10/29/2006

La Nota sui mercati 28.10

La settimana 23-27 ottobre 2006

ECONOMIA: PIL+FED
Con la prima stima del PIL americano nel terzo trimestre (suscettibile di revisioni anche corpose) collocatasi ben al di sotto delle previsioni di consensus, e cioè all'1,6% ("reale", annualizzato), si conclude una settimana che ha rispostato il pendolo verso i timori di recessione prossima ventura.
Il tasso di crescita del Pil nominale (quello che conta per me) si è dimezzato rispetto al trimestre precedente, al 3,4%: per chi considera l'inflazione come minimo a questo livello, significa stagnazione completa; ma anche per chi dà fiducia all'inflazione ufficiale che in questo caso è stata stimata addirittura in calo all'1,8% (il cosiddetto deflatore del PIL)lasciando quindi spazio al sopra citato 1,6% di crescita "reale", è un segnale di allarme.
Andando nel dettaglio vi è da dire che i consumi sono risultati però in crescita al 3,1% così come gli investimenti, e che la caduta del PIl è da imputare al crollo del settore edilizio (-17%), cui si aggiungono il deficit estero crescente e le scorte calanti. All'interno dei consumi vi è un dato gonfiato sulle automobili che il prossimo trimestre verrà meno e dunque, morale della favola: come al solito vi è spazio sia per gli ottimisti (che considerano questo il minimo , e prevedono una ripresa già dal prossimo trimestre), che per i pessimisti (quarto timestre ancora più basso e poi recessione nel 2007).
Prima di sposare una delle due tesi, preferisco aspettare i dati del flusso dei fondi creditizi nel terzo trimestre. Ricordo che nel secondo trimestre il principale sostegno è venuto dall'abbuffata creditizia (+10% contro +8% del primo). Già si sa comunque che i prestiti bancari si stanno espandendo al ritmo del 15%, per cui il credito totale sarà sempre nei pressi del 10% come minimo; e ciò, nonostante i profitti aziendali e i cash flows appaiano crescenti (vi dovrebbe essere meno bisogno di indebitarsi). La verità è che l'enorme gap tra espansione creditizia e bisogni finanziari dell'economia reale continua ad espandersi. Il che spiega perchè i mercati azionari continuano a salire, i rendimenti a restare sui minimi, ed i già bassi spread creditizi divengano ancora più bassi, mentre i mercati emergenti si inflazionano in modo spettacolare. Per cui la contrazione del PIL , ampiamente dovuta allo "sboom" immobiliare e al deficit estero, non è certamente causata dalle condizioni finanziarie che invece continuano a pompare il pompabile.
Tornando alla congiuntura, i precedenti dati della settimana erano stati anch'essi negativi con gli ordini di beni durevoli- al netto dei trasporti- stagnanti; e con le vendite di case in ulteriore calo, ma soprattutto -per la prima volta- con prezzi immobiliari in riduzione di circa il 2% mediamente rispetto a un anno fa.
E la Fed in tutto questo? chi temeva che avrebbe messo l'accento sull'inflazione, ha tirato un respiro di sollievo; la Fed, uno dei più grandi produttori di inflazione del mondo, ha mostrato il solito ottimismo al riguardo, ed ha anche voluto incoraggiare circa la crescita: con una frase nuova aggiunta al precedente comunicato ha assicurato il popolo che la crescita economica continuerà seppur a ritmo moderato.
Insomma , a pochi giorni dalle elezioni, gli uomini nominati da Bush non potevano che dipingere il migliore dei mondi possibile.
E i mercati? drogati come al solito, sono saliti: sia le quotazioni azionarie che quelle obbligazionarie (cioè rendimenti in calo). Del resto fanno parte del piano di sostituzione delle bolle: man mano che quella immobiliare si sgonfia, loro si gonfiano, nella speranza di mantenere alto il morale dei consumatori (e degli elettori). Allo stesso scopo si mantiene per ora frenato il prezzo del petrolio.
Vedremo dopo il 7 novembre.
Finito lo sforzo elettorale, e soprattutto se i democratici vinceranno, le stesse mani forti che hanno fin qui sostenuto la baracca, secondo me, non solo tireranno i remi in barca, ma avranno anche interesse a far esattamente il gioco contrario. Petrolio al rialzo, borsa al ribasso e rendimenti al rialzo.Un primo segnale in questo senso si sta avendo sul dollaro (il cui tasso di cambio, all'americano medio non importa): con la scusa dei dati deboli (ma fino a poco tempo fa questi erano stati ignorati) qualcuno lo ha venduto, in un contesto di dichiarazioni provenienti da più parti (inclusi gli asiatici) per cui non è da escludere che possa partire un altra fase di svalutazione, magari contenuta.
A parte il petrolio che ho già comprato, conto di inserire in asset delle posizioni coerenti con queste previsioni; ma- per restare fedele all'impostazione prudenziale, ed avere al contempo delle stoploss contenute e un pò di respiro onde evitare di venire stoppato da svarioni temporanei - questa volta opererò con strutture in opzioni, scadenza novembre-dicembre.

