5/23/2006

Speciale Rivolta e Disordine

Speciale Rivolta e Disordine

Chi non riesce a capire la differenza tra le scosse con una magnitudo superiore e i primi tremori vulcanici, non brilla per intelligenza.
Per un anno intero, il dollaro ha beneficiato di un corposo rimbalzo che è servito a eliminare le condizioni di ipervenduto nel suo trend ribassista di lungo termine. Il deficit con l'estero americano è peggiorato sensibilmente: a gennaio 2005 era già un grandioso 58 mld., a gennaio 2006 è arrivato a 68.
Mr. greenspan che ha lasciato la barca poco prima della crisi, e il suo successore, hanno proclamato che il deficit essendo finanziato dall'estero è un segno di flessibilità.
In realtà sta montando una rivolta, un insurrezione, un ammutinamento: il biglietto verde viene rigettato, e non a caso ciò avviene man mano che la leadership di Bush sta ottenendo un voto globale di non fiducia.
Nei mesi recenti sta infatti emergendo un nuovo fenomeno, chiaro come il sole. Il mondo non solo sta diventando allergico a tutte le cose denominate in dollari, ma ha anche iniziato a creare nuove alleanze per proteggersi dall'egemonìa americana.
Gli USA non si basano più tanto su innovazioni, investimento e lavoro, ma piuttosto su tentativi di di dominio a largo spettro, di tipo coercitivo e sull'inflazione come tassazione occulta. L'Egemone è colui che domina grazie a sporchi trucchi, al proprio peso, ignorando la legge, e perfino facendo ritorsioni di fronte alle ovvie risposte protettive degli altri.
Per capire di che egemonìa si tratta occorre pensare al fatto che gli USA si installano in territori stranieri, ricchi di risorse naturali, con lo scopo spudorato di assicurarsi contratti per ottenere le materie prime necessarie all'insaziabile viziata drogata economia di casa propria.
Occorre pensare all'accesso garantito alle miniere di oro al leasing e alle vendite del tesoro aurifero nazionale, senza tasso d'interesse, e con una contabilità fasulla davanti al Congresso. Occorre pensare al Fondo Monetario Internazionale e alle sue pressioni per alzare i tassi d'interesse in Argentina, dopo aver messo il deficit accumulato da quella nazione a causa dei suoi consigli, in un prestito destinato a non essere rimborsato, e poi avvisare gli amici di vuotare i loro conti bancari spostandone gli averi nei conti americani prima della chiusura delle banche argentine e la confisca dei conti con cui sono stati colpiti gli "altri".
Occorre pensare alla pressione sulla BOJ affinchè fornisse loro soldi a tasso zero, che ha portato tokyo ad accumulare oltre 600 mld di riserve in dollari sotto la minaccia di aver chiuso l'accesso ai mercati americani. Occorre pensare alla disinformazione con lo scopo di motivare una guerra in una nazione piena di petrolio. Occorre pensare alle esercitazioni navali condotte di fronte alle coste delle nazioni che si lamentano dei bond americani, e l'implicita coercizione a riciclare il surplus asiatico in tali bond senza copertura.
Queste sono le tattiche usate da un Egemone. Ma l'egemonìa sfrontata nutre la rivolta che inizia con la mancanza di rispetto, e la rivolta è in formazione, la tempesta in arrivo.

Una nuova fase sta prendendo piede nella guerra valutaria. L'ultimo G7 ha deciso la svalutazione del dollaro.Nella fase inizale, le banche centrali asiatiche sono state "invitate" a lasciare apprezzare le loro valute, mentre l'Europa collabora affinchè il declino sia ordinato. La decisione è stata forzata dal fatto che i finanziatori del clamoroso deficit estero americano, hanno finalmente iniziato a perdere fiducia. Gli USA e gli "altri" vedono il problema dai diversi punti di vista, ma sono d'accordo su una svalutazione del dollaro.
Come ho scritto spesso, penso che il deficit sia strutturale e non si può ridurre senza una pesante contrazione dei
consumi americani, per cui la svalutazione del dollaro è condizione necessaria ma non sufficiente. A meno che non sia in una misura del 50%.
Comunque la perdita di fiducia è inizata, e il comunicato del G7 , le dichiarazioni dei giapponesi e degli europei, gli avvertimenti cinesi, le critiche russe, gli accordi tra asiatici, perfino i comunicati del FMI, si aggiungono a una rivolta globale, mentre gli USA si rifiutano di agire sulle cause prime dello squilibrio (eccesso di consumi). Il ministro delle finanze russo per la prima volta nella Storia mette in dubbio apertamente il valore intrinseco del dollaro: aspettiamoci quindi diversi mesi di turbolenza, fasi di panico, e qualche incidente sui derivati (soprattutto quelli obbligazionari).

Bernanke ha negato che vi sia una svalutazione auspicata, ma l'economista della Casa Bianca Feldstein ha invece detto il contrario, sottolinenando l'urgenza di migliorare il deficit, mentre al contempo ha citato il rischio immobiliare. Sfortunatamente un declino ordinato del dollaro è una sfida colossale contro le forze a leva del mondo intero: i derivati, il pesante debito USA, i traders valutari, il controllo estero dei bond americani, e la rinunzia agli interventi ufficiali (peraltro poco utili) possono essere potenti forze contrarie. Il pedale del gas è nelle mani di Bernanke che peraltro ha scritto a favore dell'inflazione per tutta la sua carriera. Quando un banchiere centrale ha tra i suoi trofei l'aver esaltato le virtù delle macchine di stampa della moneta, è ovvio che non sia il più indicato a difendere la moneta nazionale.
E infatti è stato scelto proprio per questo.

