La settimana 6- 10 febbraio 2006
ECONOMIA: panoramica integrata
Si conclude una settimana scarsa di eventi e di dati, se si esclude il deficit commerciale americano di venerdì uscito in linea con le attese a quota 65 mld. il che porta a concludere l'intero 2005 con il record assoluto di 725 mld. di dollari di cui 200 solo con la Cina. Proprio quest'ultima considerazione ha inizialmente provocato qualche vendita di dollari, ma in realtà i mercati continuano a non dar peso a questo squilibrio strutturale fin tanto che vedono arrivare copioso il riciclaggio dei medesimi dollari in asset a stelle e strisce, per cui hanno concluso riprendendo a comprare dollari, essendo l'attenzione tutta per le prospettive dei tassi.
E questa settimana si è esteso il sentiment rialzista che era stato innescato dal timore di inflazione da costi americana con cui si era chiusa quella precedente. Del resto conferme sono arrivate da tutte le aree: il bollettino bce ha ribadito che un altro rialzo è imminente, quello giapponese ha preso ancora tempo ma neanche tanto ( ci si aspetta novità entro aprile), e gli esponenti fed intervenuti hanno fatto capire che ancora non è finita. Poichè però i dati macro sono stati deludenti sull'europa, ma positivi per il giappone, vi è stato un aggiustamento dell'euroyen a favore di quest'ultimo che è riuscito nella settimana anche a guadagnare sul dollaro, il quale a sua volta si è rifatto sull'euro ma appunto solo nel finale di venerdì, dopo il deficit.
Un incidenza pro dollaro l'ha avuta il petrolio che chiude la peggior settimana dell'anno con quasi il 10% di perdita. Per una scuola di pensiero al momento in voga, un petrolio in calo significa un freno in meno alla crescita e quindi maggiori probabilità che la fed rialzi i tassi; questa scuola di pensiero trascura però l'effetto sull'inflazione, che invece preso di per sè porta a minori probabilità di rialzo tassi.
Sta di fatto che il rendimento sul due anni americano è salito al nuovo massimo di 4,7% con un incremento di oltre mezzo punto in appena 3 settimane, così come il tasso a tre mesi scadenza giugno salito nel periodo di 35 cts. al 4,9%; e infatti sono tre settimane che il dollaro si rafforza. Anche Wally ha risentito negativamente delle maggiori probabilità di rialzo assegnate dai mercati ai tassi USA, ed il nasdaq 100 nel periodo citato ha perso il 6% circa passando dai massimi di 1760 ai 1660 attuali.
Più in generale, sulle previsioni macroeconomiche USA, al momento si scontrano due teorie:
La prima ritiene che l'economia è forte, essendo stato il rallentamento del quarto trimestre del tutto occasionale; pertanto ritiene che i tassi tenderanno a salire anche oltre il 5% (attualmente prezzato solo al 20% di probabilità).
La seconda invece ritiene che una frenata dei consumi sia imminente, e che i tassi siano già saliti pure troppo, per cui pensa che la Fed non andrà oltre il 4,75% (attualmente al 90% di probabilità), e che se lo farà vi sarà una recessione a fine 2006-2007 come profetizzato dalla curva dei rendimenti.
In base ai dati e alle dichiarazioni ufficiali che arrivano, il pendolo si sposta a favore dell'una o dell'altra. Le ultime tre settimane sono state il trionfo della prima, dopo che le prime tre del 2006 erano state un trionfo per la seconda. La prossima settimana, tra numerosi dati in arrivo e soprattutto con il primo importante intervento ufficiale del neo governatore Fed, può nuovamente cambiare tutto.
Per quanto mi concerne, nella prima fase dell'anno scrivevo che il consensus aveva sposato troppo in fretta l'ipotesi di una fine imminente del ciclo di rialzo dei tassi, ed infatti vi è stato il ribaltone sopraillustrato;
ciò soprattuto perchè considero il rischio inflazione molto di più del consensus. Però al contempo sono anche convinto che una crisi dei consumi americani sia prossima, ed infatti profetizzo la stagflazione (ma sono in assoluta solitudine) che comporterebbe tassi al rialzo causati dall'inflazione nonostante la coeva frenata economica; profetizzo cioè il peggiore dei mondi possbili per Wally.
