2/19/2007

Speciale Geopolitica 2007- seconda parte

Speciale Geopolitica 2007-seconda parte

Recentemente Putin ha fatto un discorso a Monaco da cui si deduce che anche se la Guerra Fredda non è tornata, la Russia è ora ufficialmente una grande potenza e si comporterà di conseguenza.
Putin ha lanciato un attacco sistematico al ruolo che gli USA stanno avendo nel mondo, affermando che sono andati oltre la sfera legittima e sono responsabili dei tentativi di altre nazioni (Iran) di dotarsi di armi nucleari.
La Russia critica le azioni americane nei paesi dell'ex Unione Sovietica.
In particolare, il tentativo di creare un governo filo americano in Ucraina ha da tempo innervosito i russi, per i quali adesso un mondo unipolare, in cui gli USA sono la sola potenza globale, è inaccettabile.
Questo il messaggio, in sintesi, che Putin ha mandato agli europei, e in particolare ai tedeschi. Le nazioni dell'europa centrale si sono mostrate preoccupate del discorso di Putin, mentre vari leader tedeschi le hanno accolte con maggior positività ed anzi il presidente della commissione esteri del bundestag nell'apprezzare il ruolo russo nella questione iraniana ha detto di essere preoccupato dal piano americano di schierare scudi antimissili in Polonia e Repubblica Ceca.
Dunque Putin vuole alzare il livello del confronto con gli USA e porsi alla testa di una coalizione che ne limiti lo strapotere. Il che è realistico, sia perchè da un lato obiettivamente l'equilibrio globale richiede un contrappeso agli USA; sia perchè dall'altro lato gli europei e i cinesi pur appoggiando questo progetto non hanno voglia (ciascuno per i propri motivi) di diventarne i leader. La Russia invece può farlo, e l'ossessione USA per l'Iraq crea un opportunità favorevole. Primo, perchè lo sforzo in Iraq trattiene gli americani dal confrontarsi troppo apertamente con i russi; secondo, perchè i russi possono sfruttare la situazione in vario modo(ad esempio, fornendo armi ai vari attori nella regione mediorientale), in una fase in cui vari stati mediorientali cercano la sponsorizzazione di una grande potenza. Non a caso, dopo Monaco, Putin è andato in Arabia Saudita. Il medioriente è il tallone d'achille degli USA (occupazione in iraq, confronto con l'Iran, conflitto israelo-palestinese, petrolio arabo) ed il tasto cui sono più sensibili. Per cui è logico che Putin usi tutti i mezzi disponibili per pressare gli USA nella regione al fine di contrastarne l'azione nelle repubbliche ex sovietiche.

Del resto la questione petrolifera mediorientale interessa ai russi in modo diretto. La Russia non è solo il maggior esportatore di risorse energetiche ma anche il primo produttore di petrolio , ed ha tutto l'interesse a mantenere alti i prezzi energetici, per cui intendersi con i sauditi e gli iraniani è fondamentale a questo fine. In particolare i russi non vogliono che i sauditi aumentino la produzione, e deprimano il prezzo (cosa che i sauditi tendono a fare per indebolire l'Iran).
Ma ci sono altre questioni in ballo. La Russia non vuole che la Cecenia si separi, perchè un simile esito porterebbe al dissolvimento della federazione russa e Mosca non lo permetterà. I russi sostengono che la ribellione cecena sia fomentata da soggetti legati ai sauditi, per cui un intesa con l'Arabia saudita avrebbe anche questo scopo strategico oltre a quello economico. Più in generale i russi hanno importanti interessi nel Caucaso e in asia centrale, ed in entrambi i casi hanno bisogno di intendersi con forze di stampo musulmano, il cui retroterra è nel medioriente. Volendo tenere sotto controllo stretto le nazioni ex sovietiche, Putin non può non fare lo stesso con questa altra area, che quindi a sua volta coinvolge le questioni mediorientali.
Pertanto, anche se la Russia non può controllare direttamente il Bosforo e le rotte del potere navale nel Mediterraneo, ha comunque un forte interesse nella regione, e da qui la necessità di contrastare e limitare il potere americano nella stessa. Ecco dunque perchè dopo Monaco Putin è andato in Arabia Saudita e in altri paesi del golfo persico.

Ma la situazione è molto complicata. Gli interessi strategici dei vari stati mediorientali divergono. Le due principali potenze sono l'Arabia Saudita e l'Iran che hanno interessi nettamente diversi, con la prima ricca ma debole militarmente, il che è già fonte di tensioni interne; e con la seconda meno ricca ma più forte militarmente, che cerca direttamente di divenire la potenza leader del golfo persico. A parte quindi la divisione religiosa tra sciiti e sunniti, c'è questa notevole asimmetrìa geopolitica, in base alla quale i sauditi vogliono limitare il potere iraniano, anche se al contempo preferirebbero ridurre al minimo la presenza militare americano sul suo territorio che da Desert Storm in poi ha favorito gli oppositori interni(al quaeda). Da qui la manovra al ribasso sul prezzo del petrolio, come sopra menzionato. Il che crea un problema a Mosca, a sua volta bisognosa di un prezzo del petrolio alto. Inoltre i sauditi vogliono che le truppe americane restino in Iraq, perchè fanno loro da scudo contro gli iraniani: un Iraq debole e un Iran forte è esattamente quello che temono.
Gli interessi russi e quelli iraniani sono più vicini , ma i punti di divergenza non mancano. Entrambi beneficiano dall'impantamento militare e politico degli USA in Iraq, ma l'Iran preferisce che le truppe USA si ritirino, mentre i russi no, anche perchè non vogliono appunto che i sauditi dipendano troppo dagli USA. Inoltre alla Russia non conviene che l'Iran diventi una potenza egemone nell'area, la vogliono forte ma entro certi limiti. Ciò non toglie che i russi per ora forniscano armi all'Iran (missili terra-aria che costringono gli USA a spendere di più nelle loro operazioni contro l'Iran). Infatti per i russi è vantaggioso che gli iraniani assorbano le attenzioni americane, come quando fu in Vietnam, perchè così sono meno disponibili nelle aree per loro vitali.
Al contempo, poichè i russi vogliono un prezzo alto del petrolio, non vedono neanche male un attacco americano all'Iran che ne provocherebbe un impennata, arricchendola.
Infine non va dimenticato che dietro questa complessa relazione russo-iraniana c'è la rivalità del passato in Caucaso, al momento - cioè da quando è finita l'ex unione Sovietica - in sospeso; ma non vi è dubbio che le zone di confine sono oggetto di disputa, e sono gli iraniani ad avere bisogno di altri alleati per contrastare i russi su quel versante.

In conclusione, la posizione Russa in medioriente è come minimo complessa quanto quella americana. Anzi di più, perchè per i russi si tratta di territori fisicamente vicini.Nel passato quando i russi hanno cercato di pescare nelle acque mediorientali si sono trovati in una trappola peggiore rispetto a quanto non sia successo agli americani.
Le mosse iniziali paiono facili. Il duello tra sauditi ed iraniani sembra gestibile, ma con il procedere del tempo le cose facilmente si complicheranno.
Naturalmente il fatto che la Russia voglia contenere il potere USA, manovrando in medioriente , causerà non pochi fastidi agli americani. Ma a parte i vantaggi di breve termine , vi è una complessità tale in questa situazione che può superare qualsiasi vantaggio i russi ricavino sugli americani nell'immediato. Nel ritornare Grande Potenza la Russia sta facendo un ovvia mossa d'apertura: ma il fatto che sia ovvia non la rende di per sè ottimale.