2/28/2007

Non sono convinto

Pur essendo un teorico del futuro ribassista delle borse, non sono convinto che la caduta - pur da record- avvenuta ieri 27 febbraio sia la volta buona. C'è una differenza basilare con la caduta del maggio 2006 che fu innescata dal pasticcio di Bernanke sui tassi d'interesse, che si unì al movimento di chiusura sui carry trade in yen; all'epoca si temette una resrizione monetaria su scala mondiale, e ciò si riflesse anche nei rendimenti obbligazionari che già da tempo salivano. Quindi rendimenti al rialzo, attese di rialzo dei tassi, provocarono la caduta di circa il 10% delle borse, insieme alle commodities, e durò circa un mese, poi tra giugno-luglio maturò la convinzione che non era vero, e con la conferma della fed ad agosto in cui si fermò sui tassi, le borse ripresero la loro corsa.
La caduta di ieri invece non avviene in un contesto di timori sui tassi, tanto è vero che i rendimenti sono scesi ai recenti minimi; anzi è probabile che nel giro di poco, nel contesto di un rallentamento economico sempre più probabile, si torni a parlare di calo dei tassi, e che le borse facciano leva su questo per continuare a tenere. Il problema di fondo resta l'enorme liquidità che non accenna a diminuire, e la certezza degli operatori che in caso di difficoltà le banche centrali li proteggano. Inoltre anche la chiusura dei carry trade in yen difficilmente durerà a lungo, ed in misura tale da ridurre la liquidità esistente in modo signifcativo. Questo è comunque l'indicatore cui guardare nel breve periodo: se si vede lo yen salire contro tutti, borse giù e viceversa.

2/27/2007

scoppia la bolla

Scoppia la bolla

Mi dispiace di aver fatto chiudere la straddle troppo presto, anche se in attivo nel complesso, ma francamente non credevo che sp500 sarebbe sceso sotto 1420 e poichè venivamo da una lunga fase di rimbalzi nel finale... se c'è qualche ritardatario che ne ha beneficiato me lo faccia sapere!in realtà come predetto tante volte, quando le bolle scoppiano avvengono fenomeni di violenza inaudita. In questo caso il crollo della cina di oggi, e la chiusura drastica dei finanziamenti in yen, hanno fatto da catalizzatore a qualcosa che si aspettava da tempo.. adesso mi aspetto qualche tentativo di recupero, e poi vedremo se è l'inizio del grande ribasso.

2/24/2007

Previsioni: USA in rallentamento?

La settimana 26 febbraio -2 marzo 2007


PREVISIONI: USA in rallentamento?
Lunedì c'è solo un indice di fiducia dei consumatori tedeschi.
Martedì invece giornata piena: si inizia con i prezzi al consumo tedeschi, le vendite al dettaglio ed M3 in europa; poi dagli USA ordini di beni durevoli a gennaio e indice di fiducia dei consumatori a febbraio che uscirà insieme alle vendite di case esistenti a gennaio; in serata i dati sulla produzione industriale giapponese.
Mercoledì , occupazione e vendite al dettaglio in Germania, fiducia delle imprese europee, ed indice dei prezzi al consumo per l'area euro a gennaio, mentre dagli USA arriva la seconda stima del PIL per il quarto trimestre, attesa in netto ribasso rispetto alla prima; seguiranno l'indice di Chicago e le vendite di nuove case a gennaio, mentre Bernanke riparlerà sul deficit fiscale.
Giovedì indici manifatturieri di febbraio in Europa e negli USA, dove usciranno anche spese e redditi delle famiglie nonchè l'atteso deflatore dei prezzi a gennaio; ma non finisce qui: sussidi ai disoccupati, spesa per costruzioni ed un intervento del ministro del Tesoro, mentre in serata dal giappone arrivano gli indici dei prezzi al consumo.
Venerdì si conclude con i prezzi alla produzione europei e l'indice del Michigan americano (dato finale di febbraio).

Settimana dunque abbastanza piena, e che potrebbe infierire un colpo al dollaro se i dati sugli ordini di beni durevoli, la revisione al ribasso del PIL e soprattutto le vendite di case dovessero legarsi fra loro disegnando un rallentamento, anche perchè dal fronte manifatturiero difficilmente verranno notizie positive. Se così sarà i rendimenti potrebbero scendere ancora un pò, mentre l'incognita resta al solito la borsa: festeggerà ancora per la debolezza dell'economia (che fa escludere rialzi dei tassi)?

Borse: il campo dei miracoli

La settimana 19 - 23 febbraio 2007


OBBLIGAZIONI: lieve calo
L'aumento dell'inflazione aveva provocato un rialzo dei rendimenti, ma poi l'effetto rifugio in un contesto di timori per i subprime e per le voci di guerra hanno avuto la meglio e i rendimenti concludono con un saldo in lieve calo.
Negli USA, saldo settimanale, il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 sale di 2 cts. al 5,06% , ma il 2 anni scende di 3 cts. al 4,80% il quinquennale di 2 al 4,66% il decennale di 2 al 4,67%
il trentennale di 1 al 4,78%.
In Europa il Bund decennale scende di 1 cts. al 4,04% in Giappone il decennale scende di 3 cts. al 1,67%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 2 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: il campo dei Miracoli
L'attualità di Pinocchio riferita alle borse contemporanee è stupefacente. Il Gatto(banche) e la Volpe(finanza) hanno buon gioco nel convincere gli avidi burattini ad affidare loro le proprio monetine; attecchisce sempre la favola che seminate in azioni cresceranno in un albero pieno di zecchini che moltiplicherà la loro fortuna.Nonostante siano Borse sempre più ipercomprate e sopravvalutate, nonostante i segnali di pericolo geopolitico ed economico-finanziario siano abbondanti, non c'è verso di far capire ai milioni di pinocchietti che dovrebbero farsi ridare indietro dal gatto e dalla volpe i propri soldi finchè sono in tempo.
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12647(-0,9%) lo sp500 a 1451(-0,3%) il nasdaq a 2515(+0,9%), il nasdaq100 a 1845(+1%), il Russell 2000 +1%, e tra i settoriali, trasporti +1% utilities +1,2% semiconduttori +3,1% biotech-0,2% broker/dealer -1,2% Banche -0,8%.
Tokyo a 18188 (+1,7%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6992(+0,5%) il footsie inglese a 6400(-0,3%), il cac francese a 5716(+0%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42500(-0,8%) ed il Mibtel a 32982(-0,6%).
In giro per il mondo Cina chiusa per festa, l' India -5% Brasile +0,4%.
L'sp500 scad. marzo ha fatto una serie di sedute a V per i motivi spiegati nell'apposito flash, toccando un nuovo max. a 1464 giovedì mattina, ma nel finale è lievemente prevalsa l'offerta e conclude a 1454.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 2000 martedì, fino a 1580 venerdì in chiusura.IL rapporto tra put e call passa da 0,7 della scorsa settimana a 1,07.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprata straddle sp500 (marzo)

Cambi: la BOJ alza i tassi

La settimana 19 - 23 febbraio 2007

CAMBI: la BOJ alza i tassi
Come da attese, l'eurodollaro scad. marzo è restato nel range stretto 1,32-1,31. In base a questa previsione è stato possibile chiudere venerdì la vendita effettuata lunedì della strangle 1,325-1,305 con circa il 25% di premio in meno. Ho preferito chiudere perchè adesso ritengo più probabile il contrario nelle due settimane che separano dalla scadenza delle opzioni marzo, e dunque mi appresto a comprare opzioni anche sfruttando il costo estremamente contenuto cui sono pervenute.
Il fatto della settimana è stato il rialzo dei tassi giapponesi: finalmente, la banca centrale nipponica si è decisa a portare allo 0,5% il tasso ufficiale, che resta però sempre ridicolo; considerato inoltre che la BOJ si è affrettata ad assicurare che non ci saranno altri rialzi per almeno vari mesi, lo yen non ha potuto beneficiare nemmeno di un riniziale effetto favorevole, ed è stato venduto a piene mani, tornando ai minimi assoluti contro tutte le valute: oltre 159 con euro e oltre 121 con dollaro.
Il dollaro, come indice medio ponderato è restato costante, ma ha perso contro le valute commodities (neozelandese, australiano, canadese), e nel finale anche contro sterlina e franco svizzero. Considerando la situazione grafica che si è venuta a determinare e l'agenda della prossima settimana, sfavorevole al biglietto verde, vi sono buone probabilità di un ribasso.
L'indice generale del dollaro a 84(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

Materie prime: guerra all'Iran?

