ECONOMIA: la mano visibile
I dati sul mercato del lavoro americano (per quello che valgono) ad aprile sono risultati lievemente inferiori alle attese, e mostrerebbero dunque che anche la variabile ritardata per eccellenza, quella occupazionale, inizia a risentire del forte rallentamento intervenuto nel primo trimestre; questa valutazione è confermata da altre fonti, più affidabili anche se meno popolari, ed in particolare dall'indagine diretta sulle famiglie, ed una spiegazione del disallineamento con i dati ministeriali può essere quella relativa alle fasce di immigrati del sud america, spesso impiegate proprio nell'edilizia : risulta ad esempio un crollo nelle rimesse degli emigranti in Messico(dai dati della Banca centrale messicana).
La settimana americana però ha offerto una doppia sorpresa riveniente dai sondaggi sia nel manifatturiero che nei servizi, entrambi risultati ben sopra le attese: parrebbe quindi che ad aprile vi sia una ripresa, per cui sono emerse teorie di un rimbalzo del Pil nel secondo trimestre, tese a spiegare l'ottimismo altrimenti palesemente irrazionale della Borsa. Nel frattempo dal settore immobiliare i segnali restano negativi, e probabilmente il peggio deve ancora venire. La teoria ottimistica si basa sulla capacità dell'economia di tenere nonostante la crisi immobiliare, grazie alla tenuta dei consumi (e quindi del mercato del lavoro) ed alle esportazioni (e quindi dell'economia mondiale). Il dollaro ha un pò beneficiato di questa nuova visione che eliminerebbe la prospettiva di un calo dei tassi ufficiali, ma senza grande convinzione; i rendimenti obbligazionari, pur ingessati, hanno invece mostrato una lieve tendenza a scommettere su uno scenario recessivo, solo la Borsa, come accennato, resta ciecamente ottimista e per ora vede il dollaro debole come un elemento di sostegno per Wally, dimenticando che gli investitori euro che avessero comprato azioni americane all'inizio dell'anno, sono in perdita a causa del cambio.
Sul fronte europeo i dati macro continuano ad essere positivi così come le previsioni ufficiali, anche se qualche segnale di affaticamento a causa dell'euro forte inizia a intravedersi.
I dati sul mercato del lavoro americano (per quello che valgono) ad aprile sono risultati lievemente inferiori alle attese, e mostrerebbero dunque che anche la variabile ritardata per eccellenza, quella occupazionale, inizia a risentire del forte rallentamento intervenuto nel primo trimestre; questa valutazione è confermata da altre fonti, più affidabili anche se meno popolari, ed in particolare dall'indagine diretta sulle famiglie, ed una spiegazione del disallineamento con i dati ministeriali può essere quella relativa alle fasce di immigrati del sud america, spesso impiegate proprio nell'edilizia : risulta ad esempio un crollo nelle rimesse degli emigranti in Messico(dai dati della Banca centrale messicana).
La settimana americana però ha offerto una doppia sorpresa riveniente dai sondaggi sia nel manifatturiero che nei servizi, entrambi risultati ben sopra le attese: parrebbe quindi che ad aprile vi sia una ripresa, per cui sono emerse teorie di un rimbalzo del Pil nel secondo trimestre, tese a spiegare l'ottimismo altrimenti palesemente irrazionale della Borsa. Nel frattempo dal settore immobiliare i segnali restano negativi, e probabilmente il peggio deve ancora venire. La teoria ottimistica si basa sulla capacità dell'economia di tenere nonostante la crisi immobiliare, grazie alla tenuta dei consumi (e quindi del mercato del lavoro) ed alle esportazioni (e quindi dell'economia mondiale). Il dollaro ha un pò beneficiato di questa nuova visione che eliminerebbe la prospettiva di un calo dei tassi ufficiali, ma senza grande convinzione; i rendimenti obbligazionari, pur ingessati, hanno invece mostrato una lieve tendenza a scommettere su uno scenario recessivo, solo la Borsa, come accennato, resta ciecamente ottimista e per ora vede il dollaro debole come un elemento di sostegno per Wally, dimenticando che gli investitori euro che avessero comprato azioni americane all'inizio dell'anno, sono in perdita a causa del cambio.
Sul fronte europeo i dati macro continuano ad essere positivi così come le previsioni ufficiali, anche se qualche segnale di affaticamento a causa dell'euro forte inizia a intravedersi.
Al di là della congiuntura che a mio avviso lascia il tempo che trova, l'attenzione deve restare sull'aspetto strutturale della situazione senza precedenti che il mondo sta vivendo. Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale certifica che le riserve valutarie delle banche centrali nel loro insieme sono passate da 2 trilioni nel 2000 agli attuali 5 trilioni (senza considerare un altro 40% di risorse che potrebbero essere ritenute riserve di fatto).Il valore nominale dei derivati è passato da 80 trilioni a 370 trilioni (per avere un idea, il PIL USA è 12 trilioni).
