La settimana 26 - 29 dicembre 2006
ECONOMIA: esportata la barbarie
Gli ultimi giorni del 2006 sul fronte macro USA hanno portato dati favorevoli alla teoria dell'atterraggio morbido, con le vendite di case andate meglio del previsto così come la fiducia dei consumatori e perfino l'indice manifatturiero di Chicago. Ciò è servito a far rialzare un pò i rendimenti e a tenere il dollaro in range, mentre l'euro continua la sua galoppata contro tutti, in scia ad un espansione di moneta e credito ben superiore alle previsioni (oltre il 9% il massimo da 17 anni) che promette nuovi rialzi dei tassi a breve.
Ma in questa ultima Nota dell'anno è bene rivedere il film del medesimo.
La Bolla creditizia- anche se ha avuto una puntura di spillo a maggio quando vi fu la percezione , poi rivelatasi errata, di una restrizione monetaria- ha dominato imperterrita ed ha riversato sufficiente liquidità per inflazionare i mercati finanziari, provocando distorsioni in tutta l'economia planetaria.
Direi che il 2006 ha fatto capire anche ai più restii che non è la bolla immobiliare americana a fomentare gli squilibri globali, bensì esattamente il contrario. E' il sistematico eccesso creditizio a coltivare prima le bolle tech-telecom e poi quella immobiliare, insieme alla miriade di altre bolle come quelle della securitization, delle fusioni e aquisizioni , del private equity e degli arbitraggi creditizi, per citare solo le principali. Ve n'è ad esempio una specifica nel mondo dell'arte: quando il "Ragazzo con la pipa" di Picasso fu aggiudicato per 104 milioni di dollari in un asta da Sotheby nel 2004, si parlò di record ineguagliabile. Oggi David Geffen ha venduto in un paio di mesi opere per oltre 500 milioni , tra cui "N.5,1948" di Jackson Pollock per 140 milioni, e non se ne parla neanche ( i prezzi dell'arte negli USA sono stimati in crescita del 27% mediamente durante il 2006 come riferisce Artprice. com).
Il 2006 avrebbe dovuto segnare il punto di svolta nel ciclo creditizio americano: lo scoppio della bolla immobiliare avrebbe dovuto portare a una contrazione degli eccessi creditizi e della liquidità, e alla riduzione dell'iper consumismo; avrebbe cioè dovuto vedere l'inizio del processo di aggiustamento da tempo atteso, con almeno qualche moderazione negli squilibri globali.
Invece, gli eccessi sono proseguiti ed hanno più che compensato la riduzione dello specifico settore del credito ipotecario; anzi, ironicamente, l'ovvia fragilità economica e finanziaria associata alla vulnerabile bolla ipotecaria ha creato una particolare voglia speculativa di posizionarsi per un ribasso dei tassi, e questo orientamento ha lavorato (assieme ad altre dinamiche chiave, soprattutto quella del riciclaggio dei dollari) nel senso di mettre un tetto basso ai rendimenti obbligazionari.
Ciò, nonostante emergessero pressioni inflazionistiche anche nei tradizionali e taroccati indici dei prezzi al consumo, al netto del petrolio; ma i mercati, quest'anno più che mai, hanno sposato la tesi che la globalizzazione sarà per sempre un antidoto all'inflazione.
In realtà, a mio avviso, l'espansione illimitata della finanza globale e il conseguente disordine monetario stanno mettendo le basi per un inflazione epocale, già visibile nei valori mobiliari.
Con i rubinetti della liquidità aperti al massimo, la rivoluzione asiatica finanziaria ed industriale ha accelerato durante il 2006; in particolare, l'investimento nella capacità produttiva ha provocato un boom in Cina ed in India, il che ha mantenuto per ora un freno ai prezzi dei beni manufatti. Ma ha creato effetti inflazionistici acuti sulle materie prime. Non a caso è stato - nonostante il finale ribassista - l'anno dei metalli industriali(variazione dei prezzi in dollari): nickel +150% zinco +127% piombo +57% argento +45% rame +41% ed alluminio +25%. L'oro ha finito l'anno con un solido +23%. Il petrolio dopo il picco a 80 di metà luglio è sceso, e conclude l'anno in pari, ma chissà cosa sarebbe successo se vi fossetro stati altri uragani o eventi geopolitici. Il caso Amaranth ha dimostrato che esiste anche il rischio di perdere al ribasso (gas naturale) in modo clamoroso, in mercati speculativi e caratterizzati dal disordine monetario.
