2/04/2007

La Nota sui mercati(4.2)

La settimana 29 gennaio- 2 febbraio 2007

ECONOMIA: il buono, il brutto e il cattivo
IL cattivo.
Un mondo di tassi d'interesse reali minimali ed elevate valutazioni azionarie e conseguenti bassi dividendi, spinge alla forsennata ricerca di rendimenti. I differenziali tra titoli "sicuri" e titoli ad alto rischio si vanno comprimendo a livelli senza precedenti, sia per paesi che per singoli emittenti. Negli USA il 25% dei mutui sono definiti "sub-prime" cioè sono ad alto rischio di insolvenza. In un mondo che affoga nella liquidità sono andati a ruba. Le banche di investimento li hanno comprati e impacchettati per farne dei titoli; in teoria questi titoli dovrebbero riflettere il rating di alto rischio proprio del sottostante che li forma; invece, no: per magìa, una volta che sono assemblati insieme, questi mutui ad alto rischio si trasformano in un titolo "sicuro", ed ottengono il rating AAA!!!. Come trasformare lo stagno in oro.
Peccato però che circa il 20% dei mutui erogati nel 2005 e nel 2006, si appresta ad andare in protesto, e qualcuno resterà con un pezzo di carta in mano. Questa cattiva situazione colpirà soprattutto istituzioni asiatiche ed europee che hanno semplicemente guardato al rating del titolo e l'hanno comprato senza capire cosa compravano (come Enron, o Parmalat,o Argentina).
Nonostante i tanti scandali già successi, la maggioranza continua a credere che il sistema sia prevalentemente composto da persone perbene, e continua a fidarsi. Non è così, semplicemente. E se ne avranno continue nuove dimostrazioni. Nel frattempo le Banche Centrali, ogni tanto lanciano qualche avviso, a voce sottomessa, per poter poi dire: l'avevo detto. Ma sono le prime a favorire e sostenere questo sistema perverso. L'espansione del credito e dei rischi ha raggiunto una tale dimensione astronomica che quando imploderà le banche centrali risulteranno impotenti, al contrario di quanto molti pensano, ricordando il 1998 o il 2002 (e perciò si illudono di farla franca). Il catalizzatore potrà essere il giappone (il giorno in cui dovesse alzare i tassi sul serio facendo saltare i trilioni di carry trade in circolazione), oppure il default di qualche Stato (Ecuador?), o qualche evento anomalo, oppure ancora più semplicemente la pura esaustione.
Quello che è certo è che nel 1980 per generare un dollaro di nuovo PIL bastava un dollaro di nuovo debito, nel 2000 ce ne volevano 4, adesso ce ne vogliono 7. Tutto questo extra credito non serve a niente di produttivo, è pura speculazione, e la bolla prima o poi scoppierà e farà male, molto male.

Andiamo al brutto: giovedì il Commerce Department ha sancito che il tasso di risparmio USA in tutto il 2006 è stato negativo dell'1% come lo era già stato nel 2005. C'è un solo precedente storico di questo tipo: anni 1932 e 1933. Ma le ragioni per il declino nel tasso di risparmio durante la Grande depressione erano ovvie: il 25% della gente perse il lavoro. Oggi ci si sbizzarrisce a trovare i più diversi motivi: si va dal pensare che la gente non risparmia perchè gli incrementi di valore degli investimenti(azioni,case) lo rendono inutile, al pensare che l'attaccamento al tenore di vita spinge la classe media a sacrificarlo. Appare chiaro che con la generazione del "baby boom" prossima al pensionamento, e con il deficit pensionistico enorme che si profila, è una brutta situazione. Eppure gli sforzi di governo, banche e industria sono sempre tutti tesi a favorire i consumi, proprio come atteggiamento psicologico, per cui si va avanti così ed anche il 2007 vedrà un risparmio negativo (prima tripletta annua consecutiva della Storia). E' il frutto della metamorfosi del capitalismo: ciò che è conveniente per le grandi corporations è giusto, anche se contraddice i principi fondanti e i diritti degli individui.