La settimana 19 - 23 febbraio 2007


MATERIE PRIME : guerra all'Iran?
Negli Speciali sulla geopolitica 2007 ho analizzato la posizione relativa soprattutto di Israele,Arabia Suadita e Russia rispetto ad un attacco americano all'Iran. A parte l'evidente complessità dell'intreccio di interessi in gioco, ne deduco che per il momento sembra più probabile una situazione di stallo. Ciò non toglie però che il tema è destinato a riaffiorare continuamente, anche perchè non si può escludere del tutto che gli USA ci provino, e la voce più accreditata parla di primavera 2008. Questa settimana si è conclusa con un paio di fatti che ne hanno riproposto l'attualità, e ciò ha favorito il trend rialzista in essere delle materie prime, oltre a un pò di acquisti di obbligazioni e di vendite di dollari (soprattutto contro franco svizzero); solo le Borse se ne sono infischiate.
L'Oro che inizialmente pareva aver ceduto alle vendite delle banche centrali tornando sotto i 660, ha trovato la forza di rompere l'argine di quota 670 involandosi fino a 690 dove conclude poco sotto, ed ormai l'entrata in area 700 è questione di poco.Rialzi molto forti per tutti i metalli e per il petrolio che con la scadenza aprile ha decisamente superato quota 60; il gas naturale, segue in rialzo a 7,8 (aprile).
Si conclude con :
l'oro a 687(aprile) il rame a 285 (maggio) l'argento a 14,7(maggio);
il platino a 1237(aprile) il palladio a 363(giugno).
L'indice generale CRB(marzo) a 316,5(+3%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

Speciale Eroinomia

ECONOMIA= EROINOMIA
Nonostante l'inflazione americana abbia sorpreso al rialzo, con il tasso annuo dell'indice dei prezzi al consumo al netto di petrolio ed alimentari salito al 2,7% i mercati hanno sostanzialmente fatto finta di niente. D'altronde è ancora fresca la previsione di Bernanke, ribadita nei verbali della fed, di un prossimo calo dell'inflazione.
Invece, per quanto riguarda il disastro dei subprime (vedasi la scorsa Nota), proprio venerdì dopo l'ennesima notizia in merito, si è manifestato qualche segno di attenzione: l'indice delle banche ha perso l'1% e quello dei broker/dealers il 2%.
Nel frattempo i bond sono saliti, il dollaro sceso e l'oro è andato fino a quasi 690, in reazione all'intervista rilasciata dal vice di Bush circa un possibile bombardamento dell'Iran (ne parlerò in seguito).
Comunque gli ottimisti possono dire che Wally nel complesso continua a tenere bene.
Ovvio, i mercati sono inclini a fare orecchie da mercante pensando che la crisi dei subprime non si estenderà al mercato primario e dunque non creerà un significativo restringimento del credito per i consumatori. Sarebbe troppo aspettarsi pessimismo nel pieno della liquidità e con i cori inneggianti allo scenario ideale, e alla protezione della Fed.
Dopo tutto, il sistema creditizio, nonostante i subprime, continua a pompare a tutto vapore. Semmai, nella misura in cui qualche preoccupazione filtra sui rendimenti obbligazionari, che scendono, e con la prospettiva di una Fed alla bisogna più generosa, paradossalmente i subprime diventano un incentivo a continuare senza esitazioni.
Ci può volere qualche tempo prima che il virus dei subprime infetti significativamente l'intero organismo. Ma dovrebbe essere già sufficiente ad accusare la Finanza contemporanea: la potente macchina di creazione di titoli e distribuzione dei medesimi è direttamente responsabile per avere spinto milioni di persone a indebitarsi più di quanto potessero ragionevolemnte fare. La questione non è se aveva senso per un singolo debitore partecipare all'orgia del credito facile; piuttosto è se simili prestiti potevano essere accorpati e strutturati in modo da attrarre le frotte di investitori in cerca di rendimenti più alti. Vedremo adesso se la gioiosa macchina da guerra finanziaria sarà capace di distribuirne le insolvenze senza provocare panico; e se sarà capace di ripartire con un nuovo filone.
La Fed dal canto suo, inizialmente se ne è infischiata perchè il grosso è avvenuto fuori dal sistema bancario. Proprio per questo la debacle dei subprime è anche un atto di accusa verso la Fed. Greenspan ha voluto spingere la bolla ipotecaria, ed ha promosso i mutui a tasso variabile : l'industria finanziaria ne ha beneficiato, ma molta gente si ritrova adesso distrutta finanziariamente.
La scusa teorica della Fed e dei suoi difensori è sempre stata che il vero rischio era la deflazione, e che era meglio salire al 2% di inflazione per scongiurarne l'eventualità; da qui la "bontà" di politiche espansive che hanno creato la massa di credito, speculazione a leva, eccessi e distorsioni di vario genere, oggi sotto gli occhi di chi vuol vedere.
Financo la perdita di controllo sul deficit con l'estero, ovvia conseguenza, è stata difesa come qualcosa di buono, dovuta all'eccesso di investimenti (piuttosto che alla carenza di risparmi), una sorta di benedizione della globalizzazione che consente di aumentare il tenore di vita senza provocare inflazione.
Eppure, a parte il citato indice dei prezzi al consumo tenacemente nei pressi del 3%, le commodities stanno a testimoniare che l'inflazione è in crescita: l'oro è quasi a 700, il petrolio a 60, ma anche le materie prime agricole si stanno involando. E nonostante nei loro verbali si legga che esistono anche spinte rialziste sui salari e sul mercato del lavoro, i membri della Fed quando intervengono (questa settimana, Fisher ed Yellen) tendono a rassicurare e dunque ad incentivare l'ottimismo sui mercati. Questo andazzo è loro gradito, anche perchè la Fed è in ostaggio dei mercati: se dovesse realmente accennare all'ipotesi di una restrizione, provocherebbe un crollo tale che poi dovrebbe correre in direzione opposta. Questo succede in un sistema in cui la crescita economica diviene una derivata della finanza alla Ponzi.
Wally crea (tramite l'espansione dei prestiti) liquidità, e la Fed fa finta di contenere tale azione con la politica dei piccoli aumenti di tassi (ora neanche più quelli), o delle paroline , ottenendo in realtà l'effetto opposto (si rilegga lo Speciale Medicina ed Economia).
Così, ogni settimana che passa, il disordine monetario aumenta sempre più, provocando disordine economico: scende l'immobiliare, ma sale il prezzo degli alimenti, si accumulano tensioni sul mercato del lavoro perchè i salari in realtà non coprono l'inflazione,etc..
A differenza di quando le banche centrali, controllando il sistema bancario, potevano in qualche modo controllare crescita e prezzi,
oggi essendosi il potere monetario trasferito alla finanza in senso lato, hanno perso tale controllo, o quanto meno se lo vedono molto ridotto.
Ma, soprattutto, più si protrae questa situazione, più tutti ne diventano dipendenti. Ormai l'Economia possiamo definirla Eroinomia.

2/22/2007

Flash: sp500 ed opzioni

Il comportamento dell'ultimo periodo dell'sp500 (ingessato ma con movimenti a strappo di tipo a V) si spiega con il maggior peso relativo che sta avendo in questa fase di volatilità ai minimi storici, il meccanismo delle opzioni. Quando l'indice accenna a scendere (per un dato, notizia, etc.) o a salire , aumentano gli acquisti di put (call) ed i market maker che sono la controparte, dovendo vendere put(call) si coprono vendendo(comprando) il future; questo perchè quando si vende il put ci si impegna a comprare il future e quindi se si vuole essere coperti occorre fare l'opposto sul sottostante(e viceversa con le call). Pertanto il movimento viene amplificato, ed altrettanto succede precipitosamente non appena il rimbalzo fa vendere i put ai compratori e dunque i market maker devono fare l'operazione contraria. Tutto questo si osserva con chiarezza osservando il grafico del put-call ratio su base 5 minuti nell'intraday.

2/21/2007

Flash: la chiesa vince

Flash: la chiesa vince
Nell'italietta senza la benchè minima speranza succede di nuovo(in linea con la Storia di questo povero paese che è sempre stato in ostaggio ai preti) la chiesa cambia il governo.
Questi Dico o pacs come dir si voglia, non andava giù alla più grande confraternita di omosessuali e pedofili mai esistita sul pianeta: non possumus hanno detto, platealmente.
Detto, fatto: sapendo che un paio di utili idioti a sinistra ci sarebbero stati, è bastato pressare su due loro vecchie volpi (andreotti e scalfaro) et voilà!
proprio sulla politica estera, cioè sulla pagina meno peggiore della compagine, il governo viene mandato a casa. Notare che Scalfaro aveva fatto furbescamente l'appello a favore dei Dico, ma poi guarda caso si è ammalato. Andreotti, poi, non ha avuto bisogno di scuse: era d'accordo sul tema in oggetto, ma - guarda altro caso- pare che qualche frase non gli sia piaciuta....
Siamo alla commedia dell'arte per quanto riguarda i vecchi; poi ci sono i "giovani" come quel Digregorio ipermilitarista che ha votato contro, ma questo signore solo a guardarlo dà il voltastomaco: rappresenta bene l'italietta degli arricchiti obesi.
Comunque, tutto come previsto: questo governo non aveva speranze da quando Prodi sbagliò clamorosamente la campagna elettorale , come modestamente avevo scritto e previsto nel mio Speciale Voto, anteriore alle elezioni.
Adesso vediamo che pasticcio ci impataccano. Viva l'Italia.

Trading a vela

Veleggiando sui mercati

Navigare sui mercati è come andare in barca a vela.
E' preferibile di giorno e quando le condizioni metereologiche sono ottimali.
E' meglio in tratti di mare conosciuti, piuttosto che avventurarsi in quelli sconosciuti.
E' più veloce con il vento in poppa, piuttosto che di bolina.
E' più facile salpare con la corrente, l'onda e il vento a favore per la rotta desiderata.
Ma servono strumenti in grado di rilevare l'intensità della corrente, l'entità delle onde e la forza del vento.E si devono monitorare fondali ed eventuali scogli che si possono presentare durante la navigazione, consultando un portolano aggiornato.
Soprattutto si deve ammainar la vela se il vento gira contro.


