Speciale Equilibrio di Nash
Mi si chiede di tornare suil groviglio di interessi commerciali e finanziari che sottostanno all'attuale mega squilibrio USA-Asia, peraltro trattato più volte, ed accetto perchè tema complesso e cruciale.
Iniziamo prescindendo dalle questioni geopolitiche, e proviamo a vederla così.
Nella teoria dei giochi, l'equilibrio di Nash (da John Nash, il premio Nobel laureato in matematica cui è stato dedicato anche un film dal titolo "Una bella mente", da vedere) è una specie di strategia ottimale per partite tra due o più giocatori in cui tutti raggiungono il risultato di vantaggio reciproco massimo possibile. Situazione che si ottiene quando nessun giocatore può beneficiare da ulteriori cambiamenti alla propria strategia, mentre gli altri tengono immutate le loro.
Gli USA, si dice spesso, vivono grazie alla gentilezza degli stranieri: se non fosse per la volontà delle banche centrali asiatiche di finanziare il loro defict estero, dovrebbero ridurre il tenore di vita.
Così facendo però le banche centrali asiatiche hanno accumulato 1,8 trilioni di dollari, e adesso se-per ipotesi- il dollaro si svalutasse nei confronti delle loro monete di un terzo, loro perderebbero 600 miliardi di dollari.
Non solo: le esportazioni agli USA rappresentano circa il 12% del PIL cinese, e agli attuali tassi di crescita si raggiunge il 20% nel 2008. Dunque si può dire che la Cina dipende dalla gentilezza dei consumatori americani e lo stesso vale per gli altri asiatici, seppur un pò meno, ma questi esportano molto alla Cina che poi riesporta agli USA, quindi anche loro vi dipendono pienamente.
Domandine: poichè nella stanza economica mondiale viene adesso a trovarsi un elefante con ben 660 miliardi di deficit annuale, gli USA , possiamo definirlo un equilibrio di Nash?
gli asiatici prendono la carta americana sapendo che un giorno varrà molto meno, pur di poter vendere loro prodotti facendo crescere le loro fabbriche: quanto può durare questo gioco?
nel caso della Cina, si può ipotizzare fino a quando raggiunga un proprio mercato di consumi interno capace di assorbire i milioni di nuovi lavoratori che si muovono dalle campagne in cerca di una vita migliore.
In realtà non c'è nessun equilibrio di Nash, si sta ancora giocando la partita e alcuni cercano di ottenere vantaggi sugli altri. E' un sistema in sè inerentemente instabile, come vedremo.
Tutto questo ha infatti effetti sui tassi d'nteresse mondiali, e si può calcolare che come minimo i rendimenti a lungo termine sarebbero più alti di circa il 2% se non vi fossero gli acquisti asiatici.Decennali al 6% significherebbero tassi ipotecari ben oltre il 7% e quindi un edilizia molto meno forte, così come tutta l'economia americana e mondiale.
Adesso cerchiamo di capire come questa situazione stia trasformando il sistema monetario internazionale, tanto che si parla di una Bretton Woods 2.
Ricordo che il sistema di Bretton Woods nacque quando i rappresentanti delle principali nazioni si incontrarono nel 1944 appunto in questa località americna per creare un nuovo sistema internazionale che sancisse il passaggio dalla sterlina al dollaro, sempre però ancorato all'oro.
Poichè gli USA erano divenuti l'economia più grande ed aveva le maggiori riserve auree, si decise di legare le varie monete con un cambio fisso al dollaro, a sua volta convertibile in oro al prezzo fisso di 35 dollari l'oncia. Le banche centrali delle altre nazioni si impegnarono dunque a intervenire sul mercato dei cambi comprando o vendendo dollari a secondo se la propria moneta tendeva ad apprezzarsi o svalutarsi rispetto al biglietto verde. Quest'ultimo divenne così la moneta di riserva internazionale, ma c'era un limite ai dollari esistenti, dato dall'oro.
Gli USA non avrebbero potuto stampare dollari e arricchirsi alle spalle degli altri, perchè per ogni dollaro in circolazione ci doveva essere una quanutà di oro e quest'ultimo non si stampa la notte.
Questo sistema funzionò fino al 1971 quando Nixon, oberato dai debiti per la guerra del Vietnam, dichiarò unilateralmente la fine della convertibilità in oro.Sulle conseguenze di questo atto, ho scritto tanto e non mi ripeto, basti dire che non a caso a 30 anni di distanza ci troviamo con il mondo inflazionato dai dollari.
Ai fini di questo Speciale richiamo il Bretton Woods 1 per spiegare l'attuale 2, in cui le nazioni asiatiche ed altre si sono più o meno informalmente e unilateralmente legate al dollaro, per mantenere la loro capacità competitiva verso gli USA. Questo sistema però è intrinsecamente più instabile del primo, perchè non vi è alcun vincolo aureo dietro la valuta di riserva. Gli USA non hanno alcun interesse a proteggere il valore del dollaro, bensì l'opposto; e non c'è alcun accordo comportamentale formale per cui ogni paese in ogni momento può decidere di cambiare (la Russia ha appena annunciato di voler iniziare a sostituire il dollaro con l'euro, l'India e la Tailandia hanno dato indicazioni analoghe).
Allora quanto duererà questo BW2?
L'economia più grande del mondo, che è anche la superpotenza militare e geostrategica, è il più grande debitore del mondo. Gli USA assorbono l'80% dei risparmi mondiali che non vengono investiti dunque nelle nazioni in cui originano. Se le cose continuano così i 660 miliardi di deficit del 2004, si espanderanno significativamente nel 2005 e nel 2006.Il sistema monetario internazionale attuale finanzia questo deficit a tassi d'interesse molto bassi, come visto. Gli asiatici ritengono che i benefici di un cambio fisso con il dollaro siano per ora maggiori ai costi di accumulazione di una carta dal dubbio valore. La Cina conta su una rapida crescita guidata dalle esportazioni per assorbire centinaia di milioni di lavoratori trasferendoli dalle campagne all'industria. Gli USA contano sull'accumulazione della propria carta da parte dei cinesi per continuare a far crescere il proprio tenore di vita. Il risultato è che il deficit finanziato tramite il renminbi-dollaro è molto più ampio dei deficit dell'epoca del dollaro-oro pensato nel BW1.
La domanda resta sempre quella, quanto può durare?
il Fondo monetario pensa altri 4 anni, ma molti iniziano a credere che non si può andare oltre i 2 anni. Un punto cruciale sono le perdite cui vanno incontro i creditori in dollari: ve ne sono per 3,8 trilioni in giro per il mondo (di cui i citati 1,8 delle banche centrali asiatiche già citate) e un 10% di perdita su tale ammontare già rappresenta una cifra enorme.
La maggior parte delle nazioni per mantenere il controllo della quantità di moneta interna, quando assorbe dollari, senza venderli per non rivalutarsi, li sterilizza ai fini interni emettendo propri titoli di debito con cui drena la liquidità che altrimenti si verrebbe a creare. Ma il debito poi va ripagato e nella misura in cui il credito in dollari si svaluta , vi è
una perdita secca, che ovviamente finisce per essere addossata ai contribuenti o direttamente, o indirettamente tramite inflazione.
Questo è un punto da capire bene, che ho già spiegato in vari Speciali del passato, ma che è sempre utile ripetere.
Quando un impresa estera vende ai consumatori americani, incassa dollari; poi però nella propria nazione ha bisogno di valuta locale per pagare i suoi costi, così vende i dollari tramite il sistema bancario alla propria banca centrale. Quest'ultima quindi emette nuova moneta locale, e se non la drena da un altra parte, la quantità di moneta locale aumenta, con gli effetti inflazionistici che sappiamo: in pratica la base monetaria esistente nel paese aumenterebbe dellla quantità di dollari che l'impresa si è procurata dagli americani vendendogli le merci. Il modo più naturale per compensare questo afflusso di moneta sarebbe rivendere i dollari sul mercato dei cambi internazionale, riacquistando propria moneta locale, che verrebbe quindi ritirata dalla circolazione, lasciando l'ammontare totale inalterato. Questo però comporta un aumento del cambio della moneta locale sul dollaro; non volendolo, i dollari non si possono vendere, e si devono tenere; nel frattempo se non si vuole aumentare la moneta interna, se ne può drenare per un pari quantitativo emettendo titoli di debito nuovi. Ecco che lo Stato estero si trova con un nuovo credito in dollari e un nuovo debito in moneta locale.Ma se a un certo momento il dollaro va giù nel cambio con la moneta locale lo Stato estero realizza una perdita.
Le riserve accumulate da alcune economie asiatiche sono molto rilevanti in rapporto all'economia nazionale. Ad esempio una perdita sul cambio del dollaro del 10% a Singapore inciderebbe per il 10% del PIL, a Taiwan per l'8%. Ecco perchè gli asiatici hanno interesse a difendere il dollaro. D'altro canto difenderlo significa continuare ad accumularne sempre più, il che è chiaramente insostenibile.
L'unica via di uscita è una fase complessa, peraltro già iniziata, in cui si inizia a passare dal dollaro all'euro e allo yen, mantendendosi però sempre ancorati al dollaro come valuta locale. Il che comporta quindi una svalutazione nei confronti di euro e yen, che tendono invece ad apprezzarsi sul dollaro. Poi una volta raggiunta una percentuale di riserve in dollari più bassa, si può pensare a rivalutare la propria moneta nei confronti del dollaro, perchè la perdita sarebbe minore ; e contemporaneamente tenersi costanti con euro e yen (che quindi si rivalutano anche loro su dollaro). Come si capisce è un processo complesso che prende del tempo, per questi Cinesi frenano e rimandano la tanto invocata rivalutazione dello yaun.
Complesso oltretutto per gli effetti sui tassi d'interesse, sui titoli a lungo americani e quindi mondiali.
Considerando le dimensioni degli stock accumulati, l'impatto indiretto degli acquisti asiatici sulla domanda privata dei bond, l'interazione tra le riserve asiatiche e la gestione del debito USA, nonchè gli effetti su inflazione e crescita, siamo come minimo ai 2 punti prima menzionalti. Gli acquisti asiatici distorcendo il valore del dollaro, impattano sull'inflazione americana, sul PIL e sul deficit, tutti elementi cruciali per i tassi di interesse.
Conclusione:
non ci sono pasti gratis, come si usa dire. C'è un costo per ogni cosa.
In un mondo dei cambi manipolato dalle banche centrali, le distorsioni e relativi costi dipenderanno da come queste giocheranno la loro partita. L'esercizio interessante è provare a capire come tutti i giocatori agiranno, e quale tipo di equilibrio di Nash eventualmente troveranno. Accetteranno ciascuno di accollarsi una parte di costo in modo da ridurre l'ammontare totale, o cercheranno di evitare ciascuno quanti più propri costi possibili scaricandone di più sugli altri?
Se si tiene conto anche dello scenario geopolitico, è difficile essere ottimisti al riguardo. Ma anche solo considerando il corrente livello di vacua retorica della globalizzazione emerso all'ultimo g7 è difficile esserlo.Qualcuno può sempre sperare, anche se ci vorranno ben più di qualche "bella mente" per trovare l'equilibrio di questa equazione.
La mia convinzione di fondo l'ho spiegata più volte (da ultimo in Speciale Rotta di collisione) e non può prescindere però dalla geopolitica:
poichè non ci sono risorse sul pianeta sufficienti allo sviluppo di tutto il mondo a livelli occidentali, delle due l'una: o l'Occidente rinuncia e torna indietro per far spazio agli altri (e mi sembra impossibile anche solo pensarlo); oppure crea una situazione di conflitto che blocchi lo sviluppo degli altri (e mi pare che i segnali in questa direzione abbondino, dalla creazione del terrorismo internazionale, alle nuove dottrine di guerre preventive, etc.).Dietro la retorica dell'export di democrazia, vi è la necessità di ricreare un clima da guerra fredda.
L'arma monetaria avrà un suo ruolo e gli USA potrebbero un bel giorno rinnegare i propri debiti , come fecero per la convertibilità dell'oro. La guerra per il petrolio sarà però quella decisiva, perchè chi ne arriva a controllare il rubinetto, avrà il potere. Da qui la corsa al medioriente, oggi più che mai, e le alleanze asiatico-orientali che si profilano(non c'è solo la Cina ma anche l'India in ballo), nonchè il ruolo importantissimo della Russia: a seconda da che lato propende (occidente o oriente), può essere decisiva sia per la forza militare-nucleare che ancora ha, sia per le sue grandi riserve energetiche.
21 febbraio 2003
5/31/2006
5/28/2006
La nota sui mercati 28.5
La settimana 22-26 maggio 2006
ECONOMIA: punto di svolta?
Possiamo trarre un senso dai recenti giramenti del mercato globale?
le azioni brasiliane hanno raggiunto il massimo storico l'11 maggio; oggi si ritrovano l'8% in meno. La borsa messicana è scesa del 10% dai massimi record, quella argentina del 14%, quella indiana del 15% e quella russa del 17%. Le azioni dunque in 11 giorni hanno avuto un notevole ridimensionamento, in tutto il mondo, ma la maggior parte degli indici resta ben positiva dall'inizio dell'anno (brasile +15 messico +10 argentina +9 india +15 russia +33). Se poi andiamo a vedere rispetto a 12 mesi fa i tassi di incremento per i paesi citati sono nell'ordine +58 +49 +16 +62 +122%. In Europa: Uk +3 Francia +7 Germania +7 Spagna +6 italia +3; molti dei mercati periferici eruropei, pur avendo sofferto anche loro negli ultimi giorni, da inizio anno sono in guadagno: portogallo +11 irlanda +4 belgio+6 finalndia +9 norvegia +15 svezia +1 austria +4 polonia +14 ungheria +6 romania +9 ucraina +13%. Andando ancora in giro per il mondo vediamo canada +4 australia +6 nuova zelanda +7 e mentre il giappone è in lieve calo (-0,9) molti asiatici sono in forte crescita: shangai a +39 shangai b +54, hong kong +7 taiwan +5 singapore +4 indonesia +14 filippine +10 tailandia +1 solo il sud corea perde -2%.
Così la domanda della settimana è: quanto è cambiato il mondo finanziario dall'11 maggio?
Si può vedere il recente ritracciamento come l'inizio di un inversione fondamentale nelle valutazioni e nell'accettazione del rischio. Gli hedge funds sono stati presi in contropiede, ma restano in buon guadagno per l'anno in corso; le strategie di trading in derivati hanno giocato un ruolo principale nella caduta così come lo avevano avuto nel rialzo, a questo occorre abituarsi.Vi è una lunga lista di motivi per cui i selvaggi sù e giù sono "normali": i 9000 hedge funds, la pletora di nuovi strumenti finanziari, il deficit record USA, i sistemi di credito globale che girano a pieni cilindri, e la conseguente liquidità senza precedenti.
Allora, le condizioni finanziarie globali si sono veramente ristrette in modo signifcativo dalle condizioni ultra lassiste di due settimane fa? Forse, ma restano forti dubbi.
Tornando all'11 maggio, ricordo che i mercati globali erano in pieno rialzo record, con il petrolio a 75 l'oro a 725 l'argento a 15 e il rame a 400, l'indice crb era ai massimi di tutti i tempi, mentre i premi per il rischio, inclusi quelli sui mercati emergenti e sui differenziali con i titoli spazzatura, erano ai minimi. E, importante, l'indice del dollaro era sceso sotto quota 84 al minimo da 14 mesi, con yen ed euro ai massimi: per la precisione l'indice del dollaro ha toccato 83,12 il 12 maggio, lo stesso giorno (non a caso) che il decennale ha toccato il 5,2% di rendimento.
Penso che i mercati all'inizio di maggio stavano cominciando un movimento verso un anomala dislocazione provocata dalla liquidità, e con panico crescente stavano liquidando dollari entrando sulle commodities e sui mercati esteri, esacerbati certamente dai sistemi di trend-following e dalle dinamiche di copertura. Un simile sviluppo può avere implicazioni per la percezione del mercato, le aspettative di inflazione, la politica monetaria, ed i tassi d'interesse. Comprensibilmente, il grasso gatto obbligazionario USA ha inziato a drizzare i peli. Poi il brusco ribaltone sulle commodities e sui mercati esteri ha in qualche modo trattenuto gli speculatori globali.
Ma, appunto, la domanda fondamentale è se le ultime due settimane hanno alterato (oppure no) la sottostante dinamica della liquidità, e dunque le percezioni dei mercati e l'orientamento ai sempre veloci flussi finanziari.
Quando si va ad analizzare il retroterra globale emergono alcune cose intriganti.
E' un dato di fatto che i mercati globali non sono mai stati soggetti al grado di flussi esteri, speculazione, leva e derivati, come lo sono in questi giorni. Ed è certo che questo produce un incertezza straordinaria oltre che una fragilità fuori dal comune. I differenziali creditizi si sono un pò allargati, ma restano molto bassi in prospettiva storica e ben lontani dai livelli pre-crisi precedenti. E vi sono altre dinamiche chiave che devono entrare in questa analisi.
Oggi non c'è più una legione di valute ancorate al dollaro che passano il tempo a giocare a favorire il collasso del sistema creditizio con effetto domino. Questa dinamica in passato ha tenuto i partecipanti al mercato ostaggi delle ondate di paura intensa. In realtà l'acuta vulnerabilità alle discontinuità valutarie e dei mercati obbligazionari affrettava le crisi dei mercati emergenti. Si era raggiunto il punto in cui ogni volta che si manifestavano improvvise dislocazioni di capitali, la banca centrale locale aveva come unico scopo combattere per proteggere il proprio legame valutario, con tassi sempre più alti.Le banche centrali erano forzate anche a liquidare le loro riserve valutarie estere, in genere limitate, in uno sforzo praticamente futile per contrastare l'armageddon finanziaria. Banche ed economia locali erano lasciate senza speranza, vulnerabili a improvvisi catastrofici collassi nella disponibilità di credito e nella liquidità dei mercati finanziari. Per il sistema globale generalmente, con ogni crisi regionale arrivava un pregiudizio favorevole al dollaro e ai mercati americani visti come bene rifugio (Il Re Dollaro). Il retroterra globale e la protezione di greenspan assicuravano che i mercati USA fossero virtualmente "il solo gioco nella città" per la straripante comunità speculativa a leva di tutto il mondo.
Oggi l'ambiente globale e varie dinamiche si sono radicalmente trasformate, per molti aspetti. I mercati emergenti appaiono meno vulnerabili a improvvise dislocazioni dei capitali; l'orientamento pro-dollaro è un ricordo del passato. Al posto di dover fronteggiare le sempre presenti fragilità degli emergenti, gli investitori in questi mercati si focalizzano di più sulla catena : dollaro debole/inflazione delle commodities/ potenziale dislocazione. E' notevole osservare come ha performato il dollaro durante quest'ultimo scrollone degli emergenti, in uno a quanto bene abbiano tenuto i prezzi delle commodities.