Centinaia di miliardi si muovono sui mercati finanziari nel volgere di pochi minuti quando escono i dati mensili sull'occupazione USA. Peccato che tali dati non valgono neanche la carta su cui sono scritti, ed è paradossale assistere a impennate o cadute di rendimenti,borsa,cambi per della semplice spazzatura basata sulle ipotesi dei contabili circa la nascita e la morte delle imprese, più o meno stagionalizzate in base ad altre ipotesi, e se si vanno a leggere le avvertenze che il Bureau of labour statistics inserisce a piè di pagine e di tabelle, c'è semplicemente da inorridire. Risparmio i dettagli, sta di fatto che mese dopo mese vi sono revisioni corpose dei dati precedenti, ma esse non sono definitive: ve n'è poi una annuale che ricambia il tutto. Insomma per avere un idea forse accettabile, ci vuole almeno un anno. Invece i mercati si giocano fior di soldi in pochi minuti, per giunta in base al confronto con le loro previsioni, e poi fior di commentatori ne discettano: sarebbe divertente se non fosse così stupido. Ad esempio, questo venerdì abbiamo avuto un dato su gennaio più debole, considerato più forte date le revisioni dei mesi precedenti, ma se poi si va a ben vedere il dettaglio riappare nuovamente più debole perchè dipende per il 14% da posti governativi, e per il 22% da posti nelle costruzioni edili; il manifatturiero scende ed anche i servizi (il calderone dove va a finire tutto il resto) appaiono meno brillanti del solito. Ma quello che conta è capire come siano facilmente manipolabili sia nelle cifre sia nelle interpretazioni, in linea con gli interessi di chi comanda nell'attuale mondo di economia artificiale dove l'iper-liquidità regna sovrana (le riserve delle banche centrali hanno raggiunto quota 5 trilioni con un incremento del 20% in un anno).
E questo è il buono.

MATERIE PRIME : voci di default
Lo zinco è crollato per la prima volta dopo nove anni, trascinando il rame (-8%)a un minimo da 10 mesi, quando venerdì si sono diffuse voci sul possibile falllimento dell'hedge fund specializzato in metalli Red Kite management, che pare aver già perso un miliardo di dollari a gennaio.
Potremmo riavere dunque una replica del caso Amaranth sul gas naturale, con effetto domino forzato dai riscatti.
Il petrolio dal canto suo ha però proseguito al rialzo: la scadenza marzo dopo aver mostrato l'esistenza di un supporto a 56 conclude a 59 con un incremento del 10% nella settimana e di quasi il 20% in due. Il gas naturale, dopo una puntata a 7,9 conclude anche lui in rialzo a 7,5 (marzo). L'oro dopo aver proseguito al rialzo fino a 666, nel finale viene trascinato al ribasso dalle voci sopracitate, ma conclude in pari come settimana.
Si conclude con :
l'oro a 651(aprile) il rame a 242 (marzo) l'argento a 13,4(marzo);
il platino a 1163(aprile) il palladio a 338(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 302(+2%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: ancora in range
Contro le mie attese, l'eurodollaro scad. marzo è rimasto in range, nonostante i tanti eventi della settimana, che ai fini del cambio si sono compensati; fino a venerdì, poco dopo i dati occupazionali USA ha provato a sorpassare la (ormai forte) resistenza in area 1,31 ma non ce l'ha fatta, e la voce che la BCE abbia deciso di fermarsi sui tassi dopo un ultimo ritocco a marzo, ha innescato un calo che lo ha portato a concludere a 1,299(può avere inciso anche il caso Red Kite sopracitato).
La prossima settimana il calendario è scarso, l'evento principale è proprio la conferenza della BCE, ma anche con una conferma del rialzo atteso per marzo diviene altamente probabile che si resti ancora nel range. Poichè venerdì prossimo scadono le opzioni febbraio, risulta pertanto conveniente vendere la straddle 1,30 così recuperando i premi pagati per i call spread rialzisti, coprendole con un calendar spread che ci proietti già sulla scadenza marzo. Spiegherò i dettagli nel messaggio operativo di lunedì. Qualche movimento anomalo potrebbe avere per epicentro lo yen, man mano che si avvicina il G7 di fine settimana prossima: ci si attendono lamentele, soprattutto europee, sulla debolezza della valuta nipponica, che a sua volta come spiegato in Speciale Yaun-Yen, impatta con la questione valutaria sino-americana.Per il momento lo yen si è limitato a rientrare un pò dagli estremi, concludendo a 121 con dollaro e a 157 con euro.
L'indice generale del dollaro a 84,8(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: call spread al rialzo dell'eurodollaro