Il dubbio che mi assilla riguarda, ovviamente, la tempistica:
per gli inevitabili ritardi tra eventi e pubblicazione delle statistiche, le prime evidenze stagflattive arriveranno nel più veloce dei casi a metà marzo, e ci vorrà fino a metà maggio prima che i mercati se ne convincano, per cui magari occorrerà aspettare - per una vera e propria crisi- l'estate. Questi ritardi significano per me probabile che nel frattempo si arrivi al 5% di tassi al 10 maggio (e pertanto non mi meraviglierei di vedere il dollaro salire ancora, nè la curva dei rendimenti invertirsi ancor più).
Il risultato dovrebbe però essere disastroso per la borsa, perchè a quel punto si troverebbe di fronte a dati inaspettatamente deboli, utili aziendali che certamente deluderebbero, proprio mentre la Fed alza e la curva indica recessione; inizierebbero le critiche a Bernanke, che si troverebbe così ad affrontare la tradizionale crisi di inizio mandato, e sarà da vedere se e come riuscirà a conquistarsi la fiducia dei mercati.
Il tutto, mentre la struttura del titanic americano schiricchiolerà sempre più; ed anche senza prendere in considerazione eventuali crisi geopolitiche, ce ne sarà abbastanza per far tremare i polsi dei drogati più incalliti.
MATERIE PRIME : -5%
Questo è il numerino che contraddistingue un pò tutto il comparto, e che ha trovato il suo acuto nel crudo che ha perso oltre il 10% dai massimi di metà settimana scorsa.Adesso, in base ad un sondaggio di Bloomberg 24 su 56 analisti-trader-brokers, cioè il 43%, prevede ulteriori perdite consistenti, mentre la scorsa settimana il 40% prevedeva un aumento del prezzo. Come afferma Bloomberg è la prima volta quest'anno che più analisti prevedono un calo invece che un rialzo, e se il prezzo continua a scendere tale numero aumenterà. L'aumento dell'offerta, insieme alla riduzione del premio sul rischio Iran, stanno iniziando a comprimere gli utili delle raffinerie. La speculazione a leva ha iniziato a uscire precipitosamente dalle posizioni rialziste, ed ora potrebbe cavalcare l'onda ribassista. Durante questa settimana ho iniziato a posizionare ordini di acquisto a 60,5, ma probabilmente si potrà spuntare meglio, per cui aggiusterò il tiro in area 58, rispettando i conteggi temporali; non credo che si sfonderà l'importante supporto che transita a 56 ma stagionalmente i minimi si vedono a maggio, per cui potrà occorrere pazienza (virtù primaria sui mercati). Per ora conclude a 62,8 (aprile) mentre il gas naturale crolla a 7,3(marzo).
Nel frattempo è arrivato anche il primo storno di una certa consistenza per i metalli, che hanno seguito l'evoluzione soprattutto dello yen (veicolo di funding privilegiato per gli acquisti dagli hedge funds), con l'oro che lascia circa il 5% nel saldo settimanale ritornando proprio ai livelli di 3 settimane fa, e conclude a 554(aprile); l'argento a 9,38(marzo) il rame a 223(marzo) il platino a 1040(aprile); e questa settimana -10% il palladio a 284(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 332 (-5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla
CAMBI: perde l'euro
L'eurodollaro scad. marzo ha iniziato debole testando la fascia di supporto a 1,197 lunedì (è scattata l'operazione di acquisto a 1,20); dopodichè ha iniziato a recuperare senza forza (per cui ho preferito chiudere in pari) ed infatti martedì è restato in stretto range; mercoledì ha approfondito i minimi fino a 1,1945 (facendo scattare un altra operazione d'acquisto a 1,1955 per poi ritornare in area 1,20 giovedì(dove ho incassato i 625$ a contratto); nuovo test al ribasso fino a 1,197 e poi altro recupero in attesa dei dati di venerdì che sul momento lo hanno spinto fino a 1,2045 ma dopo che l'effetto si era esaurito sulla prima resistenza, sono scattate le classiche vendite impulsive delle ultime ore di settimana (favorite anche da petrolio in calo, tassi a breve in salita e Wally in recupero)che lo hanno portato fino a 1,191 facendolo chiudere appena sopra a 1,1925.
