(.....) Da la Nota SUI MERCATI DEL 16.9
E’ facile da capire, i motivi principali sono due:
1) Per ridurre la disoccupazione, occorre aumenti nel sistema economico la domanda di beni e servizi, per soddisfare la quale si aumenterà l’offerta, così creando nuovi posti di lavoro. La FED invece ottiene il risultato opposto, perché l’aumento della moneta in circolazione, tramite la conseguente svalutazione della valuta, provoca aumento dei prezzi delle materie prime base, che si riverbera sul costo della vita (sul carrello della spesa, sulla benzina, etc.) e dunque riduzione del potere d’acquisto di stipendi –salari –pensioni. Pertanto si contrae (pur a parità di volontà di spesa e di fiducia dei consumatori) la capacità di acquisto. Dunque la domanda interna diminuisce, provocando una contrazione dei posti di lavoro, che solo parzialmente può essere compensata dall’eventuale aumento della domanda estera conseguente alla svalutazione.
2) Negli attuali sistemi occidentali, la maggior parte dei posti di lavoro dipende dalle piccole e medie imprese, perché le grandi in parte de localizzano, in parte sono a bassa intensità di lavoro. Poiché l’aumento della moneta in circolazione, avviene ritirando dai portafogli bancari titoli pubblici ed ora anche ipotecari, si garantisce al complesso banco-finanziario una fonte di utili sicura e senza rischio che lo disincentiva dall’attività di sostegno alle piccole e medie imprese, per definizione ben più rischiosa rispetto a quella per le grandi imprese, le quali a loro volta beneficiano della possibilità di indebitamento diretto sul mercato a tassi reali negativi. Dunque l’offerta di posti di lavoro da parte del tessuto a maggior intensità occupazionale si riduce, contribuendo all’aumento della disoccupazione strutturale.
Sono ragionamenti elementari, non c’è bisogno di aver conseguito dispendiosi dottorati in università sofisticate per comprenderli. Certamente li comprendono i banchieri centrali. Da qui l’impossibilità di considerare semplicemente “errate” le loro politiche. Sono chiaramente in malafede, perché qualcuno in tutto questo ci guadagna alla grande. Ben, Mario e gli altri, sono al soldo del complesso banco-finanziario, che come quello militar-industriale è pronto a tutto pur di arricchirsi a spese della massa. La loro genialità consiste nell’essere capaci di mettere le mani in tasca ai cittadini, facendosi addirittura applaudire dalle stesse vittime, abbindolate con le false teorie di cui sopra, popolari per definizione. Chapeau.
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Credere che stampare continuamente moneta possa generare espansione economica sostenibile e continua, è come credere sia possibile creare ricchezza dal nulla. Nella confusione teorica attuale, qualcuno arriva a crederlo possibile. Ma ciò non lo rende vero, semplicemente perché è impossibile. Se lo fosse, sarebbe stato criminale non averlo fatto nei decenni passati, e sarebbe criminale non farlo oggi in ogni angolo del mondo: la disoccupazione dovrebbe essere a zero per definizione, non essendovi limiti alla stampa di moneta. Infatti ci ha provato pure lo Zimbabwe, ma è sprofondato nell’iperinflazione. Anzi: tale convinzione è negativa perché spinge a credere che lavorare sia inutile, basta comprare (indebitandosi) debiti altrui e ci si arricchisce, senza rischi. Se veramente il mondo dovesse cedere a tale propaganda, l’economia si fermerebbe, anche a causa dei tentativi delle autorità di generare comportamenti propensi al rischio. Naturalmente questi ultimi possono temporaneamente aver successo nell’attizzare bolle speculative, ma la realtà è che cambiare i prezzi relativi dei vari assets non crea domanda. Dunque siamo condannati alla depressione. Rendiamo grazie a D&B ed ai loro padroni, in saecula seaculorum.(....)
michele.spallino@email.it