Finora i sistemi creditizi locali sono rimasti robusti e meno indifesi dagli spostamenti deli flussi speculativi internazionali. Naturalmente la natura delle dinamiche odierne assicura che questi mercati siano proni alla volatilità , ma non vi è dubbio che siano divenuti più resisitenti di quanto non fossero in passato, perfino una caduta delle borse non necessariamente deve provocare una crisi sistemica di liquidità.
Molte economie emergenti hanno dei surplus commerciali, grazie alla domanda robusta e ai prezzi alti delle materie prime, le banche centrali hanno accumulato significative riserve di valute estere, e a tuttoggi la maggior parte delle borse sovraperforma quelle dei paesi sviluppati. L'ammontare della finanza asiatica e mediorientale che aspetta ansiosamente le occasioni di acquisto in questi mercati emergenti è degna di nota. Non a caso il decennale brasiliano è al 7,16% in rialzo di appena 26 cts. quest'anno e ben lontano dal 9% di un anno fa.
Considerando quanto sopramenzionato non sorprende molto che il petrolio sia sempre a 71 cioè +17% nel 2006 e che l'indice delle materie prime sia sù del 10% rispetto al primo gennaio e del 35% rispetto a 12 mesi fa(oro+26 argento +421 rame +98).
Sebbene io sia negativo sulle prospettive per i mercati USA, oggi sono meno sensibile ai recenti sviluppi globali, e a questo punto mi sembra difficile che vi sia un alta probabilità per una crisi indotta dai mercati emergenti nel breve termine. Ma questa non è necessariamente una buona notizia per i fautori della fine del ciclo di rialzo dei tassi. Un tumulto finanziario globale darebbe un ottima scusa a Bernanke per fare quello che non vede l'ora di fare : fermarsi sui tassi. E potrebbe anche tranquillizzare sulle pressioni inflazionistiche favorendo il mercato obbligazionario. Resto convinto che il rialzo dei tassi è lo spillone ideale per sgonfiare la bolla americana, ma per i mercati rappresenta il rischio sistemico più grande, e perciò si augurano che la Fed si fermi al più presto. Ma non sarà semplice, e lo scenario in cui la Fed venga forzata dall'inflazione (esacerbata anche dal dollaro debole)a continuare ad alzare, resta in realtà ben probabile. Se il petrolio resta alto o sale ancora di più, le aspettative sull'inflazione aumenteranno.
Certo l'immobiliare sta rallentando, ma restano una miriade di fattori a supporto dell'eccesso creditizio ipotecario. In fondo il mercato del lavoro è abbastanza tirato e le pressioni sui salari stanno salendo: se l'opinione generale che l'economia rallenterà nel secondo semestre si dimostrasse prematura, la Fed troverà difficile fermarsi sui tassi.
In conclusione, ponderando se le ultime due settimane segnano un importante punto di svolta nelle condizioni finanziarie globali, oppure se sono soltanto un altra momentanea pausa all'andazzo in essere fino a inizio maggio, due aspetti sono da monitorare.
Da una parte il credito globale, per vedere se realmente decelera e appaiono segni di riduzione della liquidità (per ora si continua a generare eccessi creditizi, con inflazione crescente e vulnerabilità del dollaro). Dall'altra il rapporto tra mercato immobiliare USA e il sistema comandato dal credito e dalle bolle (per ora anche qui si continua a generare eccessi, inflazione e tassi più alti).
Ovviamente è una situazione altamente fluida, da valutare ogni sette giorni.
MATERIE PRIME : recuperano
Il petrolio comincia da quota 68 e risale subito fino a 72 per ristornare a cavallo delle scorte ma poi concludere al rialzo(luglio) a 71,3.
Il gas naturale subisce anche lui l'impatto delle scorte americane ma nel complesso chiude ai livelli di sette giorni prima e sta dando un interessante segnale tecnico di stabilizzazione concludendo a 6,15(luglio).
Nel settore dei metalli, fase mista per lo più improntata al recupero, spettacolare nel caso del rame (luglio) che conclude a 381 (+10%);l'oro(agosto) a 657,5; l'argento(luglio) a 12,73 il platino(luglio) a 1298 e il palladio(settembre) a 360.
Sull'oro, mi sembra che la fascia 635-640 (che è il 50% di ritracciamento del rialzo partito a 540) si stia dimostrando già un buon supporto, prima che riparta la prossima gamba rialzista verso 800;in particolare si è smaltito l'eccesso di posizioni aperte, anche se la fase di range potrebbe durare ancora un pò e durante essa cercherò di guadagnare nel cambiare scadenza passando dal giugno all'agosto.
L'indice generale CRB(giugno)crolla a 349(+3%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro
CAMBI: fase di range
L'eurodollaro scad. giugno conclude in calo per la seconda settimana anche se in realtà ha confermato l'esistenza di un range. Dopo un nuovo test iniziale lunedì a 1,272 ha avuto un forte rimbalzo arrivando fino a 1,29 già nella stessa giornata; nei giorni seguenti ha oscillato tra 1,29 ed 1,28 per la maggior parte del tempo, e dopo un nuovo ribasso a 1,275 mercoledì è ritornato a 1,285 in scia a dichiarazioni di Bernanke secondo il quale l'inflazione resta sotto controllo; fino a venerdì pomeriggio quando - complice il mercato illiquido- ha avuto un improvviso storno arrestatosi ancora una volta a 1,272 livello sul quale conclude poco sopra. Il calo nel finale è avvenuto spinto dall'ennesima dichiarazione giapponese: il G7 è stato mal interpretato, e non vuole la svalutazione del dollaro; a ciò si è aggiunta poi la Yellen della Fed per la quale un dollaro più debole implica tassi USA più alti per contrastarne la pressione inflazionistica. La cacofonìa continua, con lo scopo di rendere "ordinato" il calo del dollaro, evitando che la speculazione ci si accanisca di sopra.
Adesso le maggiori probabilità sono che il range continui ma non è da escludere che il pavimento si estenda verso 1,26-1,25 se scattano le numerose stoploss poste a 1,27; in tal caso si offrirebbe una magnifica occasione per vendere dollari.
Lo yen è stato penalizzato dall'immobilismo della BOJ confermato anche dopo i dati sull'inflazione positivi; ha perso con euro fino a 143,5 e con dollaro è tornato sopra 112,5.
Dopo aver comprato eurosvizzero a 1,552 l'ho chiuso a 1,56 incassando 600 euro a contratto, perchè ha stentato nel rimbalzo che attendevo, e la settimana prossima arrivano molti dati svizzeri.
L'indice generale del dollaro scende a 85,2+ 0,5% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: comprato eurodollaro
OBBLIGAZIONI: surplace
Settimana di limitate oscillazione per un comparto esposto a forze opposte, ed in assenza di novità macro. Mentre il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è sceso di 3 cts.al 5,34% negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 3 cts. al 4,94 il quinquennale di 2 cts. al 4,94 il decennale fermo al 5,05 ed il trentennale sale di 2 cts. al 5,16.
In Europa il Bund decennale scende di 10 cts. al 3,88% così come in Giappone il decennale scende a 1,85% ed il tasso sul debito dei paesi emergenti resta mediamente stabile.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla
BORSE: parte il gatto morto
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha avuto una nuova estensione al ribasso fino a 1560, per poi iniziare- assieme a tutti gli indici- il classico rimbalzo del gatto morto concludendo a 1610(+0,3%); mi aspetto possa portarlo presto in area 1650-1660 (grazie al fine-inizio mese) dove intendo rientrare in vendita "proprio quando la massa inizierà a parlare di correzione finita e di occasione di acquisto" come scrivevo sette giorni fa.
Wally ha visto un guadagno settimanale con il Dow a 11278(+1,2%) lo sp500 a 1280(+1%) il nasdaq a 2210(+0,7%).
Tra i settori, trasporti (+1,1%) le utilities(+1,9%) il Russell (+1%) i semiconduttori(-4,7%) i broker/dealer(+1,2%) le banche(+0,8%).
Il recupero finale non riesce invece a far concludere in positivo Tokyo (-0,7%) a 15970 di nikkey ma riporta in guadagno l' Europa che rimbalza con il dax tedesco a 5788(+2%) il footsie inglese a 5790(+2%), il cac francese a 5045(+2,7%) e l'Italietta senza speranze resta al palo per effetto dello stacco dividendi: l'SPmib a 36617(-0,1%) ed il Mibtel a 28025(-0,1%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla
PREVISIONI: volatilità
Sui mercati dopo la caduta delle commodities e delle borse, il lieve recupero del dollaro e il forte appiattimento della curva dei rendimenti, abbiamo avuto la scorsa settimana un rimbalzo nei primi due comparti ed una sostanziale stazionarietà nei secondi due che hanno mantenuto i livelli raggiunti. D'altronde i nuovi dati sui prezzi hanno confermato l'esistenza del rischio inflazionistico, anche se non l'hanno acuito, e per contro, sul fronte della crescita, l'edilizia americana pur senza accelerazioni continua a mostrare un costante deterioramento.
Dunque si resta nella traiettoria stagflazionistica, e per i mercati ciò significa continue oscillazioni tra l'attesa di tassi superiori (quando in prima pagina spunta l'inflazione) e l'attesa di una prosecuzione nel sostegno monetario delle banche centrali (quando a far capolino è il rallentamento economico). La settimana che arriva offrirà spunti per oscillazioni e volatilità, soprattutto sul fronte della crescita.
Lunedì USA chiusi per festa.Martedì produzione industriale giapponese, M3 europea e fiducia dei consumatori USA. Mercoledì, ultimo giorno del mese, vari dati europei e dagli USA l'indice di Chicago e in serata i verbali della Fed. Giovedì inizia il nuovo mese con i sondaggi manifatturieri su maggio, sia in europa che in america (ISM).
Venerdì gran finale con il dato più atteso, il mercato del lavoro USA di maggio.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
chiuso un eurosvizzero scad. giugno comprato a 1,552 venduto a 1,56
(+1000 franchi svizzeri).
comprato un mini-eurodollaro scad. giugno a 1,273 chiude a 1,2737
(plus 43,75$); margine impiegato 900 eu.
comprato un minigold scad. giugno a 653 chiude a 651 (minus 66,4$)
margine impiegato 600 eu.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4630 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,25% ed equivalente al +12,6% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 1,5% , il 98,5% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
ECONOMIA: punto di svolta?
Possiamo trarre un senso dai recenti giramenti del mercato globale?
le azioni brasiliane hanno raggiunto il massimo storico l'11 maggio; oggi si ritrovano l'8% in meno. La borsa messicana è scesa del 10% dai massimi record, quella argentina del 14%, quella indiana del 15% e quella russa del 17%. Le azioni dunque in 11 giorni hanno avuto un notevole ridimensionamento, in tutto il mondo, ma la maggior parte degli indici resta ben positiva dall'inizio dell'anno (brasile +15 messico +10 argentina +9 india +15 russia +33). Se poi andiamo a vedere rispetto a 12 mesi fa i tassi di incremento per i paesi citati sono nell'ordine +58 +49 +16 +62 +122%. In Europa: Uk +3 Francia +7 Germania +7 Spagna +6 italia +3; molti dei mercati periferici eruropei, pur avendo sofferto anche loro negli ultimi giorni, da inizio anno sono in guadagno: portogallo +11 irlanda +4 belgio+6 finalndia +9 norvegia +15 svezia +1 austria +4 polonia +14 ungheria +6 romania +9 ucraina +13%. Andando ancora in giro per il mondo vediamo canada +4 australia +6 nuova zelanda +7 e mentre il giappone è in lieve calo (-0,9) molti asiatici sono in forte crescita: shangai a +39 shangai b +54, hong kong +7 taiwan +5 singapore +4 indonesia +14 filippine +10 tailandia +1 solo il sud corea perde -2%.
Così la domanda della settimana è: quanto è cambiato il mondo finanziario dall'11 maggio?
Si può vedere il recente ritracciamento come l'inizio di un inversione fondamentale nelle valutazioni e nell'accettazione del rischio. Gli hedge funds sono stati presi in contropiede, ma restano in buon guadagno per l'anno in corso; le strategie di trading in derivati hanno giocato un ruolo principale nella caduta così come lo avevano avuto nel rialzo, a questo occorre abituarsi.Vi è una lunga lista di motivi per cui i selvaggi sù e giù sono "normali": i 9000 hedge funds, la pletora di nuovi strumenti finanziari, il deficit record USA, i sistemi di credito globale che girano a pieni cilindri, e la conseguente liquidità senza precedenti.
Allora, le condizioni finanziarie globali si sono veramente ristrette in modo signifcativo dalle condizioni ultra lassiste di due settimane fa? Forse, ma restano forti dubbi.
Tornando all'11 maggio, ricordo che i mercati globali erano in pieno rialzo record, con il petrolio a 75 l'oro a 725 l'argento a 15 e il rame a 400, l'indice crb era ai massimi di tutti i tempi, mentre i premi per il rischio, inclusi quelli sui mercati emergenti e sui differenziali con i titoli spazzatura, erano ai minimi. E, importante, l'indice del dollaro era sceso sotto quota 84 al minimo da 14 mesi, con yen ed euro ai massimi: per la precisione l'indice del dollaro ha toccato 83,12 il 12 maggio, lo stesso giorno (non a caso) che il decennale ha toccato il 5,2% di rendimento.
Penso che i mercati all'inizio di maggio stavano cominciando un movimento verso un anomala dislocazione provocata dalla liquidità, e con panico crescente stavano liquidando dollari entrando sulle commodities e sui mercati esteri, esacerbati certamente dai sistemi di trend-following e dalle dinamiche di copertura. Un simile sviluppo può avere implicazioni per la percezione del mercato, le aspettative di inflazione, la politica monetaria, ed i tassi d'interesse. Comprensibilmente, il grasso gatto obbligazionario USA ha inziato a drizzare i peli. Poi il brusco ribaltone sulle commodities e sui mercati esteri ha in qualche modo trattenuto gli speculatori globali.
Ma, appunto, la domanda fondamentale è se le ultime due settimane hanno alterato (oppure no) la sottostante dinamica della liquidità, e dunque le percezioni dei mercati e l'orientamento ai sempre veloci flussi finanziari.
Quando si va ad analizzare il retroterra globale emergono alcune cose intriganti.
E' un dato di fatto che i mercati globali non sono mai stati soggetti al grado di flussi esteri, speculazione, leva e derivati, come lo sono in questi giorni. Ed è certo che questo produce un incertezza straordinaria oltre che una fragilità fuori dal comune. I differenziali creditizi si sono un pò allargati, ma restano molto bassi in prospettiva storica e ben lontani dai livelli pre-crisi precedenti. E vi sono altre dinamiche chiave che devono entrare in questa analisi.
Oggi non c'è più una legione di valute ancorate al dollaro che passano il tempo a giocare a favorire il collasso del sistema creditizio con effetto domino. Questa dinamica in passato ha tenuto i partecipanti al mercato ostaggi delle ondate di paura intensa. In realtà l'acuta vulnerabilità alle discontinuità valutarie e dei mercati obbligazionari affrettava le crisi dei mercati emergenti. Si era raggiunto il punto in cui ogni volta che si manifestavano improvvise dislocazioni di capitali, la banca centrale locale aveva come unico scopo combattere per proteggere il proprio legame valutario, con tassi sempre più alti.Le banche centrali erano forzate anche a liquidare le loro riserve valutarie estere, in genere limitate, in uno sforzo praticamente futile per contrastare l'armageddon finanziaria. Banche ed economia locali erano lasciate senza speranza, vulnerabili a improvvisi catastrofici collassi nella disponibilità di credito e nella liquidità dei mercati finanziari. Per il sistema globale generalmente, con ogni crisi regionale arrivava un pregiudizio favorevole al dollaro e ai mercati americani visti come bene rifugio (Il Re Dollaro). Il retroterra globale e la protezione di greenspan assicuravano che i mercati USA fossero virtualmente "il solo gioco nella città" per la straripante comunità speculativa a leva di tutto il mondo.
Oggi l'ambiente globale e varie dinamiche si sono radicalmente trasformate, per molti aspetti. I mercati emergenti appaiono meno vulnerabili a improvvise dislocazioni dei capitali; l'orientamento pro-dollaro è un ricordo del passato. Al posto di dover fronteggiare le sempre presenti fragilità degli emergenti, gli investitori in questi mercati si focalizzano di più sulla catena : dollaro debole/inflazione delle commodities/ potenziale dislocazione. E' notevole osservare come ha performato il dollaro durante quest'ultimo scrollone degli emergenti, in uno a quanto bene abbiano tenuto i prezzi delle commodities.
Finora i sistemi creditizi locali sono rimasti robusti e meno indifesi dagli spostamenti deli flussi speculativi internazionali. Naturalmente la natura delle dinamiche odierne assicura che questi mercati siano proni alla volatilità , ma non vi è dubbio che siano divenuti più resisitenti di quanto non fossero in passato, perfino una caduta delle borse non necessariamente deve provocare una crisi sistemica di liquidità.
Molte economie emergenti hanno dei surplus commerciali, grazie alla domanda robusta e ai prezzi alti delle materie prime, le banche centrali hanno accumulato significative riserve di valute estere, e a tuttoggi la maggior parte delle borse sovraperforma quelle dei paesi sviluppati. L'ammontare della finanza asiatica e mediorientale che aspetta ansiosamente le occasioni di acquisto in questi mercati emergenti è degna di nota. Non a caso il decennale brasiliano è al 7,16% in rialzo di appena 26 cts. quest'anno e ben lontano dal 9% di un anno fa.
Considerando quanto sopramenzionato non sorprende molto che il petrolio sia sempre a 71 cioè +17% nel 2006 e che l'indice delle materie prime sia sù del 10% rispetto al primo gennaio e del 35% rispetto a 12 mesi fa(oro+26 argento +421 rame +98).
Sebbene io sia negativo sulle prospettive per i mercati USA, oggi sono meno sensibile ai recenti sviluppi globali, e a questo punto mi sembra difficile che vi sia un alta probabilità per una crisi indotta dai mercati emergenti nel breve termine. Ma questa non è necessariamente una buona notizia per i fautori della fine del ciclo di rialzo dei tassi. Un tumulto finanziario globale darebbe un ottima scusa a Bernanke per fare quello che non vede l'ora di fare : fermarsi sui tassi. E potrebbe anche tranquillizzare sulle pressioni inflazionistiche favorendo il mercato obbligazionario. Resto convinto che il rialzo dei tassi è lo spillone ideale per sgonfiare la bolla americana, ma per i mercati rappresenta il rischio sistemico più grande, e perciò si augurano che la Fed si fermi al più presto. Ma non sarà semplice, e lo scenario in cui la Fed venga forzata dall'inflazione (esacerbata anche dal dollaro debole)a continuare ad alzare, resta in realtà ben probabile. Se il petrolio resta alto o sale ancora di più, le aspettative sull'inflazione aumenteranno.