OBBLIGAZIONI: rendimenti in flessione
Il via libera della Fed, unito a qualche dato su gennaio che inizia a mostrare un quadro di rallentamento rispetto al super dicembre, è servito a frenare l'emorraggìa in corso sul bond market USA. Del resto anche il tanto temuto PIL del quarto trimestre , pur cresciuto meglio delle attese, al 3,5% come prima stima, nei dettagli mostra che mentre i consumi tengono, gli investimenti sono in decelerazione evidente. Il rimbalzo del tasso di crescita, che è meno forte in termini nominali (perchè il deflatore del PIL scende di 0,8% grazie al calo dicembrino della benzina), deve molto alla spesa militare, e alle minori importazioni di petrolio. Tutti elementi che già nel primo trim. 2007 possono venire meno.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 scende di 6 cts. al 5,14% , il 2 anni di 4 cts. al 4,93% il quinquennale di 5 al 4,82% il decennale di 5 al 4,82%
il trentennale di 5 al 4,92%.
In Europa il Bund decennale scende di 3 cts. al 4,06% ed in Giappone il decennale sale di 4 cts. al 1,72%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 10 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: si riparte
Mercati azionari crescenti sono funzionali alla giostra dei takeover e delle IPo, con i risultanti enormi profitti per commissioni dell'industria finanziaria che gestisce la giostra. Ecco perchè la Fed (vedasi il flash: i lacchè del potere) ha dato mercoledì , ancora una volta, il segnale di semaforo verde, via libera, continuate pure. E così una borsa ormai data al capolinea (il sentiment sembrava stesse cambiando) è invece ripartita baldanzosa, nonostante - ad esempio - l'ISM manifatturiero americano di gennaio sia sceso sotto quota 50, il che storicamente ha sempre preceduto fasi recessive.E nonostante sul fronte degli utili aziendali continuino ad arrivare risultati inferiori alle attese (siamo al 60% delle aziende, appena si completano farò l'analisi specifica).
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12653(+1,3%) lo sp500 a 1448(+1,8%) il nasdaq a 2475(+1,6%), il nasdaq100 a 1807(+1,4%), il Russell 2000 +2,7%, e tra i settoriali, trasporti +6% utilities +2,5% semiconduttori +0,8% biotech +2% broker/dealer +2% Banche +1,3%.
Tokyo a 17547 (+0,8%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6885(+3%) il footsie inglese a 6310(+2%), il cac francese a 5677(+2%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42596(+1%) ed il Mibtel a 32818(+1,2%).
In giro per il mondo si sgonfia la superbolla in Cina -7% , l' India +2% Brasile +1,3%.
L'sp500 scad. marzo dopo una discesa lunedì fino a 1422 è tornato ad aspettare la Fed in area 1430, da dove si è involato dopo il citato via libera, fino a 1446 nell'ora seguente; da qui ha poi continuato a lievitare lentamente concludendo a 1453, portandosi in guadagno dell'1% dalla chiusura del 3 gennaio.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1900 di lunedì, a quota 2400 giovedì ed infine a 1900 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: soprattutto parole
Lunedì si inizia subito con i sondaggi sul settore dei servizi a gennaio sia in Europa che negli USA. Poi si passa alle parole: martedì, dopo le vendite al dettaglio europee di dicembre, sono attesi interventi di Paulson, Moskow, Bernanke ed Yellen. Mercoledì dopo la produzione industriale tedesca e la produttività USA nel quarto trimestre, parlano Possler e di nuovo Paulson. Giovedì parlano prima i nipponici e poi Trichet nella conferenza mensile della BCE. Venerdì infine inizia il G7 che si concluderà sabato, mentre parla anche Poole.
Insomma, se la settimana appena finita non ha spostato le attese sui tassi, certamente anche quella che viene non lo farà. In assenza di eventi significativi forse tornerà a ricevere più attenzione il petrolio (il cui recente recupero del 20% sembra sia passato inosservato), e potrebbero esserci effetti indotti sul dollaro dal caso Red Kite se dovesse degenerare e dallo yen in vista del G7. A Wally ci si concentrerà sulla tornata finale delle comunicazioni societarie, che non pare avere però il potenziale per turbare la giostra, al massimo si rientrerà nel range invece di proseguire al rialzo.