10/15/2006

La Nota sui mercati 15.10

La settimana 9 - 13 ottobre 2006

ECONOMIA: le mille bolle blu
"Credo quindi che si sia probabilmente posposta ogni eventuale mossa al ribasso dei tassi fed (nonostante Bernanke),ed anzi siano aumentate le possibilità di ulteriori rialzi. Se anche il mercato si convince di ciò, il movimento sarà violento: avremo la classica V nei rendimenti ...."
(sette giorni fa); un passo in questa direzione è stato fatto durante la settimana appena terminata con i dati sui consumi americani che mostrano come l'operazione di sostituzione della bolla immobiliare con quella azionaria, passando per un temporaneo calo del petrolio, stia avendo successo: le vendite al dettaglio, al netto della benzina, sono aumentate in tutti i comparti, mentre la fiducia dei consumaori è andata alle stelle, così come il deficit estero USA che ha toccato il nuovo record di quota 70 mld. trainato proprio dalle importazioni(+16% annuo).
Come in tutte le tragedie greche che si rispettino, nel frattempo il coro delle vestali Fed ha accompagnato il nuovo atto, avvicinando l'idea che vi possa essere un rialzo dei tassi all'orizzonte e non certamente un ribasso.
E' sempre stupefacente osservare le giravolte della fed e delle percezioni del mercato. Adesso è stato accantonato il rischio che l'indebolimento dell'immobiliare possa far entrare in recessione l'economia, mentre si continua a ignorare il rischio inflazione: insomma il migliore dei mondi possibili, come testimonia Wall Street ai massimi.
Si continuano a riscrivere le regole della finanza, dell'economia e della politica monetaria. Fino a poco tempo fa, sarebbe stato totalmente irragionevole pensare ad un economia USA in "condizioni ideali" con un deficit estero da 70 mld. al mese; e certamente non si sarebbe ritenuto possibile che i mercati e le autorità lo tollerassero; meno che mai si sarebbe potuto pensare ad ipotesi di calo dei tassi o di rivalutazione del dollaro nel pieno di questo squilibrio crescente.
Oggi invece hanno ribaltato completamente quanto sopra, e un inflazione al consumo tra il 3,5 ed il 4% viene oltretutto considerata accettabile.
Oggi si pontifica che tali squilibri sono anzi positivi, e guai a fare azioni restrittive: si citano la Fed del 1929 e la BOJ del 1989 come bestemmie da non ripetere. La Fed anzi ha 525 cts. a disposizione che garantiscono consumatori, debitori, creditori, speculatori,investitori, imprenditori, banchieri, Wally ed il Congresso: non devono preoccuparsi di come una recessione possa intaccare i loro progetti migliori.
L'ottimismo e gli eccessi rimangono abbondanti: il pendolo della speculazione lascia le case per ripartire verso le azioni (perfino quelle telecom); non importa l'oggetto, la sfera finanziaria profitta in ogni caso. La ridotta domanda per mutui ipotecari è stata sostituita dai prestiti commerciali; le perdite sugli energetici sono state sostituite con i profitti sui mercati creditizi; e così via.
La morale è che il rallentamento dell'immobiliare finora è servito solo a catalizzare un ancora maggiore disponibilità di credito e liquidità che si è riversata nella finanza aziendale e globale. Poca sorpresa, dunque, che l'occupazione tenga, che il consumo acceleri: condizioni finanziarie ultra lassiste stanno stimolando a livelli da boom fusioni ed acquisizioni, acquisti a leva, derivati e riacquisiti di azioni proprie, che giocano un ruolo critico nel mantenere l'inflazione degli asset più viva che mai, come dimostrano i mercati azionari.
La finanza contemporanea sta certamente riscrivendo il libro sull'inflazione. Non sono più i prezzi al consumo- specialmente quelli al netto di energia ed alimentari - l'indicatore delle condizioni monetarie.