Certo l'immobiliare sta rallentando, ma restano una miriade di fattori a supporto dell'eccesso creditizio ipotecario. In fondo il mercato del lavoro è abbastanza tirato e le pressioni sui salari stanno salendo: se l'opinione generale che l'economia rallenterà nel secondo semestre si dimostrasse prematura, la Fed troverà difficile fermarsi sui tassi.
In conclusione, ponderando se le ultime due settimane segnano un importante punto di svolta nelle condizioni finanziarie globali, oppure se sono soltanto un altra momentanea pausa all'andazzo in essere fino a inizio maggio, due aspetti sono da monitorare.
Da una parte il credito globale, per vedere se realmente decelera e appaiono segni di riduzione della liquidità (per ora si continua a generare eccessi creditizi, con inflazione crescente e vulnerabilità del dollaro). Dall'altra il rapporto tra mercato immobiliare USA e il sistema comandato dal credito e dalle bolle (per ora anche qui si continua a generare eccessi, inflazione e tassi più alti).
Ovviamente è una situazione altamente fluida, da valutare ogni sette giorni.
MATERIE PRIME : recuperano
Il petrolio comincia da quota 68 e risale subito fino a 72 per ristornare a cavallo delle scorte ma poi concludere al rialzo(luglio) a 71,3.
Il gas naturale subisce anche lui l'impatto delle scorte americane ma nel complesso chiude ai livelli di sette giorni prima e sta dando un interessante segnale tecnico di stabilizzazione concludendo a 6,15(luglio).
Nel settore dei metalli, fase mista per lo più improntata al recupero, spettacolare nel caso del rame (luglio) che conclude a 381 (+10%);l'oro(agosto) a 657,5; l'argento(luglio) a 12,73 il platino(luglio) a 1298 e il palladio(settembre) a 360.
Sull'oro, mi sembra che la fascia 635-640 (che è il 50% di ritracciamento del rialzo partito a 540) si stia dimostrando già un buon supporto, prima che riparta la prossima gamba rialzista verso 800;in particolare si è smaltito l'eccesso di posizioni aperte, anche se la fase di range potrebbe durare ancora un pò e durante essa cercherò di guadagnare nel cambiare scadenza passando dal giugno all'agosto.
L'indice generale CRB(giugno)crolla a 349(+3%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro
CAMBI: fase di range
L'eurodollaro scad. giugno conclude in calo per la seconda settimana anche se in realtà ha confermato l'esistenza di un range. Dopo un nuovo test iniziale lunedì a 1,272 ha avuto un forte rimbalzo arrivando fino a 1,29 già nella stessa giornata; nei giorni seguenti ha oscillato tra 1,29 ed 1,28 per la maggior parte del tempo, e dopo un nuovo ribasso a 1,275 mercoledì è ritornato a 1,285 in scia a dichiarazioni di Bernanke secondo il quale l'inflazione resta sotto controllo; fino a venerdì pomeriggio quando - complice il mercato illiquido- ha avuto un improvviso storno arrestatosi ancora una volta a 1,272 livello sul quale conclude poco sopra. Il calo nel finale è avvenuto spinto dall'ennesima dichiarazione giapponese: il G7 è stato mal interpretato, e non vuole la svalutazione del dollaro; a ciò si è aggiunta poi la Yellen della Fed per la quale un dollaro più debole implica tassi USA più alti per contrastarne la pressione inflazionistica. La cacofonìa continua, con lo scopo di rendere "ordinato" il calo del dollaro, evitando che la speculazione ci si accanisca di sopra.
Adesso le maggiori probabilità sono che il range continui ma non è da escludere che il pavimento si estenda verso 1,26-1,25 se scattano le numerose stoploss poste a 1,27; in tal caso si offrirebbe una magnifica occasione per vendere dollari.
Lo yen è stato penalizzato dall'immobilismo della BOJ confermato anche dopo i dati sull'inflazione positivi; ha perso con euro fino a 143,5 e con dollaro è tornato sopra 112,5.
Dopo aver comprato eurosvizzero a 1,552 l'ho chiuso a 1,56 incassando 600 euro a contratto, perchè ha stentato nel rimbalzo che attendevo, e la settimana prossima arrivano molti dati svizzeri.
L'indice generale del dollaro scende a 85,2+ 0,5% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: comprato eurodollaro
OBBLIGAZIONI: surplace
Settimana di limitate oscillazione per un comparto esposto a forze opposte, ed in assenza di novità macro. Mentre il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è sceso di 3 cts.al 5,34% negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 3 cts. al 4,94 il quinquennale di 2 cts. al 4,94 il decennale fermo al 5,05 ed il trentennale sale di 2 cts. al 5,16.
In Europa il Bund decennale scende di 10 cts. al 3,88% così come in Giappone il decennale scende a 1,85% ed il tasso sul debito dei paesi emergenti resta mediamente stabile.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla
BORSE: parte il gatto morto
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha avuto una nuova estensione al ribasso fino a 1560, per poi iniziare- assieme a tutti gli indici- il classico rimbalzo del gatto morto concludendo a 1610(+0,3%); mi aspetto possa portarlo presto in area 1650-1660 (grazie al fine-inizio mese) dove intendo rientrare in vendita "proprio quando la massa inizierà a parlare di correzione finita e di occasione di acquisto" come scrivevo sette giorni fa.
Wally ha visto un guadagno settimanale con il Dow a 11278(+1,2%) lo sp500 a 1280(+1%) il nasdaq a 2210(+0,7%).
Tra i settori, trasporti (+1,1%) le utilities(+1,9%) il Russell (+1%) i semiconduttori(-4,7%) i broker/dealer(+1,2%) le banche(+0,8%).
Il recupero finale non riesce invece a far concludere in positivo Tokyo (-0,7%) a 15970 di nikkey ma riporta in guadagno l' Europa che rimbalza con il dax tedesco a 5788(+2%) il footsie inglese a 5790(+2%), il cac francese a 5045(+2,7%) e l'Italietta senza speranze resta al palo per effetto dello stacco dividendi: l'SPmib a 36617(-0,1%) ed il Mibtel a 28025(-0,1%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla
PREVISIONI: volatilità
Sui mercati dopo la caduta delle commodities e delle borse, il lieve recupero del dollaro e il forte appiattimento della curva dei rendimenti, abbiamo avuto la scorsa settimana un rimbalzo nei primi due comparti ed una sostanziale stazionarietà nei secondi due che hanno mantenuto i livelli raggiunti. D'altronde i nuovi dati sui prezzi hanno confermato l'esistenza del rischio inflazionistico, anche se non l'hanno acuito, e per contro, sul fronte della crescita, l'edilizia americana pur senza accelerazioni continua a mostrare un costante deterioramento.
Dunque si resta nella traiettoria stagflazionistica, e per i mercati ciò significa continue oscillazioni tra l'attesa di tassi superiori (quando in prima pagina spunta l'inflazione) e l'attesa di una prosecuzione nel sostegno monetario delle banche centrali (quando a far capolino è il rallentamento economico). La settimana che arriva offrirà spunti per oscillazioni e volatilità, soprattutto sul fronte della crescita.
Lunedì USA chiusi per festa.Martedì produzione industriale giapponese, M3 europea e fiducia dei consumatori USA. Mercoledì, ultimo giorno del mese, vari dati europei e dagli USA l'indice di Chicago e in serata i verbali della Fed. Giovedì inizia il nuovo mese con i sondaggi manifatturieri su maggio, sia in europa che in america (ISM).
Venerdì gran finale con il dato più atteso, il mercato del lavoro USA di maggio.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
chiuso un eurosvizzero scad. giugno comprato a 1,552 venduto a 1,56
(+1000 franchi svizzeri).
comprato un mini-eurodollaro scad. giugno a 1,273 chiude a 1,2737
(plus 43,75$); margine impiegato 900 eu.
comprato un minigold scad. giugno a 653 chiude a 651 (minus 66,4$)
margine impiegato 600 eu.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4630 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale+1 su eurosvizzero); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,25% ed equivalente al +12,6% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 1,5% , il 98,5% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
5/23/2006
Speciale Rivolta e Disordine
Speciale Rivolta e Disordine
Chi non riesce a capire la differenza tra le scosse con una magnitudo superiore e i primi tremori vulcanici, non brilla per intelligenza.
Per un anno intero, il dollaro ha beneficiato di un corposo rimbalzo che è servito a eliminare le condizioni di ipervenduto nel suo trend ribassista di lungo termine. Il deficit con l'estero americano è peggiorato sensibilmente: a gennaio 2005 era già un grandioso 58 mld., a gennaio 2006 è arrivato a 68.
Mr. greenspan che ha lasciato la barca poco prima della crisi, e il suo successore, hanno proclamato che il deficit essendo finanziato dall'estero è un segno di flessibilità.
In realtà sta montando una rivolta, un insurrezione, un ammutinamento: il biglietto verde viene rigettato, e non a caso ciò avviene man mano che la leadership di Bush sta ottenendo un voto globale di non fiducia.
Nei mesi recenti sta infatti emergendo un nuovo fenomeno, chiaro come il sole. Il mondo non solo sta diventando allergico a tutte le cose denominate in dollari, ma ha anche iniziato a creare nuove alleanze per proteggersi dall'egemonìa americana.
Gli USA non si basano più tanto su innovazioni, investimento e lavoro, ma piuttosto su tentativi di di dominio a largo spettro, di tipo coercitivo e sull'inflazione come tassazione occulta. L'Egemone è colui che domina grazie a sporchi trucchi, al proprio peso, ignorando la legge, e perfino facendo ritorsioni di fronte alle ovvie risposte protettive degli altri.
Per capire di che egemonìa si tratta occorre pensare al fatto che gli USA si installano in territori stranieri, ricchi di risorse naturali, con lo scopo spudorato di assicurarsi contratti per ottenere le materie prime necessarie all'insaziabile viziata drogata economia di casa propria.
Occorre pensare all'accesso garantito alle miniere di oro al leasing e alle vendite del tesoro aurifero nazionale, senza tasso d'interesse, e con una contabilità fasulla davanti al Congresso. Occorre pensare al Fondo Monetario Internazionale e alle sue pressioni per alzare i tassi d'interesse in Argentina, dopo aver messo il deficit accumulato da quella nazione a causa dei suoi consigli, in un prestito destinato a non essere rimborsato, e poi avvisare gli amici di vuotare i loro conti bancari spostandone gli averi nei conti americani prima della chiusura delle banche argentine e la confisca dei conti con cui sono stati colpiti gli "altri".
Occorre pensare alla pressione sulla BOJ affinchè fornisse loro soldi a tasso zero, che ha portato tokyo ad accumulare oltre 600 mld di riserve in dollari sotto la minaccia di aver chiuso l'accesso ai mercati americani. Occorre pensare alla disinformazione con lo scopo di motivare una guerra in una nazione piena di petrolio. Occorre pensare alle esercitazioni navali condotte di fronte alle coste delle nazioni che si lamentano dei bond americani, e l'implicita coercizione a riciclare il surplus asiatico in tali bond senza copertura.
Queste sono le tattiche usate da un Egemone. Ma l'egemonìa sfrontata nutre la rivolta che inizia con la mancanza di rispetto, e la rivolta è in formazione, la tempesta in arrivo.
Una nuova fase sta prendendo piede nella guerra valutaria. L'ultimo G7 ha deciso la svalutazione del dollaro.Nella fase inizale, le banche centrali asiatiche sono state "invitate" a lasciare apprezzare le loro valute, mentre l'Europa collabora affinchè il declino sia ordinato. La decisione è stata forzata dal fatto che i finanziatori del clamoroso deficit estero americano, hanno finalmente iniziato a perdere fiducia. Gli USA e gli "altri" vedono il problema dai diversi punti di vista, ma sono d'accordo su una svalutazione del dollaro.
Come ho scritto spesso, penso che il deficit sia strutturale e non si può ridurre senza una pesante contrazione dei
consumi americani, per cui la svalutazione del dollaro è condizione necessaria ma non sufficiente. A meno che non sia in una misura del 50%.
Comunque la perdita di fiducia è inizata, e il comunicato del G7 , le dichiarazioni dei giapponesi e degli europei, gli avvertimenti cinesi, le critiche russe, gli accordi tra asiatici, perfino i comunicati del FMI, si aggiungono a una rivolta globale, mentre gli USA si rifiutano di agire sulle cause prime dello squilibrio (eccesso di consumi). Il ministro delle finanze russo per la prima volta nella Storia mette in dubbio apertamente il valore intrinseco del dollaro: aspettiamoci quindi diversi mesi di turbolenza, fasi di panico, e qualche incidente sui derivati (soprattutto quelli obbligazionari).
Bernanke ha negato che vi sia una svalutazione auspicata, ma l'economista della Casa Bianca Feldstein ha invece detto il contrario, sottolinenando l'urgenza di migliorare il deficit, mentre al contempo ha citato il rischio immobiliare. Sfortunatamente un declino ordinato del dollaro è una sfida colossale contro le forze a leva del mondo intero: i derivati, il pesante debito USA, i traders valutari, il controllo estero dei bond americani, e la rinunzia agli interventi ufficiali (peraltro poco utili) possono essere potenti forze contrarie. Il pedale del gas è nelle mani di Bernanke che peraltro ha scritto a favore dell'inflazione per tutta la sua carriera. Quando un banchiere centrale ha tra i suoi trofei l'aver esaltato le virtù delle macchine di stampa della moneta, è ovvio che non sia il più indicato a difendere la moneta nazionale.
E infatti è stato scelto proprio per questo.
Giappone e Cina si contendono il controllo e l'influenza sugli altri asiatici, come si è visto al meeting indiano dello scorso mese. Un euro asiatico (ACU) è entrato nella arena politica, e il progetto è farne il fulcro della gestione dei cambi: i ministri cinese, giapponese e di altre 14 nazioni asiatiche hanno impostato un accordo preparatorio, cioè una banda di oscillazione controllata per le loro valute, esattamente come fu lo SME in europa, prima dell'euro.E' ovvio che questo strumento serve a far svalutare il dollaro contro tutti contemporaneamente, evitando una lotta fratricida.
Si cerca dunque la svalutazione ordinata, ma numerose forze lavorano a favore del Disordine.
Il momentum dei mercati, gli investimenti speculativi, le priorità dei gestori dei fondi, etc. sono esempi delle possenti forze pronte a prendere vantaggio dalla svalutazione del dollaro. Le banche centtrali possono solo creare più volatilità, anche perchè intervenire a supporto del dollaro nei momenti critici equivarrà a invitare a cena decine di cugini obesi e affamati, ogni giorno che viene. Questa caduta del dollaro quindi è probabile si riveli una corsa disordinata, con improvvisi tumultuosi crolli che si alterneranno a fasi di discesa ordinata.
I giapponesi per ora restano proni agli USA: nel rifiutarsi di alzare i tassi ammettono di preferire il rischio di grande inflazione, piuttosto che chiudere il rubinetto dei carry trade in yen che è stata in questi anni la più grande macchina finanziaria di creazione monetaria e di inflazione degli asset e delle commodities.
Nel frattempo le nazioni chiave stanno entrando in un nuovo stadio della guerra mondiale per l'energia, con numerosi fronti di conflitto. Il comportamento dei leader politici ha iniziato a rassomigliare a quello dei sindacati nel mondo sottosviluppato, per metodi,tattiche, perfino per strategie rivelate. Ormai è un obiettivo dichiarato il controllo militare delle regioni chiave, con basi militari a difesa delle zone di produzione, di deposito e di trasporto, con la minaccia nucleare sempre agitata, con operazioni speciali e persino mercenarie, tese a corrompere le linee nemiche, e con nuove alleanze che si vanno formando. La prima azione fu l'annessione dell' Iraq; la seconda è stata fatta da Putin usando la Yukos e la Gazprom come armi contro Ucraina, Europa ed Inghilterra. La nazionalizzane Boliviana e azioni simili in Ecuador e Venezuela confermano l'impostazione militare di questa guerra che ha raggiunto il sud america, dove tra l'altro vi è il 25% delle miniere di rame del mondo, e le miniere potranno essere il prossimo oggetto della grande guerra per le risorse. Nuovi scambi petroliferi non in dollari vengono ipotizzati e preparati : Saddam lo aveva fatto e questo ha contribuito alla sua detronizzazione, adesso l'iran lo sta facendo e non a caso è entrato nel mirino. Ma anche altre nazioni si stanno muovendo, ad esempio la Russia che vuole rispetto e controllo, persino la dominanza nello scacchiere; l'Iran vuole una sua sfera di influenza fuori dal controllo americano. Anche gli arabi tradizionali alleati americani,si stanno agitando.
Sintesi di tutto quanto fin qui menzionato, è stato il prezzo dell'oro che è salito da 560 a 720 in meno di due mesi. Ovvio che ci siano adesso delle correzioni proporzionate, ma i fondamentali e la situazione geopolitica globale, assicurano che la corsa dell'oro ha ancora molta strada davanti a sè. Facile , dato il crollo futuro del dollaro e la rivolta contro di lui, data anche la guerra globale per l'energia, che l'oro possa raggiungere quota mille dollari entro il 2007 (se non prima). Agli occhi di ogni persona ragionevole dovrebbe risultare chiaro che tutto quanto sta succedendo ben lungi dal voler aggiustare le cose, punta in realtà a una crisi più profonda; il governo USA appare intenzionato a provocare un conflitto sempre più grande e poichè le sue esportazioni principali sono i debiti, i posti di lavoro, i sistemi bancari taroccati, e dato che la forza principale dell'economia americana è quella militare, è anche logico che gli USA abbiano scelto la strada del maggior caos per assicurarsi le risorse primarie in un ambiente dove la forza militare può essere usata, ormai senza regole.
Tornando al mercato, è come sempre difficile dire quanto si estenderà e quanto durerà questa per ora minimale correzione sulle materie prime; certo, i mass-media già proclamano la fine del rialzo, ma dimenticano che solo una recessione globale potrà realmente farlo finire.
La forte e crescente domanda per l'oro, non si spegnerà tanto facilmente.
Ci vorranno tre condizioni coeve per mettere fine al rialzo :
- i paesi in via di sviluppo, a cominciare dalla Cina, devono imballarsi tutti insieme nella loro crescita;
- la caduta del dollaro deve finire, e ciò perchè i deficit gemelli americani si raddrizzano;
- gli squilibri tra domanda e offerta delle risorse devono finire, perchè le scorte riprendono ad aumentare e così la produzione.
Come si può notare, tutte queste condizioni sono ben lungi dal verificarsi, ed anzi andranno per ancora molto tempo in senso opposto.
La politica egemonica USA alla fine bloccherà gli accessi e le catene distributive dell'offerta, in un uno con il moltiplicarsi delle alleanze politiche in opposizione.
Il quadro è precisamente quello favorevole ad una forte rivalutazione dell'oro e ad una grande svalutazione del dollaro.
