Specialino sulla Cina
La crescita della Cina continua a dispetto delle (timide) manovre restrittive intraprese dai suoi dirigenti. Anche qui però occorre fare attenzione: il tanto pubblicizzato tasso di crescita "reale", dell'11,3% nel secondo trimestre (un punto in pù rispetto al primo), è reale solo nella misura in cui si crede al deflatore dei prezzi con cui viene calcolato. Ci vogliono far credere che l'incremento dei prezzi del PIL è rallentato nel secondo trimestre al 2,9% annuo dal 3,5% precedente, anche se ogni altro indicatore dei prezzi mostra un chiaro trend al rialzo. Non me la bevo, piuttosto penso che ormai gli americani hanno fatto scuola, pure lì.
Se ci si riferisce al PIL nominale , la crescita pur in aumento negli ultimi nove mesi, è più modesta di quanto suggerito dai numeri"reali"(cioè corretti per l'inflazione ufficiale). Ad esempio la crescita nella produzione elettrica, mediamente sta procedendo allo stesso livello del 2005; la crescita delle importazioni, addirittura sta decelerando.
Pur restando a livelli elevati, sia il PIL nominale che gli investimenti fissi restano sotto i picchi registrati nel biennio 2003-04. Il vero trend della crescita sarà difficile da leggere nei numeri ufficiali, anche perchè vi è stato un cambiamento al vertice dell' Istat cinese. Il vecchio capo, è stato sostituito e il suo successore pare più propenso ad adottare metodi all'americana.
Ma una possibile spiegazione è anche che se il regime cinese vuole mostrare la sua capacità di frenare l'economia, adesso ha interesse a gonfiare i numeri del primo semestre per poi avere un raffronto comodo.
Comunque punto più o punto meno, resta il fatto che l'economia cinese continua a galoppare ed è probabile che continui così fin quando non scoppierà la bolla USA. Gli investimenti sono pompati dai funzionari ansiosi di fare buona impressione prima della prossima tornata di promozioni prevista per metà 2007, e restano troppo elevati ed eccedenti.
Se prevede un rallentamento corposo e strutturale nel 2007, è possibile che il governo non voglia stringere troppo quest'anno: in tal caso non vi saranno altri rialzi dei tassi o interventi sulle riserve bancarie (l'ultimo a luglio). I prestiti bancari effettivamente paiono già in decelerazione e se ciò fosse confermato anche ad agosto e settembre, il governo potrebbe fermarsi, lasciando spazio magari solo a un altra mini-rivalutazione dello yaun per far contenta la comunità internazionale.
Però i prezzi raccontano un altra storia (a parte l'indice del PIl) e cioè che l'economia sta generando inflazione, e quest'ultima è molto probabile continui ad aumentare anche in Cina, come nel resto del mondo. E se scapperà di mano, allora potrebbe provocare in seguito ulteriori rialzi dei tassi d'interesse, indipendentemente da ciò che succede negli USA.
In conclusione, è difficile già capire la realtà dalle statistiche dei paesi occidentali, figuriamoci da quelle cinesi; ma una cosa è certa: con la situazione attuale , un petrolio sopra i 100 dollari infliggerà una ferita profonda al gigante giallo, e sarà molto interessante vedere la sua reazione geopolitica.