E' preferibile operare intraday, cioè alla luce del giorno e passare la notte con la barca ormeggiata(posizioni chiuse), anche se possono esserci delle eccezioni in cui vale la pena affrontare la navigazione notturna (posizioni aperte overnight).
I mari (cambi, commodities, obbligazioni, azioni) su cui navigare vanno selezionati in base alla specifica esperienza che se ne ha, ed in base alla fase che stanno attraversando: quest'ultima ce la disegnano la corrente e l'onda esistenti su quel mare; ma anche il bollettino meteo previsto(eventi, dati in arrivo).
Lo strumento ideale per misurare la corrente di fondo è una media mobile semplice settimanale a 20 rilevazioni; se la corrente non c'è, e dunque se la media è piatta, si può navigare lo stesso , ma è da evitare la navigazione controcorrente.
Una media mobile ponderata giornaliera a 20 rilevazioni misura invece l'onda da cui farsi portare; in teoria si potrebbe navigare anche in assenza di onda, purchè ci siano la corrente ed il vento, ma è certamente da evitare la navigazione contro onda.
L'assenza contemporanea di corrente e onda (quindi medie settimanale e giornaliera piatte) singifica però elevata probabilità di vento instabile, e dunque di range.
Infine una media mobile oraria esponenziale a 20 rilevazioni rappresenta l'anenometro ideale.

Quando si alza il vento, nella stessa direzione dell'onda e della corrente in essere, si spiega la vela e si parte purchè si sia prima verificato che il fondale non sia troppo basso o irto di scogli, osservando l'ecoscandaglio cioè ,soprattutto su base oraria, la presenza di eventuali divergenze presenti sulla macd, sull'rsi e sullo stocastico lento, verificando inoltre che non si trovino già prossimi a livelli di eccesso, e misurando la distanza che separa dalle resistenze (supporti) note e dalle bande di bollinger.

Quando non vi sono ostacoli, le probabilità che si faccia una navigazione soddisfacente sono elevate, ma fino a dove spingersi?
Un buon timoniere deve sapere quale rotta seguire e a quali boe arrivare. Così si sarà prefissato l'obiettivo di raggiungimento della resistenza(supporto) principale, pronto a cambiarlo qualora si verifichino prima le sopramenzionate divergenze e/o eccessi, e soprattutto - ovviamente - qualora cambi vento, e cioè qualora la media oraria si appiattisca (inizia la massima allerta) e poi cambi direzione.

Quest'ultimo criterio è quello che impone sempre lo stop alla navigazione anche se è costata una perdita di tempo e di denaro(stoploss).

La quantità di vela esposta, cioè l'importo usato nel trading, deve essere flessibile:
al massimo(randa, genoa e spinnaker) quando le condizioni sono ottimali, va ridotta man mano che qualche elemento di positività inizia a venire meno, fino a venire azzerata o al raggiungimento della boa più lontana (stop-profit) o alla fine forzata della navigazione(stop loss).

Ogni skipper-trader può personalizzare la strumentazione usata, la rotta e i bollettini che preferisce seguire.
I bollettini meteo del trader, sono i dati (o gli eventi, dichiarazioni) previsti in arrivo a determinati orari e che possono impattare sul corso del vento in essere, o possono creare il vento e imprimergli una ben precisa direzione.
Lì sta alla sensibilità dello skipper, "nasare" se è il caso di aspettarli da fermo, o di salpare lo stesso magari pronto a cambiare direzione.

Ma il principio di fondo cui si ispira la visione marina del trading, è l'eliminazione- per quanto possibile- degli elementi di emotività che spesso sono una delle principali cause di insuccesso.
Usare dunque il pilota automatico e navigare magari poche volte, ma con sufficiente tranquillità, seguendo semplici regole.
Naturalmente non c'è mai la certezza che il vento non si giri di colpo (in mare è un classico), ma spesso succede che almeno un pezzo di navigazione si riesce a farla.
E' chiaro che questo è un sistema di navigazione con il vento in poppa (in tendenza) e dunque per definizione necessita che si sviluppino delle tendenze in grado di durare almeno qualche ora, durante la giornata (oppure in grado di esprimersi con l'intensità desiderata anche in poco tempo, ma sufficiente per arrivare alla boa).

Il nemico principale della navigazione in poppa(trading in tendenza) sono le strambate, vale a dire le oscillazioni laterali, per cui è fondamentale rispettare le condizioni sopraindicate che servono proprio a identificare le probabilità che si incappi in false partenze.

E' poi importante che quando il vento si impone, magari con un accelerata improvvisa, non gli si vada subito appresso con tutta la vela; si può iniziare cioè ad alzare solo la randa (1/3 dell'importo) , perchè molto spesso succede che vi sia un risucchio temporaneo successivo che riporta indietro nei pressi della media mobile seguita; se quest'ultima resta inclinata, ecco quello è il momento in cui alzare il genoa(andando a due terzi dell'importo) per poi mollare anche lo spinnaker(importo pieno) non appena si ha la conferma che il vento ha ripreso a soffiare nella direzione identificata andando a fare nuovi massimi(minimi).

Analogamente l'ammaraggio ideale, prevede che si tolga lo spinnaker (un terzo della posizione) al raggiungimento o della prima boa(ad esempio la banda di bollinger giornaliera) o al defilarsi dei primi eccessi e/o divergenze sul trittico sopramenzionato(macd,rsi,stoch); in modo da proseguire nella navigazione se il vento continua, ammainando anche il genoa al verificarsi della seconda situazione ancora da realizzarsi (ad esempio si raggiunge la banda di bollinger, e si prosegue senza spinnaker, poi si evidenzia un eccesso, ed allora si toglie il genoa mantenendo la randa spiegata fino al conseguimento dell'obiettivo massimo prefissato,cioè al raggiungimento della resistenza principale, o al cambio di vento).
Dopodichè eventualmente se ne riparla al superamento di quest'ultima, ma allora si ricomincia da capo:
è un nuovo bordo, e si fa se c'è la convinzione e se ci sono nuove boe realisticamente raggiungibili.

Non lo consiglio, ma per i più sportivi, o per quelli che non hanno la pazienza di aspettare le condizioni ideali di navigazione con il vento in poppa,vi è poi la possibilità di veleggiare di bolina, da fare però solo con due terzi del proprio importo standard, cioè solo con randa e genoa (ma la randa si può anche terzarolare, e andare quindi solo con metà o un terzo):
andare contro vento, quando l'onda e la corrente aiutano o almeno sono neutrali, sfruttando l'effetto risucchio creato dal precedente colpo di vento contrario; conviene farlo solo quando aiutano anche le divergenze e gli eccessi accumulati, e quando si arriva in prossimità di resistenze(supporti), o ai limiti delle bande di bollinger per fare i bordi all'interno del canale, che avranno successo se effettivamente si è in range.
In questo caso l'obiettivo sarà non tanto cogliere una completa inversione della tendenza (molto ambizioso, si può fare solo se c'è una conivnzione profonda, supportata da altri indicatori, come i conteggi di demark), bensì l'acquisizione di un vantaggio possibilmente doppio o almeno pari a quanto si è rischiato (vale a dire la stop al perforamento della resistenza-supporto in cui si è entrati).

Oppure si può andare di traverso:
salpare non appena si crea il vento favorevole, anche se l'onda e la corrente sono contrarie. Pure in questo caso velatura max. a due terzi ed obiettivi limitati al raggiungimento della prima boa, e solo in casi particolari mantenimento ulteriore se i bollettini pervenuti fanno presagire il futuro cambio di direzione dell'onda e della corrente. Si smette non appena termina il vento favorevole , quindi anche al semplice appiattimento della media.

Ovvio, il tutto non è semplice come può sembrare, tra il dire e il fare c'è di mezzo ...il mare. Buona navigazione!

2/19/2007

Speciale Geopolitica 2007- seconda parte

Speciale Geopolitica 2007-seconda parte

Recentemente Putin ha fatto un discorso a Monaco da cui si deduce che anche se la Guerra Fredda non è tornata, la Russia è ora ufficialmente una grande potenza e si comporterà di conseguenza.
Putin ha lanciato un attacco sistematico al ruolo che gli USA stanno avendo nel mondo, affermando che sono andati oltre la sfera legittima e sono responsabili dei tentativi di altre nazioni (Iran) di dotarsi di armi nucleari.
La Russia critica le azioni americane nei paesi dell'ex Unione Sovietica.
In particolare, il tentativo di creare un governo filo americano in Ucraina ha da tempo innervosito i russi, per i quali adesso un mondo unipolare, in cui gli USA sono la sola potenza globale, è inaccettabile.
Questo il messaggio, in sintesi, che Putin ha mandato agli europei, e in particolare ai tedeschi. Le nazioni dell'europa centrale si sono mostrate preoccupate del discorso di Putin, mentre vari leader tedeschi le hanno accolte con maggior positività ed anzi il presidente della commissione esteri del bundestag nell'apprezzare il ruolo russo nella questione iraniana ha detto di essere preoccupato dal piano americano di schierare scudi antimissili in Polonia e Repubblica Ceca.
Dunque Putin vuole alzare il livello del confronto con gli USA e porsi alla testa di una coalizione che ne limiti lo strapotere. Il che è realistico, sia perchè da un lato obiettivamente l'equilibrio globale richiede un contrappeso agli USA; sia perchè dall'altro lato gli europei e i cinesi pur appoggiando questo progetto non hanno voglia (ciascuno per i propri motivi) di diventarne i leader. La Russia invece può farlo, e l'ossessione USA per l'Iraq crea un opportunità favorevole. Primo, perchè lo sforzo in Iraq trattiene gli americani dal confrontarsi troppo apertamente con i russi; secondo, perchè i russi possono sfruttare la situazione in vario modo(ad esempio, fornendo armi ai vari attori nella regione mediorientale), in una fase in cui vari stati mediorientali cercano la sponsorizzazione di una grande potenza. Non a caso, dopo Monaco, Putin è andato in Arabia Saudita. Il medioriente è il tallone d'achille degli USA (occupazione in iraq, confronto con l'Iran, conflitto israelo-palestinese, petrolio arabo) ed il tasto cui sono più sensibili. Per cui è logico che Putin usi tutti i mezzi disponibili per pressare gli USA nella regione al fine di contrastarne l'azione nelle repubbliche ex sovietiche.

