1/13/2007

La Nota sui mercati 13.1

La settimana 8 - 12 gennaio 2007

ECONOMIA: Filo giallo riavvolto
Nella Nota del 3 dicembre illustravo lo svolgimento del Filo giallo, iniziato a metà novembre: gli USA - per contrastare la crisi dell'immobiliare, e sostenere consumi ed esportazioni - decidevano di svalutare un pò il dollaro e davano incarico al Protection plunge Team coordinato dal ministro Paulson di accompagnare tale manovra con massicci acquisti di titoli di Stato, sia per compensare la distruzione di liquidità internazionale che la svalutazione comporta, sia per indennizzare le perdite sul cambio dei creditori esteri (in primis i gialli), sostenendo al contempo anche la Borsa ed il petrolio (+10% in quella fase) per tenere buoni i creditori arabi. Per funzionare a medio termine questo piano aveva bisogno dell'accordo con i cinesi; a metà dicembre però Paulson e la sua delegazione si recano in Cina e l'accordo non si materializza anche a causa della famosa gaffe di bernanke che ha irritato i gialli.
Per cui con l'inizio del nuovo anno, il Filo giallo fino ad allora dipanato, viene riavvolto: il dollaro viene riportato al punto di partenza (livelli di metà novembre) ed il PPT rivende i Titoli di Stato di cui si era riempito, così riassorbendo la liquidità generata dalla rivalutazione del dollaro, ed oggi anche il decennale si ritrova al punto di partenza. Viene meno anche l'esigenza di sostenere il petrolio, su cui si accanisce la speculazione:
il crudo è l'unico a ritrovarsi ben più basso (-15%) rispetto al livello di metà novembre e probabilmente questo fa parte del nuovo corso Bushiano(tramite gli alleati sauditi) con l'obiettivo di indebolire finanziariamente l'Iran, ma anche il Venezuela e la Russia. Il tutto non riesce a disturbare la Borsa che entra in un periodo di range dubbioso, ma pare apprezzare il calo del petrolio più del rialzo dei rendimenti. Del resto se il petrolio scendesse stabilmente , libererebbe potere d'acquisto e favorirebbe una minor inflazione.

Nel frattempo in questi due mesi, sul fronte dei dati macro, si è andata evidenziando una situazione meno preoccupante di quanto si temeva a metà novembre: stando ai dati ufficiali, l'occupazione ed i consumi (proprio quest'ultima settimana si è chiusa con un buon dato sulle vendite al dettaglio),nonchè lo stesso settore immobiliare, sembrano tenere meglio del previsto, per cui è venuta meno la necessità di compensare con dollaro e rendimenti bassi. Gli esponenti della FED non fanno altro che ripetere come vi siano forse più rischi sull'inflazione che sulla crescita, anche se loro prevedono un futuro ideale, in cui l'inflazione scende e la crescita aumenta. Ragion per cui i tassi ufficiali resteranno fermi al livello attuale ancora per parecchio tempo.
I mercati quindi hanno dovuto fare marcia indietro rispetto alle precedenti attese di un taglio dei tassi americani entro il primo trimestre, ed hanno così accompagnato il rialzo dei rendimenti obbligazionari ed il rialzo del dollaro, senza spaventarsi in Borsa perchè appunto il tutto percepito come un segno di buona salute complessiva.
L'azione più visibile è avvenuta sul fronte del dollaro, perchè oltre al venir meno delle attese sul ribasso dei suoi tassi, si sono attenuate le attese di rialzo dei tassi delle sue principali controparti: Giappone ed Europa. Novità della settimana appena trascorsa sono infatti il tono meno rialzista usato da Trichet nella conferenza stampa (che sposta quindi a non prima di marzo l'attesa per un eventuale ulteriore rialzo dei suoi tassi), e l'alt che i politici nipponici hanno intimato alla BOJ, in vista della prossima riunione del 18 gennaio.

Sulla base di quanto fin qui descritto cosa è lecito aspettarsi adesso?
Le nuove attese sui tassi (stabili negli USA e lievemente crescenti in Europa e Giappone), non si modificheranno tanto facilmente per un bel pò, anche se i cambi ed i bonds reagiranno quotidianamente ai dati macro che eventualmente mostrassero sorprese in un senso o nell'altro (ad esempio un accelerazione dell'inflazione che creerebbe attese di rialzo, oppure delusioni sul fronte della crescita che otterrebbero l'effetto opposto). Difficilmente i rendimenti sul decennale usciranno in questa fase dal range 4,5-5% ed il dollaro altrettanto difficilmente si allontanerà più o meno del 2,5% da quota 1,30.
Il petrolio, potrà anche scendere al limite verso quota 40 se l'Arabia Saudita lo permetterà, ma avrà certamente fasi altrettanto impulsive al rialzo verso quota 70; nel complesso si stabilizzerà in un ampio range, e così facendo andrà perdendo sempre più importanza ai fini macroeconomici, restando soprattutto una variabile geopolitica.