La storia dell'anno , comunque , è stata quella dei rialzi dei titoli di carta. Da dove comincio il giro del mondo? Parto dall'estremo oriente:
con le loro economie immerse nella liquidità, e con gli immobili già alle stelle, i cinesi si sono buttati sulle azioni: +130%!!! E poi...
Hong Kong + 34% Taiwan +20% Singapore +27% Vietnam +144%(!!!)
Indonesia +55% Malesia +22% Filippine +42%. Solo il Giappone (+7%) il Sud corea (+4%) e la Tailandia per i noti motivi (-6%) hanno fatto poco.
Spostandosi verso occidente si trova l'India (+47%) e un pò più in basso l'Australia (+19%) e la Nuova Zelanda(+ 20%).
Arriviamo così alla vecchia Europa : Inghilterra +10% Italia e Svizzera +16%, Francia +17,5% Germania +22% Spagna +31% . Tra i mercati periferici spiccano il Portogallo, Norvegia e Lussemburgo tutti con +33% l'Irlanda +28% , l'Austria +22%. Fanalini di coda Danimarca e Olanda con +13%. Nell' Europa dell'est altri incrementi da capogiro: Russia +70% Croazia +60% Polonia +41% Bulgaria +48% Ukraina +41%. Unico mercato in calo quello della Turchia(-1,7%) mentre la Grecia ha fatto +20%.
Scendendo in Africa troviamo: Botswana +74% Marocco +56% Namibia +46% Kenya +42% Nigeria+38%.
Unica eccezione mondiale sono stati i mercati mediorientali (che però erano saliti a 3 cifre in precedenza): Arabia saudita -52% Emirati -43% Giordania -32% Qatar -35%.
Attraversando l'Atlantico si ritrovano rialzi clamorosi: Messico +48% Brasile +32% Argentina +35% Cile +37% Venezuela +156%(!!!) Perù +168%(!!!) Costa Rica +77%
Ed infine gli USA: Dow +16% SP500 +14% Russell 2000 +17%
Nasdaq +7%.Tra i sottoindici il migliore è stato quello delle telecomunicazioni con +27% seguito dai broker/dealer con +23%; il peggiore quello dei semiconduttori(-2,4%)
Il boom dell'azionario mondiale ha supportato ed è stato a sua volta supportato dal boom delle fusioni ed acquisizioni, che hanno raggiunto l'incredibile cifra di 4 trilioni di dollari, oltre il 20% in più del record precedente, guarda caso stabilito nel 2000; il private equity ha toccato quota 750 miliardi raddoppiando rispetto al 2005.
Le emissioni obbligazionarie totali sono aumentate del 14% arrivando a quota 7 trilioni...risparmio le specifiche.
La morale della favola è che la più grande economia mondiale, custode della valuta di riserva internazionale, ha raggiunto uno stadio in cui solo una continua enorme crescita del credito e della finanza a leva può mantenere la bolla esistente e un espansione economica.
Tutto questo sta fomentando un crescente disordine monetario globale.
Il dibattito sul soft-hard landing non ha senso(serve solo per fare trading infragiornaliero sui vari mercati). E' vero che immobiliare, automobili e parte del manifatturiero americano sono in recessione, ma i servizi e la finanza che dominano l'economia sono fermamente in preda a dinamiche da bolla.
E dunque il solito amletico dubbio:
Quanto è sostenibile ?
Non c'è dubbio che è durato nel 2006 come nel 2005.
Ma a quale costo?