In realtà, le condizioni "finanziarie" stanno soppiantando quelle "monetarie": sono loro a descivere meglio la situazione effettiva. E le condizioni finanziarie sono largamente dettate dalla bolla in essere che include i detentori stranieri di titoli USA, in un processo governato dalla moltiplicazione delle fome di debito e degli strumenti creditizi non tradizionali.
Il credito contemporaneo e le dinamiche della liquidità attuale, hanno ben poco in comune con il passato. Tradizionalmente, la Fed dettava le condizioni monetarie attraverso i meccanismi del sistema bancario, regolato dalle riserve obbligatorie e dalle operazioni con la banca centrale. La gestione delle riserve e della crescita dei depositi bancari regolava la crescita dei prestiti.
Oggi la Fed non opera sull'espansione delle banche, di wally, o di quant'altro. Fa finta di gestire l'ambiente finanziario generale con la manipolazione dei tassi d'interesse, sempre più marginali nell'ambito dei profitti finanziari. E' ridicolo che economisti e operatori continuino a citare la tiepida crescita di M2 come evidenza della restrittività della Fed. Perchè ignorare che le commercial paper stanno espandendosi del 21%, il credito bancario del 9,7% il coacervo degli altri strumenti creditizi come ABS, CDO, LBO etc. del 12%?
La verità è che le condizioni del credito e della liquidità restano ultra espansive, più che mai.
E c'è un daterello che spicca , pur ignorato anch'esso al momento:
il conseguente defict con il resto del mondo che quest'anno si avvia a sfiorare quota 1 trilione. Val la pena di ricordare che il deficit mensile viaggiava su quota 30 miliardi appena 4 anni fa quando il dollaro era a 0,90 con euro. Da allora il deficit si è più che raddoppiato anche se il dollaro ha perso circa il 30% come indice generale. E dunque nonostante una svalutazione del dollaro che avrebbe dovuto ridurre il
deficit, si è ottenuto l'opposto: come mai? perchè quello che conta sono le condizioni finaziarie nel frattempo divenute iper lassiste. La domanda per debiti americani invece di venire ridotta dalla debolezza del dollaro è stata amplificata, grazie al determinante concorso delle banche centrali estere. Chi avrebbe immaginato nel 2002 che i cinesi avrebbero aumentato i propri crediti verso gli USA da 200 milioni a 1 trilione nel 2006?
E qui arriviamo all'altra faccia della medaglia dell'attuale situazione senza precedenti. Cinesi, giapponesi, asiatici, paesi petroliferi, e la finanza globale in genere, hanno permesso gli eccessi americani per anni; ad un certo punto smetteranno, facendo scoppiare la mega bolla creditizia ? oppure continueranno ad accumulare crediti , fino a 2- 3 4 trilioni (esempio, per i soli cinesi, ma ci sono anche giapponesi, coreani,russi, opec, etc.)? I cinesi stanno cavalcando il loro proprio boom : i tentativi di raffreddare gli eccessi sono sempre falliti finora, a causa del torrenziale afflusso di moneta calda. Da notare però che anche in Cina, il recente raffreddamento dell'immobiliare sta producendo per converso un surriscaldamento del mercato azionario. Anzi, in tutto il pianeta, le condizioni finanziarie ultra lassiste stanno dando vita ad una nuova bolla azionaria, molto rara in termini storici per la sua sincronizzazione.
E mentre consumatori e imprese stanno festeggiando per il recente calo del petrolio, occorrerebbe andare invece molto cauti: sia nell'estrapolare questa fase, sia nel non considerare che ad esempio proprio questa settimana grano-mais-nickel-stagno-succo d'arancia, e altri, stanno facendo record al rialzo, a dimostrazione che l'orientamento inflazionistico resta acuto, le mille bolle blu continuano a scambiarsi l'un l'altra. In un mondo di liquidità e finanza illimitate, quanto è troppo per pagare commodities di cui non ce n'è abbastanza?
Dubito fortemente che il prezzo del petrolio non riprenda A CORRERE specialmente se il sopradescritto boom globale sorprende verso l'alto, così come le condizioni finanziarie iper lassiste assicurano.

