2/17/2007

La Nota sui mercati(17.2)

La settimana 12 - 16 febbraio 2007

ECONOMIA: in soccorso dei subprime
Sul fronte dei dati macro, brutti segnali per gli USA, a gennaio:
vendite al dettaglio e fiducia dei consumatori tiepide, produzione in forte calo, ivi inclusa la capacità utilizzata, Philly Fed azzerato, e soprattutto nuova caduta dell'immobiliare.Inoltre a dicembre flussi netti dall'estero azzerati (ci possono essere motivi legati al mese di dicembre, ma per la prima volta si registra un passivo di 11 miliardi),e deficit commerciale di nuovo in crescita, sopra i 60 mld.
I nuovi dati fanno ritenere che la sparata dei contabili americani circa il PIl del quarto trimestre (stimato a +3,5%) sia destinata a essere pesantemente rivista: tra scorte in calo e deficit in aumento, la correzione dovrebbe essere di almeno l'1% per cui il Pil reale in via definitiva dovrà scendere intorno al 2% il che significa stagnazione se si considera che quel 2% è l'effetto dell'inflazione sottostimata (e ciò nonostante i bonus del bel tempo e del petrolio).

Per il 2007, il punto cruciale resta quello dell'immobiliare: i nuovi cantieri sono in caduta libera (-14%) e scendono le nuove licenze. Il motivo semplice è che nonostante una contrazione delle nuove costruzioni di oltre il 38% negli ultimi 2 trimestri, le scorte di case invendute sono diminuite solo del 6% : la domanda di case è in picchiata perchè i prezzi stanno cercando ancora di resistere (anche se il prezzo medio è già in lieve calodel 3% in 73 delle 149 principali aree metropolitane).
La situazione promette di peggiorare non appena i titolari di mutui ad alta insolvenza(subprime) saranno costretti a mettere sul mercato le loro case per evitare il fallimento. E il colpo più forte arriverà dall'esaurimento del modello casa=bancomat (si fanno mutui per andare a fare la spesa al supermercato) che l'anno scorso ha dato un contributo del 2% al PIL.
Ricordo che i soli subprime dieci anni fa ammontavano a 35 miliardi, oggi sono 665 miliardi; e inoltre i mutui a tasso varibile che dovranno pagare maggiori interessi nei prossimi 2 anni, sono circa un trilione(mille miliardi); si aggiunga che l'affare dei subprime è destinato a essere uno scandalo (tipo Enron) proprio perchè sono stati rivenduti come "buoni"
a banche, fondi e istituzioni, e su di loro sono stati emessi una montagna di CDO(collateralized debt obligations).

Poichè questo disastro si approssima, Bernie nella sua ultima relazione, spande rassicurazioni a destra e manca sul settore immobiliare. Addirittura arriva a dire che l'economia potrebbe crescere anche oltre il roseo 3% da lui preventivato; MA - non sia mai - questo non solo non provocherà inflazione, bensì l'inflazione scenderà (e qui una serie di favolette per bambini, tipo quella della produttività). Certo, dice Bernie, sempre che il petrolio scenda, le materie prime pure, la capacità produttiva utilizzata anche, etc. etc.
Bernie e i suoi, che sono comandati a vendere bugìe, cercano a livello personale di salvarsi la faccia: per cui si devono contraddire, ad esempio, dicendo che l'economia USA è la più forte e la migliore, però il deficit commerciale è insostenibile, quello federale porterà al disastro.....

Più in generale ne deduco che, dal punto di vista tattico, chi comanda deve aver avuto paura: se Bernie avesse avuto un piglio rialzista sui tassi, come i suoi colleghi la scorsa settimana, qualche castello di carte già scricchiolante (subprime) sarebbe potuto crollare rovinosamente facendo troppi danni.
Invece così i mercati sono stati rassicurati, e i rendimenti sono scesi con decisione (20 cts. dai recenti massimi sul decennale) e tutta la speculazione a leva ha ripreso baldanzosa.
Per ora sembra che la mina dei subprime possa venire ignorata, e può darsi che non sarà il fattore scatenante della crisi di liquidità prossima ventura, ma nondimeno giocherà un ruolo nell'ulteriore destabilizzazione di un già altamente instabile sistema finanziario ed economico(in cui l'economia è totalmente dipendente dalla droga finanziaria).

La settimana scorsa concludevo. "PS: ovviamente potrei sbagliarmi e Bernanke potrebbe invece rassicurare che i tassi restano fermi; in questo caso, potrebbe esserci ancora una gamba rialzista in borsa e ribassista sul dollaro, sfruttabile dal lato delle opzioni call; ma ritengo più probabile la permanenza nei range recenti, per cui poi toccherà cambiare strategia operativa."
E' quello che è successo: pur attraverso una serie di contraddizioni plateali, Bernanke ha ottenuto l'effetto ipotizzato nel PS. Ai fini operativi poichè mi ero cautelato con l'acquisto di straddle(quindi call+put), dal lato delle call ne ho potuto beneficiare, ma adesso ritengo che si tornerà a stare in range, e dunque di base tornerò venditore di opzioni.