Nel frattempo la tante volte illustrata Madre di tutte le bolle, quella creditizia, alimentata dal deficit estero americano che continua a viaggiare al ritmo di 700 miliardi di dollari l'anno,continuerà la sua espansione , sostenendo la Borsa ed anche le materie prime, a cominciare dai preziosi: infatti l'inflazione reale non potrà che continuare a crescere, anche se i parziali e taroccati indici "core" della sottospesa per consumi e simili, magari non la registreranno. In altre parole, l'operazione di tassazione occulta ai danni dei redditi fissi, andrà avanti indisturbata.

MATERIE PRIME : divaricazione
A parte il petrolio che si è avvitato al ribasso lasciando quasi un altro 10% dopo un minimo poco sopra 52 e conclusione a 53,8 sulla scadenza marzo, le altre materie prime invece hanno tenuto , rimbalzando in modo convincente in qualche caso(preziosi). La mia interpretazione "politico-finanziaria" del petrolio è stata avvalorata questa settimana dal diverso andamento del gas naturale restato sui livelli della scorsa settimana a 6,70(marzo), e soprattutto dal rame che ha recuperato quasi il 3%.Il segnale di maggior forza lo hanno dato però i preziosi guidati dall'oro (+3%) e dall'argento(+6%), saliti nonostante il dollaro forte, a testimonianza che chi comanda approfitta delle fasi di debolezza per continuare ad accumularli.
Ma anche il petrolio potrebbe essere vicino a un minimo di breve termine: vi sono previsioni metereologiche di freddo negli USA, situazioni calde geopolitiche non mancano(nord corea,nigeria), l'Opec sta per tagliare la produzione, la domanda cinese ed indiana continua a correre. Tecnicamente il prezzo adesso si trova al ritracciamento del 38% dell'intero movimento tra 16,7 e 78,4 ed anche alcuni timing come quello di demark, sono vicini a maturazione. E se la speculazione al ribasso corre a ricoprirsi, in poche sedute può tranquillamente riprendere un 10-20%.
Si conclude con :
l'oro a 627(febbraio) il rame a 260 (marzo) l'argento a 12,9(marzo);
il platino a 1152(aprile) il palladio a 335(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 291
Posizione di lungo termine: al rialzo dei preziosi
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: sterlina-yen vincente
L'indice generale del dollaro recupera un altro mezzo punto % grazie soprattutto alla nuova debacle dello yen (dollaroyen ha sfondato quota 120) la valuta più debole per il venir meno delle attese sui tassi nipponici; invece le valute-commodities hanno recuperato un pò seguendo l'andamento delle materie prime, mentre la sterlina è stata la più forte dopo l'inatteso rialzo dei suoi tassi al 5,25%.
Eurodollaro scad. marzo, in fondo, giovedì alle 13,30 (momento della notizia del rialzo dei tassi inglesi) era sugli stessi livelli di partenza a 1,305 nonostante un precedente andamento per lo più cedente che però non aveva ancora avvicinato l'area di 1,294 importante supporto . Poi la sorpresa è stata data dalla BCE, che non ha telegrafato come ci si aspettava un imminente rialzo dei tassi, e lì si è scesi fino a 1,291. Venerdì però, nonostante il dato positivo per il biglietto verde delle vendite al dettaglio, dopo una fugace puntata a 1,29 vi è stato un bel rimbalzo fino a 1,298 con chiusura a 1,296.
Adesso quindi non è da escludere un nuovo test di 1,29 forse con estensione a 1,28 (soprattutto nel caso di inflazione americana più alta del previsto) ma il segnale di venerdì mostra che siamo vicini a fine corsa, e che nelle prossime settimane si ripercorrerà il range in senso inverso soprattutto se rimbalza il petrolio.
L'indice generale del dollaro a 84,8(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: call spread al rialzo dell'eurodollaro

