2/18/2006

La nota sui mercati 18.2

La settimana 13-17 febbraio 2006

ECONOMIA: gennaio forte
Si conclude una settimana piena di eventi e di dati, che sul fronte americano si sono saldati nel senso di far ormai dare per scontato che si arriverà al 5% di tassi ufficiali. Da un lato infatti tutti i dati usciti sono risultati congiunturalmente forti, dalle vendite al dettaglio agli indici manifatturieri regionali, all'edilizia(solo la produzione industriale ha rallentato, ma la capacità produttiva usata resta ai massimi); dall'altro i dati sui prezzi sono stati preoccupanti, essendo cresciuti oltre le previsioni sia quelli all'import che quelli alla produzione(anche se il "core" su base annua ha consolato). Insomma a gennaio l'economia USA pare abbia rimbalzato vedremo se anche a febbraio continuerà ( le domande di mutui continuano a scendere); inoltre dai dati pervenuti adesso possiamo dedurrre che il forte calo del dollaro di inizio anno è stato probabilmente dovuto ad un aumento del deficit estero (vendite al dettaglio in aumento+ petrolio al rialzo in quel periodo) coevo ad una probabile riduzione dei flussi di capitale(perchè si pensava che la fed si fermasse sui tassi); così analogamente, il recupero del dollaro di febbraio induce a ipotizzare una riduzione del deficit (almeno per la parte petrolio, il cui prezzo è sicuramente sceso, e probabilmente anche per un rallentamento dei consumi che però vedremo solo nel dato pubblicato a marzo) coevo ad una probabile ripresa degli afflussi(perchè si è tornati a pensare che la fed aumenterà i tassi). A cosa servono queste osservazioni? servono a prevedere alcuni dati macro prima della loro pubblicazione,e ciò può essere utile per il trading sui dati. Ricapitolando, mi aspetto che il deficit USA e i flussi di capitale di gennaio (che sapremo a metà marzo) risultino il primo ben superiore ai 65 mld. di dicembre; e il secondo inferiore ai 56 mld. di dicembre: nei giorni di queste statistiche ci sarà probabilmente un indebolimento del dollaro. Il quale potrebbe poi invece avere analoga fase di rafforzamento a metà aprile quando i medesimi dati relativi a febbraio mostreranno un miglioramento (che deduco dalle quotazioni di dollaro e petrolio durante il periodo di riferimento, in questo caso febbraio).
Tornando ora ai dati usciti questa settimana, si sposano con quanto Bernanke ha dichiarato (ottimismo sulla crescita e preoccupazione sull'inflazione di breve) pur reiterando l'atto di fede sull'inflazione a medio termine, ma ciò proprio perchè ha assicurato che la Fed interverrà tempestivamente. Nel complesso Bernanke se l'è cavata alla Greenspan, piacendo ai mercati, cioè ha evitato platealmente qualsiasi risposta impegnativa, si è trincerato dietro alla linea precedente della fed "dipenderà dai dati" (che è però in contraddizione con il da lui affermato ritardo temporale di circa un anno con cui i rialzi di tassi si fanno sentire), ed è riuscito ad essere quasi ininfluente sulle quotazioni di mercato. I mercati del resto hanno ignorato i pur velati accenni che Bernanke ha fatto agli squilibri strutturali insostenibili, sia del deficit estero che interno, il reiterato allarme sulla situazione di Fannie e Freddie, ed anche alcune contraddizioni (dedicherò uno Speciale apposito).
Quello che però ha forse acceso qualche campanello di allarme, è stata la caduta degli afflussi di capitale netti a dicembre; si tratta di un singolo mese, ed ancora non preoccupa, ma tutti sanno che se dovesse divenire un trend, metterebbe in crisi il sistema americano.Tanto più che la guerra con la Cina(che negli ultimi anni ha comprato il 40% delle nuove emissioni di bond USA) avanza: gli americani minacciano la qualifica di "manipolatore dei cambi", i cinesi rispondono facendo un accordo energetico con l'Iran (cui partecipa anche l'India) che assume un valore politico particolare in questa fase, e ne ha uno strategico fondamentale a lungo termine.
Proprio per questo il dollaro - da cui, visti i dati su inflazione/crescita e sentito l'atteggiamento di bernanke sui tassi, ci si sarebbe potuto aspettare un impennata - ha invece sorpreso per l'incapacità di proseguire nel suo recente rialzo; ed è parso plausibile che vi siano entità importanti (banche centrali asiatiche?) che sui rialzi lo abbiano sistematicamente venduto.
D'altro canto proprio l'aumento continuato dei tassi, nell'ipotesi che si vada anche oltre il 5%, tende a perdere d'importanza ai fini del dollaro, perchè ormai chi punta sul differenziale l'ha già comprato; piuttosto si può iniziare a temere che ciò porti a una recessione futura e dunque che si inizi a scontare - in coerenza con l'inversione della curva dei rendimenti- tale eventualità, vendendolo nelle fasi di forza.
In sostanza mi sto formando il convincimento che il dollaro sia a fine corsa, almeno per ora, anche se occorre sempre confrontarlo con quanto succede ad Europa e Giappone . Da quest'ultimo è venuto un dato sul PIL 2005 al 2,8% ma anche un livello dei prezzi al consumo che resta ancora negativo (-1,6%); pertanto la BOJ ed il governo, vogliono mantenere la politica dei tassi a zero. Lo yen dunque non riesce a decollare, ma è difficile che possa scendere significativamente dai livelli attuali, per i motivi sopraesposti, mentre il potenziale di rialzo è molto elevato. La BCE , nonostante i dati europei siano modesti (ma in Spagna l'inflazione ha superato il 4% ufficiale), ha comunque telegrafato un prossimo rialzo dei tassi, favorito anche dall'attuale basso livello dell'euro, ed anche se non dovesse proseguire, certamente non li diminuirà.
Le borse hanno ancora una volta tentato di salire, ma mostrano varie pecche, classiche di fine corsa. Il Nikkey fatica a difendere quota 16 mila, ed a Wally il mercato globale non mostra forza intrinseca anche nei rialzi. Solo in Europa si continua a comprare a testa bassa, ma anche questo è tipico perchè è sempre stata in ritardo sia all'inizio che alla fine dei grandi cicli. Del resto i rendimenti obbligazionari sono molto contenuti, e la liquidità abbondante.

