10/19/2006

Speciale Petrolio e Baltico

Speciale Petrolio e Baltico

A Pietroburgo , che affaccia sul mar baltico, ho avuto modo di approfondire una situazione poco conosciuta, ma di cui presto potremmo sentir parlare per le sue ricadute sul prezzo del petrolio.
Sin da quando finì l'Unione Sovietica, il governo russo ha cercato di contrastare l'erosione del suo potere, facendo pagare cara l'energia agli stati baltici; con i recenti rialzi la situazione per questi stati sta divenendo insostenibile.
A prima vista non si capisce il motivo per cui preoccuparsi di ciò che sta avvenendo in questo angolo del mondo. Estonia, Lituania e Lettonia non producono petrolio o gas, e dipendono dalle importazioni per la maggior parte delle risorse naturali di cui abbisognano. Ma queste piccole nazioni giocano un ruolo nel mercato energetico globale, perchè sono la sede dei porti da cui viene spedito il petrolio russo. Fino al 2002 vi erano solo due porti baltici connessi al grande sistema di oleodotti russo: Ventspils in Lettonia e Butinge in Lituania (mentre il porto estone di Tallinn riceve il petrolio da spedire via treno).
Ventspils era il più grande porto del mar baltico, fino a quando la Russia non ha completato i lavori di Primorsk nel 2002. Ed è stato allora che i problemi sono cominciati.
Al cuore della questione c'è la Transfnet che, già dai tempi dell'Unione Sovietica, controlla tutti gli oleodotti russi. Appena Primorsk è stato pronto a partire, la Transfnet non ha visto motivi per continuare a pompare il petrolio a Ventspils, ed ha chiuso il rubinetto. Adesso se la Lettonia vuole trasportare petrolio, ha bisogno che venga portato presso il suo porto via treno. Il che è molto più costoso e meno efficiente rispetto al trasporto via oleodotto. Il calo dei volumi che ne sono conseguiti e i maggiori costi, hanno compresso i margini di profitto del porto lettone , con riflessi sulla ricchezza dell'intera nazione baltica (oggi Ventspils trasporta solo un terzo delle quantità rispetto a prima).
Analaga la situazione del porto lituano di Butinge, anche se questo stato ha mantenuto migliori rapporti con i suoi fornitori russi rispetto a Primorsk, ed oggi trasporta quantitativi superiori rispetto a Ventspils, ma sempre piccoli rispetto a quanto afluisce a Primorsk; e la Russia ha sempre le chiavi del rubinetto... così potrebbe scegliere in qualsiasi momento di chiudere il flusso che arriva a Butinge.

Non si sa quanto sia probabile una mossa simile. In realtà l'area baltica è in difficoltà e le cose possono evolvere velcoemente. Attualmente, Ucraina e Russia stanno lottando per il controllo del sistema degli oleodotti; nel frattempo è riesplosa una disputa sui confini tra Russia ed Estonia, proprio quando sembrava fosse risolta; e la chiusura dei rubuinetti verso la Lettonia non aiuta ovviamente il clima nella regione.
Tutti gli stati baltici stanno avendo problemi a collaborare con la Russia per la sicurezza dei confini , e ad ottenere prezzi equi per le forniture energetiche. E come se non ce ne fosse abbastanza, la Russia ha appena tirato un altro colpo mancino agli stati baltici:
a inizio giugno, il monopolista russo del gas naturale, Gazprom, ha annunciato l'aumento del prezzo del gas fornito ai baltici per i prossimi 3 anni.
In verità, finora i baltici pagavano prezzi bassi rispetto agfli europei circa 90 dollari per mille metri cubi di gas, contro 150, che adesso diverrà il prezzo applicato anche a loro.Il che potrebbe sembrare una mossa ovvia; ma la verità è che Gazprom alza il prezzo anche ai baltici perchè ha bisogno di soldi. Un fondo di investimento russo con azioni Gazprom pubblica ogni anno un analisi sulla società, e dall'ultimo rapporto si evince una carenza di liquidità, derivante dal blocco delle vendite di assets, inoltre emergono pagamenti fiscali esosi, conti non pagati, costi salariali sproporzionatamente alti, e progetti di oleodotti molto cari. Ne deriva che il valore di mercato di Gazprom in relazione alle sue riserve è miniscolo in paragone a quello di compagnie come la BP o la Shell.Infine la produzione di gas del 2004 risulta sorprendentemente simile a quella del 1999, nonostante il ben noto aumento della domanda mondiale. Così i prezzi più alti possono aiutare Gazprom, ma già a quelli attuali gli stati baltici hanno difficoltà. Il lavoratore medio guadagna tra 400 e 500 dollari al mese (un medico in Estonia prende 700 dollari al mese); con salari così bassi, e il clima notriamente gelido di inverno, i prossimi mesi saranno molto difficili , e gli stati baltici pagheranno il prezzo della loro indipendenza politca.
Più preoccupante per noi è la situazione delle esportazioni petrolifere. In media, il porto russo di Primorsk è congelato per 155 giorni l'anno, il che ovviamente danneggia l'export. Con i prezzi più alti, le importazioni di Ventsils possono arrivare a fermarsi, e nessuno sa che effetto , prezzi ed eventi, avranno sulle esportazioni lituane.
Poichè allo stato attuale le esportazioni di petrolio derivanti dai porti baltici ammontano a 1,5 milioni di barili al giorno, anche questa situazione potrebbe andare a impattare sul prezzo del petrolio.