Chi non riesce a capire la differenza tra le scosse con una magnitudo superiore e i primi tremori vulcanici, non brilla per intelligenza.
Per un anno intero, il dollaro ha beneficiato di un corposo rimbalzo che è servito a eliminare le condizioni di ipervenduto nel suo trend ribassista di lungo termine. Il deficit con l'estero americano è peggiorato sensibilmente: a gennaio 2005 era già un grandioso 58 mld., a gennaio 2006 è arrivato a 68.
Mr. greenspan che ha lasciato la barca poco prima della crisi, e il suo successore, hanno proclamato che il deficit essendo finanziato dall'estero è un segno di flessibilità.
In realtà sta montando una rivolta, un insurrezione, un ammutinamento: il biglietto verde viene rigettato, e non a caso ciò avviene man mano che la leadership di Bush sta ottenendo un voto globale di non fiducia.
Nei mesi recenti sta infatti emergendo un nuovo fenomeno, chiaro come il sole. Il mondo non solo sta diventando allergico a tutte le cose denominate in dollari, ma ha anche iniziato a creare nuove alleanze per proteggersi dall'egemonìa americana.
Gli USA non si basano più tanto su innovazioni, investimento e lavoro, ma piuttosto su tentativi di di dominio a largo spettro, di tipo coercitivo e sull'inflazione come tassazione occulta. L'Egemone è colui che domina grazie a sporchi trucchi, al proprio peso, ignorando la legge, e perfino facendo ritorsioni di fronte alle ovvie risposte protettive degli altri.
Per capire di che egemonìa si tratta occorre pensare al fatto che gli USA si installano in territori stranieri, ricchi di risorse naturali, con lo scopo spudorato di assicurarsi contratti per ottenere le materie prime necessarie all'insaziabile viziata drogata economia di casa propria.
Occorre pensare all'accesso garantito alle miniere di oro al leasing e alle vendite del tesoro aurifero nazionale, senza tasso d'interesse, e con una contabilità fasulla davanti al Congresso. Occorre pensare al Fondo Monetario Internazionale e alle sue pressioni per alzare i tassi d'interesse in Argentina, dopo aver messo il deficit accumulato da quella nazione a causa dei suoi consigli, in un prestito destinato a non essere rimborsato, e poi avvisare gli amici di vuotare i loro conti bancari spostandone gli averi nei conti americani prima della chiusura delle banche argentine e la confisca dei conti con cui sono stati colpiti gli "altri".
Occorre pensare alla pressione sulla BOJ affinchè fornisse loro soldi a tasso zero, che ha portato tokyo ad accumulare oltre 600 mld di riserve in dollari sotto la minaccia di aver chiuso l'accesso ai mercati americani. Occorre pensare alla disinformazione con lo scopo di motivare una guerra in una nazione piena di petrolio. Occorre pensare alle esercitazioni navali condotte di fronte alle coste delle nazioni che si lamentano dei bond americani, e l'implicita coercizione a riciclare il surplus asiatico in tali bond senza copertura.
Queste sono le tattiche usate da un Egemone. Ma l'egemonìa sfrontata nutre la rivolta che inizia con la mancanza di rispetto, e la rivolta è in formazione, la tempesta in arrivo.
Una nuova fase sta prendendo piede nella guerra valutaria. L'ultimo G7 ha deciso la svalutazione del dollaro.Nella fase inizale, le banche centrali asiatiche sono state "invitate" a lasciare apprezzare le loro valute, mentre l'Europa collabora affinchè il declino sia ordinato. La decisione è stata forzata dal fatto che i finanziatori del clamoroso deficit estero americano, hanno finalmente iniziato a perdere fiducia. Gli USA e gli "altri" vedono il problema dai diversi punti di vista, ma sono d'accordo su una svalutazione del dollaro.
Come ho scritto spesso, penso che il deficit sia strutturale e non si può ridurre senza una pesante contrazione dei
consumi americani, per cui la svalutazione del dollaro è condizione necessaria ma non sufficiente. A meno che non sia in una misura del 50%.
Comunque la perdita di fiducia è inizata, e il comunicato del G7 , le dichiarazioni dei giapponesi e degli europei, gli avvertimenti cinesi, le critiche russe, gli accordi tra asiatici, perfino i comunicati del FMI, si aggiungono a una rivolta globale, mentre gli USA si rifiutano di agire sulle cause prime dello squilibrio (eccesso di consumi). Il ministro delle finanze russo per la prima volta nella Storia mette in dubbio apertamente il valore intrinseco del dollaro: aspettiamoci quindi diversi mesi di turbolenza, fasi di panico, e qualche incidente sui derivati (soprattutto quelli obbligazionari).
Bernanke ha negato che vi sia una svalutazione auspicata, ma l'economista della Casa Bianca Feldstein ha invece detto il contrario, sottolinenando l'urgenza di migliorare il deficit, mentre al contempo ha citato il rischio immobiliare. Sfortunatamente un declino ordinato del dollaro è una sfida colossale contro le forze a leva del mondo intero: i derivati, il pesante debito USA, i traders valutari, il controllo estero dei bond americani, e la rinunzia agli interventi ufficiali (peraltro poco utili) possono essere potenti forze contrarie. Il pedale del gas è nelle mani di Bernanke che peraltro ha scritto a favore dell'inflazione per tutta la sua carriera. Quando un banchiere centrale ha tra i suoi trofei l'aver esaltato le virtù delle macchine di stampa della moneta, è ovvio che non sia il più indicato a difendere la moneta nazionale.
E infatti è stato scelto proprio per questo.
Giappone e Cina si contendono il controllo e l'influenza sugli altri asiatici, come si è visto al meeting indiano dello scorso mese. Un euro asiatico (ACU) è entrato nella arena politica, e il progetto è farne il fulcro della gestione dei cambi: i ministri cinese, giapponese e di altre 14 nazioni asiatiche hanno impostato un accordo preparatorio, cioè una banda di oscillazione controllata per le loro valute, esattamente come fu lo SME in europa, prima dell'euro.E' ovvio che questo strumento serve a far svalutare il dollaro contro tutti contemporaneamente, evitando una lotta fratricida.
Si cerca dunque la svalutazione ordinata, ma numerose forze lavorano a favore del Disordine.
Il momentum dei mercati, gli investimenti speculativi, le priorità dei gestori dei fondi, etc. sono esempi delle possenti forze pronte a prendere vantaggio dalla svalutazione del dollaro. Le banche centtrali possono solo creare più volatilità, anche perchè intervenire a supporto del dollaro nei momenti critici equivarrà a invitare a cena decine di cugini obesi e affamati, ogni giorno che viene. Questa caduta del dollaro quindi è probabile si riveli una corsa disordinata, con improvvisi tumultuosi crolli che si alterneranno a fasi di discesa ordinata.
I giapponesi per ora restano proni agli USA: nel rifiutarsi di alzare i tassi ammettono di preferire il rischio di grande inflazione, piuttosto che chiudere il rubinetto dei carry trade in yen che è stata in questi anni la più grande macchina finanziaria di creazione monetaria e di inflazione degli asset e delle commodities.
Nel frattempo le nazioni chiave stanno entrando in un nuovo stadio della guerra mondiale per l'energia, con numerosi fronti di conflitto. Il comportamento dei leader politici ha iniziato a rassomigliare a quello dei sindacati nel mondo sottosviluppato, per metodi,tattiche, perfino per strategie rivelate. Ormai è un obiettivo dichiarato il controllo militare delle regioni chiave, con basi militari a difesa delle zone di produzione, di deposito e di trasporto, con la minaccia nucleare sempre agitata, con operazioni speciali e persino mercenarie, tese a corrompere le linee nemiche, e con nuove alleanze che si vanno formando. La prima azione fu l'annessione dell' Iraq; la seconda è stata fatta da Putin usando la Yukos e la Gazprom come armi contro Ucraina, Europa ed Inghilterra. La nazionalizzane Boliviana e azioni simili in Ecuador e Venezuela confermano l'impostazione militare di questa guerra che ha raggiunto il sud america, dove tra l'altro vi è il 25% delle miniere di rame del mondo, e le miniere potranno essere il prossimo oggetto della grande guerra per le risorse. Nuovi scambi petroliferi non in dollari vengono ipotizzati e preparati : Saddam lo aveva fatto e questo ha contribuito alla sua detronizzazione, adesso l'iran lo sta facendo e non a caso è entrato nel mirino. Ma anche altre nazioni si stanno muovendo, ad esempio la Russia che vuole rispetto e controllo, persino la dominanza nello scacchiere; l'Iran vuole una sua sfera di influenza fuori dal controllo americano. Anche gli arabi tradizionali alleati americani,si stanno agitando.
Sintesi di tutto quanto fin qui menzionato, è stato il prezzo dell'oro che è salito da 560 a 720 in meno di due mesi. Ovvio che ci siano adesso delle correzioni proporzionate, ma i fondamentali e la situazione geopolitica globale, assicurano che la corsa dell'oro ha ancora molta strada davanti a sè. Facile , dato il crollo futuro del dollaro e la rivolta contro di lui, data anche la guerra globale per l'energia, che l'oro possa raggiungere quota mille dollari entro il 2007 (se non prima). Agli occhi di ogni persona ragionevole dovrebbe risultare chiaro che tutto quanto sta succedendo ben lungi dal voler aggiustare le cose, punta in realtà a una crisi più profonda; il governo USA appare intenzionato a provocare un conflitto sempre più grande e poichè le sue esportazioni principali sono i debiti, i posti di lavoro, i sistemi bancari taroccati, e dato che la forza principale dell'economia americana è quella militare, è anche logico che gli USA abbiano scelto la strada del maggior caos per assicurarsi le risorse primarie in un ambiente dove la forza militare può essere usata, ormai senza regole.
Tornando al mercato, è come sempre difficile dire quanto si estenderà e quanto durerà questa per ora minimale correzione sulle materie prime; certo, i mass-media già proclamano la fine del rialzo, ma dimenticano che solo una recessione globale potrà realmente farlo finire.
La forte e crescente domanda per l'oro, non si spegnerà tanto facilmente.
Ci vorranno tre condizioni coeve per mettere fine al rialzo :
- i paesi in via di sviluppo, a cominciare dalla Cina, devono imballarsi tutti insieme nella loro crescita;
- la caduta del dollaro deve finire, e ciò perchè i deficit gemelli americani si raddrizzano;
- gli squilibri tra domanda e offerta delle risorse devono finire, perchè le scorte riprendono ad aumentare e così la produzione.
Come si può notare, tutte queste condizioni sono ben lungi dal verificarsi, ed anzi andranno per ancora molto tempo in senso opposto.
La politica egemonica USA alla fine bloccherà gli accessi e le catene distributive dell'offerta, in un uno con il moltiplicarsi delle alleanze politiche in opposizione.
Il quadro è precisamente quello favorevole ad una forte rivalutazione dell'oro e ad una grande svalutazione del dollaro.
5/20/2006
La nota sui mercati 20.5
La settimana 15-19 maggio 2006
ECONOMIA: inflazionomica ed asset policy
Definisco "inflazionomica" quella politica monetaria che ha come obiettivo produrre inflazione e bolle sugli asset in modo da poter tassare ed espropriare i patrimoni dei cittadini senza che questi si rendano conto che è una apposita azione dei cosiddetti "poteri forti", e dunque la subiscano senza ribellarsi, senza cioè provocare rivolgimenti socio-politici(al massimo cambiando governi per "non cambiare nulla").
Ne parlo da tempo immemore, ma questa politica così spietatamente condotta dai governi "democratici", e che ha un caposaldo essenziale nella manipolazione delle misure di inflazione date in pasto al popolo, viene totalmente ignorata dal consensus. Ovvio: politici, grandi corporations e complesso bancofinanziario con i loro venditori di azioni-obbligazioni-prestiti-etc., che controllano i mass-media, hanno tutto l'interesse a partecipare alla Grande Truffa. La gente non è stupida, ma non ha alternative, e finisce per lasciarsi "gestire".
Così va il mondo e così continuerà ad andare.
Per fortuna- finchè ce lo lasciano- esiste internet che consente ai liberi pensatori di esprimersi e ai lettori di buona volontà di formarsi un opinione alterativa rispetto al lavaggio del cervello che banche, giornali etc. quotidianamente effettuano per appropriarsi in modo "legale" dei loro soldi.
Questa premessa mi viene in mente perchè la "paura dell'inflazione" che citavo nella Nota di sette giorni fa, ha avuto una prima conferma concreta perfino dai dati ufficiali taroccati, sia in Europa che soprattutto negli USA , e questa settimana ha fatto capolino sui mercati.
Possiamo così osservare perdite dell'8% mediamente tra le commodities, un recupero del dollaro di circa l'1%, un calo delle borse di circa il 3%, un forte appiattimento della curva dei rendimenti, con i tassi a brevissimo in aumento e quelli a lunga scadenza in calo.
La logica seguita nella reazione dei mercati, e che sta dietro a queste performances (a loro volta però anche fisiologici ritracciamenti dopo una lunga sequenza in senso opposto) è la solita:
c'è inflazione, dunque le banche centrali dovranno- pur "obtorto collo"- aumentare i tassi (la fed potrebbe non fermarsi a fine giugno, la bce alzare di mezzo punto ai primi di giugno, etc.) e ciò provocherà in seguito una tendenza recessiva. Ergo, potrebbero rallentare i consumi di materie prime e la crescita degli utili, dunque meglio vendere azioni e materie prime, rifugiandosi nelle obbligazioni, e ricomprare un pò di dollari visto che il differenziale potrebbe continuare ad essere ampio per più tempo.
Questa catena reattiva è esattamente quella prevista per il momento in cui nella percezione dei più prende piede (vedasi Speciale Asset) la Fase 2.
Fino ad ora ero entrato solo in vendita di azioni essendo rimasto spiazzato dal modo con cui sono partiti il ribasso del dollaro, il rialzo delle materie prime e dei rendimenti; adesso, essendosi realizzati i primi ritracciamenti seri (38%)sui vari mercati ho deciso di entrare comprando oro, eurodollaro, e chiudendo momentaneamente l'operazione sul nasdaq100 incassandone il relativo utile.
Mi aspetto infatti a breve un ritorno dell'eurodollaro e dell'oro sui recenti massimi (circa 1,30-700), ed un rimbalzo tecnico del nasdaq100 (circa 1650); anche sul bond aspetto che si completi attorno al 5% la fase correttiva in atto, per entrare in vendita.
Il mio obiettivo è quello di richiudere tali posizioni sui livelli sopracitati, perchè mi attendo una fase laterale che potrebbe consentire di beneficiarne per un pò con rischio limitato.
Qualora mi sbagliassi, e gli attuali ritracciamenti si ampliassero al 50- 61% penso di poter mantenere tranquillamente le posizioni (Oro a 600 e eurodollaro a 1,25 non mi preoccupano) approfittando anzi per ampliare il portafoglio (entrando sull'argento a 10-11 e sullo yen a 115) nella direzione dei trend di lungo periodo già iniziati, e dei quali sono molto convinto avendoli previsti da tanto tempo(dollaro giù, preziosi sù, borse giù, rendimenti sù). Per il nasdaq 100 il rischio è comunque solo un mancato guadagno (se continuasse cioè ad avvitarsi al ribasso senza rimbalzare) e a parziale copertura delle posizioni su eurodollaro ed oro ho preso l'eurosvizzero.
Questo per rendervi edotti dell' improvvisa accelerazione impressa all'asset; motivi e prospettive future, naturalmente saranno oggetto in questa sede dei sempre continui ragionamenti in funzione di eventi macro e comportamenti tecnici.
MATERIE PRIME : tutto giù
Il petrolio comincia da quota 71 e scende a cavallo delle scorte concludendo in calo(luglio) a 69,3(-5%).
Il gas naturale subisce anche lui l'impatto di un imprevisto forte aumento delle scorte americane e da quota 6,6 su cui era arrivato prima dei dati, scende fino a 6,1 concludendo a 6,2(luglio) -6%.
Nel settore dei metalli, dopo gli spettacolari record a ripetizione, arriva il primo ritracciamento altrettanto spettacolare:
Il rame (luglio) conclude a 346 (-10%);
l'oro(giugno) chiude a 657,5(-8%);
l'argento(luglio) a 12,3 (-14%);
il platino(luglio) a 1313 è l'unico a tenere;
e il palladio(giugno) a 352(-11%).
Sull'oro,sono entrato a 653 ed in caso di pronto recupero l'obiettivo iniziale è intorno a 700; in caso di prosecuzione del ribasso l'area di supporto primaria è nella fascia 600-620 che dovrebbe corrispondere a 10-11 di argento, livello interessante per comprare.
L'indice generale CRB(giugno)crolla a 339(-6%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro
CAMBI: rimbalzo del dollaro
L'eurodollaro scad. giugno conclude in calo per la prima settimana dopo oltre un mese. Dopo un picco iniziale lunedì a 1,30 ha avuto una prima onda calante arrestatasi a 1,28 da dove è tornato sopra 1,2945 mercoledì a cavallo dei dati sui prezzi al cosnumo USA che ne hanno provocato una violenta caduta fino a 1,272 in poche ore, da dove è ripartito al rialzo arrivando fino a 1,289 venerdì notte; qui ha avuto un altra onda ribassista con cui è andato a ritestare il precedente minimo a 1,272 per poi concludere a 1,28. Area 1,27 è un importante supporto di breve, per cui al secondo test sono entrato in acquisto a 1,273.
Adesso vi sono buone probabilità che già in settimana si torni verso 1,29-1,3; in alternativa potrebbe esserci una fase di range più stretto e mi sembra difficile che si scenda subito verso 1,26-1,25. Piuttosto fra un paio di settimane arriva il rialzo della BCE e in prossimità di questo evento dovrebbe rinforzarsi(mentre la fed arriva a fine giugno).
Lo yen è stato penalizzato dall'immobilismo della BOJ anche se i dati macro sono stati positivi; ha perso con euro fino a 142,5 e con dollaro è tornato sopra 111.
Ho comprato eurosvizzero a 1,552 perchè secondo i miei conteggi dovrebbe essere prossimo a un rimbalzo, soprattutto se proseguisse la discesa dei preziosi (lo svizzero è correlato all'oro); in caso contrario si può tenere con tranquillità, trovandosi già nella fascia bassa del range.
L'indice generale del dollaro scende a 84,7+ 1% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: comprato eurodollaro, comprato eurosvizzero
OBBLIGAZIONI: crolla la curva
Settimana intensa con un escursione notevole nei rendimenti che sul decennale passano dal recente massimo di 5,20% al 5,05%. Paradossalmente le attese di rialzo dei tassi conseguenti all'aumentata inflazione hanno favorito la parte lunga della curva che è servita anche da rifugio rispetto al calo delle borse, delle commodities e dei bond dei paesi emergenti (anche il dollaro in recupero è stato positivo per i bond). Mentre il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è arrivato a quotare il 5,37% negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 4 cts. al 4,97 il quinquennale di 12 cts. al 4,96 il decennale di 14 cts. al 5,05 ed il trentennale di 16 cts. al 5,14.