OBBLIGAZIONI: rendimenti in deciso rialzo
Il riavvolgimento del Filo giallo, e i nuovi dati USA che ormai proiettano un Pil nominale al 5% nel quarto trimestre, hanno provocato una forte impennata dei rendimenti lungo tutta la curva delle scadenze.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 sale di 19 cts. al 5,06% , il 2 anni di 12 cts. al 4,88% il quinquennale di 11 al 4,76% il decennale di 12 cts. al 4,77%
il trentennale di 11 al 4,86%.
In Europa il Bund decennale sale di 8 cts. al 4,06% ed in Giappone il decennale sale di 3 cts. al 1,74%; anche il tasso medio sul debito dei paesi emergenti sale di 5 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: si chiude bene
Dopo qualche incertezza, nel finale le borse danno un segno di forza, guidate dai tecnologici.
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12556(+1,3%) lo sp500 a 1430(+1,5%) il nasdaq a 2502(+2,8%), il nasdaq100 a 1862(+3,3%), il Russell2000 +2,4%, e tra i settoriali, trasporti +3,2% utilities -0,8% semiconduttori +2,9% biotech +3,3% broker/dealer +5,9% Banche +0,3%.
Tokyo a 17057 (-0,2%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6705(+1,9%) il footsie inglese a 6240(+0,3%), il cac francese a 5617
(+1,8%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42111(+1,2%) ed il Mibtel a 32318(+1,3%).
Inizio turbolento sulle piazze emergenti a seguito della caduta delle commodities di inizio anno, e dell'annunciata nazionalizzazione venezuelana, ma nel finale ci si riprende con la Cina +1% l' India +1,4% Brasile +2%. Da segnalare che per la prima volta la capitalizzazione della borsa cinese ha superato quota 1 trilione di dollari, e lo yaun ha sorpassato il dollaro di Hong Kong, mentre il mercato automobilistico cinese con 7,2 milioni di unità vendute nel 2006 è divenuto il secondo al mondo(dopo gli USA).
L'sp500 scad. marzo ha provato nei primi giorni a bucare il supportone in area 1414, la cui tenuta ha poi favorito un forte impulso rialzista che lo porta a chiudere al massimo di 1440 già toccato a metà dicembre e poi il 3 gennaio. Come ho scritto nel flash dell'11, il sorpasso convincente di questa resistenza porrebbe fine all'ipotesi di un trend ribassista che era la mia attesa principale, proponendone una di tipo lateral-rialzista del resto in linea con l'analisi della superbolla in essere. La prossima settimana sarà decisiva in tal senso, ma l'unico catalizzatore di una caduta possono essere i dati sull'inflazione qualora fossero tali da creare attese di un rialzo dei tassi USA.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: triplo put spread scad. gennaio sullo sp500

PREVISIONI: mercurio e giove
In una settimana che comincia con gli americani in festa, e che anche martedì non presenta spunti decisivi, tutto si concentra tra mercoledì e giovedì. Mercurio saetterà infatti l'indice dei prezzi al consumo tedesco ed europeo di dicembre, mentre negli USA i dardi concernono i prezzi alla produzione e la produzione industriale di dicembre, nonchè i flussi di capitale di novembre; ma non finisce qui : in serata l'indice dell'edilizia, il Beige Book della Fed e ben 3 interventi di membri Fed. Giove poi tuonerà la decsione sui tassi nipponica, l'indice dei prezzi al consumo USA che si accompagnerà a licenze edili e cantieri di dicembre, nonchè alla testimonianza di Bernanke dinanzi al senato (incentrata sul deficit federale); ma anche Giove non finisce qui: ci saranno il leading indicator, le scorte petrolifere ed il Philly fed di gennaio. Dopo tanto trambusto, Venere calma con il solo indice del Michigan per gennaio ed un ennesimo intervento di un membro Fed, mentre scadono le opzioni gennaio sull'sp500.
Ebbene: i numerosi interventi Fed, incluso quello di Bernanke, saranno probabilmente dei non-eventi, nel senso che difficilmente si discosteranno dal solito mantra; la decisione nipponica è molto poco probabile che osi sfidare il potere politico, per cui se anche vi fosse un rialzino dei tassi sarà accompagnato dall'assicurazione che per almeno altri sei mesi non se ne parla più, e dunque risulterà anch'esso un non-evento; le uniche sorprese possono venire da dati congiunturali americani anomali (più o meno crescita, più o meno inflazione e dunque più o meno attese sui tassi). In particolare gli indici dei prezzi, qualora mostrassero nella componente "core" una chiara ed evidente accelerazione, sono gli unici che hanno il potenziale di creare un nuovo scenario di attese al rialzo per i tassi USA, e potrebbero avere effetti notevoli soprattutto sulla borsa (al ribasso) oltre che su dollaro e rendimenti (al rialzo).