Adesso dal punto di vista tecnico, la situazione è ulteriormente peggiorata e fa prevedere un estensione in area 1,18; come sopra illustrato, sul piano dei fondamentali la situazione resta aperta: se il combinato disposto dati-bernanke dovesse far recedere le attese sui tassi USA, potremmo facilmente tornare ben sopra quota 1,20; viceversa, se aggiungessero benzina sul fuoco, potremmo anche rivedere i minimi assoluti in area 1,17. La cosa più probabile, dato il contesto, è che vi siano spinte contrastanti, con la definizione di un range nervoso che potrebbe posizionarsi tra 1,18 e 1,205.
Dello yen ho già parlato, chiude a 117,9 con dollaro e con euro guadagna il 2% a 140 (uno dei rischi prospettici dell'euro è che venga sostituito come mezzo di funding allo yen, con il quale potrebbe scendere rapidamente anche in area 130, il che implicherebbe una pressione ribassista molto forte sull'eurodollaro in grado- pur con dollaro debole- di bloccarlo poco sopra 1,20, oppure in caso di dollaro forte di spingerlo a 1,15).
L'indice generale del dollaro +1% a 90,5 (marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: aumenta l'inversione
E' proseguito il rialzo dei tassi a breve con accelerazione nel finale, favorito anche dal recupero di Wally e dal calo del petrolio.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 11 cts. al 4,68 (con 53 cts. di incremento nelle ultime tre settimane); il quinquennale di 9 cts. al 4,58; il decennale di 6 cts. al 4,58; il trentennale invece scende di 8 cts. al 4,55 . L'asta del trentennale è andata bene , quella del dieci è stata neutra risentendo della concorrenza del trentennale, mentre quelle dei titoli brevi sono andate male. Per cui l'inversione della curva aumenta ancora, e adesso tra il tasso a 3 mesi scad. giugno e il trentennale vi sono ben 35 cts. di inversione.
In Europa Bund decennale in lieve calo al 3,47% (per cui si allarga il differenziale a 110 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla
BORSE: volatilità in aumento
I movimenti isterici intraday sono un classico segnale che si registra in genere quando il trend si sta per invertire. Questa settimana i saldi a Wally non rendono l'idea di tale situazione. In particolare il Nasdaq100 scad. marzo che era partito da 1667 ha prima testato il supporto in area 1640, da lì ha riprovato a salire fino a quasi 1690 (mio ordine di vendita a 1695) per poi ricrollare a 1660, dove ho deciso comunque di entrare (a 1663), e nella seduta finale dopo un altro test di area 1640 ha fatto un altro rimbalzo fino a quasi 1680 per poi concludere praticamente invariato nella settimana. Pur avendo cercato la mosconata di entrare su un rimbalzo, alla fine sono entrato a metà strada tra i massimi e i minimi di questa settimana, perchè mentre sono cosciente che - come sopra illustrato- può volerci ancora tempo prima del crash che aspetto, i segnali tecnici sono numerosi e una prima gamba ribassista seria può partire in qualsiasi momento; non ha senso stare fuori, nè pensare a qualche decina di punti più o meno. La stop loss per questa operazione scatterà solo al superamento dei massimi dell'anno (un eventuale doppio massimo glielo concedo, ma non oltre) ed equivale quindi a un centinaio di punti; l'obiettivo di profit finale è invece quattro volte superiore, ma mi auguro di poterlo aumentare cavalcando le macro-onde.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +1,2% per il Dow a 10920
+0,2% per lo sp500 a 1267 0% per il nasdaq100 a 1666,5 e +0,1% per il nasdaq a 2262. Tra i settori, positivi i trasporti (+1,4%), e le utilities(+0,3%) le banche(+1,4%); scendono però le piccole capitalizzazioni (Russell -1%) e le biotech (-1%) ma i semiconduttori salgono del 2% .