Come si vede, la curva si è appiattita con decisione portando ad appena 8 cts la differenza tra il 2 e il 10 anni, mentre le scadenze a 2 e 5 anni sono scese sotto il tasso ufficiale; è una reazione esagerata che si potrebbe giustificare solo in uno scenario di recessione senza inflazione, che invece non c'è. In realtà, per i motivi sovraesposti, è intervenuto un ritracciamento eccessivo e se si estende appena un altro pò conto di entrare in vendita.
In Europa il Bund decennale scende sotto al 4% in Giappone il decennale scende a 1,9% mentre il tasso sul debito dei paesi emergenti aumenta mediamente di circa 10 cts. andando in controtendenza - classico segnale di crisi.Appena sette giorni fa scrivevo:
"Anche qui ne vedremo delle belle, quando scopppierà la crisi, i vari fondi d'investimento (e i loro ingenui clienti) che si sono riempiti di questi debiti prenderanno una scoppola epocale".
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: parte l' inversione
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha accelerato la caduta inizata settimana scorsa arrivando fino a 1582, per poi concludere a 1605(-2%). A 1610 ho preferito incassare i 1900$ di utile per contratto, in quanto mi sembra
probabile adesso il classico rimbalzo del gatto morto, tipico di tutte le fasi iniziali di inversione dei trend di medio termine, con obiettivo tra 1650-1660 dove intendo rientrare, proprio quando la massa inizierà a parlare di correzione finita e di "occasione di acquisto".
Wally ha visto una caduta generale con il Dow a 11140(-2%) lo sp500 a 1267(-1,9%) il nasdaq a 2187(-2,4%).
Tra i settori, trasporti (-4,4%) le utilities(-0,6%) il Russell (-2,7%) i semiconduttori(-0,4%) i broker/dealer(-3%) le banche(-1,6%).
Scende(primo indice in perdita da inizio anno, dopo il nasdaq) anche Tokyo (-3%) a 16090 di nikkey ma peggio di tutti fa l'ipergonfiata Europa con il dax tedesco a 5666(-4,2%) il footsie inglese a 5670(-4%), il cac francese a 4910(-4,7%) e l'Italietta senza speranze, ma adesso dotata di governo e vertici istituzionali nuovi di zecca : l'SPmib a 36640(-3,4%) ed il Mibtel a 28045(-4,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla
PREVISIONI: prosegue la correzione?
Come sopramenzionato, potrebbe esservi un controbalzo sui vari mercati già questa settimana, oppure una prosecuzione della correzione in atto e molto dipenderà dai dati di giovedì e venerdì.
Lunedì molto calmo, arrivano dagli USA solo un paio di interventi di membri fed e dall'Europa la bilancia commerciale di marzo.
Martedì soprattutto dati europei tra cui i nuovi ordini industriali a marzo, mentre dagli USA testioninanze di Snow e Bernanke con oggetto la finanza personale. Mercoledì si inizia a ballare: verbali della BOJ, l'IFO tedesco di maggio, gli ordini di beni durevoli americani di aprile e le vendite di case esistenti, oltre alle scorte petrolifere.
Giovedì altra giornata americana pesante con la seconda stima sul PIL del primo trimestre ( e relativo deflatore dei prezzi), i sussidi ai disoccupati e le vendite di nuove case, ed in nottata i prezzi al consumo nipponici.
Venerdì si conclude con i prezzi al consumo tedeschi preliminari per maggio, e dagli USA con redditi e spese personali di aprile e relativo deflatore dei prezzi, nonchè il dato finale dell'indice del michigan.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
chiuso 1 mini-nasdaq 100 scad.giugno venduto a 1705 e comprato a 1610(+1900$).
comprato un mini-eurodollaro scad. giugno a 1,273 chiude a 1,28
(plus 437,5$); margine impiegato 900 eu.
comprato un eurosvizzero scad. giugno a 1,552 chiude a 1,553 (plus 125 franchi svizzeri)margine impiegato 500 eu.
comprato un minigold scad. giugno a 653 chiude a 657,6 (plus 152$)
margine impiegato 600 eu.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4000 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,25% ed equivalente al +13,2% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 2% , il 98% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
ECONOMIA: inflazionomica ed asset policy
Definisco "inflazionomica" quella politica monetaria che ha come obiettivo produrre inflazione e bolle sugli asset in modo da poter tassare ed espropriare i patrimoni dei cittadini senza che questi si rendano conto che è una apposita azione dei cosiddetti "poteri forti", e dunque la subiscano senza ribellarsi, senza cioè provocare rivolgimenti socio-politici(al massimo cambiando governi per "non cambiare nulla").
Ne parlo da tempo immemore, ma questa politica così spietatamente condotta dai governi "democratici", e che ha un caposaldo essenziale nella manipolazione delle misure di inflazione date in pasto al popolo, viene totalmente ignorata dal consensus. Ovvio: politici, grandi corporations e complesso bancofinanziario con i loro venditori di azioni-obbligazioni-prestiti-etc., che controllano i mass-media, hanno tutto l'interesse a partecipare alla Grande Truffa. La gente non è stupida, ma non ha alternative, e finisce per lasciarsi "gestire".
Così va il mondo e così continuerà ad andare.
Per fortuna- finchè ce lo lasciano- esiste internet che consente ai liberi pensatori di esprimersi e ai lettori di buona volontà di formarsi un opinione alterativa rispetto al lavaggio del cervello che banche, giornali etc. quotidianamente effettuano per appropriarsi in modo "legale" dei loro soldi.
Questa premessa mi viene in mente perchè la "paura dell'inflazione" che citavo nella Nota di sette giorni fa, ha avuto una prima conferma concreta perfino dai dati ufficiali taroccati, sia in Europa che soprattutto negli USA , e questa settimana ha fatto capolino sui mercati.
Possiamo così osservare perdite dell'8% mediamente tra le commodities, un recupero del dollaro di circa l'1%, un calo delle borse di circa il 3%, un forte appiattimento della curva dei rendimenti, con i tassi a brevissimo in aumento e quelli a lunga scadenza in calo.
La logica seguita nella reazione dei mercati, e che sta dietro a queste performances (a loro volta però anche fisiologici ritracciamenti dopo una lunga sequenza in senso opposto) è la solita:
c'è inflazione, dunque le banche centrali dovranno- pur "obtorto collo"- aumentare i tassi (la fed potrebbe non fermarsi a fine giugno, la bce alzare di mezzo punto ai primi di giugno, etc.) e ciò provocherà in seguito una tendenza recessiva. Ergo, potrebbero rallentare i consumi di materie prime e la crescita degli utili, dunque meglio vendere azioni e materie prime, rifugiandosi nelle obbligazioni, e ricomprare un pò di dollari visto che il differenziale potrebbe continuare ad essere ampio per più tempo.
Questa catena reattiva è esattamente quella prevista per il momento in cui nella percezione dei più prende piede (vedasi Speciale Asset) la Fase 2.
Fino ad ora ero entrato solo in vendita di azioni essendo rimasto spiazzato dal modo con cui sono partiti il ribasso del dollaro, il rialzo delle materie prime e dei rendimenti; adesso, essendosi realizzati i primi ritracciamenti seri (38%)sui vari mercati ho deciso di entrare comprando oro, eurodollaro, e chiudendo momentaneamente l'operazione sul nasdaq100 incassandone il relativo utile.
Mi aspetto infatti a breve un ritorno dell'eurodollaro e dell'oro sui recenti massimi (circa 1,30-700), ed un rimbalzo tecnico del nasdaq100 (circa 1650); anche sul bond aspetto che si completi attorno al 5% la fase correttiva in atto, per entrare in vendita.
Il mio obiettivo è quello di richiudere tali posizioni sui livelli sopracitati, perchè mi attendo una fase laterale che potrebbe consentire di beneficiarne per un pò con rischio limitato.
Qualora mi sbagliassi, e gli attuali ritracciamenti si ampliassero al 50- 61% penso di poter mantenere tranquillamente le posizioni (Oro a 600 e eurodollaro a 1,25 non mi preoccupano) approfittando anzi per ampliare il portafoglio (entrando sull'argento a 10-11 e sullo yen a 115) nella direzione dei trend di lungo periodo già iniziati, e dei quali sono molto convinto avendoli previsti da tanto tempo(dollaro giù, preziosi sù, borse giù, rendimenti sù). Per il nasdaq 100 il rischio è comunque solo un mancato guadagno (se continuasse cioè ad avvitarsi al ribasso senza rimbalzare) e a parziale copertura delle posizioni su eurodollaro ed oro ho preso l'eurosvizzero.
Questo per rendervi edotti dell' improvvisa accelerazione impressa all'asset; motivi e prospettive future, naturalmente saranno oggetto in questa sede dei sempre continui ragionamenti in funzione di eventi macro e comportamenti tecnici.
MATERIE PRIME : tutto giù
Il petrolio comincia da quota 71 e scende a cavallo delle scorte concludendo in calo(luglio) a 69,3(-5%).
Il gas naturale subisce anche lui l'impatto di un imprevisto forte aumento delle scorte americane e da quota 6,6 su cui era arrivato prima dei dati, scende fino a 6,1 concludendo a 6,2(luglio) -6%.
Nel settore dei metalli, dopo gli spettacolari record a ripetizione, arriva il primo ritracciamento altrettanto spettacolare:
Il rame (luglio) conclude a 346 (-10%);
l'oro(giugno) chiude a 657,5(-8%);
l'argento(luglio) a 12,3 (-14%);
il platino(luglio) a 1313 è l'unico a tenere;
e il palladio(giugno) a 352(-11%).
Sull'oro,sono entrato a 653 ed in caso di pronto recupero l'obiettivo iniziale è intorno a 700; in caso di prosecuzione del ribasso l'area di supporto primaria è nella fascia 600-620 che dovrebbe corrispondere a 10-11 di argento, livello interessante per comprare.
L'indice generale CRB(giugno)crolla a 339(-6%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: comprato oro
CAMBI: rimbalzo del dollaro
L'eurodollaro scad. giugno conclude in calo per la prima settimana dopo oltre un mese. Dopo un picco iniziale lunedì a 1,30 ha avuto una prima onda calante arrestatasi a 1,28 da dove è tornato sopra 1,2945 mercoledì a cavallo dei dati sui prezzi al cosnumo USA che ne hanno provocato una violenta caduta fino a 1,272 in poche ore, da dove è ripartito al rialzo arrivando fino a 1,289 venerdì notte; qui ha avuto un altra onda ribassista con cui è andato a ritestare il precedente minimo a 1,272 per poi concludere a 1,28. Area 1,27 è un importante supporto di breve, per cui al secondo test sono entrato in acquisto a 1,273.
Adesso vi sono buone probabilità che già in settimana si torni verso 1,29-1,3; in alternativa potrebbe esserci una fase di range più stretto e mi sembra difficile che si scenda subito verso 1,26-1,25. Piuttosto fra un paio di settimane arriva il rialzo della BCE e in prossimità di questo evento dovrebbe rinforzarsi(mentre la fed arriva a fine giugno).
Lo yen è stato penalizzato dall'immobilismo della BOJ anche se i dati macro sono stati positivi; ha perso con euro fino a 142,5 e con dollaro è tornato sopra 111.
Ho comprato eurosvizzero a 1,552 perchè secondo i miei conteggi dovrebbe essere prossimo a un rimbalzo, soprattutto se proseguisse la discesa dei preziosi (lo svizzero è correlato all'oro); in caso contrario si può tenere con tranquillità, trovandosi già nella fascia bassa del range.
L'indice generale del dollaro scende a 84,7+ 1% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: comprato eurodollaro, comprato eurosvizzero
OBBLIGAZIONI: crolla la curva
Settimana intensa con un escursione notevole nei rendimenti che sul decennale passano dal recente massimo di 5,20% al 5,05%. Paradossalmente le attese di rialzo dei tassi conseguenti all'aumentata inflazione hanno favorito la parte lunga della curva che è servita anche da rifugio rispetto al calo delle borse, delle commodities e dei bond dei paesi emergenti (anche il dollaro in recupero è stato positivo per i bond). Mentre il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre è arrivato a quotare il 5,37% negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni scende di 4 cts. al 4,97 il quinquennale di 12 cts. al 4,96 il decennale di 14 cts. al 5,05 ed il trentennale di 16 cts. al 5,14.
Come si vede, la curva si è appiattita con decisione portando ad appena 8 cts la differenza tra il 2 e il 10 anni, mentre le scadenze a 2 e 5 anni sono scese sotto il tasso ufficiale; è una reazione esagerata che si potrebbe giustificare solo in uno scenario di recessione senza inflazione, che invece non c'è. In realtà, per i motivi sovraesposti, è intervenuto un ritracciamento eccessivo e se si estende appena un altro pò conto di entrare in vendita.
In Europa il Bund decennale scende sotto al 4% in Giappone il decennale scende a 1,9% mentre il tasso sul debito dei paesi emergenti aumenta mediamente di circa 10 cts. andando in controtendenza - classico segnale di crisi.Appena sette giorni fa scrivevo:
"Anche qui ne vedremo delle belle, quando scopppierà la crisi, i vari fondi d'investimento (e i loro ingenui clienti) che si sono riempiti di questi debiti prenderanno una scoppola epocale".
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: parte l' inversione
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha accelerato la caduta inizata settimana scorsa arrivando fino a 1582, per poi concludere a 1605(-2%). A 1610 ho preferito incassare i 1900$ di utile per contratto, in quanto mi sembra
probabile adesso il classico rimbalzo del gatto morto, tipico di tutte le fasi iniziali di inversione dei trend di medio termine, con obiettivo tra 1650-1660 dove intendo rientrare, proprio quando la massa inizierà a parlare di correzione finita e di "occasione di acquisto".
Wally ha visto una caduta generale con il Dow a 11140(-2%) lo sp500 a 1267(-1,9%) il nasdaq a 2187(-2,4%).
Tra i settori, trasporti (-4,4%) le utilities(-0,6%) il Russell (-2,7%) i semiconduttori(-0,4%) i broker/dealer(-3%) le banche(-1,6%).
Scende(primo indice in perdita da inizio anno, dopo il nasdaq) anche Tokyo (-3%) a 16090 di nikkey ma peggio di tutti fa l'ipergonfiata Europa con il dax tedesco a 5666(-4,2%) il footsie inglese a 5670(-4%), il cac francese a 4910(-4,7%) e l'Italietta senza speranze, ma adesso dotata di governo e vertici istituzionali nuovi di zecca : l'SPmib a 36640(-3,4%) ed il Mibtel a 28045(-4,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: nulla
PREVISIONI: prosegue la correzione?
Come sopramenzionato, potrebbe esservi un controbalzo sui vari mercati già questa settimana, oppure una prosecuzione della correzione in atto e molto dipenderà dai dati di giovedì e venerdì.
Lunedì molto calmo, arrivano dagli USA solo un paio di interventi di membri fed e dall'Europa la bilancia commerciale di marzo.
Martedì soprattutto dati europei tra cui i nuovi ordini industriali a marzo, mentre dagli USA testioninanze di Snow e Bernanke con oggetto la finanza personale. Mercoledì si inizia a ballare: verbali della BOJ, l'IFO tedesco di maggio, gli ordini di beni durevoli americani di aprile e le vendite di case esistenti, oltre alle scorte petrolifere.
Giovedì altra giornata americana pesante con la seconda stima sul PIL del primo trimestre ( e relativo deflatore dei prezzi), i sussidi ai disoccupati e le vendite di nuove case, ed in nottata i prezzi al consumo nipponici.
Venerdì si conclude con i prezzi al consumo tedeschi preliminari per maggio, e dagli USA con redditi e spese personali di aprile e relativo deflatore dei prezzi, nonchè il dato finale dell'indice del michigan.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
chiuso 1 mini-nasdaq 100 scad.giugno venduto a 1705 e comprato a 1610(+1900$).
comprato un mini-eurodollaro scad. giugno a 1,273 chiude a 1,28
(plus 437,5$); margine impiegato 900 eu.
comprato un eurosvizzero scad. giugno a 1,552 chiude a 1,553 (plus 125 franchi svizzeri)margine impiegato 500 eu.
comprato un minigold scad. giugno a 653 chiude a 657,6 (plus 152$)
margine impiegato 600 eu.
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +4000 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 2 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +5,25% ed equivalente al +13,2% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 2% , il 98% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
5/19/2006
Speciale Tigri
Speciale Tigri
Le borse dei paesi emergenti sono andate molto bene lo scorso anno, l'indice MS ha guadagnato il 30%, e del resto molte economie sono cresciute a tassi elevati. Le condizioni ricordano quelle degli anni 90 quando le cosiddette tigri asiatiche - Tailandia, Taiwan, Sud corea, Indonesia, Malesia, Singapore, le Filippine, Hong kong- erano il ritratto di una forte crescita economica, trainata dalle forniture di componenti elettronici a basso costo , ed altre esportazioni, all'Occidente.
Quando i mercati dei capitali furono aperti, gli investitori esteri investirono a piene mani per profittare della crescita, ma come spesso succede in questi casi, gran parte dei soldi fuorno mal spesi.
Il problema divenne chiaro con la crisi valutaria iniziata in tailandia nel 1997, quando cioè il bath venne svalutato e gli investitori risposero ritirando i soldi, così creando un circolo vizioso per cui la valuta si disintegrò. Oltre alla Tailandia, anche Sud corea e Malesia ebbero situazioni simili, con effetto domino in tutta l'area. Il che comportò una brusca frenata delle economie sottostanti e un crollo dei mercati azionari locali.
Nel giro di pochi mesi le tigri, fino a quel momento portate come fulgido esempio della crescita guidata dalle esportazioni, vennero additate al pubblico ludibrio per la mancanza di trasparenza, il mercato dei capitali sottosviluppato, le regole bancarie inadeguate, e i sistemi di corruzione vecchio stile.
Gli operosi asiatici, comunque, non restarono depressi per molto.
Certo, il nepotismo e altre pratiche all'italiana, fuorno eliminate più sulla carta che nei fatti, ma la crescita economica riprese risentendo in misura più contenuta della successiva crisi mondiale innescata dal collasso del nasdaq e dagli eventi del 2001.
L'inflazione è rimasta bassa in alcuni paesi, mentre in altri (Filippine, Tailandia ed Indonesia) è salita molto; non a caso queste tre nazioni hanno sofferto di situazioni politiche critiche negli ultimi anni ed in conseguenza esse hanno dovuto tenere tassi di interessi più alti rispetto a quelli praticati dalle altre consorelle della regione.