Giappone e Cina si contendono il controllo e l'influenza sugli altri asiatici, come si è visto al meeting indiano dello scorso mese. Un euro asiatico (ACU) è entrato nella arena politica, e il progetto è farne il fulcro della gestione dei cambi: i ministri cinese, giapponese e di altre 14 nazioni asiatiche hanno impostato un accordo preparatorio, cioè una banda di oscillazione controllata per le loro valute, esattamente come fu lo SME in europa, prima dell'euro.E' ovvio che questo strumento serve a far svalutare il dollaro contro tutti contemporaneamente, evitando una lotta fratricida.

Si cerca dunque la svalutazione ordinata, ma numerose forze lavorano a favore del Disordine.
Il momentum dei mercati, gli investimenti speculativi, le priorità dei gestori dei fondi, etc. sono esempi delle possenti forze pronte a prendere vantaggio dalla svalutazione del dollaro. Le banche centtrali possono solo creare più volatilità, anche perchè intervenire a supporto del dollaro nei momenti critici equivarrà a invitare a cena decine di cugini obesi e affamati, ogni giorno che viene. Questa caduta del dollaro quindi è probabile si riveli una corsa disordinata, con improvvisi tumultuosi crolli che si alterneranno a fasi di discesa ordinata.

I giapponesi per ora restano proni agli USA: nel rifiutarsi di alzare i tassi ammettono di preferire il rischio di grande inflazione, piuttosto che chiudere il rubinetto dei carry trade in yen che è stata in questi anni la più grande macchina finanziaria di creazione monetaria e di inflazione degli asset e delle commodities.

Nel frattempo le nazioni chiave stanno entrando in un nuovo stadio della guerra mondiale per l'energia, con numerosi fronti di conflitto. Il comportamento dei leader politici ha iniziato a rassomigliare a quello dei sindacati nel mondo sottosviluppato, per metodi,tattiche, perfino per strategie rivelate. Ormai è un obiettivo dichiarato il controllo militare delle regioni chiave, con basi militari a difesa delle zone di produzione, di deposito e di trasporto, con la minaccia nucleare sempre agitata, con operazioni speciali e persino mercenarie, tese a corrompere le linee nemiche, e con nuove alleanze che si vanno formando. La prima azione fu l'annessione dell' Iraq; la seconda è stata fatta da Putin usando la Yukos e la Gazprom come armi contro Ucraina, Europa ed Inghilterra. La nazionalizzane Boliviana e azioni simili in Ecuador e Venezuela confermano l'impostazione militare di questa guerra che ha raggiunto il sud america, dove tra l'altro vi è il 25% delle miniere di rame del mondo, e le miniere potranno essere il prossimo oggetto della grande guerra per le risorse. Nuovi scambi petroliferi non in dollari vengono ipotizzati e preparati : Saddam lo aveva fatto e questo ha contribuito alla sua detronizzazione, adesso l'iran lo sta facendo e non a caso è entrato nel mirino. Ma anche altre nazioni si stanno muovendo, ad esempio la Russia che vuole rispetto e controllo, persino la dominanza nello scacchiere; l'Iran vuole una sua sfera di influenza fuori dal controllo americano. Anche gli arabi tradizionali alleati americani,si stanno agitando.

Sintesi di tutto quanto fin qui menzionato, è stato il prezzo dell'oro che è salito da 560 a 720 in meno di due mesi. Ovvio che ci siano adesso delle correzioni proporzionate, ma i fondamentali e la situazione geopolitica globale, assicurano che la corsa dell'oro ha ancora molta strada davanti a sè. Facile , dato il crollo futuro del dollaro e la rivolta contro di lui, data anche la guerra globale per l'energia, che l'oro possa raggiungere quota mille dollari entro il 2007 (se non prima). Agli occhi di ogni persona ragionevole dovrebbe risultare chiaro che tutto quanto sta succedendo ben lungi dal voler aggiustare le cose, punta in realtà a una crisi più profonda; il governo USA appare intenzionato a provocare un conflitto sempre più grande e poichè le sue esportazioni principali sono i debiti, i posti di lavoro, i sistemi bancari taroccati, e dato che la forza principale dell'economia americana è quella militare, è anche logico che gli USA abbiano scelto la strada del maggior caos per assicurarsi le risorse primarie in un ambiente dove la forza militare può essere usata, ormai senza regole.

Tornando al mercato, è come sempre difficile dire quanto si estenderà e quanto durerà questa per ora minimale correzione sulle materie prime; certo, i mass-media già proclamano la fine del rialzo, ma dimenticano che solo una recessione globale potrà realmente farlo finire.
La forte e crescente domanda per l'oro, non si spegnerà tanto facilmente.
Ci vorranno tre condizioni coeve per mettere fine al rialzo :
- i paesi in via di sviluppo, a cominciare dalla Cina, devono imballarsi tutti insieme nella loro crescita;
- la caduta del dollaro deve finire, e ciò perchè i deficit gemelli americani si raddrizzano;
- gli squilibri tra domanda e offerta delle risorse devono finire, perchè le scorte riprendono ad aumentare e così la produzione.
Come si può notare, tutte queste condizioni sono ben lungi dal verificarsi, ed anzi andranno per ancora molto tempo in senso opposto.

La politica egemonica USA alla fine bloccherà gli accessi e le catene distributive dell'offerta, in un uno con il moltiplicarsi delle alleanze politiche in opposizione.
Il quadro è precisamente quello favorevole ad una forte rivalutazione dell'oro e ad una grande svalutazione del dollaro.