ONCE UPON A TIME...
C'era una volta una nazione al centro del mediterraneo dotata di un bel territorio e di abitanti allegri e intraprendenti.
In
quella nazione lo Stato assicurava loro fin dalla nascita tre cose
gratuite uguali per tutti: la sanità dalla nascita alla morte,
l'istruzione fino ai venti anni, ed una congrua pensione a partire dai
sessant'anni, a prescindere dalla carriera lavorativa di ciascuno.
Queste
tre certezze consentivano un clima sociale ed economico talmente
positivo da essere il vero vantaggio competitivo della nazione. La cosa
più originale era il sistema pensionistico che aveva ottenuto 4 grandi
effetti collaterali:
- un clima di ottimismo durante la vita lavorativa che consentiva a ciascuno di esprimersi al massimo;
-
un vero e proprio esercito di "nonni" in grado di aumentare la
produttività economica dei figli, che a loro volta più facilmente
prolificavano, assicurando una efficace formazione anche affettiva ai
nipoti;
-un minor onere sanitario degli anziani, perchè i sessantenni
liberati dalla preoccupazione economica potevano occuparsi di e stessi
in modo molto pù salubre, riducendo così l'incidenza delle patologie
tipiche della terza età;
- maggior disponibilità occupazionali per i giovani che trovavano molti posti liberati dai sessantenni.
In
questa nazione il bilancio dello Stato finanziava senza fare alcun
deficit la sanità, l'istruzione e le pensioni, attingendo ai redditi dei
lavoratori e delle imprese nella misura di un terzo senza sconti nè
prevaricazioni, attraverso un sistema fiscale così semplice da essere
inevadibile. Solo una imposta sui redditi onnicomprensiva del 33% cui
si aggiungeva un aliquota IVA del 17%, nessun altro contributo o gabella
di alcun genere.
Del resto nessuno si sognava di evadere, dal
momento che riceveva dallo Stato quanto gli serviva, e soprattutto la
impagabile certezza psicologica della pensione a 60 anni in una misura
che ai tempi nostri potrebbe essere quantificata in un potere d'acquisto
pari a duemila euro netti mensili procapite (per cui una coppia di
sessantenni riceveva quattromila euro al mese).
Inoltre quella
nazione non impediva a coloro che durante la loro vita lavorativa
avevano avuto successo ed erano arrivati a guadagnare ben di più, di
organizzarsi previdenze private integrative, oppure di continuare a
lavorare dopo i sessantanni se lo desideravano. Era una nazione felice
proprio perchè l'iniziativa privata e la libertà individuale erano
incentivate e favorite al massimo grado. Così che i cittadini più
volenterosi, capaci e meritevoli, potevano esprimere pienamente il
proprio potenziale. Al contempo però, i più sfortunati, i disagiati e
gli incapaci, non venivano abbandonati a se stessi per le cose
essenziali, ed avevano tutto l'incentivo di arrivare comunque al
traguardo dei sessantanni.
Non a caso lo chiamavano il Belpaese....
Bella favola vero? eppure non irrealistica:
De Pensionibus
PROPOSTA PER UNA RIFORMA CONCETTUALE DEL SISTEMA
Viviamo
tempi grami, economie in stagnazione permanente. Una delle cause non
secondarie di questa situazione è la colpevolizzazione del sistema
pensionistico occidentale. Oggi chi è in pensione si sente una specie
di ladro, parassita che vive sulle spalle dei più giovani i quali,
poveracci, mai potranno andare in pensione come lui. Tutto ciò, non solo
è profondamente ingiusto, bensì anche praticamente sbagliato. Allungare
sempre più l'età pensionabile, riducendo al contempo il potere
d'acquisto delle future ed attuali pensioni, è la classica via
lastricata che conduce all'inferno. Ed è un idiozia se si confronta al
trend della robotizzazione. Oggi non è più fantascienza immaginare
quanto Keynes auspicava e prevedeva: un mondo in cui il lavoro, specie
manuale, lo fanno le macchine e noi umani ce ne stiamo comodamente ai
Caraibi. Eppure mentre tutto ciò si avvicina sempre più dal punto di
vista tecnologico, da quello politico si allontana drammaticamente.
