione; se continua invece a drenare, contiene l'inflazione ma certamente spinge gli USA in recessione.
Nulla è mai certo a questo mondo, ma ora è il momento in cui potrebbero aumentare le percezioni di una tendenza stagflattiva globale, che colpirebbe i mercati facendo restituire gli eccessi di questi ultimi anni. Una questione sempre più importante sarà vedere come i mercati reagiscono allo spostamento nelle percezioni.
Il battesimo del fuoco di Bernanke?
si sente puzza di bruciato.