Non è una coincidenza il fatto che nel frattempo il deficit commerciale americano si sia quadruplicato. Le banche centrali, a cominciare da quelle dei paesi emergenti, sono stracolme di liquidità, che si moltiplica passando attraverso i sistemi creditizi (questa settimana , ad esempio, si è saputo che un nuovo record di crescita l'ha fatto anche l'M3 europea, quasi 11%). La grande inflazione dei prezzi dei cespiti patrimoniali di cui siamo testimoni, ne è l'effetto concretamente visibile. La crescita sincronizzata del credito, del deficit USA , dei flussi in dollari, della speculazione a leva, non sarebbe potuta avvenire se le banche centrali non avessero tenuto i tassi d'interesse reali a livelli minimali quando non negativi, ed agito da compratori di ultima istanza della carta stampata a Wasghinton: solo nel 2006 le loro riserve sono aumentate di 1 trilione, e nel 2007 si sta viaggiando a un ritmo del +30%. In particolare il boom esponenziale dei derivati "over the counter" è potuto avvenire solo grazie alla azione di riciclaggio dei dollari da parte delle banche centrali: poter contare su questa rete di salvataggio ha esaltato le capacità speculative, l'accettazione di rischi sempre più elevati, e dunque l'azzeramento del premio per il rischio, da parte del sistema globale. Aver eliminato il rischio di cambio per gli indebitamenti in yen, è l'esempio più lampante di questa degenerazione "morale" prima che economica e finanziaria: è l'azzardo immorale.
Ancora più importante è capire la mutazione genetica della moneta e della filosofia sottostante.
Come una cellula cancerogena, la moneta - da merce tangibile usata per favorire la produzione ed il commercio dei beni e servizi tra gli uomini - si è tramutata in un intangibile atto fiduciario, che ha ucciso il meccanismo autoriequilibrante che consentiva appunto il legame sistemico con produzione e commercio. In un mondo basato su una moneta merce tangibile, ad esempio l'oro, sarebbe impossibile per un paese accumulare indefinitamente un deficit commerciale con il resto del mondo, perchè prima o poi le riserve auree di quel paese finiscono:
a quel punto nessuno gli venderebbe merci in cambio di niente, ed il paese in questione sarebbe costretto a ridurre il proprio eccesso di importazioni ed anzi dovrebbe forzarsi a tutti i costi a vendere più di quanto compra per poter ricostituire delle riserve in oro.
Dunque un meccanismo che tende al riequilibrio.
Invece in un mondo basato su una moneta intangibile, il dollaro, è possibile per il paese che lo stampa accumulare indefinitamente un deficit finchè il resto del mondo continua a "fidarsi"; e poichè i dollari accumulati vengono riciclati nel paese d'origine allo scopo di massimizzarne il rendimento, non solo non c'è più il riequilibrio ma anzi si viene ad esaltare lo squilibrio originale(via tassi d'interesse artificialmene bassi, afflussi di capitale, etc.).
Il fatto perverso è che l'atto fiduciario dipende soprattutto dalla concezione di interesse proprio di colui che fa fiducia, piuttosto che dal merito dell'affidato.
E qui ariviamo al punto filosofico cruciale.
Dalla "mano invisibile" postulata da Adam Smith - un filosofo morale, nel 18mo secolo nella sua monumentale opera La Ricchezza delle Nazioni ("non aspettatevi il buon pane dal buon cuore del fornaio, ma dal suo egoismo.."), per cui il capitalismo basato sulla concorrenza perfetta produceva il benessere generale sfruttando l'interesse individuale - siamo oggi passati alla "mano visibile" di un capitalismo oligopolistico che trasforma l'interesse e l'egoismo individuale in malessere generale. In particolare l'aver reso il prezzo della moneta (il tasso d'interesse) soggetto a decisione dirigistica da parte dell'emittente, e non più soggetto alla libera legge della domanda e dell'offerta, ha fatto confliggere l'interesse nazionale di breve termine, con l'interesse generale di lungo termine. Basti pensare alle svalutazioni competitive tra monete nazionali in cui tutti fanno a gara a svalutare per esportare di più. I giapponesi, ad esempio, tengono i tassi d'interesse reali negativi e il cambio della propria moneta svalutato perchè ritengono di fare il proprio interesse egoisitico nazionale (sostegno alle esportazioni, alla domanda interna,etc.), ma così facendo creano una palese distorsione globale di dimensioni enormi che è contro l'interesse generale: l'azzardo immorale.
E' il punto chiave di cui si parla poco o niente (e del resto chi ne dovrebbe parlare? l'industria finanziaria, che ne è la beneficiaria?). Tutto il resto sono manifestazioni in superficie di tale realtà che è nelle viscere profonde del sistema attuale, e di cui un giorno si pagherà il conto(salatissimo).