Del resto la questione petrolifera mediorientale interessa ai russi in modo diretto. La Russia non è solo il maggior esportatore di risorse energetiche ma anche il primo produttore di petrolio , ed ha tutto l'interesse a mantenere alti i prezzi energetici, per cui intendersi con i sauditi e gli iraniani è fondamentale a questo fine. In particolare i russi non vogliono che i sauditi aumentino la produzione, e deprimano il prezzo (cosa che i sauditi tendono a fare per indebolire l'Iran).
Ma ci sono altre questioni in ballo. La Russia non vuole che la Cecenia si separi, perchè un simile esito porterebbe al dissolvimento della federazione russa e Mosca non lo permetterà. I russi sostengono che la ribellione cecena sia fomentata da soggetti legati ai sauditi, per cui un intesa con l'Arabia saudita avrebbe anche questo scopo strategico oltre a quello economico. Più in generale i russi hanno importanti interessi nel Caucaso e in asia centrale, ed in entrambi i casi hanno bisogno di intendersi con forze di stampo musulmano, il cui retroterra è nel medioriente. Volendo tenere sotto controllo stretto le nazioni ex sovietiche, Putin non può non fare lo stesso con questa altra area, che quindi a sua volta coinvolge le questioni mediorientali.
Pertanto, anche se la Russia non può controllare direttamente il Bosforo e le rotte del potere navale nel Mediterraneo, ha comunque un forte interesse nella regione, e da qui la necessità di contrastare e limitare il potere americano nella stessa. Ecco dunque perchè dopo Monaco Putin è andato in Arabia Saudita e in altri paesi del golfo persico.

Ma la situazione è molto complicata. Gli interessi strategici dei vari stati mediorientali divergono. Le due principali potenze sono l'Arabia Saudita e l'Iran che hanno interessi nettamente diversi, con la prima ricca ma debole militarmente, il che è già fonte di tensioni interne; e con la seconda meno ricca ma più forte militarmente, che cerca direttamente di divenire la potenza leader del golfo persico. A parte quindi la divisione religiosa tra sciiti e sunniti, c'è questa notevole asimmetrìa geopolitica, in base alla quale i sauditi vogliono limitare il potere iraniano, anche se al contempo preferirebbero ridurre al minimo la presenza militare americano sul suo territorio che da Desert Storm in poi ha favorito gli oppositori interni(al quaeda). Da qui la manovra al ribasso sul prezzo del petrolio, come sopra menzionato. Il che crea un problema a Mosca, a sua volta bisognosa di un prezzo del petrolio alto. Inoltre i sauditi vogliono che le truppe americane restino in Iraq, perchè fanno loro da scudo contro gli iraniani: un Iraq debole e un Iran forte è esattamente quello che temono.
Gli interessi russi e quelli iraniani sono più vicini , ma i punti di divergenza non mancano. Entrambi beneficiano dall'impantamento militare e politico degli USA in Iraq, ma l'Iran preferisce che le truppe USA si ritirino, mentre i russi no, anche perchè non vogliono appunto che i sauditi dipendano troppo dagli USA. Inoltre alla Russia non conviene che l'Iran diventi una potenza egemone nell'area, la vogliono forte ma entro certi limiti. Ciò non toglie che i russi per ora forniscano armi all'Iran (missili terra-aria che costringono gli USA a spendere di più nelle loro operazioni contro l'Iran). Infatti per i russi è vantaggioso che gli iraniani assorbano le attenzioni americane, come quando fu in Vietnam, perchè così sono meno disponibili nelle aree per loro vitali.
Al contempo, poichè i russi vogliono un prezzo alto del petrolio, non vedono neanche male un attacco americano all'Iran che ne provocherebbe un impennata, arricchendola.
Infine non va dimenticato che dietro questa complessa relazione russo-iraniana c'è la rivalità del passato in Caucaso, al momento - cioè da quando è finita l'ex unione Sovietica - in sospeso; ma non vi è dubbio che le zone di confine sono oggetto di disputa, e sono gli iraniani ad avere bisogno di altri alleati per contrastare i russi su quel versante.

In conclusione, la posizione Russa in medioriente è come minimo complessa quanto quella americana. Anzi di più, perchè per i russi si tratta di territori fisicamente vicini.Nel passato quando i russi hanno cercato di pescare nelle acque mediorientali si sono trovati in una trappola peggiore rispetto a quanto non sia successo agli americani.
Le mosse iniziali paiono facili. Il duello tra sauditi ed iraniani sembra gestibile, ma con il procedere del tempo le cose facilmente si complicheranno.
Naturalmente il fatto che la Russia voglia contenere il potere USA, manovrando in medioriente , causerà non pochi fastidi agli americani. Ma a parte i vantaggi di breve termine , vi è una complessità tale in questa situazione che può superare qualsiasi vantaggio i russi ricavino sugli americani nell'immediato. Nel ritornare Grande Potenza la Russia sta facendo un ovvia mossa d'apertura: ma il fatto che sia ovvia non la rende di per sè ottimale.

2/17/2007

La Nota sui mercati(17.2)

La settimana 12 - 16 febbraio 2007

ECONOMIA: in soccorso dei subprime
Sul fronte dei dati macro, brutti segnali per gli USA, a gennaio:
vendite al dettaglio e fiducia dei consumatori tiepide, produzione in forte calo, ivi inclusa la capacità utilizzata, Philly Fed azzerato, e soprattutto nuova caduta dell'immobiliare.Inoltre a dicembre flussi netti dall'estero azzerati (ci possono essere motivi legati al mese di dicembre, ma per la prima volta si registra un passivo di 11 miliardi),e deficit commerciale di nuovo in crescita, sopra i 60 mld.
I nuovi dati fanno ritenere che la sparata dei contabili americani circa il PIl del quarto trimestre (stimato a +3,5%) sia destinata a essere pesantemente rivista: tra scorte in calo e deficit in aumento, la correzione dovrebbe essere di almeno l'1% per cui il Pil reale in via definitiva dovrà scendere intorno al 2% il che significa stagnazione se si considera che quel 2% è l'effetto dell'inflazione sottostimata (e ciò nonostante i bonus del bel tempo e del petrolio).

Per il 2007, il punto cruciale resta quello dell'immobiliare: i nuovi cantieri sono in caduta libera (-14%) e scendono le nuove licenze. Il motivo semplice è che nonostante una contrazione delle nuove costruzioni di oltre il 38% negli ultimi 2 trimestri, le scorte di case invendute sono diminuite solo del 6% : la domanda di case è in picchiata perchè i prezzi stanno cercando ancora di resistere (anche se il prezzo medio è già in lieve calodel 3% in 73 delle 149 principali aree metropolitane).
La situazione promette di peggiorare non appena i titolari di mutui ad alta insolvenza(subprime) saranno costretti a mettere sul mercato le loro case per evitare il fallimento. E il colpo più forte arriverà dall'esaurimento del modello casa=bancomat (si fanno mutui per andare a fare la spesa al supermercato) che l'anno scorso ha dato un contributo del 2% al PIL.
Ricordo che i soli subprime dieci anni fa ammontavano a 35 miliardi, oggi sono 665 miliardi; e inoltre i mutui a tasso varibile che dovranno pagare maggiori interessi nei prossimi 2 anni, sono circa un trilione(mille miliardi); si aggiunga che l'affare dei subprime è destinato a essere uno scandalo (tipo Enron) proprio perchè sono stati rivenduti come "buoni"
a banche, fondi e istituzioni, e su di loro sono stati emessi una montagna di CDO(collateralized debt obligations).

Poichè questo disastro si approssima, Bernie nella sua ultima relazione, spande rassicurazioni a destra e manca sul settore immobiliare. Addirittura arriva a dire che l'economia potrebbe crescere anche oltre il roseo 3% da lui preventivato; MA - non sia mai - questo non solo non provocherà inflazione, bensì l'inflazione scenderà (e qui una serie di favolette per bambini, tipo quella della produttività). Certo, dice Bernie, sempre che il petrolio scenda, le materie prime pure, la capacità produttiva utilizzata anche, etc. etc.
Bernie e i suoi, che sono comandati a vendere bugìe, cercano a livello personale di salvarsi la faccia: per cui si devono contraddire, ad esempio, dicendo che l'economia USA è la più forte e la migliore, però il deficit commerciale è insostenibile, quello federale porterà al disastro.....