MATERIE PRIME : stabilizzazione
Il petrolio si è inizialmente avvitato al ribasso arrivando a sfiorare quell'
importante area di supporto da me più volte citata, e su cui alla fine è riuscito a reagire, mostrando i primi segni di stabilizzazione, che dovranno però essere confermati nei prossimi giorni. Vista la picchiata ho preferito sospendere l'ordine di acquisto,che avevo già
abbassato a 58,5 di aprile, livello che è stato avvicinato mercoledì (minimo a 59,15) dopo l'ennesimo aumento delle scorte americane; la dinamica diveniva troppo pericolosa (alla rottura di area 56, molto probabile una veloce discesa a 50 e sul petrolio non è facile gestire la stoploss perchè non è possibile inserire ordini di questo tipo come sull'eurodollaro o sul nasdaq), e dunque c'è un rischio eccessivo per chi non può seguire in tempo reale i miei messaggi; del resto non c'è alcuna fretta. Preferisco cioè avere le conferme del sostegno su questi livelli, vederlo stabilizzare, per poi entrare in una fase laterale, da cui anticipare il rialzo prossimo venturo che continuo ad aspettarmi. Per ora conclude a 61,2 (aprile) mentre il gas naturale crolla a 7,4(aprile).
Stabili anche i metalli appresso allo yen, con l'oro a 555(aprile); l'argento a 9,43(marzo) il rame a 218(maggio) il platino a 1011(aprile) il palladio a 288(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 327 (-1,5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: dollaro arrivato?
L'eurodollaro scad. marzo dopo la caduta del venerdì precedente ha iniziato in apnea appena sopra 1,19 in attesa dei numerosi dati ed eventi; martedì sulle vendite al dettaglio forti ha fatto una prima estensione al ribasso che però non è andata oltre 1,1877 per poi riprendersi fino a 1,195 mercoledì sui deboli flussi di capitale, con un picco a 1,197 quando sono state rese note le previsioni di crescita FED, da cui poi
è velocemente crollato sulle dichiarazioni di Bernanke tornando a 1,188; giovedì nonostante i dati forti non è riuscito a scendere oltre 1,1864 ed anzi si è ripreso fino a 1,192, da dove poi venerdì è ridisceso ancora una volta fermandosi sempre sopra a 1,1870 nonostante l'impennata dei prezzi alla produzione, ed anzi nel finale - spinto dal deludente indice del michigan- è ripartito al rialzo fino a 1,197, per poi chiudere a 1,195. Per tutta la settimana l'ho aspettato con ordini di acquisto in area 1,185 sbagliando pertanto di una ventina di tiks, così nessuna operazione è scattata. Mi ha sorpreso la tenuta in area 1,187 nonostante i dati forti, e mi sono convinto che vi siano stati degli interventi di sostegno in qull'area, che dunque si è rivelata un formidabile supporto. La cosa è importante perchè rende molto probabile adesso una gamba rialzista che al superamento di 1,197 avrà come primo obiettivo 1,2045 e come secondo 1,2140 dove potremmo rivederlo già la prossima settimana. Dopo tre venerdì di caduta consecutivi, abbiamo infatti avuto un venerdì al rialzo, con uscita dal canale ribassista in essere da quasi in mese, e con altri segnali tecnici favorevoli. Inoltre 1,187 ha ora buone probabilità di diventare un pavimento fondamentale, mentre al momento non credo si possa andare oltre 1,214 al rialzo, quindi questo è il range che si profila ed all'interno del quale operare nel prossimo periodo.
Lo yen, essendo rientrati i timori di un cambio di poltica monetaria, ha lievemente perso chiudendo a 118,2 con dollaro e a 141 con euro.
L'indice generale del dollaro fermo a 90,5 (marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: si fermano i tassi
Nonostante i dati forti, anche il comparto obbligazionario non ha registrato un ulteriore impennata dei rendimenti, che anzi sono lievemente scesi.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 2 cts. al 4,66
il quinquennale di 3 cts. al 4,55; il decennale di 4 cts. al 4,54; il trentennale di 4 cts. al 4,51 .L'inversione della curva resta intatta.
In Europa Bund decennale fermo al 3,49% ( il differenziale a 105 cts.).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: neutrale
Posizione asset: nulla