Le Tigri, essendo rimaste fortemente dipendenti dall'export, sono state aiutate dal collasso valutario del 1997-98; alcune valute hanno poi recuperato sul dollaro ma rimanendo ben sotto i livelli pre crisi.
Gli investimenti esteri sono tornati, anche se in misura ben inferiore a quella cinese, anche perchè vi è stata una riduzione delle sofferenze bancarie. Molte Tigri hanno capito che parte della loro vulnerabilità è data dall'eccessiva dipendenza dalle esportazioni. Il Sud corea e la Tailandia , pur senza molto successo, hanno provato a spingere la domanda interna per ridurre la dipendenza sopramenzionata.
Facendo un richiamo più generale, occorre tenere presente che il più importante risultato della rivoluzione industriale occidentale è stato lo sviluppo di un ampia classe media. Prima di allora, le società agricole concentravano la ricchezza e il reddito nelle fasce più elevate. Con la rivoluzione industriale invece anche la classe media ha avuto reddito da spendere, aumentando in un circolo virtuoso l'educazione delle generazioni successive, e creando sufficiente domanda interna da farle divenire economie autosufficienti (anche se in competizione tra loro, e grazie all'appropriazione delle risorse del resto del mondo).
Oggi le nazioni in via di sviluppo, inclusa la Cina, non hanno ancora creato una classe media sufficiente , per ripercorrere lo stesso tragitto dell'occidente ( e si accorgeranno che non potranno farlo perchè "non ce n'è per tutti" come ripeto sempre). Nonostante tutti i telefonini e i computer acquistati negli ultimi anni,gli asiatici continuano solo a spendere i soldi provenienti dalle esportazioni e dagli investimenti esteri.
Con la prossima recessione globale che sarà causata dalla crisi americana, Cina e tigri soffriranno pesantemente.Non può non essere così perchè la gran parte delle loro esportazioni sono dirette proprio ai famelici consumatori americani, che - come sappiamo- essendo indebitati ed essendosi mangiati le case pur di consumare, hanno in pratica drogato le esportazioni asiatiche. Lo scorso anno, tale forte crescita guidata dalle esportazioni, insieme con qualche riforma finanziaria, hanno nuovamente attratto una massa di denari esteri che hanno gonfiato le borse locali (anche nel primo trimestre 2006 ben 20 miliardi di dollari sono andati nei fondi comuni che investono in azioni degli emergenti e pure gli investitori istituzionali come i fondi pensione, hanno investito a piene mani).
Ne risulta che le azioni delle tigri sono divenute care, soprattutto se si considera la volatilità storica di questi mercati. E' facile prevedere che con la prossima recessione queste borse collasseranno.
Inoltre c'è la minaccia del protezionismo, che per ora è concentrata sui cinesi ma si applicherà a tutta l'area, e i tassi di interesse al rialzo.
Perchè non dovrebbe ripetersi una crisi tipo 1997-98? oggi sono più dipendenti ancora dalle esportazioni, ed oggi il peso degli hedge funds è molto superiore, per cui la caduta sarà esacerbata, esattamente come lo è stata la salita.
Infine c'è la correlazione tra mercati azionari; ho analizzato le correlazioni tra i principali mercati borsistici del mondo, e non vi è dubbio che di norma seguono quello americano; naturalmente non sono correlazioni perfette, ma l'evidenza mostra che il profilo è lo stesso in una economia crescentemente interconnessa.
Tutto questo per dire che - se si è convinti della crisi prossima ventura che attende gli USA e Wally- non ci si può illudere che le tigri ne saranno esenti, al massimo si può sostenere che se la crisi parte da loro, l'occidente potrebbe non risentirne, ma non viceversa.
Questo speciale è dunque dedicato a chi investe-credendo oltretutto di "diversificare"- nelle azioni dei paesi emergenti, contando sul margine di crescita delle economie locali.
Le borse dei paesi emergenti sono andate molto bene lo scorso anno, l'indice MS ha guadagnato il 30%, e del resto molte economie sono cresciute a tassi elevati. Le condizioni ricordano quelle degli anni 90 quando le cosiddette tigri asiatiche - Tailandia, Taiwan, Sud corea, Indonesia, Malesia, Singapore, le Filippine, Hong kong- erano il ritratto di una forte crescita economica, trainata dalle forniture di componenti elettronici a basso costo , ed altre esportazioni, all'Occidente.
Quando i mercati dei capitali furono aperti, gli investitori esteri investirono a piene mani per profittare della crescita, ma come spesso succede in questi casi, gran parte dei soldi fuorno mal spesi.
Il problema divenne chiaro con la crisi valutaria iniziata in tailandia nel 1997, quando cioè il bath venne svalutato e gli investitori risposero ritirando i soldi, così creando un circolo vizioso per cui la valuta si disintegrò. Oltre alla Tailandia, anche Sud corea e Malesia ebbero situazioni simili, con effetto domino in tutta l'area. Il che comportò una brusca frenata delle economie sottostanti e un crollo dei mercati azionari locali.
Nel giro di pochi mesi le tigri, fino a quel momento portate come fulgido esempio della crescita guidata dalle esportazioni, vennero additate al pubblico ludibrio per la mancanza di trasparenza, il mercato dei capitali sottosviluppato, le regole bancarie inadeguate, e i sistemi di corruzione vecchio stile.
Gli operosi asiatici, comunque, non restarono depressi per molto.
Certo, il nepotismo e altre pratiche all'italiana, fuorno eliminate più sulla carta che nei fatti, ma la crescita economica riprese risentendo in misura più contenuta della successiva crisi mondiale innescata dal collasso del nasdaq e dagli eventi del 2001.
L'inflazione è rimasta bassa in alcuni paesi, mentre in altri (Filippine, Tailandia ed Indonesia) è salita molto; non a caso queste tre nazioni hanno sofferto di situazioni politiche critiche negli ultimi anni ed in conseguenza esse hanno dovuto tenere tassi di interessi più alti rispetto a quelli praticati dalle altre consorelle della regione.
Le Tigri, essendo rimaste fortemente dipendenti dall'export, sono state aiutate dal collasso valutario del 1997-98; alcune valute hanno poi recuperato sul dollaro ma rimanendo ben sotto i livelli pre crisi.
Gli investimenti esteri sono tornati, anche se in misura ben inferiore a quella cinese, anche perchè vi è stata una riduzione delle sofferenze bancarie. Molte Tigri hanno capito che parte della loro vulnerabilità è data dall'eccessiva dipendenza dalle esportazioni. Il Sud corea e la Tailandia , pur senza molto successo, hanno provato a spingere la domanda interna per ridurre la dipendenza sopramenzionata.
Facendo un richiamo più generale, occorre tenere presente che il più importante risultato della rivoluzione industriale occidentale è stato lo sviluppo di un ampia classe media. Prima di allora, le società agricole concentravano la ricchezza e il reddito nelle fasce più elevate. Con la rivoluzione industriale invece anche la classe media ha avuto reddito da spendere, aumentando in un circolo virtuoso l'educazione delle generazioni successive, e creando sufficiente domanda interna da farle divenire economie autosufficienti (anche se in competizione tra loro, e grazie all'appropriazione delle risorse del resto del mondo).
Oggi le nazioni in via di sviluppo, inclusa la Cina, non hanno ancora creato una classe media sufficiente , per ripercorrere lo stesso tragitto dell'occidente ( e si accorgeranno che non potranno farlo perchè "non ce n'è per tutti" come ripeto sempre). Nonostante tutti i telefonini e i computer acquistati negli ultimi anni,gli asiatici continuano solo a spendere i soldi provenienti dalle esportazioni e dagli investimenti esteri.
Con la prossima recessione globale che sarà causata dalla crisi americana, Cina e tigri soffriranno pesantemente.Non può non essere così perchè la gran parte delle loro esportazioni sono dirette proprio ai famelici consumatori americani, che - come sappiamo- essendo indebitati ed essendosi mangiati le case pur di consumare, hanno in pratica drogato le esportazioni asiatiche. Lo scorso anno, tale forte crescita guidata dalle esportazioni, insieme con qualche riforma finanziaria, hanno nuovamente attratto una massa di denari esteri che hanno gonfiato le borse locali (anche nel primo trimestre 2006 ben 20 miliardi di dollari sono andati nei fondi comuni che investono in azioni degli emergenti e pure gli investitori istituzionali come i fondi pensione, hanno investito a piene mani).
Ne risulta che le azioni delle tigri sono divenute care, soprattutto se si considera la volatilità storica di questi mercati. E' facile prevedere che con la prossima recessione queste borse collasseranno.
Inoltre c'è la minaccia del protezionismo, che per ora è concentrata sui cinesi ma si applicherà a tutta l'area, e i tassi di interesse al rialzo.
Perchè non dovrebbe ripetersi una crisi tipo 1997-98? oggi sono più dipendenti ancora dalle esportazioni, ed oggi il peso degli hedge funds è molto superiore, per cui la caduta sarà esacerbata, esattamente come lo è stata la salita.
Infine c'è la correlazione tra mercati azionari; ho analizzato le correlazioni tra i principali mercati borsistici del mondo, e non vi è dubbio che di norma seguono quello americano; naturalmente non sono correlazioni perfette, ma l'evidenza mostra che il profilo è lo stesso in una economia crescentemente interconnessa.
Tutto questo per dire che - se si è convinti della crisi prossima ventura che attende gli USA e Wally- non ci si può illudere che le tigri ne saranno esenti, al massimo si può sostenere che se la crisi parte da loro, l'occidente potrebbe non risentirne, ma non viceversa.
Questo speciale è dunque dedicato a chi investe-credendo oltretutto di "diversificare"- nelle azioni dei paesi emergenti, contando sul margine di crescita delle economie locali.
5/14/2006
La nota sui mercati 14.5
La settimana 8-12 maggio 2006
ECONOMIA: paura dell' inflazione
La settimana si chiude con un impennata dei prezzi all'import americani che -finalmente- fa emergere la paura dell'inflazione. Infatti la Fed dopo aver portato i tassi al 5% (appena l'1,5 reale, volendo credere all'inflazione ufficiale), pur facendo capire che propende a fermarsi, lascia tutti nell'incertezza più assoluta affidandosi ai dati futuri; e i mercati vedono le materie prime impennarsi senza soste, con l'oro che si avvicina a quota 850 massimo storico raggiunto nel gennaio 1980 quando però i tassi d'interesse erano al 20%. Finalmente dunque si inizia a sospettare che l'inflazione stia salendo e che la Fed o sbaglierà fermandosi sui tassi, o sarà costretta a proseguire il rialzo ben più di quanto finora ipotizzato. Entrambi i casi sono situazioni perdenti sia per i detentori di azioni che per quelli di bond.
La prossima settimana sarà cruciale per il destino di breve di entrambi tali mercati, in quanto avremo i dati sui prezzi alla produzione ed al consumo americani. Se dovessero aumentare le paure vigenti, inizierà una seria inversione a Wally, mentre il decennale punterà verso quota 5,5%. Ovvio, se al contrario dovessero essere considerati tranquillizzanti, avremo un rimbalzo delle quotazioni. Rimbalzo che - a mio avviso- non andrà lontano; semplicemente l'appuntamento con l'inevitabile destino sarà rimandato per un pò. Ma come abbiamo visto sul dollaro e sulle materie prime, quando i destini sono inevitabili prima o poi arrivano con violenza.
La fuga dal dollaro è proseguita senza soste, nonostante un lieve (e momentaneo) miglioramento del deficit commerciale di marzo, anche perchè crolla la fiducia misurata dall'indice del michigan a maggio. La prossima settimana vedremo i flussi di capitale a marzo, ma sono troppo datati: come per il deficit , i dati che contano saranno quelli relativi ad aprile quando è ripartito il petrolio ed è iniziata la caduta del dollaro (li vedremo tra un mese).Come sopracitato, l'altra faccia della fuga dal biglietto verde è stata la corsa ai preziosi e ai metalli che sta accelerando progressivamente: da un lato infatti i trend in essere attirano la speculazione, dall'altro lato gli asiatici devono convertire dollari dal dubbio esito in beni tangibili, prima chi sia troppo tardi (ogni 10% di calo del dollaro , ad esempio, significano per la sola Cina circa 100 miliardi di perdita, ed altrettanti per i giapponesi; la perdita in realtà è almeno doppia se si considera anche quella sui corsi obbligazionari, e quella sul maggior costo delle materie prime).
In definitiva, la liquidità mondiale insensatamente prodotta dalle banche centrali di tutto il mondo (tutte stupidamente greenspanezzatesi)a livelli record, per compiacere la peggiore classe politica globale da due secoli a questa parte, come una maionese impazzita, si riversa da un vaso all'altro. Per il momento si tiene ancora alto il livello del vasino azionario, grazie alla crescente presenza di titoli energetici e minerari che vanno a sostituirsi ai tecnologici (veri indicatori anticipatori della grande crisi in arrivo), e soprattutto grazie alla fiducia cieca nel complesso bancario-finanziario(nonostante le scandalose truffe dilaganti) perchè è quello con gli utili garantiti proprio dalla follìa politico-economica dilagante in questa epoca di decadenza (tratto tipico della fine degli imperi) che tra l'altro sta portando alla distruzione fisica del pianeta.
Rileggersi Speciale 5 Dragoni(2002), please.
MATERIE PRIME : senza freni
Il petrolio comincia da quota 70 e corre fino a 75, con un ritracciamento solo nel finale per cui il crudo(luglio) conclude a 73,3.
Il gas naturale, invece, subisce l'impatto di un imprevisto forte aumento delle scorte americane e da quota 7,2 su cui era arrivato prima dei dati, crolla fino a 6,5 dove conclude(luglio).
Nel settore dei metalli, spettacolari record a ripetizione:
Il rame (luglio) conclude a 386 (+10%) nuovo record storico;
l'oro(giugno) chiude a 716(+5%) nuovo record annuo;
l'argento(luglio) a 14,3 (+6%) dopo una puntata a 15;
il platino(luglio) a 1319(+12%) nuovo record storico;
e il palladio(giugno) a 398(+6%) nuovo record annuo.
L'indice generale CRB(giugno) a 361(+2,5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla
CAMBI: 1,30
L'eurodollaro scad. giugno dopo una lieve flessione lunedì a 1,273, è ripartito al rialzo arrivando fino a 1,287 prima della Fed; qui ha avuto una momentanea caduta a 1,278 da cui si è prontamento ripreso andando a fare venerdì il nuovo record dell'anno a 1,298 cioè a un soffio da quota 1,30 per poi concludere a 1,2956.
20 giorni fa era a 1,23: la velocità e l'intensità di questo rialzo superando il precedente record registrato a fine 2004 è stata veramente sorprendente e generale. Con Yen è passato da 117 a 110 e come indice globale da 88,5 a 83,8 il che significa una svalutazione media ponderata del 5,3% in appena 3 settimane. I cinesini devono fare sei mesi di avanzo commerciale per recuperare quanto hanno visto sfumare in questi pochi giorni; ben gli sta, anche loro hanno voluto fare i furbetti del quartierino planetario in questi anni, accumulando la carta straccia americana per un beneficio sulle esportazioni tanto effimero quanto controproducente; adesso rischiano di lavorare per perdere e devono strapagare le materie prime, mentre all'interno hanno accelerato le contraddizioni socio-economico-ambientali.Il famoso equilibrio di Nash in cui sembrava che la simbiosi di interessi sino-americani fosse una situazione vincente per tutti, si rivelerà l'esatto contrario: una situazione perdente per tutti, e che molto probabilmente porterà alla terza guerra mondiale entro il 2014.
L'indice generale del dollaro scende a 83,8 perdendo 1,3% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: 5,2%
Pur concludendo appena sotto, il decennale ha raggiunto venerdì il 5,20% un rendimento che non si vedeva da 4 anni.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 8 cts. al 5,01
il quinquennale sale di 10 cts. al 5,08 il decennale sale di 9 cts. al 5,19 ed il trentennale di 11 cts. al 5,30.
Come si vede, il rialzo di questa settimana è stato sostanzialmente analogo su tutte le scadenze, per cui la curva mantiene una lieve pendenza a salire; nonostante ormai i rendimenti siano saliti di oltre l'1% rispetto a inizio anno restano sempre bassi se si considera che il tasso Fed è stato portato questa settimana al 5%. Movimento globale:
in Europa il Bund decennale sale al 4,09% ed il differenziale sale dunque a 110 cts. In Giappone il decennale sale quasi al 2% mentre il tasso sul debito dei paesi emergenti aumenta mediamente di circa 20 cts.
Anche qui ne vedremo delle belle, quando scopppierà la crisi, i vari fondi d'investimento (e i loro ingenui clienti) che si sono riempiti di questi debiti prenderanno una scoppola epocale.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: correzione o inversione?
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha smentito il segnale rialzista di breve derivante dalla chiusura della settimana scorsa, e dopo aver mantenuto quota 1720 solo per lunedì, ha iniziato un declino che è andato accelerando fino a farlo concludere sui minimi dell'anno a quota 1641con una perdita del 4,6% che non si vedeva da tanto tempo.
Sette giorni fa , nonostante la chiusura rialzista, scrivevo: " Il quadro di medio termine si continua infatti a deteriorare, ed il fatto che i tecnologici stiano sottoperformando gli altri indici è uno dei migliori indicatori di un inversione di tendenza generale in arrivo". Non posso che confermare, anche se avviene un rimbalzo la prossima settimana, probabile SE i dati sull'inflazione risulteranno positivi.
Wally ha visto una caduta generale con il Dow a 11380(-1,7%) lo sp500 a 1291(-2,6%) il nasdaq a 2243(-4,2%).
Tra i settori, trasporti (-2,4%) le utilities(-2,9%) il Russell (-5%) i semiconduttori(-7%) i broker/dealer(-5,6%) le banche(-2,4%).
Scende anche Tokyo (-3,25%) a 16600 di nikkey e l' Europa con il dax tedesco a 5916(-3,2%) il footsie inglese a 5910(-3%), il cac francese a 5150(-2,8%) l'Italietta senza speranze, in cui lo scandalo del calcio riflette l'intima essenza della stragrande maggioranza del popolo, non a caso perde meno degli altri : l'SPmib a 37940(-1,3%) ed il Mibtel a 29380(-1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto il nasdaq100
PREVISIONI: tocca all' inflazione
Come sopramenzionato, settimana decisiva perchè visto che le paure inflazionistiche sono tornate al centro dell'attenzione, arrivano proprio i dati sull'inflazione. Premesso che siamo in piena fase 1(vedasi speciale Asset), sarà proprio l'accelerazione dell'inflazione nella percezione dei più che porterà alla fase 2(un ruolo importante lo giocheranno le dichiarazioni della Fed, molto numerose nella settimana che viene); non credo che il passaggio di fase avvenga subito (avevo previsto grosso modo ad agosto), ma se così fosse ricordo che nella fase 2 avremmo un recupero del dollaro(verso 1,25), decennali al 5,5%, inizio di lateralità sulle materie prime e borsa in calo (nasdaq100 a 1500).