MATERIE PRIME : ripartono
Come sopra accennato è partito un movimento rialzista generale,
a parte il gas naturale che è tornato indietro dopo il recente rimbalzo, chiudendo a 6 (scad. novembre) ma la scadenza marzo 07 quota 7,8.
Il crudo dal canto suo ha consolidato in area 58 concludendo a 58,6 (scad. novembre), e la scadenza dicembre è tornata sopra quota 60; tecnicamente da un momento all'altro potrebbe ripartire, anche se resto dell'idea che fino alle elezioni americane lo terranno ingabbiato.
Il settore dei metalli ha dato segnali di ripresa: l'oro a 593 (+3%)(dicembre) il rame a 341 (dicembre) l'argento a 11,7(dicembre); il platino a 1083(gennaio) il palladio a 316(dicembre)+ 5%.
L'oro ha fatto il balzo decisivo venerdì, e con questa chiusura diviene da comprare (vedasi l'analisi della scorsa nota).
L'indice generale CRB(dicembre) a 305(+1%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: dollaro ancora forte
Il dollaro ha incassato senza battere ciglio il mega deficit record, ed anzi è cresciuto ancora nel finale dopo i dati sui consumi americani.L'indice generale è tornato ai livelli di sei mesi prima, ma graficamente non ha ancora superato quota 87 per cui resta valido quanto scrivevo nella scorsa nota.
L'eurodollaro scad. dicembre che aveva cominciato a 1,26 conclude a 1,256 dopo un minimo a 1,253.L'euro infatti ha resistito meglio di altre valute e dà segnali di tenuta in area 1,25. L'immobilismo della politica monetaria nipponica continua invece a far gravare soprattutto sullo yen il rialzo del dollaro, che ha raggiunto quota 120 (euroyen sopra 150).
L'indice generale del dollaro a 86,9(dicembre)+0,8%
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: rendimenti in crescita
E' proseguita l'ondata di vendite sull'obbligazionario, iniziata dopo i dati sull'occupazione; e si è accentuata dopo quelli sui consumi di venerdì. Nell'arco di 5 sedute operative il decennale ha visto risalire il rendimento di 25 cts. cioè metà del calo registrato nel terzo trimestre, è sparito come neve al sole (la famosa reazione a V sopramenzionata).
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007sale di 15 cts. al 5% , il 2 anni di 12 cts. al 4,86% il quinquennale di 12 cts. al 4,76 il decennale di 10 cts. al 4,80 il trentennale di 10 cts. al 4,94.
In Europa il Bund decennale sale di 8 cts. al 3,83% ed in Giappone il decennale sale di 6 cts. al 1,76%; il tasso sul debito dei paesi emergenti continua invece a restare sorprendentemente stabile.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: bolla sincronica
La mia idea che il rialzo dei rendimenti avrebbe costretto wally a fare marcia indietro, si è rivelata sbagliata: per i motivi sopraesposti la bolla sull'azionario ha continuato a gonfiarsi. Così la vendita del minidow (scad. dicembre) effettuata a 11900 ho dovuto stopparla a 11960(-300$ a contratto), ed è stato un bene perchè ha concluso a 12022.
Per la settimana concludono: il Dow a 11960(+1%) lo sp500 a 1365(+1,2%) il nasdaq a 2357(+2,4%), il nasdaq100 a 1739(+2,5%), il Russell2000 (+3%); tra i settori, trasporti(+2%) i semiconduttori(+4%) le biotech (+1,2%) i broker/dealer(-1%) le banche(+0,5%).
Tokyo sale a 16536(+0,5%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6174(+1,5%) il footsie inglese a 6157(+2,5%), il cac francese a 5353(+1,5%) e l'Italietta senza la benchè minima speranza: l'SPmib a 39580(+1,8%) ed il Mibtel a 30201(+1,7%).Tutte le borse mondiali galoppano, ei guadagni da inizio anno hanno raggiunto il 28% in Messico, il 43% in Russia, il 35% in India ed il 53% in Cina.
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: arrivano i prezzi
L'analisi sopraillustrata( bolla creditizia globale in piena espansione) fa presumere che si prosegua con borse al rialzo, rendimenti in lieve crescita, dollaro sostenuto, e materie prime in recupero. Qual'è lo spillone che potrebbe disturbare, in particolare l'idillio delle borse? l'inflazione ufficiale, e cioè la crescita dei prezzi al consumo al netto di energia ed alimentari, che conosceremo questa settimana.
Si inizia lunedì con altri tre interventi di membri della Fed, fra cui spicca quello di Bernanke. Martedì vi saranno gli indici dei prezzi europei, assieme allo Zew tedesco di ottobre, e sul fronte USA un ricca infornata: prezzi alla produzione, afflussi netti di capitale, produzione industriale, ed altri due membri Fed che parleranno , mentre la giornata si concluderà alle 19 con l'indice degli addetti all'edilizia.
Mercoledì l'inflazione dagli USA: ci si aspetta un incremento mensile di 0,2% per la componente al netto dell'energia (quella totale è data in calo per effetto della caduta del prezzo del petrolio), che porterebbe il tasso degli ultimi 12 mesi al +2,9% (un record assoluto, e ricordo che per la fed non si dovrebbe andare oltre il 2%). Contemporaneamente usciranno anche nuovi cantieri e licenze edili di settembre. Se, per ipotesi, questi ultimi dovessero fare anche solo lievemente meglio del previsto, l'idea che l'aumento dei prezzi al consumo possa in futuro essere frenato dal rallentamento economico, dovrebbe venire archiviata: l'inflazione - soprattuto se toccasse quota 3%- tornerebbe sotto i riflettori. In tal caso l'idillio in borsa dovrebbe bruscamente interrompersi, anche perchè il decennale potrebbe facilmente tornare al 5%. La settimana si conclude praticamente qui: giovedì c'è solo il Philly Fed di ottobre (atteso rimbalzare dopo il crollo di un mese fa), e venerdì non c'è nulla.

ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
Chiuso il mini dow scad. dicembre venduto a 11900 e comprato a
11960(-300$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +3200 euro (con 19 operazioni effettuate su eurodollaro+ 5 sul nasdaq+2 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+4 su bond+1 su euroyen+1 su petrolio+1 su s&p500+1 su dowjones); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,7% ed equivalente al +5,9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 0% ed il 100% è in conto corrente al 2,37% netto (3,25% tasso iwbank).