Perchè le elites al potere non intendono condividere i dividendi
dell'automazione e vogliono che la massa sempre più colpevolizzata,
perchè non lavora (disoccupata o pensionata), se ne stia buona buona con
il tozzo di pane che le verrà lasciato. Errore! Cento anni sono passati
invano, le elites si apprestano a prendere la medesima cantonata che
sprofondò in grande depressione i nostri bisnonni. Perchè se manca il
potere d'acquisto ai consumatori la moderna economia non funziona. In
pratica si scatena la famosa divaricazione sociale per cui l'1% è sempre
più ricco, ed il restante 99% sempre più povero, frutto di una
mentalità feudale, leggermente anacronistica.
Che c'entrano le pensioni in questo discorso?
C'entrano,
c'entrano, ma per ben capirlo occorre fare un passo indietro, e provare
a guardare le cose in modo diverso da come ce le mostrano. Ad esempio:
chi l'ha detto che le pensioni devono essere il frutto di contributi
versati durante la vita lavorativa, che poi si spendono apppunto dopo?
In
realtà, così come i contributi coattivamente versati sono per il
bilancio statale una delle varie entrate fiscali, così analogamente le
pensioni sono una delle varie uscite o spese che dir si voglia. Per cui
nessuno impedisce ad uno Stato di stabilire che , ad esempio, si
riducono alcuni tipi di uscite, e se ne aumentano altre. Conosco
l'obiezione: poichè la vita media si allunga e la natalità diminuisce,
non è sostenibile un regime di spesa pensionistica che non ne tenga
conto. Vero, e non vero allo stesso tempo. Dipende dal punto di vista.
Anche perchè occorre guardare la società nel suo insieme. Ad esempio,
chi lo dice che la spesa pensionistica è improduttiva? a ben guardare, i
nonni che consentono ai figli di meglio lavorare perchè loro pensionati
si occupano dei nipoti, rendono o no, un servizio produttivo al sistema
economico e sociale? specie se si guarda in prospettiva, perchè al
contempo "formano", istruiscono le nuove risorse, e le dotano di una
dimensione affettiva indispensabile alla loro buona riuscita futura.
Quindi se si considera tale valore aggiunto, il discorso della spesa
pensionistica improduttiva cambia radicalmente. Senza considerare che,
viceversa, privarsi di tale valore aggiunto, per mantenere al lavoro
gente anziana che occupa posti altrimenti disponibili per i più giovani
ha un effetto collaterale negativo ben quantificabile e certamente non
di poco conto. Non solo: facendoli lavorare sempre più, si impedisce
anche che possano fare una vita più salubre, per cui essi vanno a pesare
maggiormente sulle spese sanitarie. E' intelligente tutto ciò?
Assolutamente no, anche perchè esiste un sistema alternativo come passo a
dimostrare sinteticamente premettendo che il suo grande valore
aggiunto sta proprio nel riconoscerlo fin dall'inizio della propria vita
evitando così l'incertezza esistenziale che è il nemico numero uno
dell'efficienza economica di ogni sistema.
