La settimana 11 -15 settembre 2006
ECONOMIA: domina il petrolio
In un contesto reso ottimistico dalla caduta dei prezzi degli energetici con benzina, gas naturale e petrolio in caduta libera, il pacchetto di dati USA di giovedì-venerdì è stato letto in chiave positiva. Da un lato, infatti, vendite al dettaglio e produzione industriale sono risultati deboli ma non troppo, e i mercati già scontano gli effetti positivi futuri che potranno venire dall'attuale calo del petrolio (infatti la fiducia dei consumatori a settembre è in ripresa, come ha dimostrato l'indice del Michigan); dall'altro, l'indice dei prezzi al consumo è uscito in linea con le attese, riportando incrementi mensili ad agosto dello 0,2% sia per l'indice totale che per quello al netto di alimentari ed energia (con la solita manipolazione: poichè l'arrotondano al decimale più vicino, l'hanno fatto risultare 0,245 così da poterlo arrotondare a 0,2 ; se fosse stato 0,251 avrebbero dovuto pubblicare 0,3 con effetti ben diversi sui mercati).
La variazione percentuale degli ultimi 12 mesi scende così al +3,8% per il primo e sale al +2,8% per il secondo(massimo dal marzo 1996, ma sarebbe stato +2,9% se 0,251 mensile arrotondato a 0,3), ed anche qui l'interpretazione positiva nasce dall'attesa che il petrolio in calo produrrà un ridimensionamento futuro anche del secondo.
Come è facile capire, si tratta di un quadro estremamente precario, se non altro perchè del petrolio "non v'è certezza" come direbbe il Poeta.
Quando il petrolio tornerà a correre, il quadro si ribalterà.
E certamente, per ora, il petrolio in calo versa benzina sul fuoco del boom mondiale in essere, alimentato dall'esplosiva liquidità internazionale
(le riserve valutarie delle banche centrali escluso l'oro sono in crescita del 19% annuo ed hanno raggiunto il record di 4,6 trilioni di $);
a sua volta creata dalla micidiale accoppiata: deficit estero USA- differenziale dei tassi reali favorevoli al dollaro, in un contesto di cambi quasi fissi (la famosa Bretton Woods 2) voluto dal resto del mondo per favorire le proprie esportazioni.
Morale: l'inflazione è destinata a salire, sempre più.
Sui mercati nel frattempo abbiamo assistito a una settimana di modeste variazioni per l'obbligazionario e ad una ripresa dell'azionario, cui ha fatto da contraltare la caduta delle commodities trainate dal petrolio; si è spento sul nascere invece il recupero dello yen, mentre il dollaro si è rinforzato spinto dal differenziale sui tassi d'interesse reali a suo favore, ignorato il deficit commerciale con l'estero, appunto nella convinzione che i capitali esteri continueranno a finanziarlo.
Il G7 nel suo comunicato si è limitato a ripetere la richiesta di una rivalutazione dello yaun cinese, osservando che la crescita economica mondiale resta forte nonostante il rallentamento USA; ammette però che non mancano i rischi derivanti da petrolio, inflazione e protezionismo.
Per quanto mi concerne considero il calo delle commodities unito al rialzo delle azioni, nel contesto di un sempre maggior disordine monetario. I meccanismi di prezzamento- distorti da mercati altamente speculativi e a leva- sono in questa fase particolarmente suscettibili di errori clamorosi. Se pensassi che il calo delle commodities potesse raffreddare il credito globale e gli eccessi di spesa, potrei prendere in considerazione la tesi - che ha iniziato a circolare- per cui il rialzo delle commodities è finito. Ma, un aspetto cruciale del disordine monetario sistemico vigente è proprio la natura "rotante" delle bolle, per cui la psicologia inflazionista si sposta di volta in volta dai vari settori(tecnologia, immobiliare, energia,etc.) sostenuta dalla costante di base: l'eccesso di credito.
Pertanto ritengo che sulle commodities a cominciare dal petrolio sia in atto una normale correzione; e che il trend rialzista di lungo termine è ben lungi dall'essere finito, anzi è appena alla sua fase inizale.
MATERIE PRIME : è ora di comprare?
La caduta del petrolio dal picco di luglio in area 80 , è giunta alla nona settimana, e si quantifica nel 20%; in pratica siamo tornati ai livelli di inizio anno. Nonostante il prossimo trimestre sia stagionalmente negativo, è probabile che sia vicino il momento di comprare.
