ECONOMIA: cosa c'è nell'uovo di Pasqua
I contabili americani hanno messo dentro l'uovo pasquale la sorpresa di un mercato del lavoro che tiene meglio del previsto, alla faccia di tutti gli altri indicatori che mostrano crescente debolezza, financo nel settore dei servizi. Questa sorpresa mette a dormire le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed, le cui probabilità vengono adesso quotate a zero per maggio e giugno, e ad un misero 10% per agosto (erano al 40%). Pur in un venerdì di vacanza nelle due ore di residua vita dei mercati futures, ciò ha comportato un rialzo dei rendimenti , del dollaro ed anche della borsa (preda dell' esuberanza irrazionale: sale quando i dati sono negativi, perchè si aspetta il calo dei tassi; sale quando i dati sono positivi, anche se viene meno il calo dei tassi).
Dal punto di vista macro, però, la tenuta dell'occupazione non è una sorpresa. La creazione di credito continua a tavoletta, e gli indebitamenti aziendali sono a livelli record. L'inflazionamento di liquidità, prezzi azionari, remunerazioni dei dirigenti, etc. fornisce ampio spazio alle imprese per le assunzioni, specialmente in questa fase di produttività calante in cui c'è carenza di lavoratori qualificati. Così mentre una parte crescente delle famiglie (quelle a più basso reddito) è incapace di onorare i propri debiti, , ve n'è un altra che beneficia di redditi da lavoro: al momento le due si compensano. Ma non c'è dubbio che la patologia emersa nel segmento basso dei mutui immobiliari si sta ampliando e tende a infettare l'intero mondo mutui. Rimane solo da vedere con che tempi e in che modo il contagio avverrà. Al contempo però è vero che per ora il sistema resiste. In tempi normali, l'evidenza già emersa avrebbe indotto un rallentamento del credito totale e conseguentemente una caduta dei prezzi delle azioni. Invece si assiste ad un accelerazione del credito totale e, nonostante qualche fase di nervosismo, la temuta contrazione della liquidità non si materializza, con la Borsa che addirittura sale.
Perchè? perchè i tassi d'interesse reali sono fissati dirigisticamente e non consentono la libera interazione di domanda e offerta, bensì prolungano freneticamente il gigantesco schema Ponzi in essere (produzione di debiti a mezzo debiti, direbbe Sraffa), o Parmalat o Enron che dir si voglia.
Nuove bolle nascono con prepotenza: tra queste spicca quella delle fusioni ed acquisizioni. Il boom delle emissioni obbligazionarie aziendali è a dir poco sospetto, in un contesto di attivi di bilancio gonfiati da crediti sempre più rischiosi ed eccessivi riacquisti di azioni proprie, mentre gli investimenti reali si riducono sempre più. Ed in un contesto in cui l'economia USA sopravvive grazie al riciclaggio di quel trilione di dollari che perde annualmente nello scambio di merci e servizi con il resto del mondo. Questa perpetua macchina di creazione monetaria si regge sulla fiducia nei debiti sottostanti, a loro volta piramidi rovesciate innalzate su strutture finanziarie (ABS, CDO, etc.) che hanno dentro quella carta ad alto rischio rappresentata dai mutui immobiliari. La vulnerabilità di questo sistema perverso è elevata e crescente. Il crollo è inevitabile, anche se - come ripetuto più volte - può farsi attendere per molto.
La massa teme solo che una crisi possa essere innescata dai mercati emergenti, pure loro in bolla estrema: basti pensare alla borsa cinese, destinata a replicare il caso giapponese di venti anni fa. E fin quando vede che i mercati emergenti vanno bene, si sente tranquilla.
In realtà il vero pericolo viene dal cuore del sistema, non dalla periferia.
I contabili americani hanno messo dentro l'uovo pasquale la sorpresa di un mercato del lavoro che tiene meglio del previsto, alla faccia di tutti gli altri indicatori che mostrano crescente debolezza, financo nel settore dei servizi. Questa sorpresa mette a dormire le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed, le cui probabilità vengono adesso quotate a zero per maggio e giugno, e ad un misero 10% per agosto (erano al 40%). Pur in un venerdì di vacanza nelle due ore di residua vita dei mercati futures, ciò ha comportato un rialzo dei rendimenti , del dollaro ed anche della borsa (preda dell' esuberanza irrazionale: sale quando i dati sono negativi, perchè si aspetta il calo dei tassi; sale quando i dati sono positivi, anche se viene meno il calo dei tassi).
Dal punto di vista macro, però, la tenuta dell'occupazione non è una sorpresa. La creazione di credito continua a tavoletta, e gli indebitamenti aziendali sono a livelli record. L'inflazionamento di liquidità, prezzi azionari, remunerazioni dei dirigenti, etc. fornisce ampio spazio alle imprese per le assunzioni, specialmente in questa fase di produttività calante in cui c'è carenza di lavoratori qualificati. Così mentre una parte crescente delle famiglie (quelle a più basso reddito) è incapace di onorare i propri debiti, , ve n'è un altra che beneficia di redditi da lavoro: al momento le due si compensano. Ma non c'è dubbio che la patologia emersa nel segmento basso dei mutui immobiliari si sta ampliando e tende a infettare l'intero mondo mutui. Rimane solo da vedere con che tempi e in che modo il contagio avverrà. Al contempo però è vero che per ora il sistema resiste. In tempi normali, l'evidenza già emersa avrebbe indotto un rallentamento del credito totale e conseguentemente una caduta dei prezzi delle azioni. Invece si assiste ad un accelerazione del credito totale e, nonostante qualche fase di nervosismo, la temuta contrazione della liquidità non si materializza, con la Borsa che addirittura sale.
Perchè? perchè i tassi d'interesse reali sono fissati dirigisticamente e non consentono la libera interazione di domanda e offerta, bensì prolungano freneticamente il gigantesco schema Ponzi in essere (produzione di debiti a mezzo debiti, direbbe Sraffa), o Parmalat o Enron che dir si voglia.
Nuove bolle nascono con prepotenza: tra queste spicca quella delle fusioni ed acquisizioni. Il boom delle emissioni obbligazionarie aziendali è a dir poco sospetto, in un contesto di attivi di bilancio gonfiati da crediti sempre più rischiosi ed eccessivi riacquisti di azioni proprie, mentre gli investimenti reali si riducono sempre più. Ed in un contesto in cui l'economia USA sopravvive grazie al riciclaggio di quel trilione di dollari che perde annualmente nello scambio di merci e servizi con il resto del mondo. Questa perpetua macchina di creazione monetaria si regge sulla fiducia nei debiti sottostanti, a loro volta piramidi rovesciate innalzate su strutture finanziarie (ABS, CDO, etc.) che hanno dentro quella carta ad alto rischio rappresentata dai mutui immobiliari. La vulnerabilità di questo sistema perverso è elevata e crescente. Il crollo è inevitabile, anche se - come ripetuto più volte - può farsi attendere per molto.
La massa teme solo che una crisi possa essere innescata dai mercati emergenti, pure loro in bolla estrema: basti pensare alla borsa cinese, destinata a replicare il caso giapponese di venti anni fa. E fin quando vede che i mercati emergenti vanno bene, si sente tranquilla.
In realtà il vero pericolo viene dal cuore del sistema, non dalla periferia.