Il rallentamento nell'immobiliare residenziale USA ha solo spostato risorse maggiori per costruire supermercati, hotel, casino, e simili.
Gli eccessi della liquidità rampante si vedono di nuovo all'opera anche nel vecchio tech-telecom. Piuttosto che iniziare a temere l'inevitabile fase di restrizione creditizia, la moneta ultra facile ha inondato il sistema imbarcandosi nella più grande espansione dei prestiti rischiosi che si sia mai vista.
A quale costo? per ora circa 900 miliardi di deficit dei conti con l'estero che fomentano flussi speculativi senza precedenti inondando letteralmente di liquidità il mondo intero.
A dispetto del differenziale di tassi a suo favore, il dollaro però mostra segni di sofferenza. L'anno si chiude con una dicotomia problematica: da un lato vi sono percezioni ottimiste sulla capacità di tenuta e sulle prospettive dell'economia , per cui non si contano gli ottimisti e le previsioni di ulteriori rialzi nel 2007 dei mercati azionari; dall'altro lato però c'è questa debolezza del dollaro, il quale esibisce i segni di erosione derivantigli da un altro anno di espansione dei suoi debiti improduttivi indotti dalla madre di tutte le Bolle.
PS:
L'anno si chiude anche con un evento simbolico: l'esecuzione di Saddam, con la gran soddisfazione della famigliola Bush che è riuscita dunque ad esportare come aveva promesso la sua democrazia, cioè la barbarie.
MATERIE PRIME : petrolio giù Oro sù
Il petrolio conclude debole e dopo un minimo a 60 chiude a 61 (scadenza febbraio) trainato dal gas naturale che conclude a 6,5 sulla scad.marzo(-5%) dopo essere stato a 6,3.Non c'è dubbio che è in atto un inverno particolarmente mite a causa degli effetti climatici indotti dal surriscaldamento del pianeta, man mano che l'american way of life viene adottato dai nuovi consumatori asiatici.
L'Oro invece si rafforza guadagnando il 3%.
Si conclude con :
l'oro a 638(febbraio) il rame a 287 (marzo) l'argento a 12,9(marzo);
il platino a 1144(aprile) il palladio a 338(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 307,5
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla
CAMBI: finale in range
Eurodollaro 1,32 dollaroyen 119 euroyen 157 eurosvizzero 1,61:
sono questi i cambi spot principali con cui si chiude il 2006, che ha dunque visto gran vincente l'euro e gran perdente lo yen, con il dollaro in calo di 8% come indice medio ponderato generale. Le valute che hanno guadagnato di più rispetto al dollaro sono state quelle dei paesi dell'est(corona slovacca +22% contro il +11% dell'euro).
Eurodollaro scad. marzo nell'ultima settimana è stato in stretto range muovendosi tra 1,325 e 1,315 con i dati USA che hanno favorito il dollaro, mentre le notizie sui disinvestimenti arabi lo hanno depresso; l'euro dal canto suo ha beneficiato della domanda crescente attizzata nel finale dall'esplosione di M3 per cui si conclude a 1,325.
L'indice generale del dollaro a 83,4(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: rendimenti al rialzo
Ci sono voluti gli ultimi giorni dell'anno per far sbriciolare le recenti certezze circa un imminente calo dei tassi americani, e far dunque rivedere rendimenti un pò meno folli su tutta la curva. Il decennale conclude al 4,7% appena 20 cts. in più di dove si trovava un anno fa.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 sale di 13 cts. al 4,95% , il 2 anni di 9 cts. al 4,81% il quinquennale di 12 al 4,69% il decennale di 8 cts. al 4,7%
il trentennale di 10 al 4,81%.