La speculazione sui fronti mediorientale e climatico non solo è sparita, ma si è girata al ribasso spinta dal quadro tecnico (rottura di trendline, supporti e media a 200 giorni). Ma quello che conta è il quadro della domanda ed offerta: la domanda resta forte ed in crescita, ed anche se vi è stato un recente aumento delle scorte, pare difficile che l'offerta possa aumentare nel breve (il nuovo giacimento della Shell non entrerà in funzione prima di alcuni anni). Finora, i timori di una incombente recessione USA determinata dallo scoppio della bolla immobiliare, hanno giocato a favore del ribasso del prezzo; ma, anche qui come per i bond, nella misura in cui si va evidenziando una tenuta della crescita USA, e dato il boom mondiale, pare probabile che tra un pò le mani forti riprendano ad accumulare il crudo (per non parlare del fatto che in medioriente il fuoco cova sotto la cenere).
Sono dunque pronto a comprare petrolio, come ho fatto questa settimana, ad ogni segnale rialzista, ed in base al conteggio di demark (vedasi Speciale Conteggi); preferisco però stoppare subito se non colgo il momento giusto, perchè comunque il prezzo può nel breve continuare a scendere anche sotto quota 60 (in teoria potrebbe fare una puntata anche verso 50, ma è poco probabile) prima di ripartire; preferisco quindi fare ad esempio 3-4 tentativi al prezzo di un punto di stoploss, piuttosto che rischiare di doverne bruciare 3-4 con un solo tentativo. Ritengo che il gioco valga la candela perchè la prossima onda rialzista come minimo riporterà in area 70, e poi lì si rivaluterà la situazione (l'obiettivo finale resta a 100).
Questa settimana per il crudo è stata un altra caduta continua che l'ha portato da quota 67 fino a 63 (scad. novembre). Io sono entrato giovedì sulla scadenza ottobre a 63,7 ma alla rottura del primo supporto chiave a 63 ho stoppato (a 62,7 con -500$ a contratto); ed in effetti è sceso fino a 62 anche se nel finale è ritornato sopra chiudendo a 63,5.
Il gas naturale è stato travolto dalle vendite(-15%) tornando ai minimi da due anni, e chiudendo a 6,4 (novembre).
Anche il settore dei metalli ha seguito le sorti degli energetici, con perdite tra il 5 e il 10%: l'oro che perde il 6% a 583(dicembre) il rame (dicembre) a 331 l'argento(dicembre) a 10,9 il platino(ottobre) a 1163 il palladio(dicembre) a 314. Anche qui, per me si tratta di occasioni di acquisto e ci stiamo avvicinando a livelli interessanti per rientrare su oro (550) e argento(10).
L'indice generale CRB(dicembre) a 307(-5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla
CAMBI: il dollaro tiene
In questa fase continuo a restare fuori dai cambi, del resto abbastanza ingessati.
Il dollaro rimane sostenuto dalle banche centrali estere, e dal differenziale dei tassi d'interesse reali ufficiali:
negli USA siamo all'1,45% (5,25-3,8) mentre in Europa siamo allo 0,7%(3-2,3) ed anche scontando un altro prossimo mezzo punto di incremento complessivo entro la fine dell'anno , l'euro renderebbe sempre meno (l'1,2%); per non parlare dello yen i cui tassi restano addiruttura negativi.
Finchè perdura questa situazione, il deficit estero americano continuerà a peggiorare: quello di luglio è balzato a 68 mld. dai 65 precedenti, e il deterioramento non dipende solo dal petrolio,ma anche dal calo delle esportazioni. E ad agosto la situazione potrebbe peggiorare , considerato che la Cina ha messo a segno un altro incremento record del suo surplus commerciale.
L'eurodollaro scad. dicembre che pur ha avuto un momento di forza a metà settimana fino a 1,28 è poi ridisceso a 1,27 dove conclude (1,278 la chiusura di sette giorni prima).
Si è già spenta la fiammata dello yen, sia a causa di dati nipponici non brillanti, sia perchè sono tramontate le attese di un iniziativa del G7 al riguardo. Conclude a 117,5 con dollaro e a 149 con euro.
L'indice generale del dollaro a 85,6(dicembre)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: curva invertita
Resto venditore di bond decennale perchè come si è evidenziato anche dalle convulsioni di venerdì, man mano che prende corpo un maggior ottimismo da petrolio sulla tenuta della crescita, diviene sempre più chiaro che se forse la Fed non alzerà più i tassi, certamente non potrà abbassarli, e quindi incassare mezzo punto di rendimento in meno sui decennali rispetto al tre mesi diviene sempre più irrazionale. Ergo, è prevedibile un irripidimento della curva , cioè una correzione dall'attuale inversione che proprio questa settimana ha fatto un nuovo record, e dunque un ritorno almeno al 5% del decennale dall'attuale 4,8%.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è salito di 2 cts. al 5,39% , il 2 anni di 5 cts. al 4,86% il quinquennale di 4 cts. al 4,75 il decennale di 2 cts. al 4,8 il trentennale fermo al 4,92.