Più in generale ne deduco che, dal punto di vista tattico, chi comanda deve aver avuto paura: se Bernie avesse avuto un piglio rialzista sui tassi, come i suoi colleghi la scorsa settimana, qualche castello di carte già scricchiolante (subprime) sarebbe potuto crollare rovinosamente facendo troppi danni.
Invece così i mercati sono stati rassicurati, e i rendimenti sono scesi con decisione (20 cts. dai recenti massimi sul decennale) e tutta la speculazione a leva ha ripreso baldanzosa.
Per ora sembra che la mina dei subprime possa venire ignorata, e può darsi che non sarà il fattore scatenante della crisi di liquidità prossima ventura, ma nondimeno giocherà un ruolo nell'ulteriore destabilizzazione di un già altamente instabile sistema finanziario ed economico(in cui l'economia è totalmente dipendente dalla droga finanziaria).

La settimana scorsa concludevo. "PS: ovviamente potrei sbagliarmi e Bernanke potrebbe invece rassicurare che i tassi restano fermi; in questo caso, potrebbe esserci ancora una gamba rialzista in borsa e ribassista sul dollaro, sfruttabile dal lato delle opzioni call; ma ritengo più probabile la permanenza nei range recenti, per cui poi toccherà cambiare strategia operativa."
E' quello che è successo: pur attraverso una serie di contraddizioni plateali, Bernanke ha ottenuto l'effetto ipotizzato nel PS. Ai fini operativi poichè mi ero cautelato con l'acquisto di straddle(quindi call+put), dal lato delle call ne ho potuto beneficiare, ma adesso ritengo che si tornerà a stare in range, e dunque di base tornerò venditore di opzioni.

MATERIE PRIME : tentano di frenare l'Oro
Hanno paura che l'Oro superi quota 670 (che, per inciso, significa già un guadagno negli ultimi due anni del 18% in dollari, del 35% in euro e in yen). Ci sono voci di vendite a questo livello da parte delle banche centrali, e finora sono riuscite solo ad assorbire il flusso crescente di acquisti. Sperano di riuscire a innescare un onda ribassista che lo riporti verso 600. Nel lungo termine non ce la possono fare, perchè l'oro di cui dispongono è ben poca cosa rispetto alla massa di liquidità in circolazione, e se una percentuale crescente di quest'ultima si rivolge all' ORO altro che mille dollari l'oncia. Tra l'altro sarebbe suicida per le banche centrali disfarsi di tutto l'oro che posseggono: l'oro è l'unica moneta che non sia la passività(il debito) di qualcun altro. Ciò nonostante esse sanno che più sale il prezzo dell'oro (e dunque più liquidità vi affluisce), più potere monetario viene loro sottratto, e più timore di inflazione si sparge in giro, per cui poi sarebbero costrette ad alzare i tassi d'interesse sul serio(non per finta come adesso).

Anche il petrolio, con la scadenza aprile non è riuscito a superare quota 60 dove conclude,dopo uno storno a 57; il gas naturale, chiude invece in rialzo a 7,6 (aprile). Tra gli altri metalli si segnala il rame che ha messo a segno un buon recupero, nonostante la notizia che la Cina ha alzato la riserva obbligatoria delle banche(dal 9,5 al 10%) nell'ennesimo tentativo di tenere a freno la bolla speculativa che imperversa nella sua economia e finanza.
Si conclude con :
l'oro a 672(aprile) il rame a 266 (maggio) l'argento a 14(marzo);
il platino a 1210(aprile) il palladio a 342(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 306,5
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: nuovo range
Come da attese, l'eurodollaro scad. marzo è uscito dal range stretto in cui era stato per oltre un mese: dopo il semaforo verde sui tassi di Bernie, ha sorpassato l'ostacolo a 1,3065 ed è arrivato fino a 1,319 con una puntata erratica, ma in realtà si è assestato a 1,315 nuovo pivot in una fascia che ha già visto il test di 1,311. Dunque si prefigura pr la prossima settimana un nuovo stretto range centrato su 1,315 e che potrebbe avere come estremi 1,32 al rialzo e 1,31 al ribasso.
Il fatto che l'eurodollaro non sia stato capace di fare di più, nonostante i dati negativi USA e quelli positivi europei (i Pil del quarto trimestre hanno sorpreso al rialzo), si spiega con il deciso euroyen nel frattempo inestatosi. Lo yen infatti ha beneficiato anche lui di un Pil ben superiore alle attese che ha rilanciato con forza le attese di un rialzino dei tassi nipponici la prossima settimana (nonostante tutte le delusioni del passato).La massa di carry trader sta all'erta ed al primo stromir di fronde c'è qualcuno che si copre. Ma, come visto, non si riesce minimamente a far cambiare idea al grosso delle posizioni; del resto anche se - e sottolineo se - i giapponesi si decidessero a portare allo 0,5 i tassi , il differenziale resta talmente ampio da far stare tranquilli (ed è prevedibile che smaltito l'effetto dell'annuncio, lo yen torni a indebolirsi nuovamente). Per il momento comunque, l'euro - in ufficiale lamentela per il cambio con lo yen- ne ha risentito, e non ha potuto esprimere appieno il suo potenziale con il dollaro. Si conclude a 119 di dollaroyen e 156,5 di euroyen.
L'indice generale del dollaro -1% a 84(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: nulla

OBBLIGAZIONI: la bugìa sulla curva
I creduloni si sono bevuti la frottola di Bernie sull'inflazione che scenderà e hanno comprato, così i rendimenti sono scesi. Tra le tante bugìe che Bernie e i suoi dispensano va di moda per ora quella che recita: una curva invertita dei rendimenti non anticipa recessione.
La curva dei rendimenti è disegnata dal differenziale tra scadenze a breve e a lungo termine. In un mondo normale si dovrebbe ricevere un rendimento superiore da una scadenza più lunga rispetto a una più breve.
A volte succede però che sia il contrario: si riceve un rendimento più alto dalle scadenze brevi. La curva dei rendimenti si dice dunque invertita.
Nel passato questa situazione ha sempre anticipato una recessione, e del resto solo così ha una sua razionalità: se ci si accontenta di rendimenti più bassi a lungo termine è perchè si prevede che quelli a breve scenderanno, e ciò avviene quando vi è una recessione.
Per nascondere la bugìa che la crisi dell'immobiliare è già finita e comunque non avrà effetti di rilievo sull'economia, la Fed vende quest'altra bugìa: la curva invertita non anticipa una recessione.
Si tratterebbe per la Fed solo di un anomalìa dovuta a qualche masochista estero che gode a prendere rendimenti più bassi su scadenze più lunghe anche se potrebbe ricevere interessi maggiori dalle scadenze brevi, i cui tassi non scenderanno proprio perchè altro che recessione: l'economia va benone.
E' deprimente come, nel tentativo di imbrogliare il popolo, si sia giunti a livelli intellettuali così terra-terra, avrebbe detto la buon anima di Pazzaglia.
Negli USA, saldo settimanale, il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 scende di 9 cts. al 5,04% , il 2 anni di 7 cts. al 4,83% il quinquennale di 10 al 4,68% il decennale di 9 al 4,69%
il trentennale di 8 al 4,79%.
In Europa il Bund decennale scende di 4 cts. al 4,05% al contrario del Giappone dove il decennale sale di 1 cts. al 1,7%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 10 cts.
Continua a scendere quindi il differenziale tra bund e bond, adesso al 0,64% e in questa fase di tassi a breve bloccati, si è notata una maggior correlazione con il cambio eurodollaro (la discesa del differenziale favorisce l'euro).
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: nuovi record
Dopo Bernie nuovo giro di valzer rialzista che ha portato vari indici a nuovi record. Borse sempre più ipercomprate, e divergenze con vari indicatori (nuovi massimi, titoli al rialzo, etc.) sempre più marcate. Dividendi ai minimi in rapporto ai prezzi (sull'sp500 siamo al 2% scarso).
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12767(+1,5%) lo sp500 a 1455(+1,2%) il nasdaq a 2496(+1,7%), il nasdaq100 a 1827(+2%), il Russell 2000 +1,4%, e tra i settoriali, trasporti +3,8% utilities +0,2% semiconduttori +2,2% biotech-0,5% broker/dealer +1,2% Banche +2%.
Tokyo a 17875 (+2%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6957(+0,6%) il footsie inglese a 6420(+0,6%), il cac francese a 5713(+0,3%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42879(+0,3%) ed il Mibtel a 33180(+0,3%).
In giro per il mondo superbolla in Cina +10% , l' India -2% Brasile +3,6%.
L'sp500 scad. marzo dopo la flessione iniziale in scia alla caduta di venerdì scorso, che lo ha portato a 1435, è tornato in area 1450 e dopo Bernie ha fatto una sparata fino a 1460, digerita nei due giorni successivi in cui si è praticamente bloccato, ma riuscendo a chiudere nel finale a 1459.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1300 di lunedì, a quota 2300 martedì, per calare progressivamente fino a 1650 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprata straddle sp500 (marzo)

PREVISIONI: tutto mercoledì
Lunedì festa americana, mercati a mezzo orario.
Martedì, qualche dato europeo e nulla dagli USA.
Mercoledì , la giornata chiave: si inizia con la decisione (in nottata) dei giapponesi sui tassi d'interesse poi tocca ai prezzi al consumo sia europei che, soprattutto, americani; dagli USA inoltre arrivano alle 20 i verbali dell'ultima riunione della Fed. Giovedì c'è poco, e Venerdì si conclude con il solo IFO tedesco degno di nota.
Settimana dunque che vivrà sull'evoluzione dello yen, almeno per quanto concerne i cambi, e posto che non vi siano sorprese sull'inflazione americana, dove i prezzi al consumo difficilmente si scosteranno dall'atteso 2,6% annuo dell'indice al netto di energia ed alimentari. Anche i verbali non dovrebbero avere grandi effetti, nel post bernanke.
Insomma, come già accennato nel capitolo sui cambi, mentre le attese sui tassi euro-dollaro non hanno chances di modificarsi nel breve, e quindi è probabile che sui dati si assista ad oscillazioni momentanee non in grado di creare nuove tendenze approfondite, è più interessante concentrarsi sugli effetti indotti dallo yen.
Coeteris paribus, se la BOJ manterrà invariati i tassi, lo yen dovrebbe tornare a perdere contro tutti, e quindi aiutare l'euro a salire con il dollaro nella parte alta del nuovo range; mentre se dovesse finalmente arrivare questo ritocco ai tassi nipponici, mi aspetto che l'eventuale rafforzamento dello yen (potrebbe essere anche violento) duri poco per i motivi sopraspiegati, con una classica figura a V e dunque con l'euro in perdita sul dollaro durante la fase di rinforzo e poi in recupero nella successiva.