Allora, schematizzando e
semplificando, partiamo dall'attuale vita media maschile pari a circa 80
anni. Ebbene la visione di società che propongo si basa su questa
partizione vitale per ogni individuo : 25% (0-20 anni) dedicato alla
formazione; 50% (20-60 anni) dedicato al lavoro; 25% (60-80 anni)
dedicato al pensionamento. Schema di base che assolutamente, in una
società liberale quale da me auspicata, non impedisce che poi i singoli
facciano diversamente. Cioè si può smettere di studiare a 18 anni,
oppure a 28; si può continuare a lavorare fino a cento anni se si vuole e
ce la si fa; etc. Così sarebbe auspicabile che esperienze lavorative
part time si facciano fin dai 15 anni, e accompagnino anche i percorsi
di studio più lunghi, e poi dopo i 60, ma è inutile per ora perdersi in
questi dettagli. Il punto è che lo Stato, in quanto entità
coordinatrice e garante dei diritti essenziali, così come deve offrire
sanità di base gratuita per tutto il corso della vita, ed istruzione
fino ai venti anni, deve pretendere tassazione del reddito fino ai 60 e
poi erogare una pensione di base per il resto della vita (che per alcuni
non arriverà a 80 e per altri arriverà ben oltre), lasciando liberi gli
individui di organizzarsi come vogliono durante quest'ultimo periodo.
Tale pensione di base tanto vale darla netta, perchè tassarla equivale
ad una partita di giro inutile. Poi naturalmente coloro che durante la
propria vita si sono industriati per guadagnare ben più della pensione
base si saranno costruite le proprie pensioni integrative, ed avranno
altri redditi tassati come da norma vigente. Ma qui non voglio entrare
in queste specifiche, è più importante comprendere la rivoluzione
concettuale che propongo.
Una pensione base garantita a tutti i
cittadini, indipendente dalla loro carriera lavorativa ed erogabile a
partire dal compimento del 60esimo anno di età (la reversibilità della
medesima resta solo per i superstiti minorenni, fino ai 18 anni). Non
solo, questa pensione base deve essere sostanziosa per avere effetti
macroeconomici importanti: ai valori attuali mille euro netti al mese
per dodici mensilità. Importante: non verrebbero erogate in nessun caso
pensioni di importo superiore, che sono a carico dei piani previdenziali
privati che ciascuno si è eventualmente organizzato durante il proprio
corso lavorativo. Vengono pertanto aboliti i contributi previdenziali, i
lavoratori pagano solo le imposte sul reddito lordo.
Così, lo Stato
offre la facoltà agli individui di ritirarsi dal mercato del lavoro con
una pensione sufficiente ad un dignitoso tenore di vita, lasciandoli
liberi di dedicarsi alla tutela della propria salute e alle tante
attività collaterali (incluso consulenze, assistenze ed altre forme con
cui la propria esperienza viene messa a frutto) a libera scelta. Altro
che andare in pensione il più tardi possibile e con meno soldi
possibile, dovrebbe essere proprio l'opposto. Di ciò beneficerebbe il
sistema economico, finirebbe la stagnazione.
Resta il punto chiave. Come si finanzia questo sistema?
Il
finanziamento della pensione di base per tutti a 60 anni è dato dal
bilancio statale, a sua volta finanziato dalle tasse sul reddito dei
20-60 enni, e naturalmente delle imprese e delle imposte indirette).
Avendo eliminato i contributi, saranno maggiori le aliquote fiscali, in
modo da mantenere inalterato il gettito ma semplificando il sistema.
Allora
facciamo un esempio numerico, tanto per capirci. Ipotizziamo che n
Italia su 60 milioni di abitanti ci sono 15 milioni di persone in
formazione (fino a 20 anni), 30 milioni di persone in attività
lavorativa (fino a 60 anni) ed altri 15 milioni di over 60. Largo circa,
cioè queste cifre possono essere calcolate con più precisione e
naturalmente sono dinamiche, cioè vanno cambiando anno dopo anno, ma
quello che qui mi interessa , ripeto, è spiegare il concetto. Allora
quanto costa dare 12 mila euro netti annui a 15 milioni di persone over
60 a titolo di pensione base, che garantisce un decoroso tenore di
vita ed una buona capacità di spesa?
180 miliardi di lire (oggi la
spesa pensionistica si avvicina ai 240 miliardi, dunque un calo di circa 30%, perchè quanto si spende in più sulle pensioni
basse, si recupera dalle pensioni alte, talvolta scandalose, e
ciò cesserebbe). E a quanto ammontano le entrate fiscali in Italia? a
circa il doppio, se detraiamo la partita di giro sulle pensioni (che
oggi vengono erogate lorde, ma poi ci si riprende le tasse).