In Europa il Bund decennale scende di 1 cts. al 3,77% ed in Giappone il decennale scende di 2 cts. al 1,66%; il tasso sul debito dei paesi emergenti è sceso anch'esso di 3 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: venduto decennale
BORSE: si sale
Poichè il quadro di breve si è delineato come sopra, ho preferito stoppare la posizione corta sul nasdaq 100 a 1650(con -1200$ a contratto) anche perchè si sta evidenziando a Wall Street una rotazione settoriale verso i tecnologici (finora i più bistrattati). Invece resta confermata la sottoperformance delle piccole capitalizzazioni rispetto alle grandi, per cui il mio cavallo di battaglia per cavalcare la prossima onda ribassista diviene il Russell 2000.
Il Nasdaq100 scad.dicembre, è sempre salito da 1580 fino a un max. di 1660 dopo i dati di venerdì(+3,7%).
Il Dow a 11560(+1,5%) lo sp500 a 1319(+1,6%) il nasdaq a 2235(+3%).Tra i settori, trasporti (+5%) il Russell (+2,8%) i semiconduttori(+5,7%) le biotech (+1%) i broker/dealer(+7%) le banche(+2%).
Tokyo scende a 15866(-1,3%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 5938(+2,7%) il footsie inglese a 5877(0%), il cac francese a 5144(+1,5%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza (caso telecom-Tronchetti, basta rileggersi quanto scrissi nel 2001 quando ancora mi occupavo della spazzatura nostrana): l'SPmib a 37892(+0,2%) ed il Mibtel a 29017(+0%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla
PREVISIONI: Fed prevedibile
La settimana inizierà con eventuali ripercussioni sui cambi del comunicato del G7, probabilmente piccole e limitate allo yen, mentre i dati sui flussi di capitale a luglio sortiranno effetti sul dollaro solo in caso di forte sorpresa negativa.
Martedì , il giorno prima della Fed, usciranno i due dati macro USA più importanti della settimana: i prezzi alla produzione , e soprattutto i nuovi cantieri e le nuove licenze edilizie. Se questi ultimi dovessero accelerare nella recente caduta, allora tornerebbero in primo piano i timori di recessione, con sostegno all'obbligazionario e difficoltà sull'azionario; viceversa se dovessero mostrare un miglioramento, i citati timori si ridurrebbero, i rendimenti tornerebbero a salire e la borsa potrebbe beneficiarne.
Mercoledì sera si conoscerà la decisione della Fed, ma questa volta è facilmente prevedibile: manterrà i tassi fermi, dicendo in buona sostanza che i rischi tra inflazione e crescita sono bilanciati. Il senso del comunicato(come degli ultimi interventi dei suoi membri) sarà che la Fed ritiene esagerate sia le paure di recessione dovuta all'immobiliare, che quelle di inflazione dovuta al costo del lavoro. Naturalmente citerà sempre l'incognita petrolio, e il monitoraggio dei dati futuri, e se proprio si dovesse sbilanciare sarà sul fronte dell'inflazione (a parole, ma non con i fatti). E' quello che i mercati vogliono sentirsi dire, anche se i rendimenti dovrebbero salire in coerenza
(particolarmente se i dati di martedì avranno già agito in questo senso).
Giovedì infine si conclude con il Philly fed di settembre.
Sul fronte europeo spiccano: la produzione industriale lunedì, lo Zew tedesco martedì, e gli ordini alle industrie venerdì. In Giappone (chiuso per festa lunedì) terrà banco soprattutto l'elezione presidenziale di mercoledì.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Continua la fase negativa iniziata da giugno quando avevo raggiunto il 16% di redimento annualizzato; rispetto al 10% di obiettivo sono passato da un max. di +6% all'attuale -5%. Ma vi sono ancora oltre 3 mesi alla chiusura dell'anno, e ritengo l'obiettivo del 10% pienamente raggiungibile, come negli anni precedenti.
Per il momento in posizione resta solo il decennale USA scad. dicembre venduto a 106,9 e che chiude a 107(-100$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +2900 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+3 su bond+1 su euroyen+1 su petrolio); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,3% ed equivalente al +5,3% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0,5% ed il 99,5% è in conto corrente al 2,19% netto (3% tasso iwbank).