2/14/2007

Flash su Bernie

Bernanke non ha dato vita a quella manovra che ipotizzavo nella nota settimanale; anzi, disegnando uno scenario in cui la fed si aspetta che nel corso dell'anno la crescita si stabilizza al 3% e l'inflazione scende al 2% ha dato il via libera a nuovi acquisti in borsa in obbligazioni,ed ha indebolito il dollaro, favorendo al contempo le materie prime. E' pur vero che ha citato i rischi a questo scenario, sia dal lato della crescita, che da quello sull'inflazione, dove ha messo un accento lievemente più forte; ma questo lo fa sempre, per cui i mercati hanno letto il messaggio che per il prossimo futuro i tassi resteranno dove sono, e che quindi non ci sono rischi di rialzo dei medesimi (ci vorrebbe una serie di vari mesi di inflazione e crescita forti). La Bolla dunque può proseguire senza la sosta che avevo immaginato.i rendimenti potrebbero tornare al 4,7 sul decennale,l'sp500 fare nuovi massimi a1470 e l'eurodollaro a questo punto dovrebbe tornare in area 1,32-1,33 (anche perchè dal lato euro le attese di rialzo dei tassi si sono rafforzate dopo i dati positivi sul PIl del quarto trim. 2006).

2/10/2007

La Nota sui mercati(10.2)

La settimana 5 - 9 febbraio 2007

ECONOMIA: stanno architettando qualcosa
I mercati principali si sono ingessati in fasce laterali strette: per un pò ci si può guadagnare vendendo opzioni, ma poi con la volatilità che si riduce ai minimi livelli, tale profitto diventa ben misero in rapporto a quanto si guadagna quando si riesce a spingerli in delle belle gambe rialziste o ribassiste.
Una fuoriuscita dalle recenti fasce diviene dunque altamente probabile per il semplice motivo che al complesso finanziario così conviene.
La settimana si è conclusa con segnali in questa direzione.
Chi comanda ha ordinato ai lacchè della Fed di inizare a parlare di possibili aumenti dei tassi USA. Il fatto che ciò smentisca il comunicato della settimana scorsa, non ha alcuna importanza, per loro è normale , è l'arte della creazione delle trappole (altrimenti come si può guadagnare?).
Naturalmente il grosso del mercato ancora non ci crede, ma qualcuno ha iniziato (a vendere azioni, obbligazioni e a comprare dollari).
Mercoledì prossimo Bernanke dovrà testimoniare dinanzi al Congresso: lì, se fa parte di un piano ben preciso come sospetto, avrà l'occasione di confermare quanto anticipato - pur in modo come al solito contorto- dai suoi colleghi. E se Bernanke parlerà di possibile rialzo dei tassi, i mercati scatteranno: dollaro e rendimenti al rialzo, e la gonfiatissima Borsa al ribasso. Saranno movimenti di una certa ampiezza, e della durata di almeno un paio di settimane se non più.
La logica apparente con la quale si venderà il rialzo dei tassi al popolino dei mercati è chiara: l'economia tiene, il mercato immobiliare sta recuperando, il rischio inflazione diviene primario.
Il risultato che si otterrà è altrettanto chiaro: movimentare i mercati in direzioni gradite, perchè la Borsa va aiutata a fare una correzione che consenta poi nuovi margini di rialzo, il dollaro e i rendimenti che salgono un pò sono comodi per attirare i finanziamenti necessari alla nuova economia militare USA. Bush ha appena finito di presentare un budget di bilancio che vede un incremento record della spesa militare(oltre 600 miliardi, da sola pari ad un quarto di tutte le spese e di gran lunga la voce principale del bilancio americano).
Inoltre si teme il rialzo dell'oro, che sta promettendo un allungo ben oltre quota 700 dollari: ma se si fa presagire un rialzo dei tassi, lo si può stoppare almeno momentaneamente. Infine così si offre l'occasione agli "amici" di liberarsi di un pò di dollari a prezzi migliori.

Poi a marzo, se la reazione dei mercati sarà stata soddisfacente, diciamo con un eurodollaro a 1,275 un sp500 a 1390 e un decennale al 5%, si potrà pensare a invertire la giostra ordinando alla Fed di dare lo stop; si incominceranno a sentire teorie per cui con un ulteriore rialzo dei tassi gli USA andranno in recessione, e alla Fed basterà iniziare a dire che la crescita si delinea un pò inferiore alle previsioni e l'inflazione sotto controllo, per scatenare il movimento opposto , perchè verrà meno la paura di rialzo dei tassi. E' la classica politica dello stop and go, che serve a creare quelle gambe al rialzo e al ribasso sul dollaro, in borsa e sui bonds, che permettono a chi comanda, e a chi è svelto nell'adeguarsi ai nuovi trend, di tirar sù la pagnotta. L'abbiamo già visto l'anno scorso, lo continueremo a vedere.
Personalmente sono soddisfatto di aver anticipato nella passata settimana il range , e dunque di aver guadagnato con la vendita di opzioni; adesso mi aspetto invece di guadagnare con l'acquisto delle opzioni in coerenza con lo scenario sopra immaginato.

PS: ovviamennte potrei sbagliarmi e Bernanke potrebbe invece rassicurare che i tassi restano fermi; in questo caso, potrebbe esserci ancora una gamba rialzista in borsa e ribassista sul dollaro, sfruttabile dal lato delle opzioni call; ma ritengo più probabile la permanenza nei range recenti, per cui toccherà cambiare strategia operativa.

MATERIE PRIME : rialzi generalizzati
Non solo non c'è stato alcun seguito al caso Red Kite con cui si era chiusa la settimana scorsa, ma anzi è stata una settimana improntata a rialzi generalizzati, fomentati dalle nuove tensioni geopolitiche sul fronte iraniano e dal timore che l'inflazione stia accelerando checchè ne dicano le statistiche. Il petrolio, con la scadenza marzo è salito fin sopra quota 60 concludendo poco sotto; ed il gas naturale, conclude anche lui in rialzo a 7,8 (marzo).Ma è stato soprattutto l'oro a mettere a segno un rialzo del 3% (come tutti gli altri metalli) denso di signifcati, anche tecnici perchè conclude sopra all'ultima resistenza che lo separa da quota 700.
Si conclude con :
l'oro a 672(aprile) il rame a 252 (marzo) l'argento a 13,9(marzo);
il platino a 1202(aprile) il palladio a 341(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 305(+1%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: Tra BCE e G7
Come da attese, l'eurodollaro scad. marzo è rimasto in range; dopo un ulteriore lieve estensione della negatività con cui si era chiusa la settimana precedente, ed un doppio minimo a 1,294 ha iniziato la rimonta nell'attesa della bCE arrivando - conferma chiara data da Trichet che a marzo i tassi saliranno al 3,75% e che l'orientamento resta in quella direzione - fino a 1,3065 livello che si è rivelato una barriera invalicabile e che lo ha riportato a 1,30 venerdì in chiusura.
Altro protagonista è stato lo yen che era partito baldanzoso al recupero in attesa di un G7 che rimproverasse i giappopnesi per il cambio sottovalutato; ma poi durante la settimana è emersa la dichiarazione del ministro del Tesoro USA ( lo yen è in linea con i fondamentali), ed immediatamente è stato semaforo verde per le vendite che sono tornate con insistenza facendolo concludere ai minimi sia con euro(158) che con dollaro(121,6). La mossa americana non deve stupire: come noto il giappone è considerato il 51esimo stato dell'unione, e fa quello che gli dicono loro. Lo yen debole distrurba un pò sotto il profilo commerciale, ma è per gli USA fonte primaria di sopravvivenza finanziaria sia per gli acquisti diretti dei nipponici di bond e titoli a stelle a strisce, sia perchè sullo yen è imperniato il famoso carry trade di cui buona parte finisce per riversarsi sui sopramenzionati titoli.
L'indice generale del dollaro a 84,8(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: comprata straddle eurodollaro(marzo)