Al
bilancio statale resterebbero a disposizione almeno 360 miliardi per
pagare sanità (110), istruzione e altri servizi statali, depurandoli si
spera di corruzione e sprechi politici. Dunque? fattibile, niente di
irrealistico, e niente deficit. Si otterrebbe però un fortissimo impulso
alla domanda aggregata, e alla produttività del sistema paese. Nel
lungo termine il vantaggio aumenta a dismisura, perchè ogni nuova
persona cresce fin dalla nascita sapendo cosa lo aspetta, e sapendo che -
a prescindere dalla famiglia cui il destino lo assegna, sia essa
benestante o sfortunata, ed a prescindere dal tipo di lavoro che sarà in
grado di fare- arriverà all'ultimo quarto di vita attesa con una
accettabile dimensione socio economica, specie se si sarà creato una
casa e una famiglia nel frattempo. Sono le aspettative razionali, a
beneficio della collettività.
Scusate se è poco.
9/15/2016
9/13/2016
Un Ape confusa
Un Ape confusa
Che Dio salvi l'Italia. L'approssimazione, la furbizia e l'incapacità vigenti sono veramente fuor di misura. Prendiamo il caso di questa povera APE.
Un anno fa avevo dato al governo un idea semplice e chiara.
La pubblicai qui, vari siti la ripresero, a cominciare da Italia e co, per finire a Wall Street italia che però sbagliò il titolo, perchè lo storpiò in "Anticipo della pensione a costo zero" che già induce in confusione specie chi si ferma ai titoli (la maggioranza).
Il governo Renzi che fece? copiò l'idea, ma se ne impossessò a suo modo, cioè volendo farsi sopra pubblicità a breve termine, danneggiandosi a lungo termine (stile 80 euro, dove dopo si è scoperto come i più poveri li devono restituire). Il solito Renzi e collaboratori vari. Non conosco Nannicini, che si è fatto alfiere di questa proposta, ma certo devo tirargli le orecchie. Invece di presentare questa libertà in più offerta a una piccola platea di esodati a costo zero per la finanza pubblica, ha voluto presentarla come una specie di riforma della Fornero (che non è assolutamente, altrimenti non otterrebbe il placet europeo), con il risultato di iniziare un lunghissimo traccheggiamento con i sindacati, mentre per mesi e mesi l'opinione pubblica è stata tratta in inganno come se ci fosse in ballo la possibilità di andare in pensione prima, salvo poi scoprire che c'è un "costo" per il pensionato anticipato, allora si ritrae disgustata di essere finita in mano alle solite banche strozzine
Un disastro, che ora passerà addirittura come una "sperimentazione" biennale. Ma che si deve sperimentare??? Tutto cade nel ridicolo, mentre invece la mia idea originaria era così semplice e indiscutibile. Tanto da poter essere copiata da molti altri paesi. Di che si tratta? andatevela a rileggere nel mio blog.http://michelespallino.blogspot.it/2015/08/prestito-sulla-pensione-costo-zero-per.html
Alla fine, anche se con rimborso ventennale, sempre di prestito si tratta! E solo questo è, perchè anche oggi qualsiasi individuo può dimettersi dal lavoro, se una banca gli concede un prestito garantito dalla pensione futura, più assicurazione in caso di premorienza. E' come un mutuo immobiliare, solo che invece dell'immobile il sottostante è la pensione già maturata e che lo Stato dovrà comunque erogare. Dunque il titolo scelto dal governo (APE) è sbagliato: non è un anticipo di pensionamento, è un mutuo sulla pensione, che farà presumibilmente solo chi è esodato o chi se lo può permettere. Attiene alla sfera delle libere situazioni individuali, lo Stato tramite l'INPS semplicemente facilita ed intermedia rispetto a banche ed assicurazioni. Prevedibile che saranno ben pochi (io calcolo al massimo 10 mila l'anno) coloro che ne usufruiranno. Troppo poco per governi iper politicizzati e che pensano ai milioni di voti? senz'altro. Per cui fra due anni il prossimo governo lascerà perdere. Povera Italia, se per una cosa così semplice si fa tutta questa confusione, come meravigiarsi poi di tutto il resto?
ps:
appena visto il testo finale del governo, c'è un errore macroscopico, vale a dire un buco nel periodo del prestito che può essere anche triennale e più: se la persona muore durante questo periodo chi paga??? e gli interessi su questo periodo???