BORSE: non hano capito
L'acquirente medio di azioni, soprattutto europeo, è ben lungi dall'aver capito cosa rischia a comprare a questi prezzi e in questa fase, per cui le borse provano ancora a salire, anche se si osservano situazioni diversificate. In particolare il Nasdaq100 scad. marzo che era partito ancora al ribasso ritestando il supporto in area 1640 lunedì, da lì ha riprovato a salire fino a 1695 giovedì sera, per poi ridiscendere venerdì e concludere a 1678. In praticata ha replicato la settimana precedente ed ha creato un range tra 1645 e 1695. L'importante è che in questa fase laterale, rispetti la resistenza che si trova tra 1700 e 1720; dopodichè si può aspettare: alla rottura di 1640 il primo obiettivo di breve si trova a 1540, cioè ai minimi dello scorso ottobre.
Il saldo settimanale a WALLY è stato di: +1,8% per il Dow a 11115
+1,6% per lo sp500 a 1287 + 0,7% per il nasdaq100 a 1677 e +1% per il nasdaq a 2282. Tra i settori, positivi i trasporti (+1,9%) le banche(+2,2%) le piccole capitalizzazioni (Russell +1,9%) e le biotech (+4%) ma i semiconduttori scendono del 1% .
A Tokyo altro tonfo di - 3,5% a 15710 di nikkey; in Europa invece rialzo deciso per il dax tedesco a 5795(+2%) il footsie inglese a 5850(+2%), il cac francese a 5000(+2%) e per l'Italietta ora salita in testa tra i paesi odiati dai fanatici grazie a calderoli: l'SPmib a 37400(+2%) ed il Mibtel a 28490(+1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto nasdaq100

PREVISIONI: settimana light
Lunedì si parte pianissimo, perchè gli USA sono in festa, parlerà nel pomeriggio Trichet, mentre in mattinata escono i prezzi alla produzione tedeschi. Martedì alle ore 20 saranno pubblicati i verbali della Fed dell'ultima riunione del 31 gennaio con Greenspan: non dovrebbero esserci novità rispetto al quadro che appare ben chiaro, ma in genere su questo evento si registra sempre una certa volatilità; per il resto solo qualche dato europeo, e l'indicatore anticipatore americano.Mercoledì tanti dati europei, soprattutto dagli USA i prezzi al consumo di gennaio, particolarmente attesi dopo l'impennata registrata dai prezzi alla produzione nello stesso mese. Giovedì l'indice IFO per la Germania, mentre dagli USA solo i sussidi ai disoccupati e il discorso di un membro della Fed. Infine venerdì si chiuderà la settimana con i prezzi al consumo tedeschi, il PIL inglese, e soprattutto gli ordini di beni durevoli di gennaio negli USA. Sulla carta quindi non c'è nulla che possa realmente modificare il quadro attuale in modo decisivo, anche se gli spunti di volatitlità non mancano.
Per l'eurodollaro sarà importante vedere che fa domenica notte; considerata la festività USA, mi auguro che ci sia l'occasione di rivederlo lunedì dalle parti di 1,19 dove penso di entrare in acquisto in vista della gamba rialzista di cui sopra, e comunque un eventuale strappo all'insù già domenica notte sarebbe un altra conferma positiva.
Per il petrolio , penso sia meglio stare ad osservarlo ancora; l'ideale sarebbe un secondo tentativo sui recenti minimi, ma con una dinamica più tranquilla.
Per il nasdaq100, infine è probabile che si resti ancora nel recente range, anche se una rottura al ribasso può avvenire in qualsiasi momento e sarebbe la benevenuta.


ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
- venduto un mini-nasdaq a 1663, chiude a 1677= minus di 230 eu.
Nessuna tra le 4 operazioni del giorno proposte è scattata.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse,resta così a +1900 euro (con 11 operazioni effettuate); il rendimento complessivo , tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, è pari allo 1,67% ed equivalente al 12% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,25% lordo (tasso iwbank).