Lunedì arrivano dagli USA l'indice di new york su maggio e i dati sui flussi netti di capitale per marzo. Martedì primi dati sui prezzi al consumo europei di aprile, l'indice di fiducia tedesco a maggio (zew) e dagli USA i prezzi alla produzione, i nuovi cantieri, la produzione industriale di aprile, nonchè intervengono ben 4 esponenti Fed tra cui bernanke (che parlerà durante la nostra notte). Mercoledì la produzione nipponica ed i prezzi al consumo per la zona euro nel suo insieme, seguiti dalla produzione industriale; alle ore 14,30 dagli USA i prezzi al consumo e l'intervento di un altro membro fed, oltre alle scorte petrolifere settimanali.Giovedì altra giornata americana pesante: come dati escono i sussidi, il leading indicator di aprile e il Philly Fed di maggio; ma soprattutto come interventi verbali previsti se ne contano ben 6 tra cui Bernake alle 15,30.Venerdì giornata di scadenze sulle opzioni, all'insegna dei dati nipponici (tra cui il PIl del primo trim.), ed europei (tra cui i prezzi alla produzione tedeschi); dagli USA niente dati ma alla riunione annuale della Bond Association sono previsti gli interventi di greenspan, di geithner della fed, nonchè del ministro dle tesoro.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 chiude a 1641 (plus di 1280$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, è a +2600 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 1 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,3% ed equivalente al +11,4% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
ECONOMIA: paura dell' inflazione
La settimana si chiude con un impennata dei prezzi all'import americani che -finalmente- fa emergere la paura dell'inflazione. Infatti la Fed dopo aver portato i tassi al 5% (appena l'1,5 reale, volendo credere all'inflazione ufficiale), pur facendo capire che propende a fermarsi, lascia tutti nell'incertezza più assoluta affidandosi ai dati futuri; e i mercati vedono le materie prime impennarsi senza soste, con l'oro che si avvicina a quota 850 massimo storico raggiunto nel gennaio 1980 quando però i tassi d'interesse erano al 20%. Finalmente dunque si inizia a sospettare che l'inflazione stia salendo e che la Fed o sbaglierà fermandosi sui tassi, o sarà costretta a proseguire il rialzo ben più di quanto finora ipotizzato. Entrambi i casi sono situazioni perdenti sia per i detentori di azioni che per quelli di bond.
La prossima settimana sarà cruciale per il destino di breve di entrambi tali mercati, in quanto avremo i dati sui prezzi alla produzione ed al consumo americani. Se dovessero aumentare le paure vigenti, inizierà una seria inversione a Wally, mentre il decennale punterà verso quota 5,5%. Ovvio, se al contrario dovessero essere considerati tranquillizzanti, avremo un rimbalzo delle quotazioni. Rimbalzo che - a mio avviso- non andrà lontano; semplicemente l'appuntamento con l'inevitabile destino sarà rimandato per un pò. Ma come abbiamo visto sul dollaro e sulle materie prime, quando i destini sono inevitabili prima o poi arrivano con violenza.
La fuga dal dollaro è proseguita senza soste, nonostante un lieve (e momentaneo) miglioramento del deficit commerciale di marzo, anche perchè crolla la fiducia misurata dall'indice del michigan a maggio. La prossima settimana vedremo i flussi di capitale a marzo, ma sono troppo datati: come per il deficit , i dati che contano saranno quelli relativi ad aprile quando è ripartito il petrolio ed è iniziata la caduta del dollaro (li vedremo tra un mese).Come sopracitato, l'altra faccia della fuga dal biglietto verde è stata la corsa ai preziosi e ai metalli che sta accelerando progressivamente: da un lato infatti i trend in essere attirano la speculazione, dall'altro lato gli asiatici devono convertire dollari dal dubbio esito in beni tangibili, prima chi sia troppo tardi (ogni 10% di calo del dollaro , ad esempio, significano per la sola Cina circa 100 miliardi di perdita, ed altrettanti per i giapponesi; la perdita in realtà è almeno doppia se si considera anche quella sui corsi obbligazionari, e quella sul maggior costo delle materie prime).
In definitiva, la liquidità mondiale insensatamente prodotta dalle banche centrali di tutto il mondo (tutte stupidamente greenspanezzatesi)a livelli record, per compiacere la peggiore classe politica globale da due secoli a questa parte, come una maionese impazzita, si riversa da un vaso all'altro. Per il momento si tiene ancora alto il livello del vasino azionario, grazie alla crescente presenza di titoli energetici e minerari che vanno a sostituirsi ai tecnologici (veri indicatori anticipatori della grande crisi in arrivo), e soprattutto grazie alla fiducia cieca nel complesso bancario-finanziario(nonostante le scandalose truffe dilaganti) perchè è quello con gli utili garantiti proprio dalla follìa politico-economica dilagante in questa epoca di decadenza (tratto tipico della fine degli imperi) che tra l'altro sta portando alla distruzione fisica del pianeta.
Rileggersi Speciale 5 Dragoni(2002), please.
MATERIE PRIME : senza freni
Il petrolio comincia da quota 70 e corre fino a 75, con un ritracciamento solo nel finale per cui il crudo(luglio) conclude a 73,3.
Il gas naturale, invece, subisce l'impatto di un imprevisto forte aumento delle scorte americane e da quota 7,2 su cui era arrivato prima dei dati, crolla fino a 6,5 dove conclude(luglio).
Nel settore dei metalli, spettacolari record a ripetizione:
Il rame (luglio) conclude a 386 (+10%) nuovo record storico;
l'oro(giugno) chiude a 716(+5%) nuovo record annuo;
l'argento(luglio) a 14,3 (+6%) dopo una puntata a 15;
il platino(luglio) a 1319(+12%) nuovo record storico;
e il palladio(giugno) a 398(+6%) nuovo record annuo.
L'indice generale CRB(giugno) a 361(+2,5%).
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla
CAMBI: 1,30
L'eurodollaro scad. giugno dopo una lieve flessione lunedì a 1,273, è ripartito al rialzo arrivando fino a 1,287 prima della Fed; qui ha avuto una momentanea caduta a 1,278 da cui si è prontamento ripreso andando a fare venerdì il nuovo record dell'anno a 1,298 cioè a un soffio da quota 1,30 per poi concludere a 1,2956.
20 giorni fa era a 1,23: la velocità e l'intensità di questo rialzo superando il precedente record registrato a fine 2004 è stata veramente sorprendente e generale. Con Yen è passato da 117 a 110 e come indice globale da 88,5 a 83,8 il che significa una svalutazione media ponderata del 5,3% in appena 3 settimane. I cinesini devono fare sei mesi di avanzo commerciale per recuperare quanto hanno visto sfumare in questi pochi giorni; ben gli sta, anche loro hanno voluto fare i furbetti del quartierino planetario in questi anni, accumulando la carta straccia americana per un beneficio sulle esportazioni tanto effimero quanto controproducente; adesso rischiano di lavorare per perdere e devono strapagare le materie prime, mentre all'interno hanno accelerato le contraddizioni socio-economico-ambientali.Il famoso equilibrio di Nash in cui sembrava che la simbiosi di interessi sino-americani fosse una situazione vincente per tutti, si rivelerà l'esatto contrario: una situazione perdente per tutti, e che molto probabilmente porterà alla terza guerra mondiale entro il 2014.
L'indice generale del dollaro scende a 83,8 perdendo 1,3% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: 5,2%
Pur concludendo appena sotto, il decennale ha raggiunto venerdì il 5,20% un rendimento che non si vedeva da 4 anni.
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 8 cts. al 5,01
il quinquennale sale di 10 cts. al 5,08 il decennale sale di 9 cts. al 5,19 ed il trentennale di 11 cts. al 5,30.
Come si vede, il rialzo di questa settimana è stato sostanzialmente analogo su tutte le scadenze, per cui la curva mantiene una lieve pendenza a salire; nonostante ormai i rendimenti siano saliti di oltre l'1% rispetto a inizio anno restano sempre bassi se si considera che il tasso Fed è stato portato questa settimana al 5%. Movimento globale:
in Europa il Bund decennale sale al 4,09% ed il differenziale sale dunque a 110 cts. In Giappone il decennale sale quasi al 2% mentre il tasso sul debito dei paesi emergenti aumenta mediamente di circa 20 cts.
Anche qui ne vedremo delle belle, quando scopppierà la crisi, i vari fondi d'investimento (e i loro ingenui clienti) che si sono riempiti di questi debiti prenderanno una scoppola epocale.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: correzione o inversione?
Il Nasdaq100 scad. giugno, ha smentito il segnale rialzista di breve derivante dalla chiusura della settimana scorsa, e dopo aver mantenuto quota 1720 solo per lunedì, ha iniziato un declino che è andato accelerando fino a farlo concludere sui minimi dell'anno a quota 1641con una perdita del 4,6% che non si vedeva da tanto tempo.
Sette giorni fa , nonostante la chiusura rialzista, scrivevo: " Il quadro di medio termine si continua infatti a deteriorare, ed il fatto che i tecnologici stiano sottoperformando gli altri indici è uno dei migliori indicatori di un inversione di tendenza generale in arrivo". Non posso che confermare, anche se avviene un rimbalzo la prossima settimana, probabile SE i dati sull'inflazione risulteranno positivi.
Wally ha visto una caduta generale con il Dow a 11380(-1,7%) lo sp500 a 1291(-2,6%) il nasdaq a 2243(-4,2%).
Tra i settori, trasporti (-2,4%) le utilities(-2,9%) il Russell (-5%) i semiconduttori(-7%) i broker/dealer(-5,6%) le banche(-2,4%).
Scende anche Tokyo (-3,25%) a 16600 di nikkey e l' Europa con il dax tedesco a 5916(-3,2%) il footsie inglese a 5910(-3%), il cac francese a 5150(-2,8%) l'Italietta senza speranze, in cui lo scandalo del calcio riflette l'intima essenza della stragrande maggioranza del popolo, non a caso perde meno degli altri : l'SPmib a 37940(-1,3%) ed il Mibtel a 29380(-1,5%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto il nasdaq100
PREVISIONI: tocca all' inflazione
Come sopramenzionato, settimana decisiva perchè visto che le paure inflazionistiche sono tornate al centro dell'attenzione, arrivano proprio i dati sull'inflazione. Premesso che siamo in piena fase 1(vedasi speciale Asset), sarà proprio l'accelerazione dell'inflazione nella percezione dei più che porterà alla fase 2(un ruolo importante lo giocheranno le dichiarazioni della Fed, molto numerose nella settimana che viene); non credo che il passaggio di fase avvenga subito (avevo previsto grosso modo ad agosto), ma se così fosse ricordo che nella fase 2 avremmo un recupero del dollaro(verso 1,25), decennali al 5,5%, inizio di lateralità sulle materie prime e borsa in calo (nasdaq100 a 1500).
Lunedì arrivano dagli USA l'indice di new york su maggio e i dati sui flussi netti di capitale per marzo. Martedì primi dati sui prezzi al consumo europei di aprile, l'indice di fiducia tedesco a maggio (zew) e dagli USA i prezzi alla produzione, i nuovi cantieri, la produzione industriale di aprile, nonchè intervengono ben 4 esponenti Fed tra cui bernanke (che parlerà durante la nostra notte). Mercoledì la produzione nipponica ed i prezzi al consumo per la zona euro nel suo insieme, seguiti dalla produzione industriale; alle ore 14,30 dagli USA i prezzi al consumo e l'intervento di un altro membro fed, oltre alle scorte petrolifere settimanali.Giovedì altra giornata americana pesante: come dati escono i sussidi, il leading indicator di aprile e il Philly Fed di maggio; ma soprattutto come interventi verbali previsti se ne contano ben 6 tra cui Bernake alle 15,30.Venerdì giornata di scadenze sulle opzioni, all'insegna dei dati nipponici (tra cui il PIl del primo trim.), ed europei (tra cui i prezzi alla produzione tedeschi); dagli USA niente dati ma alla riunione annuale della Bond Association sono previsti gli interventi di greenspan, di geithner della fed, nonchè del ministro dle tesoro.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 chiude a 1641 (plus di 1280$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, è a +2600 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 1 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +4,3% ed equivalente al +11,4% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
5/07/2006
La nota sui mercati 7.5
La settimana 1-5 maggio 2006
ECONOMIA: aprile forte
I dati su aprile fin qui arrivati hanno in genere mostrato maggior forza del previsto per l'economia americana, tranne l'ultimo dato di venerdì sul mercato del lavoro: le nuove buste paga sono salite di poco più della metà rispetto alle attese, tenendo conto della revisione al ribasso portata ai mesi precedenti.
I mercati hanno considerato ciò sufficiente a far decidere alla Fed di fermarsi sui tassi. Ma i dubbi non mancano anche perchè nella medesima statistica vi è stato l'inatteso raddoppio dei guadagni orari saliti dello 0,5% ad aprile (e che porta a+4% l'incremento degli ultimi 12 mesi).
In materia, ogni scuola di pensiero porta acqua al suo mulino.
Chi pensa che la Fed (come ha del resto dichiarato bernanke) si fermerà, ritiene che il rallentamento del mercato del lavoro porterà a contenere l'incremento dei salari futuri, e non si preoccupa dunque della pressione inflazionistica risultante, anche perchè resta convinta che la forza economica evidenziatasi ad aprile sia in fase di eusaurimento e che il rallentamento dell'immobiliare prevarrà sul resto.
Chi invece pensa che la fed possa non fermarsi subito, o al massimo fare una pausa momentanea, ritiene che le pressioni inflazionistiche stiano chiaramente evidenziandosi e la fed non potrà ignorarle anche perchè l'economia continuerà a tirare restando i tassi d'interesse reali molto bassi.
La reazione di Wally , del dollaro, dei bond e delle commodities mostra chiaramente quale teoria sia in maggioranza sul mercato attuale;
ma questo non singifica molto per il futuro, anzi aumenta il potenziale di una brusca inversione qualora poi si dovesse vedere che aveva ragione la seconda linea di pensiero.
Per quanto mi concerne, confermo le fasi previste in speciale-asset.
La prossima settimana arriverà la decisione della fed (rialzo dei tassi al 5%), e dal comunicato si capirà se si ferma a giugno oppure no.
Secondo me si ferma, per i motivi spiegati la scorsa settimana.
Nel frattempo la BCE ha mantenuto i tassi fermi al 2,5% nonostante riconosca che la crescita c'è e l'inflazione pure; nel suo comunicato ha confermato però che alzerà a giugno, e questo è bastato a contentare i mercati (secondo alcuni potrebbe farlo anche nella misura del mezzo punto percentuale).
Da questo stato di aspettative prevalenti (e cioè pausa fed+ rialzo BCE)
è scaturito il dollaro in caduta libera, senza offrire finora correzioni tecniche di rilievo. E le prospettive peggiorano con la prossima settimana in cui è in arrivo il rapporto sui cambi del Tesoro americano in cui è probabile che la Cina venga indicata come "unfair", il deficit estero americano in probabile peggioramento, e il sopramenzionato comunicato Fed che se effettivamente conferma la pausa, darà un altra picconata al biglietto verde. Il tutto del resto come auspicato dal G7 e cioè dagli americani che questa settimana hanno addirittura rimproverato i giapponesi per alcune dichiarazioni con cui avevano cercato di fermare lo yen.
Il che rende particolarmente adatto a loro il famoso detto:
"chi bacchetta le mani di chi lo nutre, finisce per leccare i piedi di chi lo prende a calci".
MATERIE PRIME : venti di guerra
Mentre il petrolio fa uno storno, innescato dall'aumento a sorpresa delle
scorte USA, in realtà la situazione geopolitica si complica: venti di guerra fredda tra russi ed americani riappaiono per la prima volta sulla scena, mentre è in atto il braccio di ferro (anche con la Cina) in sede ONU sull'Iran; nel frattempo Bush a sorpresa licenzia dopo meno di 2 anni il capo della CIA da lui scelto. Insomma il fuoco cova sotto la cenere, e se è difficile seguire e sapere le singole storie, il quadro d'insieme è chiaro ed infatti mette le ali ai metalli.
Il petrolio(giugno) dopo un minimo poco sotto 70 conclude a 70,2; il gas naturale ha avuto invece scorte in calo e si è un pò ripreso dopo il crollo della scorsa settimana concludendo a 6,8(giugno).
Il rame (luglio) conclude a 350 nuovo record; l'oro(giugno) chiude a 684 nuovo record; l'argento(maggio) a 13,9; il platino(luglio) a 1189 nuovo record e il palladio(giugno) a 378 un soffio sotto i massimi.
L'indice generale CRB(giugno) a 353.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla
CAMBI: 1,28
La svalutazione del dollaro prosegue senza soste. L'eurodollaro scad. giugno è salito già lunedì mattina a 1,273, e dopo aver avuto un momentaneo calo a 1,26 quando si è saputo che Bernanke giudicava non esatta l'interpretazione data dal mercato al suo discorso della scorsa settimana, si è ripreso ed ha assorbito la nuova serie di dati forti USA, oscillando tra 1,26 e 1,27. Giovedì infine sulle dichiarazioni di Trichet è ripartito con forza fino a 1,276 nuovo record dell'anno poi ritoccato venerdì in seguito ai dati occupazionali americani, appena sopra a quota 1,28, concludendo la settimana a 1,277 con 100 ticks di guadagno, che portano a 600 tiks il bottino dell'ultimo mese.
Le perdite del dollaro sono state generali, con tutte le valute nessuna esclusa, e lo yen che era partito male dopo alcune dichiarazioni nipponiche tese appunto a frenarlo, venerdì ha messo a segno un mega rialzo (favorito dal rimprovero USA sopramenzionato ai giapponesi) concludendo a 112,5 e a 143 con euro.
L'indice generale del dollaro scende al minimo da un anno a 84,9 perdendo 1% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: curva in flessione
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 7 cts. al 4,93
il quinquennale sale di 6 cts. al 4,98 il decennale sale di 4 cts. al 5,10 ed il trentennale di 3 cts. al 5,19.
Come si vede, il rialzo di questa settimana è stato più marcato sulle scadenze brevi, per cui la curva ha interrotto la recente tendenza a irripidirsi , e il 2 anni è adesso di 26 cts. sotto al 30 anni.
In Europa il Bund decennale sale al 4,05% dopo la BCE ed il differenziale resta dunque a 105 cts. In Giappone il decennale fermo all'1,92% mentre il debito dei paesi emergenti sale mediamente di
circa 5 cts..