MATERIE PRIME : tentano di frenare l'Oro
Hanno paura che l'Oro superi quota 670 (che, per inciso, significa già un guadagno negli ultimi due anni del 18% in dollari, del 35% in euro e in yen). Ci sono voci di vendite a questo livello da parte delle banche centrali, e finora sono riuscite solo ad assorbire il flusso crescente di acquisti. Sperano di riuscire a innescare un onda ribassista che lo riporti verso 600. Nel lungo termine non ce la possono fare, perchè l'oro di cui dispongono è ben poca cosa rispetto alla massa di liquidità in circolazione, e se una percentuale crescente di quest'ultima si rivolge all' ORO altro che mille dollari l'oncia. Tra l'altro sarebbe suicida per le banche centrali disfarsi di tutto l'oro che posseggono: l'oro è l'unica moneta che non sia la passività(il debito) di qualcun altro. Ciò nonostante esse sanno che più sale il prezzo dell'oro (e dunque più liquidità vi affluisce), più potere monetario viene loro sottratto, e più timore di inflazione si sparge in giro, per cui poi sarebbero costrette ad alzare i tassi d'interesse sul serio(non per finta come adesso).

Anche il petrolio, con la scadenza aprile non è riuscito a superare quota 60 dove conclude,dopo uno storno a 57; il gas naturale, chiude invece in rialzo a 7,6 (aprile). Tra gli altri metalli si segnala il rame che ha messo a segno un buon recupero, nonostante la notizia che la Cina ha alzato la riserva obbligatoria delle banche(dal 9,5 al 10%) nell'ennesimo tentativo di tenere a freno la bolla speculativa che imperversa nella sua economia e finanza.
Si conclude con :
l'oro a 672(aprile) il rame a 266 (maggio) l'argento a 14(marzo);
il platino a 1210(aprile) il palladio a 342(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 306,5
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: nuovo range
Come da attese, l'eurodollaro scad. marzo è uscito dal range stretto in cui era stato per oltre un mese: dopo il semaforo verde sui tassi di Bernie, ha sorpassato l'ostacolo a 1,3065 ed è arrivato fino a 1,319 con una puntata erratica, ma in realtà si è assestato a 1,315 nuovo pivot in una fascia che ha già visto il test di 1,311. Dunque si prefigura pr la prossima settimana un nuovo stretto range centrato su 1,315 e che potrebbe avere come estremi 1,32 al rialzo e 1,31 al ribasso.
Il fatto che l'eurodollaro non sia stato capace di fare di più, nonostante i dati negativi USA e quelli positivi europei (i Pil del quarto trimestre hanno sorpreso al rialzo), si spiega con il deciso euroyen nel frattempo inestatosi. Lo yen infatti ha beneficiato anche lui di un Pil ben superiore alle attese che ha rilanciato con forza le attese di un rialzino dei tassi nipponici la prossima settimana (nonostante tutte le delusioni del passato).La massa di carry trader sta all'erta ed al primo stromir di fronde c'è qualcuno che si copre. Ma, come visto, non si riesce minimamente a far cambiare idea al grosso delle posizioni; del resto anche se - e sottolineo se - i giapponesi si decidessero a portare allo 0,5 i tassi , il differenziale resta talmente ampio da far stare tranquilli (ed è prevedibile che smaltito l'effetto dell'annuncio, lo yen torni a indebolirsi nuovamente). Per il momento comunque, l'euro - in ufficiale lamentela per il cambio con lo yen- ne ha risentito, e non ha potuto esprimere appieno il suo potenziale con il dollaro. Si conclude a 119 di dollaroyen e 156,5 di euroyen.
L'indice generale del dollaro -1% a 84(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: la bugìa sulla curva
I creduloni si sono bevuti la frottola di Bernie sull'inflazione che scenderà e hanno comprato, così i rendimenti sono scesi. Tra le tante bugìe che Bernie e i suoi dispensano va di moda per ora quella che recita: una curva invertita dei rendimenti non anticipa recessione.
La curva dei rendimenti è disegnata dal differenziale tra scadenze a breve e a lungo termine. In un mondo normale si dovrebbe ricevere un rendimento superiore da una scadenza più lunga rispetto a una più breve.
A volte succede però che sia il contrario: si riceve un rendimento più alto dalle scadenze brevi. La curva dei rendimenti si dice dunque invertita.
Nel passato questa situazione ha sempre anticipato una recessione, e del resto solo così ha una sua razionalità: se ci si accontenta di rendimenti più bassi a lungo termine è perchè si prevede che quelli a breve scenderanno, e ciò avviene quando vi è una recessione.
Per nascondere la bugìa che la crisi dell'immobiliare è già finita e comunque non avrà effetti di rilievo sull'economia, la Fed vende quest'altra bugìa: la curva invertita non anticipa una recessione.
Si tratterebbe per la Fed solo di un anomalìa dovuta a qualche masochista estero che gode a prendere rendimenti più bassi su scadenze più lunghe anche se potrebbe ricevere interessi maggiori dalle scadenze brevi, i cui tassi non scenderanno proprio perchè altro che recessione: l'economia va benone.
E' deprimente come, nel tentativo di imbrogliare il popolo, si sia giunti a livelli intellettuali così terra-terra, avrebbe detto la buon anima di Pazzaglia.
Negli USA, saldo settimanale, il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 scende di 9 cts. al 5,04% , il 2 anni di 7 cts. al 4,83% il quinquennale di 10 al 4,68% il decennale di 9 al 4,69%
il trentennale di 8 al 4,79%.
In Europa il Bund decennale scende di 4 cts. al 4,05% al contrario del Giappone dove il decennale sale di 1 cts. al 1,7%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 10 cts.
Continua a scendere quindi il differenziale tra bund e bond, adesso al 0,64% e in questa fase di tassi a breve bloccati, si è notata una maggior correlazione con il cambio eurodollaro (la discesa del differenziale favorisce l'euro).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: nuovi record
Dopo Bernie nuovo giro di valzer rialzista che ha portato vari indici a nuovi record. Borse sempre più ipercomprate, e divergenze con vari indicatori (nuovi massimi, titoli al rialzo, etc.) sempre più marcate. Dividendi ai minimi in rapporto ai prezzi (sull'sp500 siamo al 2% scarso).
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12767(+1,5%) lo sp500 a 1455(+1,2%) il nasdaq a 2496(+1,7%), il nasdaq100 a 1827(+2%), il Russell 2000 +1,4%, e tra i settoriali, trasporti +3,8% utilities +0,2% semiconduttori +2,2% biotech-0,5% broker/dealer +1,2% Banche +2%.
Tokyo a 17875 (+2%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6957(+0,6%) il footsie inglese a 6420(+0,6%), il cac francese a 5713(+0,3%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42879(+0,3%) ed il Mibtel a 33180(+0,3%).
In giro per il mondo superbolla in Cina +10% , l' India -2% Brasile +3,6%.
L'sp500 scad. marzo dopo la flessione iniziale in scia alla caduta di venerdì scorso, che lo ha portato a 1435, è tornato in area 1450 e dopo Bernie ha fatto una sparata fino a 1460, digerita nei due giorni successivi in cui si è praticamente bloccato, ma riuscendo a chiudere nel finale a 1459.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1300 di lunedì, a quota 2300 martedì, per calare progressivamente fino a 1650 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprata straddle sp500 (marzo)