Che Dio salvi l'Italia. L'approssimazione, la furbizia e l'incapacità vigenti sono veramente fuor di misura. Prendiamo il caso di questa povera APE.
Un anno fa avevo dato al governo un idea semplice e chiara.
La pubblicai qui, vari siti la ripresero, a cominciare da Italia e co, per finire a Wall Street italia che però sbagliò il titolo, perchè lo storpiò in "Anticipo della pensione a costo zero" che già induce in confusione specie chi si ferma ai titoli (la maggioranza).
Il governo Renzi che fece? copiò l'idea, ma se ne impossessò a suo modo, cioè volendo farsi sopra pubblicità a breve termine, danneggiandosi a lungo termine (stile 80 euro, dove dopo si è scoperto come i più poveri li devono restituire). Il solito Renzi e collaboratori vari. Non conosco Nannicini, che si è fatto alfiere di questa proposta, ma certo devo tirargli le orecchie. Invece di presentare questa libertà in più offerta a una piccola platea di esodati a costo zero per la finanza pubblica, ha voluto presentarla come una specie di riforma della Fornero (che non è assolutamente, altrimenti non otterrebbe il placet europeo), con il risultato di iniziare un lunghissimo traccheggiamento con i sindacati, mentre per mesi e mesi l'opinione pubblica è stata tratta in inganno come se ci fosse in ballo la possibilità di andare in pensione prima, salvo poi scoprire che c'è un "costo" per il pensionato anticipato, allora si ritrae disgustata di essere finita in mano alle solite banche strozzine
Un disastro, che ora passerà addirittura come una "sperimentazione" biennale. Ma che si deve sperimentare??? Tutto cade nel ridicolo, mentre invece la mia idea originaria era così semplice e indiscutibile. Tanto da poter essere copiata da molti altri paesi. Di che si tratta? andatevela a rileggere nel mio blog.http://michelespallino.blogspot.it/2015/08/prestito-sulla-pensione-costo-zero-per.html
Alla fine, anche se con rimborso ventennale, sempre di prestito si tratta! E solo questo è, perchè anche oggi qualsiasi individuo può dimettersi dal lavoro, se una banca gli concede un prestito garantito dalla pensione futura, più assicurazione in caso di premorienza. E' come un mutuo immobiliare, solo che invece dell'immobile il sottostante è la pensione già maturata e che lo Stato dovrà comunque erogare. Dunque il titolo scelto dal governo (APE) è sbagliato: non è un anticipo di pensionamento, è un mutuo sulla pensione, che farà presumibilmente solo chi è esodato o chi se lo può permettere. Attiene alla sfera delle libere situazioni individuali, lo Stato tramite l'INPS semplicemente facilita ed intermedia rispetto a banche ed assicurazioni. Prevedibile che saranno ben pochi (io calcolo al massimo 10 mila l'anno) coloro che ne usufruiranno. Troppo poco per governi iper politicizzati e che pensano ai milioni di voti? senz'altro. Per cui fra due anni il prossimo governo lascerà perdere. Povera Italia, se per una cosa così semplice si fa tutta questa confusione, come meravigiarsi poi di tutto il resto?
ps:
appena visto il testo finale del governo, c'è un errore macroscopico, vale a dire un buco nel periodo del prestito che può essere anche triennale e più: se la persona muore durante questo periodo chi paga??? e gli interessi su questo periodo???
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