In Europa anche il Bund decennale sale di 13 cts. al 3,94% ed in Giappone il decennale sale di 2 cts. al 1,68%; il tasso sul debito dei paesi emergenti sale di 2 cts, concludendo un anno record. In particolare sono stati i bond del sud america a registrare gli incrementi mondiali maggiori, anche perchè le esportazioni record di materie prime hanno permesso di ridurre gli indebitamenti (negli ultimi 5 anni si sono raddoppiati mediamente di valore, cioè i rendimenti si sono dimezzati).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla
BORSE: si chiude bene
L'anno si è concluso con le sequenti quotazioni (le variazioni % sono per la settimana) : il Dow a 12463(+1%) lo sp500 a 1418(-0,5%) il nasdaq a 2415(+0,6%), il nasdaq100 a 17754(+0,5%), il Russell2000
(+0,9%).
Tokyo sale a 17225 (+0,7%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6596
(+1,4%) il footsie inglese a 6220(+0,5%), il cac francese a 5541(+2%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 41434(+1,4%) ed il Mibtel a 31892(+1,3%).
Finale sensazionale per la Cina +14% seguita da India e Russia +3%.
Dunque ultima settimana all'insegna del rialzo, ma gli indici USA continuano a mostrare segni di formazione di un massimo: ipercomprato, divergenze, nasdaq sottoperformante, vix al rialzo. Con gennaio dovrebbe arrivare una corposa correzione. L'sp500 scad. marzo nell'ultima seduta dopo aver ritoccato i massimi in apertura a 1437 è caduto nel finale concludendo a 1428. Ora si trova a circa 20 punti dalla media a 50 giorni, al cui test già il primo put spread si potrà chiudere in utile; ma il bello verrà poi se questa media viene bucata e si scende sotto quota 1400.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: al ribasso
Posizione asset: doppio put spread scad. gennaio sullo sp500
PREVISIONI: parte il 2007
Si ricomincia martedì ed il calendario prevede gli indici manufatturieri di dicembre sia in Europa che negli USA; qui il precedente era sceso sotto quota 50 e questa volta potrebbe rimbalzare: se lo farà in modo convincente avvalorerebbe gli ultimi dati usciti e l'idea che l'economia sta tenendo.Mercoledì sarà il giorno dei verbali Fed del 12 dicembre: il comunicato fu interpretato nel senso di una maggior preoccupazione per la crescita, ma non sarebbe la prima volta che la lettura dei verbali provoca sorprese. Giovedì sarà il il turno degli indici dei servizi sia in Europa che negli USA sempre a dicembre, ma l'attenzione sarà già rivolta al classico appuntamento con il mercato del lavoro USA di venerdì, cui seguirà in serata un discorso di Bernanke.
Il pacco di dati non manca dunque nella prima settimana del 2007 che potrebbe riservare movimenti corposi per le nuove prese di posizione tipiche dell'inizio anno nuovo. Se dati macro e Fed dovessero far venire meno il timore di un rallentamento marcato e dunque cassare l'ipotesi di
calo dei tassi, in linea con la tendenza dell'ultima settimana del 2006, ed anzi far emergere l'ipotesi opposta: bond giù, dollaro sù e borsa giù.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
operazioni aperte:
-comprato un put sp500 1385 scad. gennaio a 12 chiude a 3,5 (-425$)
-venduto un put sp500 1365 scad. gennaio a 7,5 chiude a 2 (+275$)
-comprato un put sp500 1430 scad. gennaio a 15 chiude a 14 (-50$)
-venduto un put sp500 1410 scad. gennaio a 8,5 chiude a 7 (+75$)
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4300 euro ( in totale circa 60 operazioni di cui la metà effettuate su cambi, un quarto su indici azionari e obbligazionari,un quarto su materie prime);
il rendimento complessivo, netto di capital gain, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato al netto della ritenuta fiscale, è pari al +5,7% per l'anno 2006; come liquidità impegnata, i margini sui futures e i premi su opzioni assorbono 0,5% ed il 99,5% è in conto corrente al 2,54% netto (3,50% tasso iwbank).
Dalla prossima nota ricomincia il conteggio per il 2007, e si riparte da zero e dalle quotazioni qui indicate per le opzioni in essere la cui minus complessiva di 0,1% è stata addebitata al 2006.