OBBLIGAZIONI: il rischio dei "sub-prime"
Il saldo al ribasso, lieve, dei rendimenti non deve ingannare; in realtà è stata una settimana a due facce, dominata da un calo iniziale favorito dal PPT perchè si dovevano piazzare ingenti quantitativi di nuove emissioni, finite le quali i rendimenti sono tornati a salire; di poco però, in considerazione di quanto annunciato giovedì da HSBC e altre banche circa il deterioramento in corso nei mutui ipotecari a bassa qualità (i "sub-prime"di cui avevo parlato nella Nota scorsa). Vi sono stati dei riflessi nelle quotazioni azionarie dei bancari, ma per lo più la notizia è stata - per ora - ignorata, perchè si tratta di un segmento minore. Ma, a ben guardare, vi sono forti analogìe con quanto successe nel 2001/2 nel segmento degli indebitamenti telecom, e la preoccupazione per le ramificazioni finanziarie (effetto domino) dell'implosione di qualche prestatore di tali mutui, può emergere da un momento all'altro. I mercati dei credit default swaps, cdo, e simili, sono cresciuti enormemente durante la recente abbuffata di liquidità: come opereranno nel caso di qualche tumulto finanziario , non è chiaro; soprattutto nelle fasi in cui viene meno la fede nella fed (che abbassi i tassi al primo stormir di fronde), ed è la fase che potrebbe inizare fra qualche giorno come sopra immaginato.
Negli USA come saldo settimanale, il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 scende di 1 cts. al 5,13% , il 2 anni di 3 cts. al 4,90% il quinquennale di 4 al 4,78% il decennale di 4 al 4,78%
il trentennale di 5 al 4,87%.
In Europa il Bund decennale invece sale di 3 cts. al 4,09% al contrario del Giappone dove il decennale scende di 3 cts. al 1,69%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 6 cts. Il premio per il rischio sull'obbligazionario emergente ha chiuso a un minimo record, ad appena 164 cts. sopra i rendimenti USA.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: brutta chiusura
Mi riferisco soprattutto a Wally, dove dopo una settimana di ingessatura sui massimi, venerdì vi è stato un cedimento. Ancora una volta può non significare nulla, ma per chi come me si attende la fine del ciclo rialzista, può essere un primo segnale, innescato proprio dalle dichiarazioni dei membri fed.
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12580(-0,6%) lo sp500 a 1438(-0,7%) il nasdaq a 2459(-0,7%), il nasdaq100 a 1792(-0,7%), il Russell 2000 -0,3%, e tra i settoriali, trasporti -1,7% utilities +2,6% semiconduttori -0,7% biotech-0,4% broker/dealer -2% Banche -0,3%.
Tokyo a 17504 (-0,2%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6911(+0,4%) il footsie inglese a 6382(+1%), il cac francese a 5692(+0,3%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42744(+0,4%) ed il Mibtel a 33012(+0,6%).
In giro per il mondo Cina +2% , l' India +1% Brasile -1,6%.
L'sp500 scad. marzo è stato costantemente ingessato in un range di 10 punti tra 1447 e 1457, con un profilo identico nei vari giorni a V: iniziale flessione e poi ripresa nel finale con chiusura in pari. Tutto questo fino a venerdì quando invece dai massimi iniziali di 1457 ha fatto una caduta di 20 punti fino a 1437 dove ha trovato un pò di sostegno chiudendo a 1443.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1600 di lunedì, a quota 2100 martedì, per calare progressivamente fino a 990 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprata straddle sp500 (marzo)

PREVISIONI: la chiave è Bernanke
Lunedì si inizia digerendo il comunicato del G7 in cui c'è un avvertimento ai mercati sulle scommesse a senso unico(riferimento allo yen),oltre alla solita richiesta ai cinesi, e ad una nuova foglia di fico sugli hedge funds visti come un potenziale pericolo da controllare. Peccato che la liquidità gliela forniscono loro(lo stesso vale per i carry trade in yen).
Martedì, Pil europei nel quarto trimestre e l'indice zew , mentre dagli USA arriva il deficit commerciale di dicembre.
Mercoledì dopo le vendite al dettaglio USA a gennaio - dato importante per tastare il polso dei consumi, ed atteso in crescita - arriva il momento clou, come già spiegato: alle ns. 16 inizierà la testimonianza semestrale del capo della Fed sulla politica monetaria e annessa sessione di domande e risposte.
Giovedì Pil giapponese e lunga sfilza di dati USA (indice di chicago, flussi netti di capitale, produzione industriale, Philly Fed, indice delle abitazioni) mentre bernanke si recherà nell'altro ramo del congresso, presentando lo stesso testo di discorso ma rispondendo alle nuove domande e qui potrebbe raddrizzare il tiro rispetto al giorno precedente qualora le reazoni dei mercati non vadano nella direzione gradita.
Venerdì infine prezzi al consumo tedeschi, bilancia europea, e dagli USA una tripletta importante: prezzi alla produzione, nuove licenze e nuovi cantieri tutti per gennaio, mentre arriva il preliminare dell'indice Michigan su febbraio.

Settimana dunque che potrebbe spostare le attese sui tassi USA, soprattutto se alle eventuali parole di Bernanke in tal senso, si accoppiassero dati economici forti, in particolare sul fronte dei prezzi, delle case e dei consumi. Qualora invece il capo della fed si mantenesse nel vago, i dati macro provocheranno più che altro oscillazioni momentanee ma non saranno di per sè in grado di formare nuove attese, anche perchè probabilmente si alterneranno fra forti e deboli(i più importanti saranno quelli sul settore immobiliare).


2/04/2007

La Nota sui mercati(4.2)

La settimana 29 gennaio- 2 febbraio 2007

ECONOMIA: il buono, il brutto e il cattivo
IL cattivo.
Un mondo di tassi d'interesse reali minimali ed elevate valutazioni azionarie e conseguenti bassi dividendi, spinge alla forsennata ricerca di rendimenti. I differenziali tra titoli "sicuri" e titoli ad alto rischio si vanno comprimendo a livelli senza precedenti, sia per paesi che per singoli emittenti. Negli USA il 25% dei mutui sono definiti "sub-prime" cioè sono ad alto rischio di insolvenza. In un mondo che affoga nella liquidità sono andati a ruba. Le banche di investimento li hanno comprati e impacchettati per farne dei titoli; in teoria questi titoli dovrebbero riflettere il rating di alto rischio proprio del sottostante che li forma; invece, no: per magìa, una volta che sono assemblati insieme, questi mutui ad alto rischio si trasformano in un titolo "sicuro", ed ottengono il rating AAA!!!. Come trasformare lo stagno in oro.
Peccato però che circa il 20% dei mutui erogati nel 2005 e nel 2006, si appresta ad andare in protesto, e qualcuno resterà con un pezzo di carta in mano. Questa cattiva situazione colpirà soprattutto istituzioni asiatiche ed europee che hanno semplicemente guardato al rating del titolo e l'hanno comprato senza capire cosa compravano (come Enron, o Parmalat,o Argentina).
Nonostante i tanti scandali già successi, la maggioranza continua a credere che il sistema sia prevalentemente composto da persone perbene, e continua a fidarsi. Non è così, semplicemente. E se ne avranno continue nuove dimostrazioni. Nel frattempo le Banche Centrali, ogni tanto lanciano qualche avviso, a voce sottomessa, per poter poi dire: l'avevo detto. Ma sono le prime a favorire e sostenere questo sistema perverso. L'espansione del credito e dei rischi ha raggiunto una tale dimensione astronomica che quando imploderà le banche centrali risulteranno impotenti, al contrario di quanto molti pensano, ricordando il 1998 o il 2002 (e perciò si illudono di farla franca). Il catalizzatore potrà essere il giappone (il giorno in cui dovesse alzare i tassi sul serio facendo saltare i trilioni di carry trade in circolazione), oppure il default di qualche Stato (Ecuador?), o qualche evento anomalo, oppure ancora più semplicemente la pura esaustione.
Quello che è certo è che nel 1980 per generare un dollaro di nuovo PIL bastava un dollaro di nuovo debito, nel 2000 ce ne volevano 4, adesso ce ne vogliono 7. Tutto questo extra credito non serve a niente di produttivo, è pura speculazione, e la bolla prima o poi scoppierà e farà male, molto male.

Andiamo al brutto: giovedì il Commerce Department ha sancito che il tasso di risparmio USA in tutto il 2006 è stato negativo dell'1% come lo era già stato nel 2005. C'è un solo precedente storico di questo tipo: anni 1932 e 1933. Ma le ragioni per il declino nel tasso di risparmio durante la Grande depressione erano ovvie: il 25% della gente perse il lavoro. Oggi ci si sbizzarrisce a trovare i più diversi motivi: si va dal pensare che la gente non risparmia perchè gli incrementi di valore degli investimenti(azioni,case) lo rendono inutile, al pensare che l'attaccamento al tenore di vita spinge la classe media a sacrificarlo. Appare chiaro che con la generazione del "baby boom" prossima al pensionamento, e con il deficit pensionistico enorme che si profila, è una brutta situazione. Eppure gli sforzi di governo, banche e industria sono sempre tutti tesi a favorire i consumi, proprio come atteggiamento psicologico, per cui si va avanti così ed anche il 2007 vedrà un risparmio negativo (prima tripletta annua consecutiva della Storia). E' il frutto della metamorfosi del capitalismo: ciò che è conveniente per le grandi corporations è giusto, anche se contraddice i principi fondanti e i diritti degli individui.