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: maggio parte al rialzo
Il Nasdaq100 scad. giugno dopo essere stato prevalentemente debole tutta la settimana arrivando fino a 1688 recupera nel finale grazie all'interpretazione positiva data alle statistiche americane nel senso di favorire la fermata della fed sui tassi d'interesse, ed ha così concluso a 1720 (+0,5%), impostando una prospettiva rialzista per i prossimi giorni, che potrebbe spingersi fino a ritestare i massimi 2006 se Cisco martedì presenterà buoni risultati, e la fed conferma la pausa; da lì però continuo ad aspettare l'inizio di un importante declino. Il quadro di medio termine si continua infatti a deteriorare, ed il fatto che i tecnologici stiano sottoperformando gli altri indici è uno dei migliori indicatori di un inversione di tendenza generale in arrivo.
Wally ha visto soprattutto andare il Dow ai massimi da 6 anni a 11570(+1,9%) lo sp500 a 1325(+1,2%) il nasdaq a 2342(+0,9%).
Tra i settori, balzo dei trasporti (+6%) le utilities(+2,7%) il Russell (+2%) i semiconduttori(+2,3%) i broker/dealer(+1,7%) le banche(+0,4%).
Risale anche Tokyo (+1,5%) a 17150 di nikkey e l' Europa con il dax tedesco a 6113(+1,8%) il footsie inglese a 6090(+1%), il cac francese a 5280(+1,8%) l'Italietta senza speranze immersa nei loschi intrighi per la presidenza della repubblica: l'SPmib a 38400(+1,3%) ed il Mibtel a 29840(+1,3%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto il nasdaq100
PREVISIONI: tocca alla Fed
Un evento della settimana per cui non è prevista la data precisa è il rapporto del Tesoro USA sui cambi: come sopramenzionato, vi è la possibilità che la Cina venga definita "manipolatrice" ed in questo caso è prevedibile un ulteriore calo del dollaro soprattutto contro yen; nel caso contrario, potrebbe esservi un rimbalzo, ma solo lieve e temporaneo perchè si formerebbero attese per una rivalutazione dello yaun cinese.
Lunedì solo dati europei, tra cui gli ordini alle fabbriche tedesche di marzo. Martedì lo stesso, arriva solo la produzione industriale tedesca di marzo. Mercoledì dopo vari dati nipponici ed europei, alle ore 20,15 il momento clou con la decisione della Fed e relativo comunicato.
Giovedì le prime stime dei PIL europei nel primo trim. cui seguiranno negli USA le vendite al dettaglio di aprile.
Venerdì finale con il deficit estero USA di marzo, prezzi import-export e la prima stima dell'indice del Michigan di maggio.
Tutta la settimana presenta dunque eventi che probabilmente acuiranno la crisi del dollaro, e se tutto si avvita potremmo già vedere quota 1,30; per contro, area 1,28 è una resistenza resa importante dal fatto che si viene da una salita di 17 giorni su 20 e se dovesse esservi qualche sorpresa(ad esempio sulla Fed) potrebbe esserci spazio per uno storno consistente.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 chiude a 1720 (minus di 300$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, è a +2600 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 1 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +3% ed equivalente al +9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
ECONOMIA: aprile forte
I dati su aprile fin qui arrivati hanno in genere mostrato maggior forza del previsto per l'economia americana, tranne l'ultimo dato di venerdì sul mercato del lavoro: le nuove buste paga sono salite di poco più della metà rispetto alle attese, tenendo conto della revisione al ribasso portata ai mesi precedenti.
I mercati hanno considerato ciò sufficiente a far decidere alla Fed di fermarsi sui tassi. Ma i dubbi non mancano anche perchè nella medesima statistica vi è stato l'inatteso raddoppio dei guadagni orari saliti dello 0,5% ad aprile (e che porta a+4% l'incremento degli ultimi 12 mesi).
In materia, ogni scuola di pensiero porta acqua al suo mulino.
Chi pensa che la Fed (come ha del resto dichiarato bernanke) si fermerà, ritiene che il rallentamento del mercato del lavoro porterà a contenere l'incremento dei salari futuri, e non si preoccupa dunque della pressione inflazionistica risultante, anche perchè resta convinta che la forza economica evidenziatasi ad aprile sia in fase di eusaurimento e che il rallentamento dell'immobiliare prevarrà sul resto.
Chi invece pensa che la fed possa non fermarsi subito, o al massimo fare una pausa momentanea, ritiene che le pressioni inflazionistiche stiano chiaramente evidenziandosi e la fed non potrà ignorarle anche perchè l'economia continuerà a tirare restando i tassi d'interesse reali molto bassi.
La reazione di Wally , del dollaro, dei bond e delle commodities mostra chiaramente quale teoria sia in maggioranza sul mercato attuale;
ma questo non singifica molto per il futuro, anzi aumenta il potenziale di una brusca inversione qualora poi si dovesse vedere che aveva ragione la seconda linea di pensiero.
Per quanto mi concerne, confermo le fasi previste in speciale-asset.
La prossima settimana arriverà la decisione della fed (rialzo dei tassi al 5%), e dal comunicato si capirà se si ferma a giugno oppure no.
Secondo me si ferma, per i motivi spiegati la scorsa settimana.
Nel frattempo la BCE ha mantenuto i tassi fermi al 2,5% nonostante riconosca che la crescita c'è e l'inflazione pure; nel suo comunicato ha confermato però che alzerà a giugno, e questo è bastato a contentare i mercati (secondo alcuni potrebbe farlo anche nella misura del mezzo punto percentuale).
Da questo stato di aspettative prevalenti (e cioè pausa fed+ rialzo BCE)
è scaturito il dollaro in caduta libera, senza offrire finora correzioni tecniche di rilievo. E le prospettive peggiorano con la prossima settimana in cui è in arrivo il rapporto sui cambi del Tesoro americano in cui è probabile che la Cina venga indicata come "unfair", il deficit estero americano in probabile peggioramento, e il sopramenzionato comunicato Fed che se effettivamente conferma la pausa, darà un altra picconata al biglietto verde. Il tutto del resto come auspicato dal G7 e cioè dagli americani che questa settimana hanno addirittura rimproverato i giapponesi per alcune dichiarazioni con cui avevano cercato di fermare lo yen.
Il che rende particolarmente adatto a loro il famoso detto:
"chi bacchetta le mani di chi lo nutre, finisce per leccare i piedi di chi lo prende a calci".
MATERIE PRIME : venti di guerra
Mentre il petrolio fa uno storno, innescato dall'aumento a sorpresa delle
scorte USA, in realtà la situazione geopolitica si complica: venti di guerra fredda tra russi ed americani riappaiono per la prima volta sulla scena, mentre è in atto il braccio di ferro (anche con la Cina) in sede ONU sull'Iran; nel frattempo Bush a sorpresa licenzia dopo meno di 2 anni il capo della CIA da lui scelto. Insomma il fuoco cova sotto la cenere, e se è difficile seguire e sapere le singole storie, il quadro d'insieme è chiaro ed infatti mette le ali ai metalli.
Il petrolio(giugno) dopo un minimo poco sotto 70 conclude a 70,2; il gas naturale ha avuto invece scorte in calo e si è un pò ripreso dopo il crollo della scorsa settimana concludendo a 6,8(giugno).
Il rame (luglio) conclude a 350 nuovo record; l'oro(giugno) chiude a 684 nuovo record; l'argento(maggio) a 13,9; il platino(luglio) a 1189 nuovo record e il palladio(giugno) a 378 un soffio sotto i massimi.
L'indice generale CRB(giugno) a 353.
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla
CAMBI: 1,28
La svalutazione del dollaro prosegue senza soste. L'eurodollaro scad. giugno è salito già lunedì mattina a 1,273, e dopo aver avuto un momentaneo calo a 1,26 quando si è saputo che Bernanke giudicava non esatta l'interpretazione data dal mercato al suo discorso della scorsa settimana, si è ripreso ed ha assorbito la nuova serie di dati forti USA, oscillando tra 1,26 e 1,27. Giovedì infine sulle dichiarazioni di Trichet è ripartito con forza fino a 1,276 nuovo record dell'anno poi ritoccato venerdì in seguito ai dati occupazionali americani, appena sopra a quota 1,28, concludendo la settimana a 1,277 con 100 ticks di guadagno, che portano a 600 tiks il bottino dell'ultimo mese.
Le perdite del dollaro sono state generali, con tutte le valute nessuna esclusa, e lo yen che era partito male dopo alcune dichiarazioni nipponiche tese appunto a frenarlo, venerdì ha messo a segno un mega rialzo (favorito dal rimprovero USA sopramenzionato ai giapponesi) concludendo a 112,5 e a 143 con euro.
L'indice generale del dollaro scende al minimo da un anno a 84,9 perdendo 1% (giugno)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso contro tutti
Posizione asset: nulla
OBBLIGAZIONI: curva in flessione
Negli USA , come saldo settimanale, il 2 anni sale di 7 cts. al 4,93
il quinquennale sale di 6 cts. al 4,98 il decennale sale di 4 cts. al 5,10 ed il trentennale di 3 cts. al 5,19.
Come si vede, il rialzo di questa settimana è stato più marcato sulle scadenze brevi, per cui la curva ha interrotto la recente tendenza a irripidirsi , e il 2 anni è adesso di 26 cts. sotto al 30 anni.
In Europa il Bund decennale sale al 4,05% dopo la BCE ed il differenziale resta dunque a 105 cts. In Giappone il decennale fermo all'1,92% mentre il debito dei paesi emergenti sale mediamente di
circa 5 cts..
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione asset: nulla
BORSE: maggio parte al rialzo
Il Nasdaq100 scad. giugno dopo essere stato prevalentemente debole tutta la settimana arrivando fino a 1688 recupera nel finale grazie all'interpretazione positiva data alle statistiche americane nel senso di favorire la fermata della fed sui tassi d'interesse, ed ha così concluso a 1720 (+0,5%), impostando una prospettiva rialzista per i prossimi giorni, che potrebbe spingersi fino a ritestare i massimi 2006 se Cisco martedì presenterà buoni risultati, e la fed conferma la pausa; da lì però continuo ad aspettare l'inizio di un importante declino. Il quadro di medio termine si continua infatti a deteriorare, ed il fatto che i tecnologici stiano sottoperformando gli altri indici è uno dei migliori indicatori di un inversione di tendenza generale in arrivo.
Wally ha visto soprattutto andare il Dow ai massimi da 6 anni a 11570(+1,9%) lo sp500 a 1325(+1,2%) il nasdaq a 2342(+0,9%).
Tra i settori, balzo dei trasporti (+6%) le utilities(+2,7%) il Russell (+2%) i semiconduttori(+2,3%) i broker/dealer(+1,7%) le banche(+0,4%).
Risale anche Tokyo (+1,5%) a 17150 di nikkey e l' Europa con il dax tedesco a 6113(+1,8%) il footsie inglese a 6090(+1%), il cac francese a 5280(+1,8%) l'Italietta senza speranze immersa nei loschi intrighi per la presidenza della repubblica: l'SPmib a 38400(+1,3%) ed il Mibtel a 29840(+1,3%).
Posizione di lungo termine: al ribasso generale
Posizione di medio termine: al ribasso generale
Posizione asset: venduto il nasdaq100
PREVISIONI: tocca alla Fed
Un evento della settimana per cui non è prevista la data precisa è il rapporto del Tesoro USA sui cambi: come sopramenzionato, vi è la possibilità che la Cina venga definita "manipolatrice" ed in questo caso è prevedibile un ulteriore calo del dollaro soprattutto contro yen; nel caso contrario, potrebbe esservi un rimbalzo, ma solo lieve e temporaneo perchè si formerebbero attese per una rivalutazione dello yaun cinese.
Lunedì solo dati europei, tra cui gli ordini alle fabbriche tedesche di marzo. Martedì lo stesso, arriva solo la produzione industriale tedesca di marzo. Mercoledì dopo vari dati nipponici ed europei, alle ore 20,15 il momento clou con la decisione della Fed e relativo comunicato.
Giovedì le prime stime dei PIL europei nel primo trim. cui seguiranno negli USA le vendite al dettaglio di aprile.
Venerdì finale con il deficit estero USA di marzo, prezzi import-export e la prima stima dell'indice del Michigan di maggio.
Tutta la settimana presenta dunque eventi che probabilmente acuiranno la crisi del dollaro, e se tutto si avvita potremmo già vedere quota 1,30; per contro, area 1,28 è una resistenza resa importante dal fatto che si viene da una salita di 17 giorni su 20 e se dovesse esservi qualche sorpresa(ad esempio sulla Fed) potrebbe esserci spazio per uno storno consistente.
ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
venduto 1 mini-nasdaq 100 scad. giugno a 1705 chiude a 1720 (minus di 300$).
Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, comm.ni incluse, è a +2600 euro (con 17 operazioni effettuate su eurodollaro+ 1 sul nasdaq+1 su gas naturale); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al +3% ed equivalente al +9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures assorbono 3% , il 97% è in conto corrente al 2,5% lordo (tasso iwbank).
5/03/2006
Speciale Asset
Speciale Programma Asset-asset
Fase 1(quella attuale):
La fed pur in modo contorto(e al di là delle varie dichiarazioni cacofoniche che continueranno a uscire) ha mandato sostanzialmente due messaggi:
è favorevole a un calo del dollaro (come concordato in sede G7);
ed inoltre teme che lo sgonfiamento della bolla immobiliare, unito al caro-energia, finisca con l'intaccare i consumi e quindi l'economia. Pertanto propende per una PAUSA sui tassi d'interesse, da fermare sul livello del 5% con il prossimo FOMC, in cui il comunicato dovrebbe quindi dichiarare tale pausa, fermo restando il mantra dell'osservazione dei dati futuri e della possibilità di riprendere a rialzarli in futuro SE l'inflazione sale.
Questa politica obbliga anche la BCE a limitare il suo rialzo dei tassi (solo +0,25% e solo a giugno), e la BOJ a rimandare a luglio eventuali rialzi; li obbliga perchè altrimenti la svalutazione del dollaro potrebbe accelerare in modo eccessivo.
La fase 1 è quindi contraddistinta da dollaro calante (verso 1,30-1,35), che a sua volta comporta rendimenti a lungo termine al rialzo(decennale verso il 5,5%), materie prime al rialzo (oro oltre 700) e borse sostanzialmente laterali (nasdaq100 tra 1650-1750).
asset: venduto nasdaq100; da comprare: eurodollaro
Fase 2(grosso modo da agosto a fine anno):
L'inflazione continua a salire e l'economia continua a tirare, per cui la Fed riprende ad alzare i tassi verso il 6%, con la BCE che va al 3% ed oltre, e la BOJ che inizia ad alzare i tassi: lo possono fare perchè il dollaro viene sostenuto dal rialzo Fed(ritorno verso 1,25-1,27). In questa fase quindi i rendimenti sul decennale si stabilizzano intorno al 5,5- 6% , le materie prime entrano in fase laterale, e le borse scendono(nasdaq100 a 1500).
asset: tenere vendita di nasdaq100; chiudere eurodollaro
Fase 3 (grosso modo da fine anno):
Mentre c'è ancora inflazione crescente, inizia il calo dei consumi americani , e si entra in piena stagflazione. La fed resta con le mani legate, così come le altre banche centrali, ed il dollaro riprende a scendere(verso 1,40); questa volta però i rendimenti a lungo scendono anche loro(la curva si inverte) perchè le borse accelerano la caduta(nasdaq100 a 1350), e le materie prime invertono la tendenza entrando in una fase ribassista (correttiva nel trend di lungo) risentendo del calo dei consumi.
asset: tenere vendita di nasdaq100 fino all'obiettivo di 1350;
comprare eurodollaro
PS:
ovviamente in asset si potrebbe anche agire su bond e materie prime in coerenza con quanto previsto, ma ritengo più prudente limitarsi a borsa e valuta, che dovrebbero consentire anche da soli di raggiungere l'obiettivo di rendimento annuo(10%). Occorre tenere sempre presente infatti che lo scenario adesso più probabile e soprattutto la sua tempistica, potrebbe subìre delle variazioni ed avere troppa carne al fuoco contemporaneamente potrebbe risultare controproducente.
Fase 1(quella attuale):
La fed pur in modo contorto(e al di là delle varie dichiarazioni cacofoniche che continueranno a uscire) ha mandato sostanzialmente due messaggi:
è favorevole a un calo del dollaro (come concordato in sede G7);
ed inoltre teme che lo sgonfiamento della bolla immobiliare, unito al caro-energia, finisca con l'intaccare i consumi e quindi l'economia. Pertanto propende per una PAUSA sui tassi d'interesse, da fermare sul livello del 5% con il prossimo FOMC, in cui il comunicato dovrebbe quindi dichiarare tale pausa, fermo restando il mantra dell'osservazione dei dati futuri e della possibilità di riprendere a rialzarli in futuro SE l'inflazione sale.
Questa politica obbliga anche la BCE a limitare il suo rialzo dei tassi (solo +0,25% e solo a giugno), e la BOJ a rimandare a luglio eventuali rialzi; li obbliga perchè altrimenti la svalutazione del dollaro potrebbe accelerare in modo eccessivo.
La fase 1 è quindi contraddistinta da dollaro calante (verso 1,30-1,35), che a sua volta comporta rendimenti a lungo termine al rialzo(decennale verso il 5,5%), materie prime al rialzo (oro oltre 700) e borse sostanzialmente laterali (nasdaq100 tra 1650-1750).
asset: venduto nasdaq100; da comprare: eurodollaro
Fase 2(grosso modo da agosto a fine anno):
L'inflazione continua a salire e l'economia continua a tirare, per cui la Fed riprende ad alzare i tassi verso il 6%, con la BCE che va al 3% ed oltre, e la BOJ che inizia ad alzare i tassi: lo possono fare perchè il dollaro viene sostenuto dal rialzo Fed(ritorno verso 1,25-1,27). In questa fase quindi i rendimenti sul decennale si stabilizzano intorno al 5,5- 6% , le materie prime entrano in fase laterale, e le borse scendono(nasdaq100 a 1500).
asset: tenere vendita di nasdaq100; chiudere eurodollaro
Fase 3 (grosso modo da fine anno):
Mentre c'è ancora inflazione crescente, inizia il calo dei consumi americani , e si entra in piena stagflazione. La fed resta con le mani legate, così come le altre banche centrali, ed il dollaro riprende a scendere(verso 1,40); questa volta però i rendimenti a lungo scendono anche loro(la curva si inverte) perchè le borse accelerano la caduta(nasdaq100 a 1350), e le materie prime invertono la tendenza entrando in una fase ribassista (correttiva nel trend di lungo) risentendo del calo dei consumi.
asset: tenere vendita di nasdaq100 fino all'obiettivo di 1350;
comprare eurodollaro
PS:
ovviamente in asset si potrebbe anche agire su bond e materie prime in coerenza con quanto previsto, ma ritengo più prudente limitarsi a borsa e valuta, che dovrebbero consentire anche da soli di raggiungere l'obiettivo di rendimento annuo(10%). Occorre tenere sempre presente infatti che lo scenario adesso più probabile e soprattutto la sua tempistica, potrebbe subìre delle variazioni ed avere troppa carne al fuoco contemporaneamente potrebbe risultare controproducente.
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