MATERIE PRIME : comprato petrolio
Il petrolio dopo un doppio minimo da manuale nella giornata di lunedì ha iniziato a salire, e martedì l'ho comprato sulla scadenza dicembre a 59,3. Timing del momento ottimale ed infatti già mercoledì arrivava fino a 61,7 in scia a un decremento delle scorte; poi giovedì ritracciamento classico appena sotto 60 e venerdì conclusione a 60,75 che lo lascia tecnicamente bene impostato. Fondamentalmente, a parte i miei ragionamenti sopra esposti, l'avvicinarsi dell'inverno ed il recente taglio OPEC, fanno ritenere possibile come minimo un allungo in area 65.
Stoploss ideale adesso sotto il recente doppio minimo , a 58.
Fermo il gas naturale a 8,2 (scad. marzo 07).
Il settore dei metalli ha concluso sostanzialmente stabile:
l'oro a 601(dicembre) il rame a 340 (dicembre) l'argento a 12,08(dicembre); il platino a 1080(gennaio) il palladio a 323(dicembre).
L'indice generale CRB(dicembre) a 313(+2%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: comprato petrolio

CAMBI: dollaro venduto
Il dollaro è sopravvalutato di almeno il 30%. Come scrivevo nelle precedenti note, è già sbagliato tenerlo a questi livelli come fanno gli asiatici, ma una sua rivalutazione sarebbe un atto masochistico senza precedenti .Ecco perchè dunque la resistenza tecnica di 87 ha tenuto ed ora conclude a 85,3. Lo scenario più probabile rimane che lo tengano in range, anche se questa settimana vi è stato qualche segnale nel senso di una sua possibile svalutazione, magari limitata,come sopra accennato.
L'eurodollaro scad. dicembre dopo aver cominciato appena sotto 1,26, è rimbalzato con convinzione sfruttando i dati deboli USA e quelli forti europei (tra cui M3 al record dell'8,5% che rende praticamente certo un ulteriore rialzino della BCE a dicembre) concludendo sui massimi a 1,277. Tra i segnali che citavo, vi è stata una dichiarazione giapponese secondo la quale lo yen non ha senso che continui ad indebolirsi. Così dopo una settimana debole, soprattutto contro euro , che lo aveva riportato sopra 150 a causa di un inflazione inferiore al previsto, la moneta nipponica è stata al centro di un rally notevole venerdì: a 149 con euro e a 117 con dollaro.
L'indice generale del dollaro a 85,3(dicembre) -1%
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: rendimenti in discesa
Il combinato disposto dei dati macro deboli e della fed morbida, ha provocato un sensibile calo dei rendimenti: torna a prevalere l'attesa di un ribasso dei tassi nel 2007.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007scende di ben 16 cts. al 4,83% , il 2 anni scende di 12 cts. al 4,75% il quinquennale di 13 al 4,63 il decennale di 12 cts. al 4,67 il trentennale di 11 cts. al 4,8.
In Europa il Bund decennale scende di 4 cts. al 3,8% ed in Giappone il decennale scende di 6 cts. al 1,73%; il tasso sul debito dei paesi emergenti scende anch'esso di 10 cts mediamente.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: ancora sù
Wally termina con una flessione post PIL che non riesce però ad annullare i guadagni precedentemente accumulati nella settimana, attizzati dal comunicato Fed, mentre gli annunci societari continuano a risultare positivi.
Per la settimana concludono: il Dow a 12090(+0,7%) lo sp500 a 1377(+0,7%) il nasdaq a 23502(+0,3%), il nasdaq100 a 1731(+0,5%), il Russell2000 (+0,5%); tra i settori, trasporti(+0,9%) i semiconduttori(+1%) le biotech (+2,7%) i broker/dealer(+2%) le banche(+0,3%).
Tokyo sale a 16669(+0,1%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6262(+1%) il footsie inglese a 6160(+0,1%), il cac francese a 5396(+0,5%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza, in cui già è stato intonato il canto funebre per lo sgangherato governo Prodi: l'SPmib a 39333(-0,4%) ed il Mibtel a 30217(-0,1%).
Tra le borse mondiali Brasile +1,8% India +0,4% Cina +1% quella Russa ferma.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: aspettando le elezioni
Settimana piena. Lunedì si inizia con i dati sulla produzione giapponese, mentre dagli USA escono per settembre redditi e spese delle famiglie, e il relativo deflatore dei prezzi, ed inoltre parleranno Lacker(quello dissenziente) e Moskow della Fed. Martedì vi saranno molti dati giapponesi ed europei, mentre dagli USA arrivano : il costo del lavoro, l'indice di fiducia dei consumatori e quello di Chicago per ottobre. Mercoledì USA uber alles: mutui ipotecari, vendite di auto, scorte petrolifere, spesa in costruzioni e ISM manifatturiero di ottobre; inoltre discorsetto di Bernanke.
Giovedì dopo gli indici manifatturieri europei e la disoccupazione tedesca, sarà la volta della BCE: non dovrebbe toccare i tassi ma confermare che lo farà a dicembre; dagli USA produttività,ordini alle fabbriche ed un membro della Fed.
Infine Venerdì vendite al dettaglio ed indici dei servizi dall'Europa prima del gran finale americano: alle 14,30 i dati sul mercato del lavoro, alle 16 l'ISM dei servizi ed in serata interventi di altri due esponenti Fed.
Negli USA il pacchetto di dati settimanale dovrebbe creare volatilità nei due sensi, essendo probabile che i dati si alterneranno, forti e deboli.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Comprato un mini crudo scad. dicembre a 59,3 chiude a 60,75(+725$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +3450 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+2 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+4 su bond+1 su euroyen+2 su petrolio+1 su s&p500+1 su dowjones); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,5% ed equivalente al +6,6% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 1,5% ed il 98,5% è in conto corrente al 2,37% netto (3,25% tasso iwbank).