Centinaia di miliardi si muovono sui mercati finanziari nel volgere di pochi minuti quando escono i dati mensili sull'occupazione USA. Peccato che tali dati non valgono neanche la carta su cui sono scritti, ed è paradossale assistere a impennate o cadute di rendimenti,borsa,cambi per della semplice spazzatura basata sulle ipotesi dei contabili circa la nascita e la morte delle imprese, più o meno stagionalizzate in base ad altre ipotesi, e se si vanno a leggere le avvertenze che il Bureau of labour statistics inserisce a piè di pagine e di tabelle, c'è semplicemente da inorridire. Risparmio i dettagli, sta di fatto che mese dopo mese vi sono revisioni corpose dei dati precedenti, ma esse non sono definitive: ve n'è poi una annuale che ricambia il tutto. Insomma per avere un idea forse accettabile, ci vuole almeno un anno. Invece i mercati si giocano fior di soldi in pochi minuti, per giunta in base al confronto con le loro previsioni, e poi fior di commentatori ne discettano: sarebbe divertente se non fosse così stupido. Ad esempio, questo venerdì abbiamo avuto un dato su gennaio più debole, considerato più forte date le revisioni dei mesi precedenti, ma se poi si va a ben vedere il dettaglio riappare nuovamente più debole perchè dipende per il 14% da posti governativi, e per il 22% da posti nelle costruzioni edili; il manifatturiero scende ed anche i servizi (il calderone dove va a finire tutto il resto) appaiono meno brillanti del solito. Ma quello che conta è capire come siano facilmente manipolabili sia nelle cifre sia nelle interpretazioni, in linea con gli interessi di chi comanda nell'attuale mondo di economia artificiale dove l'iper-liquidità regna sovrana (le riserve delle banche centrali hanno raggiunto quota 5 trilioni con un incremento del 20% in un anno).
E questo è il buono.

MATERIE PRIME : voci di default
Lo zinco è crollato per la prima volta dopo nove anni, trascinando il rame (-8%)a un minimo da 10 mesi, quando venerdì si sono diffuse voci sul possibile falllimento dell'hedge fund specializzato in metalli Red Kite management, che pare aver già perso un miliardo di dollari a gennaio.
Potremmo riavere dunque una replica del caso Amaranth sul gas naturale, con effetto domino forzato dai riscatti.
Il petrolio dal canto suo ha però proseguito al rialzo: la scadenza marzo dopo aver mostrato l'esistenza di un supporto a 56 conclude a 59 con un incremento del 10% nella settimana e di quasi il 20% in due. Il gas naturale, dopo una puntata a 7,9 conclude anche lui in rialzo a 7,5 (marzo). L'oro dopo aver proseguito al rialzo fino a 666, nel finale viene trascinato al ribasso dalle voci sopracitate, ma conclude in pari come settimana.
Si conclude con :
l'oro a 651(aprile) il rame a 242 (marzo) l'argento a 13,4(marzo);
il platino a 1163(aprile) il palladio a 338(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 302(+2%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: ancora in range
Contro le mie attese, l'eurodollaro scad. marzo è rimasto in range, nonostante i tanti eventi della settimana, che ai fini del cambio si sono compensati; fino a venerdì, poco dopo i dati occupazionali USA ha provato a sorpassare la (ormai forte) resistenza in area 1,31 ma non ce l'ha fatta, e la voce che la BCE abbia deciso di fermarsi sui tassi dopo un ultimo ritocco a marzo, ha innescato un calo che lo ha portato a concludere a 1,299(può avere inciso anche il caso Red Kite sopracitato).
La prossima settimana il calendario è scarso, l'evento principale è proprio la conferenza della BCE, ma anche con una conferma del rialzo atteso per marzo diviene altamente probabile che si resti ancora nel range. Poichè venerdì prossimo scadono le opzioni febbraio, risulta pertanto conveniente vendere la straddle 1,30 così recuperando i premi pagati per i call spread rialzisti, coprendole con un calendar spread che ci proietti già sulla scadenza marzo. Spiegherò i dettagli nel messaggio operativo di lunedì. Qualche movimento anomalo potrebbe avere per epicentro lo yen, man mano che si avvicina il G7 di fine settimana prossima: ci si attendono lamentele, soprattutto europee, sulla debolezza della valuta nipponica, che a sua volta come spiegato in Speciale Yaun-Yen, impatta con la questione valutaria sino-americana.Per il momento lo yen si è limitato a rientrare un pò dagli estremi, concludendo a 121 con dollaro e a 157 con euro.
L'indice generale del dollaro a 84,8(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: call spread al rialzo dell'eurodollaro

OBBLIGAZIONI: rendimenti in flessione
Il via libera della Fed, unito a qualche dato su gennaio che inizia a mostrare un quadro di rallentamento rispetto al super dicembre, è servito a frenare l'emorraggìa in corso sul bond market USA. Del resto anche il tanto temuto PIL del quarto trimestre , pur cresciuto meglio delle attese, al 3,5% come prima stima, nei dettagli mostra che mentre i consumi tengono, gli investimenti sono in decelerazione evidente. Il rimbalzo del tasso di crescita, che è meno forte in termini nominali (perchè il deflatore del PIL scende di 0,8% grazie al calo dicembrino della benzina), deve molto alla spesa militare, e alle minori importazioni di petrolio. Tutti elementi che già nel primo trim. 2007 possono venire meno.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 scende di 6 cts. al 5,14% , il 2 anni di 4 cts. al 4,93% il quinquennale di 5 al 4,82% il decennale di 5 al 4,82%
il trentennale di 5 al 4,92%.
In Europa il Bund decennale scende di 3 cts. al 4,06% ed in Giappone il decennale sale di 4 cts. al 1,72%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti scende di 10 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: si riparte
Mercati azionari crescenti sono funzionali alla giostra dei takeover e delle IPo, con i risultanti enormi profitti per commissioni dell'industria finanziaria che gestisce la giostra. Ecco perchè la Fed (vedasi il flash: i lacchè del potere) ha dato mercoledì , ancora una volta, il segnale di semaforo verde, via libera, continuate pure. E così una borsa ormai data al capolinea (il sentiment sembrava stesse cambiando) è invece ripartita baldanzosa, nonostante - ad esempio - l'ISM manifatturiero americano di gennaio sia sceso sotto quota 50, il che storicamente ha sempre preceduto fasi recessive.E nonostante sul fronte degli utili aziendali continuino ad arrivare risultati inferiori alle attese (siamo al 60% delle aziende, appena si completano farò l'analisi specifica).
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12653(+1,3%) lo sp500 a 1448(+1,8%) il nasdaq a 2475(+1,6%), il nasdaq100 a 1807(+1,4%), il Russell 2000 +2,7%, e tra i settoriali, trasporti +6% utilities +2,5% semiconduttori +0,8% biotech +2% broker/dealer +2% Banche +1,3%.
Tokyo a 17547 (+0,8%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6885(+3%) il footsie inglese a 6310(+2%), il cac francese a 5677(+2%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42596(+1%) ed il Mibtel a 32818(+1,2%).
In giro per il mondo si sgonfia la superbolla in Cina -7% , l' India +2% Brasile +1,3%.
L'sp500 scad. marzo dopo una discesa lunedì fino a 1422 è tornato ad aspettare la Fed in area 1430, da dove si è involato dopo il citato via libera, fino a 1446 nell'ora seguente; da qui ha poi continuato a lievitare lentamente concludendo a 1453, portandosi in guadagno dell'1% dalla chiusura del 3 gennaio.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1900 di lunedì, a quota 2400 giovedì ed infine a 1900 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: soprattutto parole
Lunedì si inizia subito con i sondaggi sul settore dei servizi a gennaio sia in Europa che negli USA. Poi si passa alle parole: martedì, dopo le vendite al dettaglio europee di dicembre, sono attesi interventi di Paulson, Moskow, Bernanke ed Yellen. Mercoledì dopo la produzione industriale tedesca e la produttività USA nel quarto trimestre, parlano Possler e di nuovo Paulson. Giovedì parlano prima i nipponici e poi Trichet nella conferenza mensile della BCE. Venerdì infine inizia il G7 che si concluderà sabato, mentre parla anche Poole.
Insomma, se la settimana appena finita non ha spostato le attese sui tassi, certamente anche quella che viene non lo farà. In assenza di eventi significativi forse tornerà a ricevere più attenzione il petrolio (il cui recente recupero del 20% sembra sia passato inosservato), e potrebbero esserci effetti indotti sul dollaro dal caso Red Kite se dovesse degenerare e dallo yen in vista del G7. A Wally ci si concentrerà sulla tornata finale delle comunicazioni societarie, che non pare avere però il potenziale per turbare la giostra, al massimo si rientrerà nel range invece di proseguire al rialzo.





2/01/2007

Flash:I lacchè del potere

Flash: I lacchè del potere
Nessuna sorpresa dal comunicato Fed di ieri sera: hanno servito alla perfezione chi comanda.
Dipingendo un situazione perfetta, in cui la crescita promette bene perchè l'immobiliare dà segni di stabilizzazione, ed in cui l'inflazione promette altrettanto bene (nonostante si citino -per salvarsi la faccia -le pressioni sulle risorse), la Fed si è espressa in modo da far salire l'azionario, scendere i rendimenti (e dunque far salire anche l'obbligazionario), favorendo anche un pò di svalutazione del dollaro, e il rialzo delle materie prime, guidate dall'oro. Insomma è quanto desiderato dai padroni del vapore che vogliono - per ora- veder salire tutto, cioè gonfiare ancora la bolla. Si vede che ritengono vi siano ancora molti topolini da attirare nella gabbietta, per cui sbriciolano altri pezzetti di fromaggio.