A Tokyo tonfo di - 3% a 16260 di nikkey; in Europa in lieve rialzo il dax tedesco a 5700(+1%) fermo il footsie inglese a 5760(-0%),in lieve calo il cac francese a 4910(-0,5%); caso a parte quello dell' Italietta furbetta che si butta sulle inefficienti banche nostrane, appetite dall'estero perchè solo in Italia si può rubare impunemente ai clienti: l'SPmib a 36720(+0,9%) ed il Mibtel a 28060(+1,4%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto nasdaq100
PREVISIONI: settimana hard
Lunedì si parte piano, con le produzioni industriali di giappone ed italia, non c'è nulla dagli USA, parlerà solo un esponente fed; poi già da martedì un dato chiave americano , quello sulle vendite al dettaglio di gennaio, preceduto in mattinata dal PIL 4° trim. e dall'indice ZEW, sia per la Germania che per L'Euro zona.
Mercoledì una giornata cruciale: tanti dati, soprattutto dagli USA dove usciranno mutui, indice di new york, flussi di capitale e produzione industriale; ma soprattutto alle ns. 16 inizierà la testimonianza di Bernanke di fronte al Congresso, in cui oltre al discorso già preparato che si potrà leggere in tempo reale il nuovo governatore dovrà rispondere alle domande dei parlamentari fino alle 18 circa, ed infine alle ns. 20 dovrebbe avvenire la testimonianza di Snow che fu saltata la settimana scorsa. Giovedì si replica con Bernanke al Senato, stesso discorso, ma risposte alle domande che potranno essere diverse, magari per correggere eventuali reazioni di mercato al giorno prima ritenute inidonee; nel frattempo come dati avremo i prezzi all'importazione e l'edilizia a gennaio, nonchè il PhillY Fed di febbraio. Infine venerdì si chiuderà la settimana con produzione industriale europea, prezzi alla produzione USA di gennaio e il preliminare dell'indice di fiducia del michigan su febbraio; sarà anche giorno di scadenza delle opzioni.
Come già accennato, la prima uscita ufficiale di bernanke è particolarmente importante: i mercati non hanno precedenti (dopo ben 18 anni di greenspan, noto per la sua ambiguità, ma ormai ben conosciuto) e cercheranno subito di capire da che parte tira (a proposito del rialzo dei tassi). Io penso che reciterà il solito mantra ottimistico sull'economia USA, confermando quanto già scontato di un ulteriore rialzo al 4,75, ma tenendosi molto più vago circa un prosieguo; comunque anche se pensasse di fermarsi non credo che telegraferà un chiaro messaggio, il cui esito sui rendimenti a lunga (quelli che stanno più a cuore alla Fed)potrebbe essere negativo, sia per il rischio di alimentare la bolla immobiliare, sia per quello di mostrare troppa sicurezza circa l'inflazione, che potrebbe smentirlo già nel giro di pochi mesi, mettendone in crisi la credibilità ancora tutta da creare. In sostanza penso che farà di tutto per mantenersi sul vago, e rimanderà come al solito ai dati economici futuri.
Ma non è detto che ci riesca, soprattutto nelle risposte a braccio.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
- venduto un mini-nasdaq a 1663, chiude a 1666,5= minus di 58 eu.
Tra le 4 operazioni del giorno proposte ne sono scattate due, una chiusa in pari ed un altra positiva (+625$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse,sale così a +1900 euro (con 11 operazioni effettuate); il rendimento complessivo , tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, è pari allo 1,84% ed equivalente al 16% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,25% lordo (tasso iwbank).