11/23/2006

Speciale Filo Rosso

Speciale Filo Rosso

C'è un filo rosso che lega il dollaro alla borsa, ai bonds e alle commodities?
Certo che c'è e si chiama liquidità internazionale(nella sua accezione più ampia, di moneta e credito in tutte le sue svariate forme).
Naturalmente questo filo rosso concerne l'essenza delle cose, e non va confuso con le specifiche e singole correlazioni che si sviluppano nei vari frangenti di mercato.
Per fare solo l'esempio classico, quando il focus è sui tassi d'interesse americani, l'attesa di un loro rialzo fa salire il dollaro e scendere bond- borsa-materie prime; e viceversa (questo certamente avviene nelle fluttuazioni giornaliere).
Ma in realtà il filo rosso è esattamente l'opposto, nella distorta situazione economico-finanziaria che si è venuta a creare a livello globale, e caratterizzata in primo luogo dall'enorme deficit estero americano, in un mondo in cui il dollaro è la moneta di riserva principale.
Se il dollaro non scende, in modo continuo e significativo, in presenza di un deficit americano costante e anzi crescente, vuol dire che l'eccesso di dollari generato da tale deficit viene riciclato (dalle controparti estere in avanzo commerciale) appunto con acquisti di dollari cui non può non corrispondere un coevo aumento della circolazione monetaria in valuta locale. Ne consegue un costante aumento della liquidità internazionale. Questa liquidità non può far altro che riversarsi sugli asset mobiliari ed immobiliari, interni ed esteri: case, azioni,obbligazioni, materie prime.
E' quello che è successo : nonostante un deficit crescente, il valore del dollaro come misurato dall'indice generale è rimasto sostanzialmente costante, pur fluttuando in un ampio range, e pur in lieve calo nominale (ma non in termini reali). A questa tenuta del dollaro ha fatto riscontro un costante aumento della liquidità mondiale, che a sua volta ha generato il costante aumento dei valori mobiliari ed immobiliari in tutto il globo, in misura nettamente superiore all'incremento dell'economia reale sottostante.
Faccio una parentesi. Ovviamente, una situazione di questo genere, per definizione, provoca anche un aumento della crescita economica reale, ed un aumento dell'inflazione dei prezzi dei beni e servizi.
L'aumento della crescita consente ai gestori dell'economia mondiale di vivere beatamente, indisturbati, ed anzi compiacersi e ricevere applausi, nonostante facciano in realtà un operazione di tipo criminale: drogare l'economia reale (esattamente come un pusher viene considerato amico dal drogato : grazie alla droga che "l'amico" gli fornisce, lui può andare avanti ed anzi sentirsi meglio ogni volta che la riceve). La criminalità violenta di questa operazione, non si può comprendere se non si guarda agli effetti futuri, e non solo per la generazione attuale, bensì anche a quelli che concernono le generazioni future.
Chiusa parentesi, torno all'attualità macroeconomica e finanziaria.
Se realmente le controparti estere(in primis gli asiatici) consentiranno una svalutazione del dollaro almeno parziale (almeno il 10%) rispetto ai livelli attuali, questo provocherà una analoga riduzione della liquidità internazionale, e dunque una contrazione delle bolle (immobiliare,borsa,bond,materie prime).
Naturalmente in una prima fase i mercati non ne risentono in modo diretto ed immediato. Ad esempio nell'ultimo mese l'indice del dollaro ha perso circa il 5% ma questo non ha impedito alle borse di continuare a salire,ed ai rendimenti di scendere; solo qualche materia prima ne ha risentito(petrolio,rame), e solo qualche mercato immobiliare (americano).
Ma se la discesa del dollaro prosegue, prima o poi arriva il momento in cui a Wally scatta l'allarme, innescato dal timore che i capitali esteri - così necessari per finanziare anche il deficit federale - smettano di affluire.
In base al filo rosso, il primo effetto - indipendentemente dalla congiuntura economica- lo si vede nei rendimenti dei titoli a lungo termine, che iniziano a salire, per divenire più appetibili in presenza di una perdita sul cambio; l'aumento dei rendimenti a sua volta innesca la discesa delle quotazioni azionarie, amplificata dalle vendite dei detentori esteri di azioni americane per i quali la perdita sul cambio diviene letale.
Seguono anche le materie prime industriali, mentre per i preziosi (oro) molto dipende dalla fiducia nelle monete cartacee e dall 'inflazione: la caduta del dollaro può infatti incrementare sia l'inflazione che alimentare la sfiducia, nel qual caso l'oro sarebbe l'unico asset a salire (lo considero l'investimento migliore in ogni caso, soprattutto nella forma fisica).
Inizierebbe comunque una fase recessiva globale per l'economia reale, privata del supporto della droga monetaria.

Ho voluto riepilogare il filo rosso , perchè ci troviamo di fronte ad un momento in cui il dollaro sta iniziando a schiricchiolare. Probabile che come sempre successo negli ultimi anni, dopo una caduta momentanea (magari a 1,35 con euro e a 110 con yen), lo facciano rientrare nel solito range ; vuol dire che gli asiatici riprendono a sostenerlo, che la liqudità riprende a gonfiarsi e con essa i mercati: insomma che si prosegue ancora sulla falsa riga recente.
Ma se, auspicabilmente dal punto di vista degli interessi reali di lungo termine dell'umanità, invece fosse finalmente arrivato il momento della presa di coscienza degli asiatici, e dunque della caduta del dollaro (ben oltre 1,50 con euro per intenderci), è bene avere chiaro quali rischi-opportunità si aprono sui mercati finanziari.