PREVISIONI: tutto mercoledì
Lunedì festa americana, mercati a mezzo orario.
Martedì, qualche dato europeo e nulla dagli USA.
Mercoledì , la giornata chiave: si inizia con la decisione (in nottata) dei giapponesi sui tassi d'interesse poi tocca ai prezzi al consumo sia europei che, soprattutto, americani; dagli USA inoltre arrivano alle 20 i verbali dell'ultima riunione della Fed. Giovedì c'è poco, e Venerdì si conclude con il solo IFO tedesco degno di nota.
Settimana dunque che vivrà sull'evoluzione dello yen, almeno per quanto concerne i cambi, e posto che non vi siano sorprese sull'inflazione americana, dove i prezzi al consumo difficilmente si scosteranno dall'atteso 2,6% annuo dell'indice al netto di energia ed alimentari. Anche i verbali non dovrebbero avere grandi effetti, nel post bernanke.
Insomma, come già accennato nel capitolo sui cambi, mentre le attese sui tassi euro-dollaro non hanno chances di modificarsi nel breve, e quindi è probabile che sui dati si assista ad oscillazioni momentanee non in grado di creare nuove tendenze approfondite, è più interessante concentrarsi sugli effetti indotti dallo yen.
Coeteris paribus, se la BOJ manterrà invariati i tassi, lo yen dovrebbe tornare a perdere contro tutti, e quindi aiutare l'euro a salire con il dollaro nella parte alta del nuovo range; mentre se dovesse finalmente arrivare questo ritocco ai tassi nipponici, mi aspetto che l'eventuale rafforzamento dello yen (potrebbe essere anche violento) duri poco per i motivi sopraspiegati, con una classica figura a V e dunque con l'euro in perdita sul dollaro durante la fase di rinforzo e poi in recupero nella successiva.